Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale per gli incontri sulla “percezione dell’Antico” in collaborazione con l’associazione culturale Anassilaos incontro su “La figura del monaco Pietro Siculo (sec. X) e Tre omelie contro i pauliciani” con Mauro Mormino (università di Messina)
“La figura del monaco Pietro Siculo (sec. X) e Tre omelie contro i pauliciani” è il titolo del nuovo incontro al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria sul tema “la percezione del tempo tra Antico, Moderno e Contemporaneità” promossi congiuntamente dal MArRC e dall’associazione culturale Anassilaos. Appuntamento mercoledì 24 luglio 2024, alle 18, nella sala conferenze del MArRC. Dopo i saluti di Fabrizio Sudano, direttore del museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria, e di Stefano Iorfida, presidente associazione culturale Anassilaos, conversazione del prof. Mauro Mormino (università di Messina) e presentazione del libro “Pietro Siculo. Tre omelie contro i pauliciani” edito da Città Nuova / Nuovi Testi Patristici con testo e traduzione di Mormino. Introduce la prof.ssa Mariangela Monaca (DICAM università di Messina). Conduce Fabio Arichetta, responsabile del ciclo di incontri “La percezione del tempo”.

Copertina del libro “Pietro Siculo. Tre omelie contro i pauliciani” di Mauro Mormino
Pietro Siculo. Tre omelie contro i pauliciani. Le Omelie contro i pauliciani del monaco Pietro Siculo, redatte negli ultimi decenni del IX secolo, rappresentano gli unici testi superstiti di un progetto originale composto da sei testi. Desideroso di mettere in guardia i propri lettori dalla diffusione nei territori dell’Impero d’Oriente dell’eresia cristiano-dualista dei pauliciani, considerati eredi degli antichi manichei, l’autore offre un’attenta disamina di tre capisaldi della loro dottrina: il dualismo radicale, il rigetto della verginità di Maria e del suo ruolo di Madre di Dio, la negazione dell’eucaristia. Basandosi sull’analisi di alcuni passi scelti tratti dalle Scritture, attingendo alla tradizione antiereticale cristiana dei primi secoli e alla riflessione patristica d’argomento antimanicheo, Pietro Siculo, con uno stile sobrio e tuttavia ricercato, si impegna a confutare i più controversi assunti teologico-dottrinali dei propri avversari offrendo strumenti utili per controbatterne gli insegnamenti.
Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale consegna del premio Anassilaos Μεγάλη Ἑλλάς all’assiriologo Franco D’Agostino (Sapienza università) che tiene una lectio magistrale su “La nascita dello Stato e l’invenzione della scrittura nella Mesopotamia antica”
“La nascita dello Stato e l’invenzione della scrittura nella Mesopotamia antica” è il tema della Lectio Magistralis che il prof. Franco D’agostino, ordinario di Assiriologia e direttore del dipartimento Istituto Italiano di Studi Orientali (ISO) della Sapienza università di Roma, tiene al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria mercoledì 29 maggio 2024, alle 17.30, in occasione della consegna del Premio Anassilaos Μεγάλη Ἑλλάς. Dopo i saluti di Fabrizio Sudano, direttore del MArRC, e di Stefano Iorfida, presidente dell’associazione culturale Anassilaos, all’incontro partecipano Fabio Arichetta, coordinatore degli incontri “La percezione del tempo tra antico, moderno e contemporaneità” e Annunziata Rositani, associato di Storia del Vicino Oriente antico e Cultura e letteratura del Vicino Oriente antico all’università di Messina. Quale omaggio allo studioso, a corollario della manifestazione, sarà possibile per i presenti cimentarsi nella scrittura cuneiforme attraverso un breve laboratorio a cura di Domenico Colella, artigiano dell’Antico.

L’assiriologo Franco D’Agostino (Sapienza università Roma) a Ur davanti alla ziggurath (foto ass-anassilaos)
“Tra i più apprezzati studiosi di archeologia del Vicino Oriente antico – ricordano all’associazione Anassilaos – , assiriologo versatile e curioso di tutti gli aspetti della cultura letteraria, linguistica e storico-religiosa del Vicino Oriente antico – come dimostra l’ampia produzione scientifica – Franco D’Agostino ha profuso passione costante nella diffusione ad altissimo livello della cultura orientale antica in tutte le sue forme, rivolgendo il suo sguardo lucido sia agli aspetti morfologico-descrittivi delle lingue parlate e scritte nel Vicino Oriente antico – da cui le preziose grammatiche del Sumerico e Babilonese – sia allo studio degli elementi storici, linguistici e culturali nel III millennio a.C. dai Sumeri a Ebla, alla conoscenza della cui lingua e cultura ha contribuito con pubblicazioni di prestigio internazionale. L’interesse per l’espressione letteraria dell’animo umano lo ha guidato verso lo studio egualmente attento dal punto di vista filologico sia della letteratura umoristica vista nella sua teatralità che della figura di Gilgamesh, indagata con notevole profondità psicologica oltre che filologica. Egli da dato inoltre un contributo fondamentale allo studio degli aspetti pregnanti delle economie antiche e dell’uso dei metalli come mezzi di pagamento. Negli ultimi anni ha rivolto l’attenzione a scavi archeologici di siti di enorme importanza per ricostruire la nascita dello stato nell’antica Mesopotamia. Dal 2011 è co-direttore dello scavo di Abu Tbeirah (sette chilometri a Sud di Nasiriyah) e dal 2014 direttore dello scavo della città di Eridu, undici chilometri a Sud-Ovest di Ur. Entrambi i tell si trovano nella provincia di Dhi Qar, Iraq meridionale. Inoltre, è direttore scientifico del progetto di conservazione e valorizzazione del sito di Ur, finanziato da quattro anni con fondi della cooperazione italiana. Un archeologo impegnato in una regione di fondamentale importanza quale la Mesopotamia per la nascita della civiltà, e pure caratterizzata nel passato più recente da contrasti, tensioni e guerre che hanno messo a rischio in più circostanze lo stesso patrimonio storico e archeologico della Regione. Un impegno – concludono – che il nostro ha saputo portare avanti, come egli stesso ha riconosciuto, grazie ad una delle caratteristiche dell’archeologia italiana, quella di non essere formale nei rapporti con la popolazione locale e di confrontarsi con essa su un piede di rispettosa parità grazie anche alla considerazione che noi siamo parte di quella comune civiltà”.
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