Egitto. Webinar promosso dall’istituto italiano di Cultura al Cairo su “Progetto PrEMuC: Heliopolis alle origini” a cura di Giulio Lucarini e Federica Ugliano del Consiglio Nazionale delle Ricerche – ISPC. Ecco come seguirlo

L’appuntamento è martedì 18 gennaio 2022, alle 17 ora italiana (18 ora egiziana) per il webinar “Progetto PrEMuC: Heliopolis alle origini” a cura di Giulio Lucarini e Federica Ugliano del Consiglio Nazionale delle Ricerche – ISPC, promosso dal Centro archeologico italiano dell’Istituto italiano di Cultura al Cairo in collaborazione con l’ambasciata italiana al Cairo. La conferenza potrà essere seguita attraverso Microsoft Teams al link
https://teams.microsoft.com/l/meetup-join/19%3ameeting_NjFlMGZlYmEtMjI5Yi00NGU0LWI1ODAtYzYzMzlmNDM1MDY0%40thread.v2/0?context=%7b%22Tid%22%3a%2234c64e9f-d27f-4edd-a1f0-1397f0c84f94%22%2c%22Oid%22%3a%22babdcf46-9524-4ae8-ae30-59e751a8a656%22%7d (istruzioni: 1- clicca sul link; 2- scegli “continua su questo browser”, non sarà necessario scaricare alcuna applicazione; 3 – fai clic su partecipa e sarai nella sala riunioni; 4- Se ti iscrivi da cellulare, dovrai installare l’app).


Giulio Lucarini, ricercatore CNR ISPC

Federica Ugliano, conservatore del museo Egizio di Torino
L’obiettivo principale del progetto multidisciplinare PrEMuC “L’Egitto preistorico nelle collezioni museali” , diretto da Giulio Lucarini, ricercatore CNR ISPC, è quello di gettare nuova luce su queste importanti e poco conosciute fonti di informazione sul passato egizio. Il primo passo del progetto PrEMuC è lo studio della ricca collezione predinastica proveniente dagli scavi effettuati all’inizio del Novecento nei siti di Heliopolis, Hammamiya e Gebelein nell’ambito della Missione Archeologica Italiana diretta da Ernesto Schiaparelli , primo direttore del museo Egizio di Torino. Complessivamente è la più ricca collezione di reperti egizi preistorici e predinastici attualmente presente in Italia. I manufatti ceramici sono conservati nel Museo Egizio di Torino, mentre i manufatti litici sono temporaneamente conservati per studio al museo dell’Opera del Duomo di Bracciano. Lo studio di questa collezione è possibile grazie alla generosissima donazione della Fondazione Ethnos Kalos, Doloresa und Jurijus Gleba (Monaco, Germania) , che consente l’attivazione di due borse di ricerca ospitate dal CNR ISPC, sotto la supervisione scientifica del Giulio Lucarini. Il progetto PrEMuC prevede diverse attività : analisi della documentazione archivistica; analisi tecnico-tipologica e funzionale dei manufatti; modellazione e stampa 3D; narrazione digitale e coinvolgimento pubblico; formazione degli studenti. Le indagini analitiche saranno svolte presso i laboratori ISPC del CNR, in collaborazione con il museo Egizio di Torino, il CSIC (Spagna), l’università della Calabria e l’università Tubingen (Germania).
Egitto. Scoperti alla periferia del Cairo, dove tremila anni fa sorgeva la grande città di Eliopoli, i frammenti di una statua colossale di Ramses II. Probabilmente veniva dal tempio che il grande faraone della XIX dinastia aveva costruito proprio a Eliopoli. Entusiasmo delle autorità egiziane

Bambini di el-Matariya, un sobborgo del Cairo, si fotografo accanto al frammento della statua colossale di Ramses II appena scoperta
“Una delle più importanti scoperte dell’Egitto”: il ministro egiziano delle Antichità, Khaled al-Anani, ha usato tutti i mezzi a sua disposizione per far sapere al mondo della scoperta da parte di un gruppo di archeologi egiziani e tedeschi dei frammenti di una statua colossale di Ramses II alla periferia del Cairo, nel sobborgo di el-Matariya, oggi poco più di una baraccopoli annessa alla zona industriale, ma quattromila anni fa sede di Eliopoli, una delle più importanti città dell’Antico Egitto, che ospitava – tra l’altro – un grande tempio solare analogo – si ritiene – a quello di Abu Gurab, tra la piana di Giza e Saqqara. “Abbiamo visto il busto e una parte della testa, poi la corona e ancora un frammento dell’orecchio e dell’occhio destro”, continua il ministro. “Accanto alla statua gigante anche un’altra di circa un metro del faraone Seti II, entrambi appartenenti alla XIX dinastia”. E conclude: “Il colosso di Ramses II appena rinvenuto a el-Matariya verrà con tutta probabilità esposto all’ingresso del Grande museo egizio che dovrebbe essere inaugurato il prossimo anno al Cairo”. Non è una novità che le autorità egizie sfruttino le nuove scoperte come promozione della terra dei faraoni, in questo Zahi Hawass è stato insuperabile, ma oggi l’Egitto ha particolarmente bisogno di rialzare attenzione e interesse dei viaggiatori internazionali che latitano dallo scoppio della rivoluzione nel 2011. Il Paese ha bisogno dei turisti. Non è un caso che proprio l’Egitto sia stato il Paese ospite d’onore della recente edizione di TourismA, il salone internazionale dell’archeologia, a Firenze.

Archeologi e autorità, tutti attorno al frammento della testa colossale di Ramses II scoperta al Cairo
Entusiasta anche il capo del dipartimento Antichità egiziane del dicastero, Mahmud Afifi, parlando della monumentale statua di Ramses II in quarzite, ritornata alla luce spezzata in grandi pezzi. E il capo della missione egiziana, il professor Ayman al-Ashmawy: “Proprio a Eliopoli sono stati trovati in passato rovine di un tempio dedicato al grande faraone che ha governato dal 1279 al 1213 a.C. che era uno dei più grandi dell’antico Egitto visto che raggiungeva il doppio delle dimensioni del tempio di Karnak a Luxor”. E ora i frammenti di una statua monumentale che secondo Zahi Hawass “in considerazione delle dimensioni della statua, non possono che appartenere a Ramses II e non a un qualsiasi altro re antico”.
Per sollevare l’enorme testa, trovata separata dal busto, è stato utilizzato un carrello elevatore, mentre il resto della statua, del peso di 7 tonnellate, è stato recuperato con corde e paranchi. Il ministero delle Antichità, viste le non poche polemiche sollevate sul web, ha negato che la gigantesca statua del faraone possa essere stata danneggiata da una scavatrice durante i lavori di recupero: “Soltanto la testa è stata spostata utilizzando la scavatrice. Il tutto è avvenuto sotto la supervisione del team di archeologi tedeschi autore del ritrovamento. Sono state inoltre utilizzate travi di legno e sughero per evitare danni”. Anche il capo il capo della missione archeologica Dietrich Raue assicura che la scultura non è stata danneggiata durante lo spostamento, sottolineando anche che diversi monumenti subirono danni in epoca greco-romana.
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