Catania. Il Centro di Archeologia Cretese (CEARC) dell’università celebra il quarto di secolo con la mostra “Nell’Isola di Dedalo: i 25 anni di attività del CEARC” con gli scavi di Haghia Triada, Festòs e Priniàs, ma anche di Gortina e Cnosso. C’è anche la visita virtuale del Quartiere Sud-Ovest del Palazzo di Festòs

La missione archeologica italiana a Festòs (Creta): il gruppo di lavoro 2022 diretto dal prof. Pietro Militello (con la lavagnetta in mano) (foto cearc)
È il 1998 quando all’università di Catania viene costituito il Centro di Archeologia Cretese (CEARC). E non fu un caso. Dietro c’era una peculiare esperienza catanese a Creta. Proprio in quell’isola greca l’ex istituto di Archeologia, poi dipartimento SAFIST, infine dipartimento di Scienze umanistiche e il dipartimento di Scienze della Formazione hanno due missioni archeologiche: la prima a Priniàs, provvista di propria sede e attiva dal 1969, la seconda a Festòs (con i due siti di Festòs e Haghia Triada), in concessione da parte della Scuola Archeologica Italiana di Atene e attiva dal 1977. Da queste due missioni sono nati filoni di ricerche e due generazioni di studiosi, oltre a una rete di rapporti internazionali che hanno giustificato la creazione di un Centro dedicato all’archeologia cretese, intesa nel senso più ampio del termine, dalla preistoria al medioevo, ma anche in una prospettiva più generalmente culturale, come studio delle ricerche a Creta, specialmente da parte italiana, e dell’influsso che esse hanno avuto nella cultura contemporanea.
Sono passati 25 anni, e il CEARC ha deciso di ricordare il quarto di secolo di attività con la mostra “Nell’Isola di Dedalo: i 25 anni di attività del CEARC” che celebra appunto i 25 anni (1998-2023) di ricerca del Centro di Archeologia Cretese istituito dall’università di Catania col coinvolgimento di centinaia tra studiosi e accademici dell’archeologia cretese: dalle missioni archeologiche, agli scavi, alle innovazioni tecnico-scientifiche. La mostra “Nell’isola di Dedalo. I 25 anni di attività del Centro di Archeologia Cretese” viene inaugurata lunedì 22 maggio 2023 a Catania, alle 12, al museo dei Saperi e delle Mirabilia, Palazzo Centrale d’Ateneo in piazza Università, dove rimarrà aperta fino al 30 giugno 2023. Saranno presenti per i saluti il rettore dell’università di Catania, prof. Francesco Priolo, e, in remoto, il prof. Emanuele Papi, direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, e la prof.ssa Vasiliki Sythiakaki, direttrice dell’Eforia di Heraklion. Sarà anche presente il console onorario della Grecia per la Sicilia, Arturo Bizzarro Coutsogeorgou. La mostra è organizzata dal CEARC in collaborazione con il SIMUA. L’allestimento è a cura di SkenArte. Il progetto è stato finanziato con fondi del DISUM e del DISFOR dell’universitá di Catania e del CNR-ISPC. Hanno collaborato studiosi delle università di Bologna, Genova, UniNettuno e Ca’ Foscari. Il CEARC ringrazia la Scuola Archeologica Italiana di Atene e la Eforia alle antichità di Herakleion che rendono possibile le ricerche e gli scavi del Centro a Creta. La mostra sarà visitabile tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.30 e il martedì e mercoledì anche il pomeriggio, dalle 15.30 alle 18.

Festòs 2022: un momento dell’attività di ricerca della missione archeologica italiana (foto cearc)
La mostra vuole fare conoscere la civiltà cretese dalla prima occupazione fino all’età romana attraverso l’esperienza di 25 anni di ricerca del Centro negli scavi di Haghia Triada, Festòs e Priniàs, ma anche nei siti dove operano alcuni dei suoi membri, Gortina e Cnosso. La mostra comprende, oltre ai poster, video, riproduzioni sperimentali, modelli 3D e la visita virtuale e immersiva del Quartiere sud-ovest del Palazzo di Festós. Il CNR ISPC è presente con due sale: la prima dedicata alle attività della Missione archeologica italiana di Priniàs, diretta da Antonella Pautasso, dirigente di ricerca del CNR ISPC sede di Catania. Le attività della Missione sono illustrate da poster e riproduzioni video. Hanno collaborato all’allestimento dell’esposizione: Antonella Pautasso, Salvatore Rizza, Giacomo Biondi, Rossella Gigli, Tania Marchesini e Orazio Pulvirenti. La seconda sala è dedicata al Laboratorio archeologico congiunto internazionale W.A.L.(L.) e alle attività di rilievo digitale a Festòs, diretti da Francesca Buscemi, prima ricercatrice del CNR ISPC sede di Catania. La ricerca scientifica a Creta è illustrata mediante due video, un poster e una navigazione immersiva nel modello virtuale 3D del Quartiere sud-ovest del Palazzo di Festòs. Hanno collaborato all’allestimento: Marianna Figuera, Serena D’Amico, Giovanni Gallo, Thea Messina, Erica Platania, Flavia Toscano.
La visita virtuale del Quartiere Sud-Ovest del Palazzo di Festòs (a posti limitati) prevede la prenotazione al seguente link almeno 24h prima della visita: https://www.eventbrite.com/…/virtual-tour-del-quartiere… Si può così vivere l’esperienza unica e irripetibile di percorrere i passi degli antichi abitanti del Palazzo di Festòs. Grazie al Virtual Reality, ci si può immergere all’interno delle stanze labirintiche del Quartiere di S-W del Palazzo, oggi altrimenti inaccessibile al pubblico. Il palazzo di Festòs è uno dei più importanti siti della civiltà minoica; che si sviluppa a Creta tra la fine del III millennio e la fine del II a.C. Il Primo Palazzo (1900-1700 a.C.) fu distrutto da un terremoto. I resti del quartiere Sud-Ovest, che ha un elevato di 3 piani, dopo il terremoto furono completamente interrati per consentire la costruzione del Secondo Palazzo. Più di 3000 anni dopo, il quartiere è stato riportato alla luce perfettamente conservato. Ora c’è l’occasione di visitarlo grazie al modello 3D, realizzato dall’università di Catania, grazie a una collaborazione tra il DISUM e DICAR. L’esperienza immersiva sarà disponibile tutti i lunedì e venerdì dalle 10 alle 13 e tutti i martedì e mercoledì dalle 16 alle 18.
È morto Vincenzo La Rosa “archeologo e gentiluomo”: importanti le sue ricerche nella Sicilia protostorica e soprattutto nella Creta minoica

L’archeologo Vincenzo La Rosa: importanti le sue ricerche nella Sicilia protostorica e soprattutto nella Creta minoica
L’Università di Catania e l’archeologia italiana hanno perso un’importante figura, il professore e archeologo Vincenzo La Rosa. Il suo nome è legato alle ricerche archeologiche a Cipro, nella sua Sicilia, e soprattutto a Creta, lasciando un segno indelebile come studioso e come docente. L’archeologo Vincenzo La Rosa, autore di importanti scavi nella Creta minoica e nella Sicilia protostorica, è morto nei giorni scorsi a Catania all’età di 73 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato dall’Accademia dei Lincei di cui era socio. Nato a Noto, in provincia di Siracusa il 21 ottobre del 1941, La Rosa, uno tra i più importanti archeologi italiani, dopo la laurea all’Università di Catania nel 1964 si perfezionò alla Scuola Archeologica italiana di Atene nel 1965-1966. Ha collaborato e diretto numerosi scavi archeologici effettuati in territorio siciliano, in particolare a Milena che hanno permesso di scoprire tesori unici. Vincenzo La Rosa non era solo un studioso, ma era un docente in grado di stimolare i suoi alunni attraverso la passione per la sua materia e la pluralità di interessi verso i quali era spinto dalla sua mente curiosa. A ricordarlo tra gli studenti e i suoi colleghi c’è il professore Antonio Di Grado che si è rivolto a Vincenzo La Rosa con commozione chiamandolo «archeologo e gentiluomo», due appellativi rispecchianti le due anime che Vincenzo La Rosa ha sempre offerto a chi incontrava.
Dal 1975 è stato professore ordinario di Civiltà Indigene della Sicilia all’ateneo di Catania e quindi (dal 1981) di Archeologia e Antichità Egee (primo insegnamento specifico di questa materia in Italia). Direttore del Centro di studi sull’Archeologia greca del Cnr a Catania (1984-87), è stato dal 1993 al 1999 assistente- direttore della Scuola Archeologica italiana di Atene. Rientrato nell’Università di Catania, dal 1999 al 2010 è stato direttore del Centro di Archeologia cretese, fondando la collana di Studi di Archeologia Cretese e accogliendo la proposta dell’editore Aldo Ausilio di dirigere la rivista Creta Antica che questi desiderava creare. Nel 1996 è stato insignito della cittadinanza onoraria del comune di Kamilari, Creta; nel 2011 della Croce di San Paolo e San Tito dalla Chiesa ortodossa di Creta; nel maggio di quest’anno (2014) della cittadinanza onoraria del comune di Milena, a ricordo della sua attività sul sito.
La sua attività sul campo, oltre che a Cipro (Haghia Irini, 1973), si è manifestata soprattutto in Sicilia e a Creta. Nell’isola dove era nato, dopo aver condotto scavi a Centuripe e a Noto antica (tra il 1968 ed il 1974), ha profuso il suo maggiore impegno nel sito di Milena (1978-1992), nella valle del fiume Platani, poco noto archeologicamente fino alle sue ricerche. È però a Creta che Vincenzo La Rosa trova la sua terra di elezione scientifica, dapprima come collaboratore di Doro Levi negli scavi di Festòs, quindi come direttore degli scavi di Selì di Kamilari (1973-76) e soprattutto di Haghia Triada (dal 1977) e Festòs (1994, 2000-2004), appositamente chiamato dall’allora direttore della Scuola Archeologica italiana di Atene, Antonino Di Vita. L’ampiezza di vedute che caratterizza i suoi interessi scientifici, volti sia alla preistoria che alle fasi più recenti dei siti indagati, riguarda anche gli studi sulla storiografia archeologica. In particolare i contributi relativi all’inizio delle esplorazioni italiane a Creta hanno aperto campi di indagine originali ed innovativi sul rapporto fra archeologia e politica estera, discussi in una lunga serie di articoli a partire da uno specifico convegno tenuto a Catania nel 1985 in margine alla mostra Creta Antica. Cento anni di archeologia italiana a Creta.
Organizzatore di mostre e convegni che sono diventati punto di riferimento per la ricerca (a quelli citati si può aggiungere il simposio italiano di studi egei Epì ponton plazòmenoi con D. Palermo e L. Vagnetti, del 1998, I Cento Anni dello scavo di Festòs, del 2000, e la mostra In Ima Tartara. Miti e leggende delle grotte dell’Etna assieme a F. Privitera, del 2007, il convegno Tra lava a mare, con M.G. Branciforti, dello stesso anno), Vincenzo La Rosa è stato socio di istituzioni culturali internazionali (Accademia Roveretana degli Agiati; Istituto Archeologico Germanico; Archaiologiki Etairia di Atene fino all’Accademia Nazionale dei Lincei).



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