La Guardia di Finanza ritrova la Sfinge alata etrusca del museo di Cerveteri, testimone dei rapporti nel IV sec. a.C. tra le aristocrazie etrusche e quelle macedoni
Una sfinge particolarmente fortunata quella del museo di Cerveteri. Per due volte rubata, la prima oltre 40 anni fa, e per due volte ritrovata dalla Guardia di Finanza. “Un ritrovamento che restituisce alla città di Cerveteri un pezzo della sua storia antica”, spiega senza nascondere la propria soddisfazione la soprintendente per l’Etruria Meridionale, Alfonsina Russo Tagliente insieme a Rita Cosentino, direttore del Museo Cerite, “specialmente in relazione alle importanti scoperte fatte appena lo scorso mese di agosto in Grecia. Questa Sfinge rappresenta una delle testimonianze più autorevoli degli stretti rapporti che nel IV secolo avanti Cristo legavano le aristocrazie etrusche e quelle macedoni. Le sfingi, i leoni di pietra, le figure femminili rinvenuti ad Amphipolis, ai confini tra Macedonia e Tracia, trovano riscontri puntuali nelle sculture del complesso monumentale rupestre di Greppe Sant’Angelo”.
La Sfinge alata etrusca era stata trafugata dal Museo di Cerveteri nel maggio del 2014. La notte tra il 14 ed il 15 di quattro mesi fa, tre persone a volto coperto se la presero con un carrello incuranti che a riprenderli c’erano le telecamere di sicurezza. Fu un furto clamoroso perché le immagini con le sequenze dei tre ladri fecero il giro del mondo, evidenziando la vulnerabilità della necropoli di Cerveteri, considerato anche il fatto che è uno dei 50 siti italiani dell’Unesco. La Sfinge è stata così inserita tra le opere d’arte più importanti da ricercare ed anche nella banca dati dei Beni Culturali rubati. I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma – Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico l’hanno ritrovata nello stesso quadrante a nord della Capitale in un fondo agricolo sulla via Braccianese. Avevano saputo che un manufatto verosimilmente «antico» era nascosto tra la vegetazione, hanno fatto così una ricognizione dell’area e lo hanno scoperto proprio a ridosso di un edificio rurale. Era proprio la scultura in travertino raffigurante una sfinge alata e l’hanno subito riconosciuta come l’opera rubata dal comprensorio di Cerveteri. Un successivo esame della scultura, condotto da un’equipe specializzata della Soprintendenza per i beni archeologici dell’Etruria Meridionale, ha confermato che si trattava della sfinge risalente al IV secolo a.C. Secondo gli investigatori la Sfinge era stata temporaneamente nascosta tra i campi in attesa di essere trasportata all’estero, dove sarebbe stato destinata al mercato clandestino internazionale di oggetti d’arte antica.
Ma come detto, quella del maggio scorso non era stata la prima volta. La sfinge alata era stata infatti rubata ancora nel 1972 dal complesso funerario della necropoli rupestre di Greppe Sant’Angelo, dove si trova la monumentale Tomba di Caronte, nell’agro di Cerveteri, ed era stata recuperata, anche in quel caso, dalle Fiamme Gialle.

Una sala espositiva del museo nazionale Cerite di Cerveteri che ospita di nuovo la Sfinge etrusca alata
“Siamo entusiasti”, commenta il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci, “e grati al personale del Nucleo della Polizia Tributaria di Roma per l’inestimabile risultato dell’operazione di recupero della sfinge etrusca. Per questa importante opera si apre da subito una nuova opportunità di essere ammirata e conosciuta dal pubblico, trovando nuova collocazione nel museo nazionale Cerite, nel cuore del centro storico di Cerveteri. Da parte dell’amministrazione comunale, il più sentito ringraziamento al colonnello Massimo Rossi, che ha guidato le operazioni di recupero del manufatto”. “Abbiamo seguito con apprensione la vicenda del trafugamento della Sfinge”, interviene Lorenzo Croci, assessore allo sviluppo sostenibile di Cerveteri, “e viviamo con gioia il suo ritrovamento. Le riprese delle telecamere di videosorveglianza e l’ottimo lavoro fatto dalla Guardia di Finanza hanno impedito che dei balordi sottraessero per sempre alla sua Patria un’opera d’arte di grande valore storico. Oggi il Comune di Cerveteri, la Regione Lazio e la Soprintendenza stanno lavorando d’intesa sulla promozione del territorio e la valorizzazione delle aree archeologiche. In questo impegno un ruolo di protagonista spetta proprio al museo nazionale Cerite”. Da sabato 20 settembre, la Sfinge è esposta, con i Leoni e il Charun di ritorno dalla mostra a Palazzo delle Esposizioni, per la prima volta al pubblico in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2014. Un’occasione eccellente, dal momento che proprio sabato a Cerveteri è stata inaugurata una nuova sezione speciale del museo nazionale Cerite dedicata all’area archeologica di Greppe Sant’Angelo”.
Al Vittoriano di Roma la mostra “Sulle tracce di Caligola”, storia dei grandi recuperi della Guardia di Finanza al lago di Nemi
Tutto è cominciato nel gennaio 2011 quando la Guardia di Finanza intercettò una statua dell’imperatore Caligola ridotta “a pezzi” dai tombaroli per agevolarne l’occultamento all’interno di un container diretto in Svizzera, e una serie di manufatti marmorei e bronzei, recuperati e correlati alla figura dell’imperatore, provenienti dalle sue navi, dalla villa sul lago di Nemi e dal santuario di Diana Aricina. Il sequestro della statua di Caligola in trono come Zeus suscitò nel 2011 uno straordinario clamore mediatico, per la singolarità dell’operazione, lo stato di rinvenimento della scultura e la coincidenza dei duemila anni trascorsi dalla nascita dell’Imperatore Caligola, che sarebbero ricorsi di lí a poco (agosto 2012). Dopo il sequestro, la scultura è stata affidata a un team di restauratori, che l’hanno ricomposta nella foggia originaria, riparando i danni provocati dall’attività di saccheggio dal sito originario, anche se gran parte del lato destro resta incompleta.
A distanza di tre anni, è stata aperta al complesso del Vittoriano di Roma, dove rimarrà fino al 22 giugno, la mostra “Sulle tracce di Caligola, storie di grandi recuperi della Guardia di Finanza sul lago di Nemi”, che ha ottenuto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica ed è promossa dal Nucleo Polizia Tributaria Roma – Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico della Gdf in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, per dare visibilità all’operato che la Gdf pone per la salvaguardia dei beni archeologici: nel solo biennio 2012-2013 – ricordiamolo-, l’impegno dei finanzieri ha consentito il recupero di 11.258 manufatti di interesse archeologico; il sequestro di 136.873 opere contraffatte e la denuncia di 294 responsabili per violazione di natura penale. L’esposizione, a cura della soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, si avvale tra gli altri dei contributi del consigliere per la conservazione del patrimonio artistico del presidente della Repubblica, Louis Godart, del direttore generale del ministero dei Beni culturali Luigi Malnati e del comandante del Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico della Gdf Massimo Rossi.

Cratere marmoreo decorato con corsa di bighe della seconda metà del II secolo d.C. in mostra al Vittoriano
Oltre alla monumentale scultura, fulcro dell’evento, è esposto per la prima volta al pubblico un corpus di manufatti marmorei e bronzei recuperati dall’indotto clandestino e correlati alla figura di Caligola, perché provenienti, come detto, dal territorio nemorense e in particolare dalle navi dell’imperatore, dalla sua villa sul lago di Nemi e dal santuario di Diana Aricina. Tra queste un Cratere marmoreo decorato con corsa di bighe della seconda metà del II secolo d.C., una statua marmorea di Apollo e una copia bronzea di cassetta con mano apotropaica (entrambe del II secolo d.C.) proveniente da una delle navi dell’Imperatore. La mostra è corredata da un apparato didattico e multimediale, con immagini storiche provenienti dagli archivi di Teche Rai, attrezzature sequestrate ai “tombaroli” e corner tematici sulla pluridecennale attività della Guardia di Finanza a tutela dell’arte.
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