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Pompei. All’auditorium l’incontro con l’archeologo Gianluca Soricelli (università del Molise) su “Viabilità e organizzazione del territorio nella piana nocerina” promosso dall’associazione internazionale “Amici di Pompei”    

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Il prof. Gianluca Soricelli dell’università del Molise

Gli effetti delle eruzioni del Vesuvio sulla piana nocerina saranno affrontati dal professore Gianluca Soricelli nella conferenza “Viabilità e organizzazione del territorio nella piana nocerina” promossa dall’associazione internazionale Amici di Pompei ETS. Appuntamento venerdì 17 maggio 2024, alle 17, all’auditorium degli scavi di Pompei. Durante l’incontro l’archeologo Soricelli, professore associato di storia Romana dell’università del Molise, racconterà l’evoluzione, del territorio della piana nocerina, condizionata dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., e da quelle successive meno intense. L’evento vulcanico, come sottolinea il professore, rappresenta una evidente cesura nelle forme di occupazione territoriale del comprensorio vesuviano, che permette di riconoscere segni del sistema politico organizzativo antico fossilizzati nel paesaggio moderno. È possibile evidenziare le tracce delle divisioni agrarie che, riflesso delle vicende politiche e dei fenomeni naturali che in età antica hanno caratterizzato la storia delle comunità di questo territorio, hanno modellato le campagne e la viabilità promuovendo lo sviluppo dell’insediamento rurale.

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Miliario adrianeo conservato al museo Archeologico provinciale dell’Agro Nocerino a Nocera Inferiore (foto amici pompei)

“Il vantaggio che, diversamente da altri contesti geografici”, spiega il professore Gianluca Soricelli, “il territorio vesuviano offre a chi voglia studiare le forme di organizzazione di un paesaggio antico è legato al fatto che la coltre piroclastica cha ha seppellito le campagne del 79 d.C. ha permesso la conservazione fisica non solo degli insediamenti rustici ma anche della viabilità rurale e vicinale e dei campi lavorati garantendo la conservazione di un quadro puntuale della reale organizzazione parcellare di età romana, da utilizzare per valutare la coerenza delle ricostruzioni operate a partire dall’analisi del parcellare moderno. Il rapido ripristino di queste divisioni agrarie – conclude Soricelli – all’indomani dell’eruzione del 79 d.C. oltre a testimoniare la capacità di recupero di questo territorio e la resilienza della popolazione locale, mostra con quali mezzi e in che modo il potere centrale potesse intervenire per sanare i danni prodotti da catastrofi naturali”.

Napoli. Durante la ripulitura delle “Grotte a finte rovine” della Villa Floridiana scoperte due distinte fasi edilizie: pilastri del I sec. d.C. raddoppiati successivamente e rivestiti in pietra lavica e intonaco in finta opera reticolata. Sangiuliano: “Nuova luce sul Vomero in età romana”. Osanna: “Probabile presenza di una villa romana”

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Strutture di età romana nel giardino di Villa Floridiana al Vomero a Napoli (foto mic)

Durante i recenti lavori di ripulitura delle “Grotte a finte rovine” della Villa Floridiana nel quartiere Vomero, a Napoli, sono avvenute importanti scoperte archeologiche. Le grotte, risalenti al XIX secolo, sono state oggetto del progetto di ricerca NesIS (Neapolis Information System) che punta a realizzare la carta archeologica dei quartieri dell’area occidentale di Napoli e mirato a verificare la presenza di preesistenze di epoca romana nell’area, a cura dei professori Marco Giglio e Gianluca Soricelli, in collaborazione con la direzione regionale Musei della Campania e con la partecipazione di studenti dell’università di Napoli “L’Orientale”. Terminato l’intervento di messa in sicurezza, le attività di ricerca proseguiranno con realizzazione del rilievo tridimensionale, fotogrammetrico e di virtual tour del complesso a cura della professoressa Angela Bosco e del dottor Rosario Valentini de “L’Orientale”.

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Pilastri di età romana con pietra lavica a Villa Floridiana al Vomero a Napoli (foto mic)

I lavori di pulizia delle superfici murarie, finalizzati alla preparazione dell’area per il rilievo mediante laser scanner, hanno portato alla scoperta di due distinte fasi edilizie: la prima risalente al I secolo d.C., con il rinvenimento di una serie di pilastri in opera vittata con blocchetti tufacei. Alla base di uno di questi pilastri è stato rinvenuto un lacerto di rivestimento in cocciopesto. Alla fase successiva, quando le strutture più antiche sono integrate in una sorta di finto rudere, appartengono i raddoppi dei pilastri, realizzati con blocchetti di tufo, nonché il rivestimento in pietra lavica e intonaco in finta opera reticolata. Nella fase conclusiva dell’intervento, inoltre, sono state individuate porzioni del rivestimento ottocentesco in pietra lavica. Le attività di pulizia hanno anche restituito frammenti di materiale ceramico (cosiddetta sigillata africana, anfore ecc.).

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Pilastri di età romana con blocchetti di tufo e intonaco a Villa Floridiana al Vomero a Napoli (foto mic)

“Queste scoperte archeologiche arricchiscono la conoscenza del quartiere Vomero in Età romana”, ha affermato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, “e offrono nuovi spunti di ricerca per ricostruire la storia della città e le forme di occupazione della fascia collinare occidentale di Napoli. In pochi mesi, con grande impegno, siamo riusciti a dare decoro alla Villa Floridiana. Mi sono recato personalmente più volte a verificare lo stato di avanzamento delle opere e altro faremo affinché questo luogo torni allo splendore che merita”. E il direttore generale Musei del MiC, Massimo Osanna: “L’intensa attività di lavori di messa in sicurezza, restauro e valorizzazione della Floridiana, iniziata lo scorso ottobre, è stata accompagnata sin da subito da un importante progetto di ricerca volto a conoscere la storia e la topografia del luogo in età antica. Grazie alla collaborazione con le università “Orientale” e del Molise, sono già emersi nuovi importanti dati che documentano la probabile presenza di una villa romana, i cui resti sono stati riutilizzati in parte per la realizzazione delle ‘Grotte a finte rovine’ del giardino ottocentesco (1817-1819) progettate dall’architetto Antonio Niccolini. Una nuova stagione per uno dei più bei giardini storici d’Italia, caratterizzata da un approccio che coniuga conoscenza, manutenzione, restauro e fruizione per rendere questo luogo sempre più aperto e accessibile alla comunità e al pubblico in aumento”.