Roma. Con gli esperti del parco archeologico del Colosseo alla scoperta dei mosaici presenti tra Foro Romano e Palatino: in questa tappa i mosaici della Fonte di Giuturna

Fonte di Giuturna, nel Foro Romano: veduta d’insieme del corridoio e dei lacerti musivi superstiti. Mosaico a tessere bianche e nere con scena marina (foto PArCo)
Il parco archeologico del Colosseo propone un nuovo itinerario on line tra Foro Romano e Palatino, a cura di Federica Rinaldi, Alessandro Lugari e Francesca Sposito, per scoprire che cosa state si sta calpestando in una visita, per capire in quale edificio e ambiente vi state muovendo, per riconoscere i pavimenti antichi in marmi policromi e in mosaico che decoravano gli edifici pubblici, ma anche e soprattutto le case private e i palazzi. In questo quarto appuntamento, l’itinerario digitale chiude il percorso all’interno della Casa delle Vestali alla scoperta dei suoi pavimenti. Dopo aver ammirato i pavimenti in mosaico e a lastre di marmo policromo della Casa delle Vestali, il percorso prosegue verso Ovest, in direzione del Campidoglio. Volgendo lo sguardo al di là della transenna metallica accanto al Tempio di Vesta, si nota un lungo corridoio, che in antico serviva alcune tabernae. L’ambiente fa parte del complesso della Fonte di Giuturna, un nucleo di strutture e ambienti gravitanti attorno alla fonte sacra dedicata alla ninfa Giuturna, ubicati tra il Tempio di Vesta e il Tempio dei Castori.

Fonte di Giuturna, nel Foro Romano: mosaico con scena marina, porzione musiva raffigurante un personaggio maschile su piroga con rete da pesca (foto PArCo)
Le strutture sono state riportate alla luce nel 1900-1901 da Giacomo Boni e successivamente interessate da saggi di scavo da parte dell’Institutum Romanum Finlandiae tra il 1982 e il 1985. “Alla fase finale di utilizzo del complesso, di epoca tardoantica e successiva al trasferimento della statio aquarum dal Campo Marzio al Foro Romano”, spiegano gli archeologi del PArCo, “risale la risistemazione del corridoio che viene per l’occasione pavimentato da un tessellato bicromo con scena marina. Il pavimento si conserva in due porzioni entrambe con immagini figurate. Nella prima porzione – continuano – si riconosce presso un angolo una roccia, da cui sembrano sporgere porzioni di piante lacustri. Al centro compare un personaggio maschile con copricapo, che stringe nelle mani probabilmente il timone della piroga su cui si trova. Il mare è definito da linee diritte di tessere nere, e si riconosce una rete da pesca, al cui interno si intravede il profilo di un pesce. Davanti al personaggio maschile è parte di una stella, forse la cima di una palma”.

Fonte di Giuturna, nel Foro Romano: mosaico con scena marina, porzione musiva raffigurante un personaggio maschile su piroga intento a remare, circondato da pesci e volatili (foto PArCo)
“Nella seconda porzione si conserva una scena marina in cui si distingue il profilo di una roccia, presso cui sta un pesce rivolto verso l’angolo opposto (oppure le fauci spalancate di un ippopotamo che affiora dall’acqua: voi che ne pensate?). Presso l’angolo opposto nuota un pesce di grandi proporzioni. Al centro, su una piroga, si vede una figura maschile, priva della testa, con corporatura atletica, munita di reme. Presso l’angolo chiude la scena la figura di un volatile. Dalla documentazione custodita presso gli Archivi – concludono – il pavimento risulta distaccato nel 1982 per essere poi ricollocato in situ. È attualmente oggetto di interventi di manutenzione”.
Roma. Il mito dei Dioscuri rinasce con il restauro delle statue della salutifica Fonte Giuturna al Foro Romano. Mostra nel tempio di Romolo
Le sue acque per secoli furono considerate salutifiche: la fonte Giuturna (lacus Iuturnae), una delle più antiche e importanti di Roma antica, divinizzazione di Giuturna sorella di re Turno, sorgeva nel Foro Romano tra il tempio dei Càstori (come i romani chiamavano i Dioscuri privilegiando il nome di uno dei due gemelli divini, Càstore e Polluce) e la casa delle Vestali o tempio di Vesta, e le sue acque sgorgavano ai piedi del Palatino. Fu realizzata tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C., probabilmente nel 117 a.C. Lucio Cecilio Metello Dalmatico restaurò il vicino tempio dei Càstori. In epoca repubblicana fu monumentalizzata, e sotto Augusto il bacino fu rivestito di marmo con un piedistallo rettangolare al centro. La fonte Giuturna fu individuata dagli scavi di Giacomo Boni nel 1900. Più tardi, negli anni Ottanta, è stata oggetto di studio e ricerca da parte dell’Istitutum Romanum Finlandiae. Nel bacino furono rinvenute le statue dei Dioscuri fatte a pezzi, originariamente poste, quasi certamente, sul piedistallo centrale. Raffiguravano i Dioscuri nell’atto di abbeverare i loro cavalli alla fonte, come nella loro leggendaria apparizione nel Foro prima della vittoriosa battaglia del Lago Regillo.
Ora il mito dei Dioscuri rinasce al museo della fonte Giuturna. Fino al 20 settembre tornano infatti visibili al pubblico sette grandi sculture legate al contesto della fonte di Giuturna (Lacus Iuturniae). La mostra, curata da Patrizia Fortini con la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Archeologia e di Storia dell’Arte, è anche l’occasione per la riapertura al pubblico del Tempio di Romolo al Foro Romano, restaurato nel 2000 (con un intervento che ripristinò l’antica volumetria con la demolizione della volta barocca), che ha subito ulteriori recenti interventi alle pitture murarie (risalenti al medioevo). L’edificio ospita l’allestimento, promosso dalla soprintendenza speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma, guidata da Francesco Prosperetti, in collaborazione con Electa.
“Il significato di questa mostra va oltre il suo contenuto specifico, è un evento emblematico di una stagione nuova che in realtà non ho iniziato io ma l’ex soprintendente Mariarosaria Barbera”, spiega Francesco Prosperetti, nuovo soprintendente per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma. L’esposizione riunisce le opere emblematiche legate al mito dei Dioscuri. Il gruppo scultoreo dei due divini fratelli con i rispettivi cavalli e l’ara che sui quattro fronti riporta immagini legate alla loro leggenda, insieme ad una ieratica statua di Apollo e al puteale in marmo bianco del pozzo della sorgente. Il puteale riporta due iscrizioni che ricordano il magistrato Marcus Barbatius Pollio (I sec. a.C.), il quale lo dedicò a Giuturna. Iuturnai sacrum si legge, in riferimento alla ninfa con la quale i romani personificarono – come d’uso – la fonte sacra. I due miti del lacus Iuturnae sono collegati tra loro, in quanto la leggenda vuole che i Dioscuri siano apparsi ai romani per guidarli contro i Latini nella battaglia al lago Regillo (499 a.C.) per la difesa di Roma. Furono poi visti abbeverare i loro cavalli alla fonte di Giuturna e annunciare in città la vittoria.
Il gruppo dei Dioscuri fu trovato in pezzi nella vasca della Fonte di Giuturna e in seguito ricomposto, come risulta evidente dall’attuale stato di conservazione, al punto da far supporre che le statue fossero state intenzionalmente colpite. La mostra ha offerto l’occasione di restaurare le opere esposte e risarcire le lacune con malte che favoriscono la lettura delle parti originali. Il gruppo in stile arcaico è databile tra la fine del II sec. e l’inizio del I sec. a.C. Di età augustea il puteale, stando all’iscrizione riportata, mentre l’ara risalirebbe al II sec. d.C. Sui quattro lati vi sono raffigurati i Dioscuri, su un lato Giove e su un altro Leda, genitori dei gemelli, e sulla quarta faccia una figura femminile con una fiaccola, forse Giuturna. La statua di stile arcaizzante di Apollo, databile al I-II secolo d.C., che completa la rassegna nel tempio di Romolo è uno splendido esemplare in marmo greco che probabilmente decorava il vicino edificio dove aveva sede l’amministrazione delle acque e degli acquedotti (Statio aquarum). L’area archeologica da cui provengono le preziose sculture, è a poca distanza dal Tempio di Romolo dove sono presentate. Il punto dove sorgeva la fonte è facilmente identificabile: resta visibile il bacino con al centro il calco dell’ara, il cui originale è adesso in mostra. Un’edicola sacra, probabilmente il tempietto dedicato a Giuturna, e l’edificio in mattoni della Statio Aquarum che in origine doveva essere decorato da numerose sculture, completano il sito della fonte più importante a Roma in età arcaica.
“Vogliamo dedicar

Le statue provenienti dal Lacus Iuturnae saranno visitabili fino al 20 settembre al Tempio di Romolo
ci intensamente all’area archeologica centrale – chiarisce Prosperetti – vogliamo fare vedere alla gente la ricchezza d’arte di questi luoghi che il visitatore normale non percepisce perché vede solo muri e mattoni. In realtà – sottolinea – questi luoghi erano colmi di sculture e marmi in ogni metro ed è importante riportare sui luoghi o almeno vicino ad essi le ricchezze che c’erano, per innescare un circolo virtuoso di crescita dei visitatori”. Il neo soprintendente ribadisce che questa “non è la prima iniziativa in questo senso” e ricorda che “la più recente è l’apertura del Museo Palatino, uno dei luoghi più frequentati dell’area archeologica centrale di Roma”. Quanto alle statue della fontana di Giuturna, “resteranno visibili fino al 20 settembre. Dopo – conclude Prosperetti – c’è in programma la riapertura di una parte dell’Antiquarium forense, che dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno”.
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