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Svelati per la prima volta il vomitorium e l’ambulacro circolare con l’inaugurazione del foyer del teatro romano sotto Palazzo Vecchio a Firenze

Sotto Palazzo Vecchio a Firenze è stato inaugurato il foyer del teatro romano con ricostruzioni in video della Florentia romana

Sotto Palazzo Vecchio a Firenze è stato inaugurato il foyer del teatro romano con ricostruzioni in video della Florentia romana

Bastano tre metri, quelli che si possono fare da piazza della Signoria al sottosuolo di Firenze, per fare un salto di 1800 anni, in un affascinante viaggio all’indietro nel tempo. Ieri, a Firenze, in chiusura del 3° Forum Mondiale dell’Unesco sulla Cultura e l’Industria culturale, è stato inaugurato in anteprima mondiale  il foyer del Teatro Romano sotto Palazzo Vecchio, alla presenza del direttore generale UNESCO, Irina Bokova, del sindaco di Firenze, Dario Nardella e del soprintendente per i Beni Archeologici della Toscana, Andrea Pessina. Quello che è stato svelato, e che sarà visitabile dal pubblico nei prossimi giorni con visite guidate su prenotazione,  è l’ultima delle quattro porte che si affacciano sul cortile della Dogana dell’edificio simbolo della fiorentinità. La visita si è aperta passando attraverso la nuova scala che collega questa piazza urbana coperta con l’area archeologica.

Uno dei passaggi aperti per accedere al teatro romano del II secolo d.C. sotto Palazzo Vecchio

Uno dei passaggi aperti per accedere al teatro romano del II secolo d.C. sotto Palazzo Vecchio

La planimetria con i muri radiali del teatro romano scavato dalla Cooperativa Archeologia di Firenze

La planimetria con i muri radiali del teatro romano scavato dalla Cooperativa Archeologia di Firenze

Nel 2010 si era concluso lo scavo archeologico nei sotterranei di Palazzo Vecchio, che ha riportato alla luce i resti di alcune parti del teatro romano di Florentia. Lo scavo è stato condotto dalla Cooperativa Archeologia sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Fra i resti dell’antico teatro romano, databili fra I e II sec. d.C., sono riemersi alcuni tratti delle burelle, cioè i corridoi radiali in muratura sui quali era impostata la cavea a semicerchio; particolarmente suggestivo è il vomitorium, il corridoio centrale grazie al quale si accedeva all’interno del teatro. È stato rinvenuto anche il margine interno della piattaforma dell’orchestra, che nel teatro romano non ospitava il coro come in quello greco, ma era riservata alle autorità. I ritrovamenti non si arrestano all’età imperiale, ma attestano anche le successive stratificazioni. Sui resti romani si sovrappongono, infatti, strutture di epoca medievale (XII-XIV sec.) come pozzi, fondamenta di abitazioni e altri edifici. Tra questi è stato individuato un fronte stradale con portali medievali e relativo selciato, inglobato nel Cinquecento dall’ampliamento di Palazzo della Signoria verso via dei Gondi e via de’ Leoni. Le numerose stratificazioni testimoniano l’uso pressoché ininterrotto di questa porzione della città che, con alterne vicende, ha rivestito una funzione di alta rappresentanza istituzionale dall’epoca della fondazione romana fino alla costruzione di Palazzo Vecchio.

La planimetria del teatro romano di Florentia al di sotto di Palazzo Vecchio e piazza della Signoria

La planimetria del teatro romano di Florentia al di sotto di Palazzo Vecchio e piazza della Signoria

Posto nel quadrilatero fiorentino e tra i patrimoni mondiali Unesco, Palazzo Vecchio racchiude infatti circa duemila anni di storia, offrendo una rilettura sociale e politica della città, dal teatro romano al periodo medievale, rinascimentale fino alla contemporaneità. Nell’area in cui sorge il Palazzo e nell’antistante piazza della Signoria, si concentrano testimonianze che vanno dal periodo di fondazione della città romana di Florentia, impiantata tra il 30 e il 15 a.C., fino agli interventi attuali. Il teatro, in grado di contenere circa 5mila spettatori, si trovava sotto gli attuali palazzo Vecchio e palazzo Gondi, con la cavea rivolta verso piazza della Signoria e la scena lungo piazza San Firenze e via dei Leoni. Era questo il nucleo dei servizi pubblici della città romana, con i bagni, le terme e il teatro. Scendendo i gradini, si può apprezzare la muratura romana del “Vomitorium”, il percorso principale di accesso alla scena del teatro, che era utilizzato a fine spettacolo per il deflusso del pubblico; le volte più recenti che sostengono il pilastro su cui poggia l’udienza del Salone del Cinquecento, sono quasi un monito che ricordano che il simbolo del potere cittadino posa e si regge sullo spazio pubblico romano. Le passerelle portano poi all’interno del Vomitorium: da qui si può ammirare la prima traccia dell’ambulacro circolare del teatro, il corridorio circolare che serviva da ingresso dal suolo pubblico, che si snoda sotto il cortile della Dogana. In un futuro prossimo, si immagina qui il vero ingresso al Museo di Palazzo, magari con un’architettura simbolica completamente in vetro. Percorrendo la passerella, si può osservare inoltre sia il pavimento romano, sia l’ammattonato successivo, riconducibile già al tardo medioevo, quando le ”burella” medievali furono recuperate come prigioni cittadine.

Le imponenti strutture del complesso teatrale del II secolo d.C. sotto Palazzo Vecchio

Le imponenti strutture del complesso teatrale del II secolo d.C. sotto Palazzo Vecchio

Si passa poi attraverso l’arcone in muratura poggiato dall’architetto Simone del Pollaiolo, detto Il Cronaca, sui muri del teatro per realizzare la parete est del Salone dei Cinquecento (quella di Leonardo e di Vasari): le diverse qualità della tessitura muraria permettono il confronto tra gli esperti costruttori della colonia romana e quelli della repubblica fiorentina. Dal varco, camminando sopra i gradini in cotto ed il lastrico rinvenuti nello scavo, si entra così in via di Bellanda, strada medievale della fase delle case torri (XII-XIII secolo) e, attraverso questa, nel medioevo fiorentino. La passerella conduce poi i visitatori nella prima vera sala in cui è anticipata l’idea dell’allestimento definitivo: in basso si può apprezzare la stratificazione archeologica che narra l’evoluzione, nel tempo, della città, dalle burella del teatro romano alle vie del Medioevo fino ad oggi. Infine, sullo sfondo della passeggiata, prima di uscire, la visita prevede una sosta per ammirare quattro statue romane, provvisoriamente rimosse dalla parete nord del Salone dei Cinquecento per i restauri, restituite al proprio tempo.

Un suggestivo passaggio all'interno della visita guidata al teatro romano di Firenze

Un suggestivo passaggio all’interno della visita guidata al teatro romano di Firenze

Cooperativa Archeologia, che sta realizzando gli scavi del Teatro Romano e l’allestimento del foyer del teatro, per conto del Comune di Firenze e con la direzione scientifica della soprintendenza ai Beni archeologici della Toscana, ha corredato la visita di alcuni apparati video, che saranno proiettati sulle mura del teatro e illustreranno la storia del Palazzo e del teatro. I video, progettati e realizzati appositamente per quest’area archeologica dal gruppo creativo Cameranebbia di Milano, vengono proiettati sia sulle mura del Vomitorium che nel punto in cui è stata ritrovata via di Bellanda. Il primo, sulla parte romana, fa rivivere il corteo degli spettatori della Florentia del secondo secolo d.c. che si apprestavano ad entrare in teatro, giocando su sagome e ombre rielaborate; il secondo, sulla parte medievale, rappresenta un’elaborazione computerizzata e animata di un affresco di Giotto, una suggestione di un’architettura dell’epoca, giocata sulle geometrie e sui giochi di luci e ombre. Entrambi sono accompagnati da una sonorizzazione che ne ha aumentato la suggestione.

Sotto Palazzo Medici Riccardi a Firenze riemerge la storia della città dall’epoca pre-romana a Firenze capitale

Palazzo Medici Riccardi a Firenze sede della Amministrazione Provinciale

Palazzo Medici Riccardi a Firenze sede della Amministrazione Provinciale

Sopra, alla luce del sole, uno dei Palazzi più famosi di Firenze, il Medici Riccardi, capolavoro dell’arte rinascimentale italiana, realizzato da Michelozzo nel XV secolo; sotto, nelle viscere della terra, tra fondamenta moderne e strutture più antiche, pagine della storia più lontana della città quando Florentia era un municipio romano e questo quartiere, attraversato dal Mugnone, era caratterizzato da zone paludose e acquitrinose che costrinsero gli ingegneri romani, diciotto secoli fa, a massicci interventi di bonifica. È quanto sta emergendo dai lavori di scavo che la Provincia di Firenze, nell’ambito del programma di interventi per la conservazione, valorizzazione e potenziamento museale di Palazzo Medici Riccardi, sede dell’ente, sta realizzando al piano interrato, con il ritrovamento di alcuni reperti archeologici di notevole interesse scientifico che potrebbero costringere amministratori e tecnici a rivedere il progetto complessivo e pensare una nuova musealizzazione del palazzo con un percorso attraverso la storia di Firenze. Sono infatti riemerse importanti tracce della città dall’epoca pre-romana fino al periodo di Firenze capitale.

Una veduta generale degli scavi negli scantinati di Palazzo Medici Riccardi a Firenze

Una veduta generale degli scavi negli scantinati di Palazzo Medici Riccardi a Firenze

Gruppo di reperti in metallo riconducibili a strumenti chirurgici di un medico romano

Gruppo di reperti in metallo riconducibili a strumenti chirurgici di un medico romano

Tra i vari ritrovamenti è tornato alla luce anche un tratto dell’antico corso del torrente Mugnone deviato dagli antichi Romani. Lì in zona, quasi due millenni fa doveva esserci l’abitazione di un medico i cui materiali furono usati per interrare il torrente, un po’ come si fa ai giorni nostri con il materiale di riempimento. Ma quella “discarica” è diventata fonte preziosa di informazioni per gli archeologi moderni che hanno trovato numerosi oggetti dell’epoca, tra cui strumenti di medicina usati probabilmente dal proprietario della casa come la statuina usata per studi anatomici: un pezzo unico nel suo genere.

Ritrovata la deviazione del torrente Mugnone realizzata nel II sec. d.C.

Ritrovato l’antico letto del torrente Mugnone deviato nel II sec. d.C.

“Durante lo scavo dei vani scantinati”, raccontano i tecnici della Provincia di Firenze, “è stato individuato un livello limo-sabbioso archeologicamente sterile di origine alluvionale identificato con la sponda naturale del torrente Mugnone, che al momento della fondazione di Florentia scorreva in questa zona in direzione dell’Arno in cui si riversava all’altezza dell’attuale Ponte Vecchio. In piena epoca romana, intorno al II sec. d.C., tale corso è stato regimentato e l’intera zona, paludosa e acquitrinosa a causa della presenza del Mugnone, qui assai ramificato, è stata bonificata grazie all’apporto artificiale di strati di riempimento, terra presa per praticità da zone limitrofe antropizzate, ma ormai abbandonate”. I reperti recuperati sono molto frammentari ma sufficienti per darci un’idea dell’utilizzo di queste ceramiche romane: oggetti per il gioco e l’igiene personale, oltre che resti di pavimentazioni e di decorazioni parietali. C’è anche un piccolo gruppo di reperti in metallo che ci confermano la presenza in zona di un medico: sono oggetti riconducibili a strumenti chirurgici, oltre che ad una piccola statuina in rame, probabile modellino di studio e ad un cucchiaio/contagocce.

La planimetria della città romana di Florentia con il tracciato del torrente Mugnone e del fiume Arno

La planimetria della città romana di Florentia con il tracciato del torrente Mugnone e del fiume Arno

Interessante anche la struttura di fondazione ad anfore rinvenuta nel vano 1, costituita da sei anfore rinvenute in cerchio infisse in verticale, che trasportavano salse di pesce dalla Betica e dalla Lusitania (province romane dell’odierna penisola iberica) tra il I ed il II sec. d.C. “Si tratta sicuramente di un intervento di bonifica”, spiegano i tecnici, “volto ad impedire la risalita di acqua ed umidità dal terreno sottostante, formando uno strato di isolamento a intercapedine che aveva il vantaggio di preservare la struttura che vi era fondata sopra, struttura che nel nostro caso non si è conservata, ma che è stata asportata dalla costruzione dei vani interrati ed intercettata dallo scavo per le fondazioni del cortile di Michelozzo, ad opera di uno dei plinti di fondazione”.

Sotto Palazzo Riccardi a Firenze tracce della quinta cerchia muraria di Firenze medievale

Sotto Palazzo Riccardi a Firenze tracce della quinta cerchia muraria di Firenze medievale

Ma dallo scavo si ha testimonianza anche dell’epoca medievale cui probabilmente appartiene la struttura muraria rinvenuta in stato di fondazione al di sotto del muro di delimitazione Nord del vano 6, che poggia direttamente sul manufatto antico, sfruttandolo come sottofondazione. “Potrebbe trattarsi”, suggeriscono gli archeologi, “di una porzione della quinta cerchia muraria di Firenze, edificata tra il 1172 ed il 1175 e di cui una porzione è venuta in luce lungo via dé Gori durante uno scavo dei primi anni ’80. A svantaggio di questa tesi è però un eccessivo arretramento del suo corso verso Palazzo Medici Riccardi, spiegabile forse con un avancorpo esterno nei pressi della porta su via Larga. Il prosieguo dello scavo verso est potrà darci nuovi elementi per verificare l’esatta cronologia del manufatto”.

Un vasetto recuperato negli scavi sotto Palazzo Medici Riccardi a Firenze

Un vasetto molto diffuso nei secoli XVI-XVII trovato sotto Palazzo Medici Riccardi a Firenze

Infine, risalendo nel tempo e –fisicamente- verso la superficie, non mancano reperti dell’epoca riccardiana, cioè riferibile a uno degli ultimi grandi proprietari del Palazzo, come una delle strutture meglio conservate negli scantinati, ritenuta un forno sotterraneo fatto costruire dal marchese Giuseppe Riccardi per servire la cena alle persone di servizio (ben 250), in occasione della Festa da Ballo data a Palazzo in onore della visita a Firenze dell’Arciduca Ferdinando d’Asburgo, governatore di Milano e di sua moglie Maria Beatrice d’Este il 21 maggio del 1780. Il forno era ancora ben conservato quando il Palazzo fu venduto dai Riccardi al Demanio (1814), come si deduce dalla relazione di stima del palazzo fatta dall’architetto Marco Moretti per incarico dei giudici delegati nelle cause riguardanti il patrimonio del signor Vincenzo Riccardi. “Dai risultati preliminari delle campionature della malta utilizzata come legante della struttura e dell’intonaco che riveste completamente tutte le sue parti interne”, scrivono nella relazione finale i tecnici della Provincia fiorentina, “consegue trattarsi in tutti i casi della stessa composizione, indizio che il manufatto è stato realizzato nello stesso tempo e non per fasi successive, mentre la mancanza di annerimento delle pareti interne accerta il breve utilizzo della struttura”. Tra i reperti recuperati dallo strato di riempimento che la sigillava, spicca una forchetta a quattro rebbi, con manico a violino doppiamente filettato, tipico di un modello detto «Fiddle thread», ampiamente diffuso dalla fine del XVIII a inoltrato XIX secolo.

Il cortile quattrocentesco di Michelozzo

Il cortile di Michelozzo

Il proseguimento dello scavo è ora molto atteso, soprattutto per la presenza di due dati interessanti da verificare: il primo riguarda un vano adibito molto probabilmente a stalla, a giudicare da una porzione di basolato individuata al momento; il secondo riguarda una pavimentazione coeva alla costruzione medicea del palazzo o addirittura preesistente.