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Torino. Al museo Egizio conferenza dell’egittologa Federica Facchetti su “Vasi femminiformi: tipologie e significato”. Incontro in presenza e on line

torino_egizio_conferenza-vasi-femminiformi_federica-facchetti_locandinaLa produzione di vasi in terracotta nell’Antico Egitto quasi sempre risponde a necessità quotidiane di trasporto, cottura o conservazione di alimenti sia in contesti abitativi sia funerari ma non è l’unica funzione. Nuovo appuntamento con il ciclo di conferenze dei curatori del museo Egizio di Torino realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Studi storici dell’università di Torino. Giovedì 16 febbraio 2023, alle 18, in sala conferenze del museo Egizio, conferenza di Federica Facchetti su “Vasi femminiformi: tipologie e significato”. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti. Introduce: Paolo Del Vesco, curatore del museo Egizio. La conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo. Nel sito di Deir el-Medina Ernesto Schiaparelli trova frammenti di vasi figurativi in cui si riconoscono braccia e seni, una tipologia attestata anche in altri siti egizi. Questi vasi sono definiti in vari modi: vasi per il latte, vasi Iside o più semplicemente vasi femminiformi perché ancora non si conosce il loro effettivo uso e funzione. La conferenza sarà occasione per presentare questa particolare tipologia, mostrando tutte le possibili varianti e presentando le diverse ipotesi sulla loro funzione e significato.

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Federica Facchetti, egittologa del museo Egizio di Torino

Federica Facchetti ha conseguito il suo dottorato all’università di Pisa, e lavora al museo Egizio dal 2014. Si è occupata dell’allestimento della sala di Epoca Tarda, le sale dei vasi in terracotta e delle mummie animali e la sala “Alla ricerca della vita”, cosa raccontano i resti umani? Attualmente è impegnata nei progetti di partecipazione e didattica, fa parte della redazione della Rivista del Museo Egizio ed è referente per i tirocini. I suoi interessi di ricerca sono i vasi in terracotta, le mummie animali e le tecniche di imbalsamazione.

Torino. Al museo Egizio presentazione del libro “Musei e migranti. Gli strumenti per l’incontro” che raccoglie gli atti dell’omonimo workshop internazionale tenutosi tra il 2018 e il 2019

torino_egizio_libro-musei-e-migranti-gli-strumenti-per-l-incontro_presentazione_locandinaTra il 2018 e il 2019, è stato organizzato a Torino un workshop internazionale sul rapporto musei e migranti articolato in tre giornate: 4 giugno 2018, 26 novembre 2018, 18 febbraio 2019. La sintesi dei temi emersi dai vari interventi e tavoli di lavoro e i risultati delle tre giornate ulteriormente sintetizzati ed elaborati nel vademecum conclusivo sono stati raccolti nel libro “Musei e migranti. Gli strumenti per l’incontro” che viene presentato lunedì 6 febbraio 2023, alle 17, nella sala conferenze del museo Egizio di Torino. Introduce Christian Greco, direttore del museo Egizio. Intervengono: Anna Chiara Cimoli, università di Bergamo/ABCittà; Chiara Damiani, AMIR; Federica Facchetti, museo Egizio; Alessia Fassone, museo Egizio; Marta Morelli, MAXXI. Modera Maria Elena Colombo, museo Egizio. Ingresso libero fino a esaurimento posti. La conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo.

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copertina del libro “Musei e migranti” con gli atti dell’omonimo workshop internazionale

Nelle tre giornate di incontri si sono alternati interventi frontali a spazi di confronto e partecipazione tra ricercatori e operatori sociali, insegnanti e archeologi, educatori e curatori, studenti, professionisti e attivisti che avessero anche esperienza sul campo, e non solo un approccio teorico al tema della migrazione. L’“utilità” del ciclo di workshop doveva passare attraverso la concretezza delle esperienze, la condivisione dei risultati – sia dei successi che dei fallimenti – e la possibilità di disegnare un orizzonte entro cui collocare realisticamente gli sforzi e i progetti futuri. Per scaricare gli atti del workshop clicca QUI.

Torino. Al museo Egizio per “Incontro con gli autori”, in presenza e on line, presentazione del libro “I segreti di Tutankhamon” di Valentina Santini in dialogo con la curatrice del museo Egizio Federica Facchetti

torino_egizio_conferenza-libro-i-segreti-di-tutankhamon_santini_locandinaGrazie al ritrovamento degli splendidi oggetti che erano parte del corredo funerario del giovane faraone, nel XX secolo esplose una vera e propria Tut-mania, che influenzò architettura, musica, letteratura e ogni altra forma d’arte. Tutankhamon iniziò a dettare moda più di qualsiasi altro stilista al mondo, divenne fonte di ispirazione più di qualsiasi altra musa, e affascinò l’immaginario collettivo più di qualsiasi altro personaggio. Ancora oggi, quando si pensa a un faraone, il rimando è quasi automatico: chi, se non Tutankhamon? Per “Incontro con gli autori” al museo Egizio di Torino, Valentina Santini, autrice del libro “I segreti di Tutankhamon”, in dialogo con la curatrice del museo Egizio Federica Facchetti, presenterà il volume edito da Longanesi giovedì 24 novembre 2022 alle 18 nella sala Conferenze del museo Egizio. L’evento è in lingua italiana. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. La conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo Egizio

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La copertina del libro “I segreti di Tutankhamon. Storia di un faraone tra mito e realtà” (Longanesi) di Valentina Santini

“I Segreti di Tutankhamon” (Longanesi). A cento anni dalla scoperta della tomba di Tutankhamon, un saggio che svela fatti e curiosità su uno dei ritrovamenti archeologici più sensazionali di tutti i tempi. Un viaggio avvincente attraverso il passato e le sabbie della Valle dei Re per conoscere più da vicino i segreti del faraone bambino. Il 4 novembre 1922 il piccone di un operaio colpì il primo gradino di una scala davanti alla tomba già nota di Ramses VI. L’egittologo inglese Howard Carter, ormai sfinito e prossimo a interrompere gli scavi, seguì quegli scalini uno dopo l’altro con il cuore che gli martellava nel petto finché non si trovò di fronte all’accesso di una porta in pietra. Quello che scoprì entrando da quel passaggio avrebbe cambiato le sorti dell’archeologia: la prima tomba di un faraone praticamente intatta. La casa che avrebbe dovuto ospitare la vita ultraterrena di Tutankhamon era stipata di migliaia di oggetti preziosi, statue divine e umane, letti, un trono, armi e gioielli e di alcuni dei reperti più incredibili, famosi e misteriosi di tutta la Storia come i feti mummificati delle figlie del faraone, la maschera in oro e lapislazzuli che copriva il suo volto e il pugnale forgiato con ferro e nichel di origine  meteoritica: tutti gli ingredienti del mito e della Tut-mania che a partire dagli anni Venti si sarebbe diffusa in tutto il mondo. A distanza di cento anni, il fascino che Tutankhamon esercita su di noi e sulla cultura pop è ancora profondo.

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L’egittologa Valentina Santini

Valentina Santini è dottoranda in Egittologia al dipartimento di Studi classici, Storia antica e Archeologia dell’università di Birmingham e, dopo aver lavorato al museo Egizio di Torino, è ora egittologa e addetta alla comunicazione al centro studi CAMNES (Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies) di Firenze. Le sue ricerche si concentrano sull’antico Egitto e in particolare sugli aspetti della vita spirituale del popolo del Nilo.

Torino. Al museo Egizio la mostra “Il vaso Bes” del ciclo “Nel laboratorio dello studioso” a cura di Federica Facchetti: con lei due visite guidate speciali

Il primo appuntamento con Federica Facchetti, curatore del museo Egizio di Torino, sarà il 5 luglio 2022, l’altro il 16 agosto 2022, sempre alle 16.30, per visitare insieme la mostra “Il vaso Bes” (fino al 21 agosto 2022), la nuova iniziativa promossa dal museo Egizio di Torino del ciclo “Nel laboratorio dello studioso”. Il vaso Bes è una giara sul cui collo è modellato il volto del dio con orecchie tonde, occhi a mandorla, naso largo, labbra sottili da cui spunta la lingua in una smorfia che incute spavento. Bes era un dio molto famoso e popolare in antichità. Era il protettore della nascita e dei bambini, un’entità benevola capace di allontanare, forse proprio a suon di linguacce, le forze maligne. Vista la natura benevola del dio, non è strano che venisse rappresentato su oggetti comuni e alla portata di tutti, come un vaso. Secondo recenti ipotesi questi vasi erano usati per contenere latte o acqua, due elementi essenziali alla vita, che potevano essere usati in rituali o consumati nella quotidianità.

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Un vaso Bes conservato al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

La mostra ospita anche altri reperti che raccontano della poliedrica divinità Bes, con tanti campi di competenza: protettore dell’infanzia, della famiglia, della fertilità ma anche guardiano del sonno e protettore del defunto, dio della musica e della danza come del soldato in guerra. Queste sono prerogative che rispondono alle necessità di tutte le persone. Non stupisce quindi di ritrovare questo dio dalla folta criniera rappresentato su uno degli oggetti più comuni: il vaso. Le caratteristiche del dio permettono inoltre di avanzare diverse ipotesi sul suo utilizzo come contenitore di liquidi, che messi al suo interno acquisivano un potere magico.

In questa intervista, Federica Facchetti, curatrice della nuova mostra “Il vaso Bes” del ciclo “Nel Laboratorio dello Studioso” ci racconta il suo percorso e le sue attività di ricerca.

Torino. Al museo Egizio l’archeologa Bettina Bader (Accademia austriaca delle Scienze) su “Objective identities. How Egyptian is Egyptian Material Culture? / Identità oggettive. Quanto è egiziana la cultura materiale egiziana?”. Conferenza in presenza e on line in collaborazione con Acme

torino_egizio_conferenza-Objective identities_bettina-bader_locandinaMartedì 7 giugno 2022 alle 18, in presenza e on line, nuovo appuntamento con le conferenze organizzate in con l’associazione ACME, Amici e Collaboratori del museo Egizio. Bettina Bader dell’Accademia austriaca delle Scienze interverrà su “Objective identities. How Egyptian is Egyptian Material Culture? / Identità oggettive. Quanto è egiziana la cultura materiale egiziana?” per sensibilizzare l’opinione pubblica su pregiudizi e idee preconcette in qualche modo nascoste sull’identità dei popoli antichi, basate sulla cultura materiale in varie forme. Spesso queste idee non possono essere realmente corroborate dalla conoscenza attuale degli oggetti e anche i riferimenti testuali, se esistono, non sono così immediati come vorremmo. In primo luogo, gli individui possono aver avuto più identità di quanto non appaia immediatamente e non tutte sono facilmente riconoscibili nella documentazione archeologica. Inoltre, la ricerca dimostra che alcune idee sull’antico Egitto e sui suoi abitanti sono radicate in paradigmi storico-culturali antiquati, che risalgono a narrazioni ideologiche. È giunto il momento di evidenziare questi problemi e di evitare narrazioni storiche semplicistiche a favore di ricostruzioni più complesse. Appuntamento in la sala Conferenze del museo Egizio di Torino, ingresso libero fino ad esaurimento posti. Per l’accesso è necessario indossare la mascherina FFP2. La conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo. Conferenza in lingua inglese. Introduce Federica Facchetti, curatrice del museo Egizio. La conferenza fornirà alcune basi teoriche del pensiero archeologico con una proposta di ricostruzione delle circostanze e delle realtà della vita antica, con un caso di studio ambientato nel tardo Medio Regno (1800-1700 a.C. circa).

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L’archeologa Bettina Bader (Accademia austriaca delle Scienze)

Bettina Bader è responsabile del gruppo di ricerca Archeologia in Egitto e Sudan, Dipartimento di Preistoria e Archeologia dell’Asia occidentale e dell’Africa nordorientale, Accademia Austriaca delle Scienze. Dopo aver terminato la laurea (1998) e il dottorato (2004) all’ Istituto di Egittologia, Università di Vienna, prosegue con diversi post-doc finanziati dal Fondo Scientifico Austriaco, la Banca Nazionale Austriaca e la Commissione Europea (2004-2009). Segue il Marie Curie Project, condotto al McDonald Institute for Archaeological Research, Università di Cambridge (UK). Nel 2010-2014 è la principale ricercatrice del progetto Foreigners in Ancient Egypt – The Archaeology of Culture Contact (FWF, V147-G21) e Assistente Professore all’ Istituto di Archeologia, Università di Vienna (anno Accademico 2012-2013). Dal 2015 è principale ricercatrice del START-project Beyond Politics: Material Culture of Second Intermediate Period Egypt and Nubia (FWF, Y754-G19) e responsabile del gruppo di ricerca Material culture in Egypt and Nubia. Dal 2021 è responsabile del gruppo di ricerca di Archeologia in Egitto e in Sudan, Dipartimento di Preistoria e Archeologia dell’Asia Occidentale e dell’Africa Nordorientale, Accademia Austriaca delle Scienze.

Torino. Conferenza egittologica in presenza e on line al museo Egizio con la curatrice Federica Facchetti su “I vasi in terracotta del Museo Egizio: contesti di provenienza, tipologie e studi”

“I vasi in terracotta del Museo Egizio: contesti di provenienza, tipologie e studi” è il titolo del nuovo incontro (in presenza e on line) al museo Egizio di Torino con le conferenze del ciclo “Museo e Ricerca”: appuntamento giovedì 10 marzo 2022, alle 18, nella sala conferenze insieme a Federica Facchetti, curatrice del museo Egizio. Introduce Federico Poole, curatore del museo Egizio. Ingresso libero fino a esaurimento posti. È gradita la prenotazione scrivendo una email a comunicazione@museoegizio.it (i posti saranno riservati fino alle 18). È necessario presentare in Super Green Pass e indossare una mascherina FFP2. La conferenza verrà anche trasmessa live streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo. Durante la conferenza si percorreranno i 4000 anni di storia dell’antico Egitto attraverso l’oggetto più comune e più utilizzato in tutto il mondo antico prodotto dall’uomo per rispondere a molteplici necessità. I vasi saranno presentati in base al sito di provenienza, con un particolare focus sulle tipologie più interessanti, sulle informazioni che possiamo trarne e i diversi studi in corso da parte di specialisti interni al museo e esterni. L’intervento metterà in luce la ricchezza della collezione di vasi torinese e la sua importanza nello studio della cultura materiale dell’antico Egitto.

Torino. Conferenza egittologica on line al museo Egizio con la curatrice Susanne Töpfer su “Passaporto per l’Aldilà al femminile: le donne e il Libro dei Morti”

Sebbene conosciamo più copie per uomini che per donne, il Libro dei Morti non era una composizione funeraria prodotta esclusivamente per l’élite egiziana maschile. Copie del Libro dei Morti scritte o adattate da donne sono note dalla fine del Secondo Periodo Intermedio al Periodo Romano. Giovedì 13 gennaio 2022 nell’incontro on line “Passaporto per l’Aldilà al femminile: le donne e il Libro dei Morti”, nuovo appuntamento con le conferenze del ciclo “Museo e Ricerca. Scavi, Archivi, Reperti”, Susanne Töpfer, curatrice del museo Egizio, ci guida nella scoperta dei Libri dei Morti “al femminile”: introduce Federica Facchetti, curatrice del museo Egizio. Appuntamento alle 18. La conferenza si tiene on line sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio di Torino.

Il papiro di epoca tolemaica della collezione Drovetti con il Libro dei Morti conservato al museo Egizio di Torino
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Susanne Töpfer, responsabile della collezione papirologica del museo Egizio di Torino

Ci sono circa 2300 manoscritti “Libro dei Morti” con proprietari conosciuti, di questi il 61,4% è per gli uomini, il 22,8% per le donne e il 15,8% per i proprietari di sesso non specificato. Naturalmente, questo è solo un piccolo campione del numero totale di manoscritti del Libro dei Morti che sono stati prodotti nel corso della storia egiziana, la grande maggioranza dei quali è andata perduta, e ci sono un certo numero di esemplari, specialmente in collezioni private, che non si conoscono, e molto altro verrà sicuramente alla luce in futuri scavi. Lo scopo di questo contributo è presentare una panoramica delle note proprietarie del Libro dei Morti, dei loro titoli e rapporti di parentela, e della qualità e del contenuto delle loro copie, dall’inizio alla fine della tradizione.

Torino. Al via le “Conferenze 2021-2022 del Museo Egizio”, due cicli di incontri con egittologi provenienti da tutto il mondo (nove appuntamenti) e con i curatori del Museo (undici appuntamenti). La maggior parte in presenza, sempre on line

La galleria con la Tomba di Kha al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Al via il 14 ottobre 2021 le “Conferenze 2021-2022 del Museo Egizio”, due cicli di incontri con egittologi provenienti da tutto il mondo e con i curatori del Museo. Alla base dell’iniziativa l’idea di mantenere vivo il dialogo con la comunità scientifica internazionale e divulgare le ricerche e gli studi, condotti in ambito accademico e dai curatori del museo Egizio, non solo sui reperti conservati a Torino, ma anche su scavi archeologici e archivi. Dopo i mesi difficili della pandemia, la maggior parte degli incontri saranno in presenza, ma con la possibilità di seguire gli interventi di eminenti studiosi italiani e stranieri anche in live streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo. L’ingresso è gratuito.

Locandina del ciclo di conferenze “Museo e ricerca: scavi, archivi, reperti”, undici incontri con protagonisti gli egittologi curatori del museo Egizio di Torino

Il 14 ottobre 2021, alle 18, si apre il ciclo “Museo e ricerca: scavi, archivi, reperti”, undici incontri con protagonisti gli egittologi curatori del museo Egizio. A fare gli onori di casa il direttore del museo, Christian Greco, che poi passerà la parola a Paolo Marini, curatore e coordinatore delle mostre itineranti ideate dall’Egizio. Marini approfondirà il tema “Botteghe regali e botteghe templari nell’Egitto di Età Ramesside”. Seguirà il 4 novembre 2021 “Fondamenti e limiti del potere del faraone”, appuntamento a cura di Federico Poole, che si occupa dell’editoria scientifica dell’istituzione torinese e dirige la Rivista del Museo Egizio.

Progetto “Transforming Egyptian Museum in Cairo”

Il 13 gennaio 2022 sarà la volta della curatrice responsabile della collezione di papiri del museo Egizio, Susanne Töpfer con “Un passaporto per l’aldilà al femminile: le donne e i libri dei morti”. In collegamento da Il Cairo Heba Ab del Gawad illustrerà il 27 gennaio 2022 un progetto congiunto tra il museo Egizio di Torino e quello de Il Cairo. L’incontro dal titolo “Transforming Egyptian Museum in Cairo” sarà in lingua inglese, così come quello tenuto da Johannes Auenmüller su “A Chapel and its visitors: Secondary Stelae and graffiti at Ellesija”, previsto il 17 febbraio. Il 10 marzo 2022 sarà il momento di approfondire “I vasi in terracotta del Museo Egizio: contesti di provenienza, tipologie e studi in corso” con l’egittologa Federica Facchetti.

La locandina della mostra “Archeologia invisibile” al museo Egizio di Torino

“Mariette e Aida: Viaggio negli archivi” è l’appuntamento del 28 aprile 2022 con Enrico Ferraris, curatore della mostra in corso “Archeologia invisibile”. Beppe Moiso, che si occupa di ricerche archivistiche legate alla formazione della collezione torinese, il 12 maggio terrà un incontro dedicato a “Gebelein: un’area archeologica vasta e complessa”. Il 19 maggio sarà la volta di Cédric Gobeil, egittologo specializzato in archeologia della vita quotidiana e cultura materiale del Nuovo Regno di stanza al Museo torinese, con una conferenza in inglese dal titolo “The third Cataract Project in Sudan. Archeological entanglement on the Nile Valley”. “Ernesto Schiaparelli a Tebe. Dai primi viaggi ai primi scavi archeologici” è invece il tema affrontato il 16 giugno dal Paolo Del Vesco, vice direttore della missione italo-olandese (Museo Egizio, Universiteit Leiden, Rijksmuseum van Oudheden) nella necropoli del Nuovo Regno a Saqqara. Chiude il ciclo il 30 giugno 2022 l’egittologo archivista Tommaso Montonati con un incontro dedicato a “Il sito archeologico di Qau El Kebir”.

Locandina del ciclo “Lectures 2021-2022”, organizzato dal museo Egizio di Torino in collaborazione con Acme: nove incontri con accademici internazionali

Nove incontri con accademici internazionali compongono invece il ciclo “Lectures 2021-2022”, organizzato dal Museo in collaborazione con Acme (Amici collaboratori del Museo Egizio di Torino). Si parte il 26 ottobre 2021, alle 18, con un collegamento in live streaming da Montreal con Jean Revez, docente del dipartimento di Storia dell’università del Quebec, dedicato a “The Anastylosis of An Ancient Monument: Evaluating the Modern Reconstruction of the Hypostyle Hall at Karnak”. Seguirà il 23 novembre un intervento del direttore del museo Egizio Christian Greco dal titolo “Egitto fra storia e memoria: Il ruolo dei musei”. Il 25 novembre sarà la volta de “Il suono della rugiada” a cura di Alberto Rizzuti, dell’università di Torino. Il 30 novembre è attesa a Torino, dall’ArScan Laboratory di Nanterre in Francia, Gersande Eschenbrenner-Diemer, protagonista dell’incontro “From the Basement to the archaeological fieldwork: rediscovering Deir El-Medina woodcraft from a comprehensive study”.

Esempi di mummie animali conservate al museo Egizio di Torino (foto Graziano Tavan)

Il 18 gennaio 2022 sarà la volta di Bettina Bader (Austrian Academy of Science) con un intervento su “Objective identities. How Egyptian is Egyptian material culture?”. Il 29 marzo si collegherà da Il Cairo Salima Ikram (American University) per un focus su “The Museo Egizio’s animal mummies”. “Western Thebes in the Early Islamic Period: Archaelogy and coptic texts” è il tema che verrà affrontato da Jennifer Cromwell della Manchester Metropolitan University, attesa a Torino il 5 aprile. In collegamento dalla Cina (United International College di Beijing e Normal University di Zhuhai) ci sarà il 24 maggio Julien Cooper con un intervento dal titolo “Between the Nile and the Sea: The History and Archaelogy of Eastern Sudan From the Neolithic to the Medieval Period”. Chiuderà il ciclo il 31 maggio 2022 Luigi Prada dell’università di Uppsala con “Il Guardiano dei coccodrilli: alla scoperta delle origini antico-egizie di una leggenda plurimillenaria”.

Il museo Egizio di Torino partecipa alla Giornata mondiale del Rifugiato 2020 presentando il progetto “TanteVocidalMuseo” con otto studenti dal mondo

Il museo Egizio di Torino da anni si impegna con altri partner nella creazione di progetti che possano aiutarlo a diventare sempre di più luogo di incontro e di dialogo tra culture diverse. In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2020, ha deciso di sostenere e partecipare alla campagna “WithRefugees” e “EveryoneCounts” raccontando online uno dei suoi progetti più belli. “TanteVocialMuseo”, dallo scorso anno, vede protagonisti i giovani del percorso multilingue di italiano per stranieri del CPIA1 organizzato con l’associazione Diskolé, per imparare a raccontare gli oggetti della collezione ai loro coetanei nella loro lingua e in italiano. Baye dal Senegal, Abire dal Marocco, Nicole dal Perù, Fatima dalla Siria, Brown dalla Nigeria, Elena dalla Moldavia, Ibrahim dalla Siria, Alexandra dal Perù sono i ragazzi protagonisti del video. Gli entusiasti studenti, seguiti e coordinati dalla maestra Valentina Sacchetto, da educatori e volontari dell’Associazione, e accompagnati dalle nostre curatrici Alessia Fassone e Federica Facchetti, raccontano perché questo progetto è davvero speciale e ricordano a tutti che il museo può avere un ruolo attivo nella costruzione di una società dove “tutti contano” (EveryoneCounts).

Il profumo dei reperti racconta la storia dell’Antico Egitto. All’Egizio di Torino un’indagine mai svolta prima in un museo: si annusa il profumo dei reperti della Tomba di Kha e Merit per avere informazioni inedite. I risultati tra qualche settimana

Alcuni reperti del corredo della Tomba di Kha e Merit al museo Egizio di Torino impacchettati e pronti per essere annusati (foto Federico Taverni / museo Egizio)

Il logo del museo Egizio di Torino

La storia dell’Antico Egitto raccontata attraverso il profumo dei reperti. È l’ultima frontiera delle tecnologie applicate all’archeologia: in questo caso è la chimica che si è messa al servizio dei beni culturali per un’indagine mai svolta in un museo: il corredo funebre della Tomba di Kha e Merit al museo Egizio di Torino “annusati” dai ricercatori dell’università di Pisa. Quando Ernesto Schiaparelli scoprì nel 1906 la tomba di intatta di Kha e Merit, nel villaggio di Deir el-Medina, sapeva bene di aver trovato un tesoro inestimabile. A distanza di 3500 anni circa, questa tomba, che rappresenta uno dei principali tesori della collezione egittologica torinese, continua a svelare le sue meraviglie. In questi giorni, una ventina di contenitori provenienti dalla tomba sono stati protagonisti di un’indagine innovativa, mai eseguita prima d’ora in un museo: la ricerca del loro “profumo”. Nel quadro di un progetto europeo di ricerca, un team di chimici dell’università di Pisa, in collaborazione con gli archeologi e i curatori del museo Egizio, ha analizzato in modo del tutto non invasivo, senza prelevare alcun campione, il contenuto di più di venti vasi. Ad essere “annusati” grazie a questa tecnologia sono i composti volatili rilasciati nell’aria in concentrazioni estremamente basse (ultratracce) dai residui organici presenti nei contenitori al fine di identificarne la natura. L’indagine ha coinvolto il dottor Jacopo La Nasa e le professoresse Francesca Modugno, Erika Ribechini, Ilaria Degano e Maria Perla Colombini dell’università di Pisa, il dottor Andrea Carretta della SRA Instruments e Federica Facchetti, Enrico Ferraris e Valentina Turina del museo Egizio. L’iniziativa rientra nel progetto MOMUS – Spettrometria di Massa SIFT portatile e identificazione di Materiali Organici in ambiente museale, realizzato con il sostegno della Regione Toscana e di SRA Instruments, cha inoltre ha messo a disposizione lo spettrometro di massa e la sua esperienza.

Lo spettrometro di massa SIFT-MS (Selected Ion Flow Tube-Mass Spectrometry) annusa il contenuto di una ciotola del corredo della Tomba di Kha e Merit al museo Egizio di Torino (foto Federico Taverni / museo Egizio)

Delle provviste alimentari contenute in un piatto, per esempio, furono identificate come “verdura finemente triturata e impastata con un condimento” da Ernesto Schiaparelli, che scoprì la tomba intatta di Kha e Merit a Deir el-Medina. Ma finora nessuna analisi ha potuto confermare né smentire tale ipotesi, e una risposta potrebbe ora arrivare dalla spettrometria. L’esame è stato eseguito con uno spettrometro di massa SIFT-MS (Selected Ion Flow Tube-Mass Spectrometry) trasportabile, un macchinario che solitamente viene impiegato in ambito medico per quantificare i metaboliti del respiro e che solo recentemente ha dimostrato la sua utilità anche nel campo dei beni culturali per eseguire indagini preservando l’integrità dei reperti.

Esperti al lavoro con lo spettrometro di massa SIFT-MS (Selected Ion Flow Tube-Mass Spectrometry) al museo Egizio di Torino (foto Federico Taverni / museo Egizio)

Christian Greco, direttore dell’Egizio di Torino

“Per svolgere l’esame sono stati necessari alcuni giorni; infatti nella prima fase abbiamo chiuso ampolle, vasi e anfore in sacchetti a tenuta stagna in modo da concentrare il più possibile le molecole nell’aria”, spiega Francesca Modugno dell’università di Pisa, “i dati saranno registrati nell’arco di due giorni, ma risultati delle analisi saranno disponibili tra alcune settimane, considerata la difficoltà della loro interpretazione. Quello che ci aspettiamo di rilevare sono frazioni volatili di oli, resine o cere naturali”. E il direttore del museo Egizio, Christian Greco: “Siamo orgogliosi di collaborare con i partner di questo progetto e di sperimentare nelle nostre sale l’utilizzo di una tecnica così sofisticata. La ricerca è il cuore delle nostre attività e sentiamo fortemente il dovere di sostenerla, pur garantendo l’integrità della straordinaria collezione che abbiamo l’onore di custodire”.