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Napoli. Al museo Archeologico nazionale per “Lo scaffale del Mann” presentazione del libro “Pompei nell’obiettivo di Giorgio Sommer. Un album fotografico inedito” (Bibliopolis) di Ernesto De Carolis

napoli_scaffale-del-mann_libro-pompei-nell-obiettivo-di-giorgio-sommer_de-carolis_locandinaNuovo appuntamento al museo Archeologico nazionale di Napoli della rassegna “Lo scaffale del Mann”: mercoledì 5 aprile 2023, alle 16.30, in sala conferenze (Braccio Nuovo, Secondo piano), presentazione del libro “Pompei nell’obiettivo di Giorgio Sommer. Un album fotografico inedito” di Ernesto De Carolis (Bibliopolis Edizioni). Dopo i saluti del direttore del Mann, Paolo Giulierini, con l’autore intervengono Andrea Milanese, responsabile Uffici Museologia e documentazione storica e Biblioteca del Mann. Introduce Nella Castiglione Morelli, Bibliopolis Edizioni.

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Copertina del libro “Pompei nell’obiettivo di Giorgio Sommer. Un album fotografico inedito” di Ernesto De Carolis

Pompei nell’obiettivo di Giorgio Sommer. Un album fotografico inedito. Sommer è considerato tra i protagonisti della storia della fotografia in Italia e il suo atelier ha ricoperto un ruolo primario fra quelli, numerosi, presenti a Napoli nella seconda metà dell’Ottocento. Si presentano qui le fotografie che realizzò a Pompei fin dal 1860, sia a scopo documentario, spesso su incarico dell’Amministrazione degli Scavi, sia per soddisfare le richieste del mercato turistico, in particolare tedesco, da sempre fortemente affascinato dalle antichità greco-romane.

Bellezza e ornamento, cosmesi e alimentazione: la rosa, il fiore più celebrato al mondo, protagonista del libro “La rosa antica di Pompei” con lo studio degli affreschi delle domus e dei risultati degli scavi archeologici. Forse originaria dell’Antica Persia. Il libro viene presentato a villa Silvana di Boscoreale

Le rose di Pompei in un affresco dalla domus del Bracciale d'Oro a Pompei

Le rose di Pompei in un affresco dalla domus del Bracciale d’Oro a Pompei

Simbolo di bellezza e di seduzione, pianta ornamentale, preziosa per i profumi e per l’alimentazione: la rosa, il fiore più celebrato al mondo, era protagonista nelle decorazioni delle domus dell’antica Pompei, nelle coltivazioni e nella cosmesi dei suoi abitanti. Questo straordinario connubio tra un fiore unico e un luogo unico e senza tempo come gli scavi di Pompei ha condotto a uno studio di ricerca scientifico sulla presenza e sull’utilizzo di questo pregiato fiore nell’antica città di Pompei e nell’area vesuviana a cura del Laboratorio di Ricerche Applicate della soprintendenza di Pompei con la collaborazione del dipartimento di Agraria dell’università Federico II. Il risultato di questo approfondimento ha dato vita alla pubblicazione del volume “La Rosa Antica di Pompei” edito da L’Erma di Bretschneider, che sarà presentato domenica 15 maggio 2016 alle 10,30 nell’incantevole scenario del giardino a roseto di Villa Silvana, seicentesca dimora nobiliare a Boscoreale (solo su invito). Per l’occasione si esibirà in un suggestivo intermezzo, il maestro Peppe Barra, che ha dedicato al tema della rosa pompeiana un momento unico di canto, musica e poesia, Recitar Cantando: “Sognando La Rosa”. Alla presentazione interverranno Massimo Osanna, soprintendente di Pompei, Matteo Lorito direttore del dipartimento di Agraria dell’università Federico II e gli autori del libro, Ernesto De Carolis, direttore del laboratorio di Ricerche applicate della soprintendenza di Pompei, Gaetano Di Pasquale, ricercatore di Botanica archeologica del dipartimento di Agraria dell’università Federico II e Alessia D’Auria, Adele Lagi, responsabile Unesco della soprintendenza Pompei e Carlo Avvisati, giornalista e cultore di storia e costume dei territori vesuviani. Ospite della giornata il professore Mario Torelli. Nel pomeriggio, alle 17, la Villa sarà aperta al pubblico e i maggiori vivaisti nazionali esporranno le loro rose più belle negli stand che saranno allestiti nei giardini della villa nobiliare.

La copertina del libro "La rosa antica di Pompei" edita da L'Erma di Bretschneider

La copertina del libro “La rosa antica di Pompei” edita da L’Erma di Bretschneider

Il volume “La Rosa Antica di Pompei” (L’Erma di Bretschneider) è un piacevole excursus della storia della rosa, della sua origine e presenza a Pompei nelle sue più svariate forme: forse potrebbe essere arrivata dall’antica Persia. Dalle raffigurazioni nella pittura pompeiana, laddove le pareti dipinte con piante e fiori arricchivano e abbellivano ancor più gli ambienti e ne dilatavano illusionisticamente gli spazi, ai suoi aspetti mitici; come simbolo di seduzione e di grazia, per la sua bellezza e il suo aroma, la rosa era in particolare associata alla dea Afrodite. Il suo uso come pianta ornamentale o nell’alimentazione, per la salute e il benessere, o ancora in cosmesi, come testimonia il ritrovamento di numerose ampolline contenenti profumi (Lekythoi) e le svariate botteghe e laboratori di produzione di profumi di Pompei. Ma anche un racconto sulla storia, la coltivazione e le specie diffuse in tutto il Mediterraneo, fino alle ipotesi sull’identità della rosa Pompeiana; per concludere con le tradizioni, i segreti e le magie sotto il Vesuvio, i versi e le canzoni dedicate al bel fiore.

La rosa Gallica Versicolor era già presente nella Pompei di duemila anni fa

La rosa Gallica Versicolor era già presente nella Pompei di duemila anni fa

Annamaria Ciarallo, appassionata biologa di Pompei, da anni si interessa delle essenze presenti nella città romana duemila anni fa. Proprio studiando pollini e legni, e le tracce lasciate dalle radici nel suolo, attraverso le rappresentazioni dei motivi vegetali negli affreschi della Casa del Bracciale d’Oro, scoperta a metà degli anni ’70 del secolo scorso, la biologa ha scoperto che a Pompei era già rappresentata e quindi esistente, sia la Rosa Gallica che la Rosa Gallica Versicolor. Le indagini palinologiche rivelarono che nella cosiddetta Casa del Profumiere, meglio nota come Giardini d’Ercole, erano coltivate rose. Queste insieme a gigli e viole, costituivano le essenze per la preparazione dei profumi, la cui base oleosa era fornita dagli ulivi coltivati nello stesso giardino. Un olio profumato, l’oleum rosarum, veniva tratto da rose macerate prima in olio, poi in vino e successivamente spremute.

“Il Nilo a Pompei”: affresco dalla Casa del Bracciale d'’Oro, esposto nella mostra al museo Egizio di Torino

“Affresco dalla Casa del Bracciale d’’Oro

La Rosa rossa a fiore doppio, secondo gli autori del libro “La rosa antica di Pompei”, è certamente quella più presente nell’antica Pompei, sia nelle rappresentazioni che nei richiami degli autori classici; essa è stata variamente identificata, in passato, come una pianta imparentata con la Rosa gallica. E avanzano un’ipotesi suggestiva: possibile escludere che in una Rosa rossa, rifiorente e profumata vi sia un contributo di qualche rosa orientale? “In epoca romana”, spiegano, “in Italia si coltivava diffusamente il pesco (Prunus persica), una specie di origine cinese che i romani conobbero quando arrivarono in Persia dove era stato da tempo introdotto; la Rosa Antica di Pompei non potrebbe aver percorso la stessa strada?”. Al momento si tratta di ipotesi che necessitano di studi più approfonditi, ma la risoluzione del mistero è certamente possibile.

“Rapiti alla morte”: una piramide nell’anfiteatro per i calchi di Pompei parte della grande mostra “Pompei e l’Europa” all’Archeologico di Napoli che racconta la suggestione evocata dal sito di Pompei sugli artisti e nell’immaginario europeo

La piramide realizzata nell'anfiteatro di Pompei per la mostra "Rapiti alla morte" sezione di "Pompei e l'Europa"

La piramide realizzata nell’anfiteatro di Pompei per la mostra “Rapiti alla morte” sezione di “Pompei e l’Europa”

Il manifesto della mostra "Pompei e l'Europa"

Il manifesto della mostra “Pompei e l’Europa”

“Scusate, ma siamo proprio a Pompei?”. La reazione potrebbe non essere peregrina per chi arriva nel grande anfiteatro della città romana alle falde del Vesuvio. Da qualche giorno al centro dell’arena sorge una grande piramide. Sì, avete capito bene: una grande piramide, innalzata per ospitare al suo interno 20 calchi di pompeiani colti nel momento della morte per la famosa eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., calchi che sono parte integrante della mostra “Pompei e l’Europa 1748-1943”, un grande progetto espositivo per raccontare la suggestione evocata dal sito archeologico di Pompei sugli artisti e nell’immaginario europeo, dall’inizio degli scavi nel 1748 al drammatico bombardamento del 1943. La mostra, curata da Massimo Osanna, Maria Teresa Caracciolo e Luigi Gallo, e inaugurata dal ministro Dario Franceschini, rimarrà aperta fino al 2 novembre nelle due sedi espositive in cui è articolata: al museo Archeologico nazionale di Napoli e nell’anfiteatro di Pompei.

La Sala della Merdiana del Museo Archeologico di Napoli, dove è allestita la mostra "Pompei e L'Europa 1748-1943" (foto Anna Monaco)

La Sala della Merdiana del Museo Archeologico di Napoli, dove è allestita la mostra “Pompei e L’Europa 1748-1943” (foto Anna Monaco)

Il soprintendente Massimo Osanna

Il soprintendente Massimo Osanna

Nel salone della Meridiana del museo Archeologico di Napoli sono esposte 200 opere d’arte, provenienti da musei italiani e stranieri: reperti antichi e capolavori moderni. Nell’anfiteatro di Pompei, sotto una piramide appositamente realizzata, è stata allestita la sezione “Rapiti alla morte” con l’esposizione di 20 calchi, a partire da quelli realizzati da Giuseppe Fiorelli, che si trovano nel sito degli scavi, sottoposti per l’occasione a restauro. E c’è anche una selezione di foto che parlano del sito archeologico dell’area vesuviana. È la mostra “La fotografia” curata da Massimo Osanna, Ernesto de Carolis e Grete Stefani: una serie di scatti, molti inediti, che testimoniano il progresso degli scavi tra l’Ottocento ed il Novecento. La rassegna è stata promossa dalla soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano e Stabia e dalla direzione generale del Grande Progetto Pompei, con il museo archeologico di Napoli ed è stata organizzata da Electa con il patrocinio di Expo Milano 2015. L’allestimento è stato affidato all’architetto Francesco Venezia. “È stato fatto un altro passo per la rinascita di Pompei”, ha detto nel corso della cerimonia inaugurale il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, che ha evidenziato il lavoro svolto dalla soprintendenza guidata da Massimo Osanna e dal direttore generale del Grande Progetto Pompei, il generale Giovanni Nistri. “In mezzo a tanto scetticismo, diffidenza e direi ostilità è stato fatto un lavoro operoso, con spirito di squadra e collaborazione”. E il generale Nistri ha approfittato dell’evento per fare il punto sul Grande Progetto Pompei: “Ad oggi sono state bandite gare per 118 milioni. È stata intanto completata la fase progettuale: si è giunti al 90 per cento della fase di gara e resta la fase di esecuzione per la quale siamo arrivati al 50 per cento circa”.

La domus della Fontana Piccola riaperta a Pompei dopo i restauri

La domus della Fontana Piccola riaperta a Pompei dopo i restauri

Gli affreschi recuperati nel restauro della domus della Fontana Piccola a Pompei

Gli affreschi recuperati nel restauro della domus della Fontana Piccola a Pompei

Proprio in occasione dell’inaugurazione della mostra “Pompei e l’Europa” è stata aperta al pubblico la domus restaurata della Fontana Piccola. La Casa della Fontana Piccola è stata interessata da un intervento globale che ha riguardato lavori di consolidamento strutturale e architettonico e da un mirato intervento di restauro degli splendidi apparati decorativi finanziato dalla Fondazione Città Italia. I lavori di restauro architettonico previsti nell’ambito del Grande Progetto Pompei si sono conclusi con 45 giorni di anticipo rispetto a quelli stabiliti dal capitolato, e lo stesso collaudo, previsto per legge al termine dei lavori, si è esplicato in tempi estremamente ridotti. L’orario di visita alla Casa della Fontana Piccola e delle altre domus (Terme Suburbane, Casa del Poeta Tragico, Casa del Principe di Napoli, Termopolio di Vetuzio Placido, Casa di Marco Lucrezio Stabia, Casa di Marco Lucrezio Frontone, Casa dell’Ara Massima e Casa della Caccia Antica) è dalle 9.30 alle 17.20. Restano invariati gli orari di visita agli altri edifici dell’area archeologica. Dal 15 giugno, però, a seguito dell’avvio di numerosi cantieri del Grande Progetto Pompei e delle conseguenti necessità organizzative e di ottimizzazione dei lavori, l’orario di apertura al sito sarà posticipato alle 9.30.

"Le due donne che corrono sulla spiaggia" di Pablo Picasso

“Le due donne che corrono sulla spiaggia” di Pablo Picasso ispirato dagli scavi di Pompei

"Fanciulla pensierosa sugli scavi di Pompei" di Palizzi

“Fanciulla pensierosa sugli scavi di Pompei” di Filippo Palizzi

Per gli organizzatori la mostra “Pompei e l’Europa” è “un vero e proprio viaggio, grandioso e complesso, in cui l’antico dialoga con il moderno, la natura, l’archeologia” con l’obiettivo di testimoniare come “Pompei con le rovine sepolte e la sua classicità abbia affascinato per duecento anni gli artisti di tutta Europa”. A scandire la prima delle due tappe del percorso espositivo, suddiviso in quattro sezioni cronologiche, più di 250 opere tra reperti antichi e capolavori moderni (dipinti, disegni, raccolte di stampe, progetti architettonici, fotograi e, sculture, oggetti, libri, ecc.), provenienti dai più grandi musei italiani e stranieri e riunite per l’occasione nel salone della Meridiana del museo Archeologico di Napoli. Il continuo confronto che ne scaturisce documenta come Pompei, con le sue rovine sepolte e la sua classicità, abbia affascinato per quasi duecento anni gli artisti di tutta Europa – da Ingres a Picasso, da Normand a Le Corbusier, da Moreau a Klee -, influenzato il gusto di intere corti e residenze, nella letteratura come nel teatro, nella musica come nell’estetica, svolgendo un ruolo fondamentale anche per gli sviluppi dell’archeologia moderna: 17 i prestiti dei musei francesi (compresi il Louvre, il Musée D’Orsay e il Musée Picasso, nonostante la recente riapertura a ottobre 2014 dopo cinque anni di chiusura), cinque dai britannici (compresi il British Museum e il Victoria and Albert) e altri da Germania, Svizzera, Austria, Danimarca e Svezia.  “Questa è la prima grande e organica mostra su Pompei da dieci anni a questa parte”, sottolinea con orgoglio Massimo Osanna. “E non si tratterà del prevedibile appuntamento sulla vita quotidiana, ma di una riflessione approfondita su come e quanto il mondo emerso dagli scavi abbia influenzato tutta la cultura europea, anche nella nostra contemporaneità. Due esempi tra i tanti: Le Corbusier che visita Pompei e poi prende spunto dalle case di quella città per il “suo” modello di abitazioni. O Picasso che scopre Pompei e ne resta rapito, come dimostra Due donne che corrono sulla spiaggia del 1922, prestato dal Musée Picasso”.

I calchi restaurati per la mostra "Rapiti alla morte" nell'allestimento dell'architetto Francesco Venezia

I calchi restaurati per la mostra “Rapiti alla morte” nell’allestimento dell’architetto Francesco Venezia

I calchi realizzati a partire da quelli di Giuseppe Fiorelli, vengono presentati per la prima volta al pubblico dopo il recente restauro della soprintendenza

I calchi realizzati a partire da quelli di Giuseppe Fiorelli, vengono presentati per la prima volta al pubblico dopo il recente restauro della soprintendenza

Una riscoperta davvero eccezionale e rivoluzionaria dunque quella di Pompei la cui quotidianità, sconvolta dalla terribile eruzione del 79 d.C, viene rievocata e riportata alla luce direttamente nello spazio dell’anfiteatro, dove si snoda il secondo itinerario della mostra. Qui, per la sezione “Rapiti alla morte” a cura di Massimo osanna e Adele lagi, i calchi realizzati a partire da quelli di Giuseppe Fiorelli, rilevando le impronte lasciate dai corpi degli sfortunati abitanti della città nel materiale vulcanico, vengono presentati per la prima volta al pubblico dopo il recente restauro della soprintendenza, a cura di Massimo Osanna e Adele lagi. Ad accoglierli un progetto di Francesco Venezia di grande impatto e forza evocativa pensato per ospitare, a completamento del percorso espositivo, anche la mostra “La fotografia” curata da Massimo Osanna, Ernesto De carolis e Grete Stefani. Una selezione di scatti e immagini, tra cui molte inedite, testimonia -come detto – il progresso degli scavi tra Ottocento e Novecento offrendo ai visitatori un contributo visivo e documentario di straordinario valore che concorre a ricostruire, con il resto dell’esposizione, la fortuna e l’irraggiamento culturale del celebre sito archeologico.

Appuntamento agli scavi di Pompei per la vendemmia 2014: dalle uve raccolte il vino “Villa dei Misteri”, un “pompeiano IGT rosso”

Appuntamento il 22 ottobre agli scavi di Pompei per la 15.ma vendemmia aperta al pubblico

Appuntamento il 22 ottobre agli scavi di Pompei per la 15.ma vendemmia aperta al pubblico

Dove si va domani? A vendemmiare a Pompei. Sì, avete capito bene. Domani, 22 ottobre, torna per la quindicesima volta – è quindi ormai una tradizione – la vendemmia agli scavi di Pompei. La raccolta delle uve nei vigneti dell’area orientale della città antica potrà essere seguita infatti anche dal pubblico che visita l’area archeologica. L’evento che si rinnova per il quindicesimo anno, sarà occasione per presentare le recenti attività del Laboratorio di Ricerche Applicate della soprintendenza e soprattutto le ultime novità a supporto dei vari studi di approfondimento. Tra queste le recenti convenzioni con l’Ordine Nazionale dei Biologi per l’analisi dei rischi e dei danni correlate alla presenza di microrganismi sui reperti, nonché la convenzione con l’Istituto Superiore di agraria “Vesevus Cesaro” per l’implementazione delle attività svolte nell’Orto Botanico e nell’Orto didattico. L’appuntamento per i giornalisti è alle 11 al vigneto della Casa della Nave Europa. Mentre I visitatori potranno assistere al taglio delle uve presso i vigneti del Foro Boario che resterà aperto al pubblico a partire dalle 13.

I vigneti di uve Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso coltivati al Foro Boario di Pompei dal 1996

I vigneti di uve Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso coltivati al Foro Boario di Pompei dal 1996

Il cartello del vigneto della Casa della Nave Europa a Pompei

Il cartello del vigneto della Casa della Nave Europa a Pompei

Nell’incontro con i giornalisti saranno presenti il soprintendente Massimo Osanna, il dott. Ernesto De Carolis responsabile del Laboratorio di Ricerche applicate della soprintendenza e il prof. Piero Mastroberardino. Interverranno, inoltre, il prof. Gaetano Panariello, preside dell’Istituto “Vesevus Cesaro” e il prof. Aldo Mauri, tutor agronomo del progetto, il prof. Stefano Mazzoleni, direttore del museo di Storia Agraria di Portici, con il quale è da diversi anni attiva una proficua collaborazione di studi e il prof. Giovanni Rivelli, dell’Ordine nazionale dei Biologi. Al termine della vendemmia, i giornalisti interessati, potranno visitare il Laboratorio di Ricerche aApplicate dove sarà possibile osservare alcuni dei reperti botanici più interessanti conservati nella camera climatizzata, di cui la soprintendenza di Pompei, tra le poche in Italia, dispone.

Nelle precedenti vendemmie di Pompei sono stati raccolti mediamente 30 quintali di uva ciascuna

Nelle precedenti vendemmie di Pompei sono stati raccolti mediamente 30 quintali di uva ciascuna

Per il quindicesimo anno saranno dunque vendemmiate le uve dei vigneti coltivati, su circa un ettaro complessivo, all’interno dell’area archeologica. Le scorse annate hanno prodotto in media 30 quintali d’uva ciascuna. Le uve saranno poi lavorate per produrre il vino “Villa dei Misteri”. Nei primi anni il vino prodotto venne venduto all’asta, poi venne inviato alle ambasciate italiane per essere “ambasciatore” degli Scavi all’estero, attualmente viene commercializzato dalla casa vinicola Mastroberardino.

Scene con amorini impegnati nella mescita del vino in un affresco di Pompei

Scene con amorini impegnati nella mescita del vino in un affresco di Pompei

I vitigni di Pompei producono un Pompeiano IGT rosso

I vitigni di Pompei producono un Pompeiano IGT rosso

Nel 1996 la soprintendenza Archeologica di Pompei affidò proprio alla Mastroberardino il ripristino della viticoltura nell’antica città di Pompei, senza oneri per la soprintendenza. Un esperimento di archeologia applicata, per verificare sul campo quanto noto sulla pratica vitivinicola degli antichi romani che proprio nell’attuale Campania aveva la sua area di eccellenza. Nel 2001 si è avuto il primo raccolto significativo, la prima vinificazione e l’affinamento in legno del primo vino dell’antica Pompei, prodotto in appena 1721 bottiglie. Secondo la classificazione ufficiale il “Villa dei Misteri” è un “Pompeiano IGT rosso”, da uvaggio Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso.