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Comacchio. A Palazzo Bellini apre la mostra “Spina 100. Dal mito alla scoperta” per le celebrazioni nazionali del centenario della scoperta della città etrusca di Spina (1922-2022)

È uno degli anniversari di grandi scoperte che l’archeologia riserva per il 2022: la scoperta della città etrusca di Spina (1922-2022). E proprio nell’ambito delle celebrazioni nazionali del centenario della scoperta apre la mostra “Spina 100. Dal mito alla scoperta”, a Palazzo Bellini a Comacchio (Fe). La cerimonia di inaugurazione mercoledì 1° giugno 2022, alle 12, nella sala polivalente San Pietro. Dopo i saluti di Pierluigi Negri, sindaco di Comacchio, e di Paolo Calvano, per la presidenza della Regione Emilia-Romagna, intervengono Massimo Osanna, direttore generale Musei, ministero della Cultura; Mauro Felicori, assessore alla Cultura e al Paesaggio della Regione Emilia-Romagna; Giorgio Cozzolino, direttore regionale Musei Emilia-Romagna; Monica Miari, soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara; Christoph Reusser, università di Zurigo, dipartimento di Archeologia, presidente del Comitato Scientifico della mostra; Emanuele Mari, assessore alla Cultura, Comune di Comacchio.

Le Valli di Comacchio che conservano le tracce dell’antica città etrusca di Spina (foto http://www.rivadelpo.it)

Fondata dagli Etruschi sulla sponda destra dell’Eridano, l’antico corso del Po, attorno alla metà del VI secolo a.C., Spina divenne il porto privilegiato di Atene nel nord Adriatico, assumendo il controllo dei traffici verso l’intera valle Pianura Padana. Sul finire del IV secolo a.C. la città iniziò il suo declino e l’insediamento etrusco cadde nell’oblio della storia. I continui mutamenti del territorio trasformarono il paesaggio deltizio e dell’antica città si persero le tracce. Con l’inizio delle bonifiche del territorio vallivo comacchiese, nel 1922, in Valle Trebba, si scoprì la prima tomba della necropoli. Prese così avvio l’epopea archeologica che portò alla scoperta di oltre quattromila tombe e che culminò con il ritrovamento dell’abitato di Spina nel 1956, ad oggi ancora indagato. Il percorso espositivo è articolato secondo una sequenza di ambienti che accompagna il visitatore alla scoperta dell’antica città etrusca e del suo tesoro.

Soprintendenza di Bologna per GEP 2021: a San Pietro in Casale (Bo) inaugurazione della sezione archeologica del Museo Casa Frabboni dopo gli interventi di riqualificazione”. A Comacchio (Fe) presentazione del libro “Un Emporio e la sua Cattedrale. Gli scavi in piazza XX Settembre e Villaggio San Francesco a Comacchio” e visite guidate agli scavi in corso al sito archeologico di S. Maria in Padovetere 

“Ritorno al Museo Casa Frabbroni – Riapertura dopo gli interventi di riqualificazione”: sabato 25 settembre 2021, alle 15, a San Pietro in Casale (BO), in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, inaugurazione della sezione archeologica del Museo Casa Frabboni che accoglie reperti provenienti dalla pianura settentrionale di Bologna e in particolare dal vicus romano di Maccaretolo. La riqualificazione del museo e l’allestimento permanente della sezione dedicata all’archeologia sono il frutto di una proficua collaborazione tra il Comune di San Pietro in Casale, l’Unione Reno Galliera e la soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara e sono stati realizzati grazie al sostegno finanziario di ministero della Cultura e con il contributo della Regione Emilia-Romagna nell’ambito del piano museale 2020 L.R. 18/2000.

Il programma. Alle 15, saluti istituzionali e inaugurazione della sezione archeologica “Pianura romana. Villa Vicus Via” e del nuovo percorso espositivo allestito con la mostra fotografica “Giulietta ritrovata”, nel centenario della nascita di Giulietta Masina. Alle 16, visite guidate contingentate  a cura del Gruppo Archeologico Il Saltopiano. Prenotazione obbligatoria, per info: musei@renogalliera.it, tel 051 890482. Alle 21, “Risponde Giulietta”, omaggio a Giulietta Masina nel parco del  Museo. Reading con Donatella Allegro, informazioni biglietteria.teatri@renogalliera.it 333 8839450. Per informazioni più dettagliate: www.renogalliera.com. Obbligo di Green Pass.

Sabato 25 Settembre 2021, alle 16, a ​Comacchio, nella sala polivalente San Pietro, in via Agatopisto 5, presentazione del libro “Un Emporio e la sua Cattedrale”, che racconta i risultati delle ricerche archeologiche condotte dall’università Ca’ Foscari di Venezia, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Comacchio e la soprintendenza di Bologna tra il 2006 e il 2008 in piazza XX Settembre e in loc. Villaggio San Francesco. Gli scavi in piazza XX Settembre e Villaggio San Francesco a Comacchio” a cura di Sauro Gelichi, Claudio Negrelli, Elena Grandi. Interverranno: Pierluigi Negri (sindaco di Comacchio), Sara Campagnari (soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara), Maria Del Valle Ojeda Calvo (prorettrice alla Ricerca università Ca’ Foscari Venezia), Luigi Malnati (già soprintendente e direttore generale alle Antichità MIBACT), Sauro Gelichi (professore ordinario; dipartimento di Studi Umanistici – Università Ca’ Foscari Venezia). Conclusioni: Emanuele Mari (assessore alla Cultura del Comune di Comacchio). Coordina: Caterina Cornelio (direttrice museo Delta Antico). L’accesso alla sala sarà soggetto al controllo del Green Pass.

cavi archeologici in piazza XX Settembre a Comacchio (foto unive)

Queste ricerche hanno rivelato un volto del tutto nuovo del passato di Comacchio. Tradizionalmente legata al periodo d’oro della fase etrusca, l’archeologia di Comacchio aveva lasciato in ombra un momento fondamentale per la storia di questo territorio, quando un insediamento, sorto sostanzialmente dal nulla, era diventato l’emporio più importante del nord Italia e tra i più vivaci e floridi dell’Adriatico. Diversi secoli dopo il collasso di Spina, la storia si riproponeva in queste terre con le medesime caratteristiche e dinamiche: come in epoca etrusca, nei secoli VIII e IX dopo Cristo i marinai comacchiesi tornavano ad essere gli indiscussi protagonisti del commercio del sale, del vino, dell’olio, del garum, delle spezie tra il Mediterraneo e l’entroterra padano. Gli scavi archeologici ci hanno rivelato questo e molto di più, facendoci toccare con mano le merci che venivano dall’Oriente, i preziosi cammei di vetro di una bottega artigiana (il primo caso noto in Italia) qui attiva nel VII secolo, le infrastrutture (magazzini, pontili) di uno spazio portuale (segno tangibile della precoce vocazione mercantile dei Comacchiesi), le sepolture della comunità. Uno spaccato di storia che rivive nella pagine di questo libro, ma anche nelle sale del Museo Delta Antico che espone i materiali di quello scavo.

Area archeologica di Pieve di Santa Maria in Padovetere (foto sabap-bo)

In occasione delle “Giornate Europee del Patrimonio 2021” il Comune di Comacchio, grazie al Progetto VALUE interreg Italia-Croazia, per venerdì 24 e sabato 25 settembre 2021, alle 9, 10, 11, 12, ha previsto visite guidate agli scavi diretti da Sauro Gelichi in corso al sito archeologico di S. Maria in Padovetere (Strada Fiume, Valle Pega) a cura degli archeologi dell’università Ca’ Foscari di Venezia saranno indagati parte dei resti dell’edificio e la zona immediatamente circostante, ricchissima di evidenze databili tra la Tarda Antichità e l’Alto Medioevo. Gli scavi intendono fare luce su una piccola comunità del primo entroterra comacchiese studiandone la vita – dunque l’abitare, le abitudini culturali, il commercio e il rapporto con il territorio – e la morte, attraverso lo studio della ritualità funeraria. Una comunità la cui comprensione si ritiene necessaria per cogliere pienamente le origini del nucleo più antico di Comacchio. Le visite guidate permetteranno di visitare lo scavo archeologico presso la pieve e di riflettere sui temi della ricerca attraverso l’osservazione delle tracce materiali del passato.

Comacchio (Fe). “Bocca delle Menate – L’archeologia di UniFe per il territorio”: conferenza on line per la presentazione dei risultati delle attività di campo nella villa romana di Bocca delle Menate

Il sito di “Bocca delle Menate” nella carta storica regionale 1:50.000, tratta dalla produzione topografica austriaca e piemontese della prima metà dell’800 del territorio italiano preunitario (foto unife)

Identificata come una villa romana sulle acque della foce del Po già nel 1956, la villa romana di Bocca delle Menate, a Comacchio (Fe), è rimasta a lungo nell’ombra del clamoroso ritrovamento dell’antica città etrusca di Spina. Oggi la vita del sito, che conta sull’innovativo allestimento del museo del Delta Antico a Comacchio, è animata dalle attività di ricerca del Laboratorio archeologico dell’università di Ferrara, che hanno preso il via a fine febbraio 2021 nell’ambito del progetto europeo VALUE – enVironmental And cuLtUral hEritage development. Le attività sul campo sono partite il 12 aprile 2021 con una nuova stagione di ricerche, a cavallo del ciclo agricolo che interessa oggi l’area, che vede impegnata l’équipe di specialiste/i, studentesse e studenti Unife in un’indagine di superficie. Non solo sono previste le ricerche nell’area ma il laboratorio archeologico Unife diventa una preziosa occasione di relazione con il territorio e la sua comunità: due settimane di indagini non invasive di superficie, dopo un intenso calendario di incontri seminariali in streaming, che hanno visto la partecipazione attiva di studentesse, studenti e cittadinanza.

Il sito di “Bocca delle Menate”, sede delle attività archeologiche di Unife sul campo (foto unife)

In linea con gli obiettivi di diffusione della cultura archeologica propri del progetto, nel rispetto dei limiti imposti dalla pandemia, tutte le attività svolte sul campo vengono condivise e raccontate dagli stessi protagonisti sui canali FB e IG di VALUE_Italy-Croatia, Comune di Comacchio e Unife. Nell’ottica di un coinvolgimento ampio del territorio e della comunità, i risultati delle attività sul campo verranno presentati in una conferenza stampa in diretta streaming nella giornata conclusiva di sabato 24 aprile 2021 da Palazzo Bellini sede del Comune di Comacchio.

Sabato 24 aprile 2021, alle 10, in diretta streaming: “Bocca delle Menate – L’archeologia di UniFe per il territorio” (Segui l’evento in diretta streaming). L’università di Ferrara, nell’ambito del progetto Interreg Value, torna sul sito della Villa Romana di Bocca delle Menate, dopo più di mezzo secolo dagli scavi, con nuove indagini archeologiche e geofisiche. Interverranno: Emanuele Mari, assessore alla Cultura del Comune di Comacchio; Sara Campagnari porterà i saluti della soprintendenza Archeologia delle Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bologna e  le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara; Roberto Cantagalli, dirigente Cultura e Turismo; Rachele Dubbini, dipartimento di Studi Umanistici dell’università di Ferrara; Enzo Rizzo e Carmela Vaccaro, dipartimento di Fisica e Scienze della Terra – Gruppo di Lavoro Università di Ferrara; Jessica Clementi, Francesca Romana Fiano, Giacomo Fornasari, Matteo Lombardi.

La raccolta di un frammento di laterizio romano inciso dall’aratro, durante le attività di ricognizione archeologica (foto unife)

Le attività archeologiche si svolgono nell’ambito del progetto europeo VALUE – enVironmental And cuLtUral hEritage development, di cui il comune di Comacchio è capofila e finanziato dal programma Italia-Croazia, che promuove un nuovo modello di sviluppo turistico incentrato sull’integrazione tra le filiere culturale, scientifica e produttiva nella forma distrettuale delle aree transfrontaliere. L’equipe del progetto, guidata dalla prof.ssa Rachele Dubbini e dalle dott.sse Francesca Romana Fiano e Jessica Clementi, è costituita da studentesse e studenti di diversi corsi di studio dell’Università di Ferrara, archeologia, architettura, scienze della terra, comunicazione, in un’ottica di forte interdisciplinarietà. A ogni attività si accompagna la didattica sul campo, propedeutica all’applicazione dei metodi e delle strategie già discusse durante il seminario.

Ritrovare l’antica città etrusca di Spina (le vaste necropoli sono state una delle scoperte più importanti del Novecento): è l’obiettivo del progetto Eos (Etruscans on the Sea) dell’università di Bologna all’interno del progetto interreg Value. A Comacchio la presentazione in streaming della prima campagna di scavo e le attività future. Intanto a Stazione Foce sta nascendo la ricostruzione dell’abitato di Spina

Locandina dell’evento in streaming da Comacchio “L’università di Bologna a Spina. Progetto Value. Prima campagna di indagini”

È stata una delle scoperte più importanti per l’archeologia italiana del Novecento. L’antico centro etrusco di Spina, situato nel Delta del Po, è rimasto sommerso per secoli nelle lagune. Poi, in seguito alle bonifiche che sono state realizzate in quella zona fra gli anni Venti e Sessanta del secolo scorso, sono venute alla luce vaste e ricche necropoli, insieme a parti dell’abitato. Ma le ricerche sono riprese col progetto EOS (Etruscans on the Sea) dell’Alma Mater Studiorum, università di Bologna volto alla riscoperta di Spina. Per saperne di più venerdì 23 ottobre 2020, alle 17.30, appuntamento in streaming con il Comune di Comacchio (basta collegarsi al sito comunale www.comune.comacchio.fe.it) per la Conversazione sull’archeologia “L’Università di Bologna a Spina e la prima campagna della missione archeologica EOS”. Interverranno Emanuele Mari, assessore comunale alla Cultura, che porterà i saluti da parte della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena Reggio Emilia e Ferrara; Roberto Cantagalli, dirigente Cultura e Turismo; Andrea Gaucci, dipartimento di Storia Culture Civiltà università di Bologna; e l’equipe Alma Mater Studiorum università di Bologna: Giacomo Mancuso, Enrico Zampieri, Anna Serra e Carlotta Trevisanello. Nell’incontro a cura di Andrea Gaucci e dell’equipe Unibo oltre alla presentazione dello studio della vasta necropoli di Valle Trebba, la chiusura della prima campagna della missione archeologica nel territorio dell’antica città etrusca permette di affrontare un preliminare bilancio e programmare le future attività nel sito.

Abitato di Spina: ricerche di superficie dell’equipe dell’università di Bologna nell’ambito del progetto Eos (Etruscan on the Sea)

Una nuova missione archeologica per riscoprire la città etrusca di Spina. Tre settimane di indagini archeologiche nelle valli attorno a Spina per riscoprire il tessuto urbano dell’antica città etrusca che dominava il mare Adriatico e aveva rapporti privilegiati con la Grecia. È la prima tappa del nuovo progetto EOS (Etruscans On the Sea), guidato dal dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’università di Bologna. “Obiettivo primario di questa nuova missione archeologica è la comprensione dell’articolazione dell’antica città portuale di Spina, di cui oggi sappiamo ancora poco, a partire dalla localizzazione del porto e degli edifici sacri”, spiega la professoressa Elisabetta Govi, titolare della cattedra di Etruscologia dell’Alma Mater e direttrice della missione. “I dati raccolti consentiranno di programmare nuove attività di ricerca in aree mirate: questa è infatti solo la prima tappa, mentre un secondo intervento è già in programma per il prossimo inverno”. In questa prima campagna archeologica sono state infatti realizzate indagini preliminari e propedeutiche allo scavo vero e proprio, possibili grazie alla concessione di indagine autorizzata dalla soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara. “Queste indagini permetteranno di individuare tracce di strutture sepolte all’interno di un’area vastissima, ampia circa 28 chilometri quadrati”, dice il professor Andrea Gaucci, che coordina la missione sul campo. “Saranno realizzate ricognizioni sui campi con percorsi all’interno di griglie rigide, un’indagine geofisica e l’acquisizione di fotografie multispettrali attraverso l’utilizzo di droni: metodi oggi imprescindibili all’interno della più aggiornata ricerca archeologica”. Le operazioni sono realizzate in collaborazione con il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara e con l’università di Ferrara. La missione coinvolge ricercatori e tecnici di laboratorio, assegnisti di ricerca, dottorandi, allievi della scuola di specializzazione in Beni archeologici e studenti del corso di laurea magistrale in “Archeologia e culture del mondo antico” dell’Alma Mater.

Le Valli di Comacchio che conservano le tracce dell’antica città etrusca di Spina

L’università di Bologna ha una lunga tradizione di studi e ricerche nelle valli di Comacchio: dall’opera di Nereo Alfieri, prima direttore del Museo di Ferrara e poi professore di Topografia antica all’Alma Mater, fino alla recente impresa di studio e di edizione delle 1215 tombe della necropoli di Valle Trebba, progetto avviato dalla Cattedra di Etruscologia sotto il coordinamento del professor Giuseppe Sassatelli e continuato da Elisabetta Govi. Un impegno che prosegue ora con il progetto EOS (Etruscans On the Sea), che punta a far tornare alla luce in tutta la sua estensione l’antica città etrusca di Spina. L’iniziativa nasce all’interno di VALUE – enVironmental And cuLtUral hEritage development, progetto europeo Interreg che coinvolge cinque partner italiani (il Comune di Comacchio in qualità di capofila, la Regione Veneto, la Regione Emilia-Romagna, il Parco del Delta del Po regionale del Veneto e l’agenzia di sviluppo territoriale DELTA 2000) e tre partner croati (i comuni di Kastela, Korcula e Cres).

Progetto Value: ricostruzione dell’antico abitato di Spina a Stazione Foce nel parco delle Valli di Comacchio (foto http://www.rivadelpo.it)

Intanto col Progetto VALUE nelle Valli di Comacchio sta nascendo una ricostruzione di abitazioni dell’antica città di Spina (vedi www.rivadelpo.it). Nell’area di Stazione Foce, nelle Valli di Comacchio, sta nascendo un vero e proprio Parco Open Air, dove turisti, appassionati e cittadini potranno ammirare dal vivo la ricostruzione di uno spaccato dell’antica Spina. Il progetto, coordinato dal dipartimento Storia Culture Civiltà dell’Alma Mater Studiorum università di Bologna, e seguito dal prof. Antonio Gottarelli, già esperto di queste ricostruzioni nell’abitato etrusco di Monte Bibele (Monterenzio, BO), permetterà, per la prima volta, di “apprezzare dal vivo” quello che un tempo doveva essere Spina. Si potrà infatti passeggiare tra due grandi abitazioni, in scala reale, interamente realizzate in legno e canne palustri, edificate seguendo gli indizi offerti dalle indagini archeologiche, mostrando così quello che nell’antica città giace oggi sepolto sotto 4 metri di terra e di storia. Il punto scelto dagli esperti per ricreare queste installazioni museali non è casuale. Il paesaggio che oggi si apprezza visitando le Valli di Comacchio, si avvicina molto all’ambiente che 2500 anni fa un greco o un etrusco potevano ammirare visitando il grande emporio Spinetico. Inoltre, l’attrattiva delle Valli, con un pubblico annuale che si aggira attorno alle 35.000 presenze, potrà fungere da attrattore per il museo Delta Antico a Comacchio. Non appena il Parco sarà ultimato il percorso di visita per le Valli inizierà proprio attraversando questa installazione, in un percorso immersivo che trasporterà i turisti in un vero e proprio viaggio nel tempo.