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Firenze. A TourismA 2021 la cerimonia di consegna del Premio Francovich: il pubblico ha indicato il Classis Ravenna- Museo della città e del territorio. La Sami all’autore-conduttore televisivo Cristoforo Gorno

La giuria SAMI consegnano il premio Francovich al prof. Giuseppe Sassatelli e all’assessore Fabio Sbaraglia per il Classis Ravenna- Museo della città e del territorio (foto graziano tavan)

Un museo romagnolo e un autore-conduttore televisivo: sono loro i destinatari del Premio Francovich, il prestigioso riconoscimento che la SAMI (Società Archeologi Medievisti Italiani) conferisce al museo, parco o complesso archeologico che si sia distinto nelle modalità di comunicazione al grande pubblico dei propri contenuti. La cerimonia di proclamazione sabato 18 dicembre 2021 all’auditorium del centro congressi di Firenze, nell’ambito di TourismA, il salone dell’archeologia e del turismo culturale. A rendere noti i vincitori è stato il presidente di Sami, Paul Arthur, docente Archeologia medievale all’università del Salento, che ha ricordato come la cultura italiana stia riscuotendo riconoscimenti e attenzione a livello mondiale.

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Riccardo Francovich, l’iniziatore dell’archeologia medievale in Italia: a lui è dedicato il premio Sami

Il Premio Francovich è nato nel 2013, e viene assegnato annualmente dalla SAMI per ricordare l’archeologo medievista Riccardo Francovich (1946-2007), fondatore della rivista Archeologia Medievale e ritenuto il principale esponente del gruppo di studiosi che in Italia hanno contribuito alla nascita di questa disciplina. Oltre al presidente Paul Arthur, fanno parte della Commissione giudicatrice del Premio Francovich: Eva Degl’Innocenti (direttrice museo Archeologico nazionale di Taranto), Francesca Morandini (responsabile Servizio collezioni e aree archeologiche dei musei civici d’Arte e Storia di Brescia), Fabio Pagano (direttore Parco archeologico dei Campi Flegrei) – unico assente -, Piero Pruneti (direttore Archeologia Viva), Giuliano Volpe (docente Archeologia medievale all’università di Bari, già presidente SAMI), Anna Maria Visser (docente Museologia all’università di Ferrara). Una volta salita sul palco tutta la commissione, chiamata dal presidente Arthur, si è proceduto alla proclamazione dei vincitori.

Il presidente Paul Arthur legge la motivazione per l’assegnazione di una targa speciale all’autore-conduttore televisivo Cristoforo Gorno (foto graziano tavan)

Il premio del pubblico, su una rosa scelta e proposta dalla commissione giudicatrice, è andato al Classis Ravenna- Museo della città e del territorio (col 38,73 per cento delle preferenze dei 6852 votanti), come recita la motivazione, “per le innovative soluzioni espositive e comunicative adottate per favorire la conoscenza della straordinaria storia di Ravenna e del suo Porto di Classe dalla Preistoria al Medioevo e per il curato recupero dell’ex zuccherificio di Classe”. A ricevere la targa dalle mani del presidente Arthur il presidente della Fondazione RavennAntica, prof. Giuseppe Sassatelli, insieme all’assessore alla Cultura del Comune di Ravenna, Fabio Sbaraglia. “Mi fa piacere siano state apprezzate le soluzioni espositive e comunicative che abbiamo adottato: sono contento di questo premio e stimolato a miglioraci ancora”, ha commentato Sassatelli, annunciando che per il 2022 sono previste due nuove sezioni del museo Classis Ravenna: “Abitare a Ravenna”, dedicata all’architettura-urbanistica civile; e “Pregare a Ravenna”, dedicata all’architettura religiosa. E l’assessore Sbaraglia, visibilmente emozionato: “La storia di questo museo è lunga, frutto di uno sforzo e di un impegno condivisi, per trasformare una testimonianza di archeologia industriale nel racconto di una storia eccezionale del territorio rendendolo accessibile a molti visitatori. Di qui il grazie all’assessore Elsa Signorino, che mi ha preceduto, e soprattutto a tutti i lavoratori della Fondazione RavennAntica che hanno assicurato e assicurano questa offerta culturale”.

Una sala di Classis Ravenna museo della Città e del Territorio (foto Graziano Tavan)

A Classis Ravenna – Museo della Città e del Territorio, inaugurato il 1° dicembre 2018 (vedi L’attesa è finita: sabato 1° dicembre Classis Ravenna – Museo della Città e del Terrirorio, scrigno della memoria del territorio, apre le porte nell’ex Zuccherificio, importante recupero di archeologia industriale. Oltre 600 reperti in 2600 metri quadrati | archeologiavocidalpassato), lo straordinario racconto di una città attraverso i suoi snodi principali, dalle origini etrusco-umbre all’antichità romana, dalle fasi gota e bizantina all’alto Medio Evo, è sviluppato attraverso materiali archeologici il cui valore viene esaltato dall’essere proposto in un’ottica unitaria, nonché supportato da moderni ausili tecnologici. Un museo aperto, pronto ad arricchire la sua narrazione di nuove acquisizioni, sempre attivo sul fronte della ricerca e flessibile nella struttura espositiva, in rispondenza ai criteri museologici contemporanei. Un museo, infine, concepito per suggerire e sollecitare ulteriori itinerari e approfondimenti, creando una reale e virtuosa collaborazione con altri centri espositivi e monumenti del territorio.

Il presidente Paul Arthur legge la motivazione per l’assegnazione della targa a Cristoforo Gorno (foto graziano tavan)

La giuria del Premio “Francovich” ha poi assegnato un riconoscimento speciale a Cristoforo Gorno autore e conduttore televisivo con la seguente motivazione: “per la sua opera di divulgazione scientifica della storia, dall’antichità all’epoca moderna, attraverso documentari e programmi quali le serie di Cronache per RaiStoria”. “Un non specialista premiato da specialisti”, le prime parole di Gorno. “È stato premiato un modo di narrare fatto di passione, senza intervistati né effetti speciali, che mostra l’archeologia come si vede oggi. E il pubblico ci ha apprezzato”.

Ravenna. Il museo Tamo nel segno di Dante. Aprono (per ora on line) due mostre “Tamo Dante: L’alto passo… Andar per pace” e “Tamo Dante: Dante e la Romagna”. Con la sezione permanente “Mosaici tra Inferno e Paradiso” Tamo Dante si trasforma in un vero e proprio distretto dantesco

Una veduta d’insieme del museo Tamo (Tutta l’avventura del mosaico) a Ravenna (foto RavennAntica)

L’emergenza sanitaria tiene ancora chiusi i musei. Ma la Fondazione RavennAntica non demorde e venerdì 16 aprile 2021 al museo Tamo (Tutta l’avventura del mosaico) di Ravenna inaugura due mostre dedicate al Sommo Poeta: “Tamo Dante: L’alto passo… Andar per pace” dello scultore e ceramista Enzo Babini e “Tamo Dante: Dante e la Romagna”, a cura di Laura Pasquini, Giuseppe Sassatelli, Enrico Cirelli e Fabrizio Corbara. Ovviamente online. In attesa della riapertura del museo Tamo Dante, dopo l’inaugurazione, sarà possibile vedere le mostre in anteprima sul sito www.ravennantica.it. L’inaugurazione, venerdì 16 aprile 2021, alle 18.30, in modalità online, sarà visibile sulla pagina Facebook di RavennAntica e sul canale Instagram di RavennAntica, oltre che sulla pagina Facebook Ravenna per Dante (@RavennaperDante). Interverranno l’assessora alla Cultura del Comune di Ravenna Elsa Signorino, il presidente di Fondazione RavennAntica Giuseppe Sassatelli, il direttore di Fondazione RavennAntica Sergio Fioravanti, lo scultore e ceramista Enzo Babini e la professoressa Laura Pasquini, co-curatrice mostra “Tamo Dante: Dante e la Romagna”.

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La locandina della mostra “Tamo Dante. L’alto passo… Andar per pace” al museo Tamo di Ravenna

La prima esposizione, allestita nel secondo chiostro del Tamo, si intitola TAMO DANTE: “L’alto passo… Andar per pace”. L’idea alla base della mostra dello scultore e ceramista Enzo Babini, dedicata al poema dantesco, è la rappresentazione della Divina Commedia in cento formelle di terracotta. L’esposizione, realizzata in collaborazione con Casa Matha, si sviluppa in tre momenti cronologici distinti e consecutivi, ognuno dedicato ad una delle tre Cantiche della Commedia. L’opera, unica nel suo genere, ha richiesto tre anni di lavoro. Oggi, a distanza di alcuni anni da quel tour mondiale, Babini la ripropone a Ravenna, al museo Tamo durante le celebrazioni del settimo centenario dalla scomparsa del Sommo Poeta.

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La locandina della mostra “Dante e la Romagna” al museo Tamo di Ravenna

La seconda esposizione, allestita nel soppalco del museo, è TAMO DANTE: “Dante e la Romagna”. La presenza rilevante della Romagna nella vita e nell’opera del Sommo Poeta giustifica una mostra che, ripercorrendo le tappe di un percorso fatto di passi e parole, di certezze documentarie, ma anche di ipotesi, mette in fila i luoghi citati nella Commedia e in alcuni casi anche quelli che, pur non chiamati in causa nel testo, vennero presumibilmente lambiti nei possibili tragitti romagnoli del poeta. Le immagini sono quelle di luoghi e di edifici che ancora oggi mantengono, benché magari rimaneggiati nei secoli successivi, l’aspetto che gli stessi avevano fra la fine del Duecento e i primi anni del secolo XIV, sino al 1321, quando cioè Dante li poté vedere.

ravenna_logo-tamo-museoDal 2012, inoltre, i chiostri del Tamo ospitano permanentemente la sezione “Mosaici tra Inferno e Paradiso” opere musive ispirate alla Divina Commedia che attestano quanto sia inesauribile l’ispirazione dantesca per l’arte moderna. Anche per quella che sa esprimersi nella antica arte del mosaico. Attraverso queste esposizioni, che testimoniano con diverse espressioni artistiche l’importante lascito dell’immortale poeta, il museo Tamo Dante si trasforma in un vero e proprio distretto dantesco.

Ravenna. “Classe al chiaro di luna”: 36 eventi in 2 mesi per un’estate all’ insegna della cultura e del divertimento quest’anno all’arena estiva del Museo Classis invece che all’Antico Porto di Classe. Ecco il programma di musica, teatro, letteratura 2020

La locandina della rassegna “Classis al chiaro di luna” all’arena Classis

Con il concerto di Ravenna Jazz “Que sera, sera”, Omaggio a Doris Day, martedì 30 giugno 2020, alle 21, (apertura cancelli ore 20) apre la rassegna estiva “Classe al chiaro di luna” all’arena estiva del museo Classis Ravenna – Parco Archeologico di Classe. Protagonisti Paolo Fresu, Petra Magoni e l’Italian Jazz Orchestra diretta da Fabio Petretti. Si tratta di una produzione originale dedicata alla “fidanzata d’America” in cui il soffio della tromba di Fresu si fonde all’ intensità interpretativa della Magoni in un contesto jazz- sinfonico. Alle loro spalle un video collage con immagini di repertorio ripercorrerà alcuni dei tanti momenti salienti della carriera cinematografica, televisiva e musicale di Doris Day. Il museo Classis Ravenna, ultimo tassello del parco archeologico di Classe, in occasione della rassegna “Classe al chiaro di luna” si trasforma in un’arena estiva spettacolare, con palco coperto di 12 x 10 metri e una platea di 540 posti, che costituisce la cornice del ricco programma di eventi in programma dal 30 giugno al 28 agosto.

L’arena estiva realizzata al museo Classis Ravenna (foto fondazione Ravennantica)

“Questa iniziativa”, ha dichiarato l’assessore alla Cultura Elsa Signorino, “conferma come a Ravenna la cultura sia potente motore della ripresa dopo la fase più critica dell’emergenza Coronavirus. A chiederci di investire nella cultura sono stati non solo gli operatori del settore, ma i cittadini e le forze economiche e sociali della città, che hanno giustamente visto in essa una delle carte più importanti da giocarci per rendere di nuovo viva ed attrattiva la nostra Ravenna. Ed eccoci quindi qui a presentare un programma di altissima qualità, vario e ricchissimo, con momenti di intrattenimento alternati ad altri di riflessione e memoria, come l’omaggio alle vittime della strage di Bologna. Questo calendario vede protagonisti quasi tutti gli operatori culturali della città. Perché una delle lezioni più importanti che questa crisi ci ha lasciato è che nessuno si salva da solo e che dalle emergenze si esce insieme, collaborando e unendo le forze. Come Comune abbiamo dato la possibilità ai soggetti convenzionati di rimodulare le loro proposte, sia dal punto di vista temporale che da quello logistico, affinché tutti, dopo il lungo confinamento forzato, potessero ripresentarsi al pubblico il più velocemente possibile e garantendo le necessarie misure di sicurezza. Eccoci quindi pronti a riproporre una ricchissima offerta, di altissimo prestigio, che farà dell’estate di Ravenna una stagione all’altezza delle precedenti, anzi ancora più intensa”. E il direttore di RavennAntica, Sergio Fioravanti: “Abbiamo allestito l’arena più grande dell’Emilia-Romagna. Le 540 sedie disposte nei 4mila metri quadrati di verde di fronte al Museo Classis Ravenna rispettano rigorosamente il distanziamento sociale di 1 metro l’una dall’altra, fermo restando che per l’accesso agli spettacoli verranno adottate tutte le misure preventive che consentono di fruire in maniera sicura dell’area. Quando a febbraio si è interrotta bruscamente la programmazione artistica dei diversi soggetti che proponevano spettacoli dal vivo è evidente che si è venuta a creare una situazione di estrema difficoltà. Noi, su invito dell’assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna, abbiamo proposto un’opportunità che è stata accolta con grande entusiasmo dai tanti amici presenti, ossia quella di ospitare all’interno della nostra consueta rassegna estiva, che fino allo scorso anno si svolgeva presso l’Antico Porto di Classe, gli spettacoli che non sono potuti andare in scena. Enrico Menghi, responsabile eventi della Fondazione RavennAntica, si è fatto carico di coordinare tutte queste diverse realtà, contribuendo a realizzare un cartellone di ben 36 spettacoli, che ci auguriamo contribuiscano a far trascorrere a tutti gli spettatori un’estate all’insegna della cultura e della spensieratezza”.

Il concerto di Ravenna Jazz “Que sera, sera” Omaggio a Doris Day apre la rassegna “Classe al chiaro di luna”

MUSICA. La rassegna – come detto – inaugura martedì 30 giugno 2020 alle 21 (apertura cancelli alle 20) presso l’arena estiva del Museo Classis Ravenna – Parco Archeologico di Classe con il concerto di Ravenna Jazz “Que sera, sera” Omaggio a Doris Day. Il 4 luglio 2020 La Toscanini Next propone il concerto “Evergreen & Pop: brani intramontabili e grandi artisti della musica sono riproposti da un’orchestra formata 11 elementi under 35, che coinvolge generi, stili e sonorità differenti per un viaggio nella musica tra medley dei Queen e dei Pink Floyd. Bronson Produzioni presenta sul palco del Museo Classis Ravenna due grandi artisti: Dente, tra i più apprezzati cantautori italiani, con il meglio del suo repertorio, in programma il 10 luglio 2020. Canzoni essenziali, ricercate nei testi e negli arrangiamenti, che l’hanno reso celebre in oltre dieci anni di carriera. Il 24 luglio 2020 è la volta di Bugo e del suo formidabile repertorio. Intelligente, determinato, imprevedibile è da sempre un pioniere della musica italiana, “l’inafferrabile rivoluzionario della canzone italiana”. Il 25 luglio 2020 Emilia Romagna Concerti porta in scena Le stagioni di Vivaldi. Concerto per Sant’Apollinare. Il genio di Vivaldi viene riproposto per l’occasione dalla Young Musicians European Orchestra. Dopo il successo riscosso lo scorso anno all’Antico Porto di Classe, anche quest’anno si ripercorre la storia della musica italiana e straniera grazie alle più famose tribute band che rendono omaggio ai grandi interpreti del passato con show innovativi, realizzati anche con l’utilizzo di strumenti multimediali di ultima generazione. Avremo: il tributo agli U2 con gli Underskin (2 luglio 2020), l’omaggio a De Andrè dei Faber’s Social Club (7 luglio), il tributo a Freddy Mercury con i Magic Queen (9 luglio), l’omaggio a Mina e Mia Martina con i Minamia (14 luglio), il tributo ai Pink Floyd con i Like Black Holes (16 luglio), il concerto dedicato a Lucio Dalla con Ricky Portera (21 luglio), l’omaggio agli Abba con gli Abbashow (23 luglio), il tributo a Zucchero a cura degli Sugar Time (28 luglio), il concerto tributo ai Kiss con gli Still Alive (30 luglio), il concerto omaggio a Vasco Rossi con i Blansconvolti Vasco Tribute Band (4 agosto), il concerto tributo a Lucio Battisti con Mauro Masè (11 agosto), concerto omaggio al R&B della BB Soul Band (13 agosto), le grandi colonne sonore da Morricone a Bernstein con i EnsembNino Rota Ensemble (18 agosto). A chiudere la parte musicale della rassegna, il 27 agosto 2020, è La Corelli con il concerto Mozart vs Rossini – gli EST sfidano la classica. Se Mozart e Rossini fossero vissuti ai giorni nostri come avrebbero realizzato i loro capolavori? Con violino, violoncello e contrabbasso gli EST (Electric String Trio) daranno una loro personale interpretazione.

I Burattini di Mattia portano a “Classis al chiaro di luna” lo spettacolo “La Vendetta della Strega Morgana”

TEATRO. All’interno della rassegna vi sono anche gli spettacoli teatrali, rivolti sia ai grandi che ai più piccoli. Il Teatro del Drago e il Festival Internazionale dei Burattini e delle Figure Arrivano dal Mare! propongono appuntamenti di burattini tradizionali dell’Emilia-Romagna. Ecco tutti i titoli e le date: I Burattini di Mattia – La Vendetta della Strega Morgana (6 luglio 2020), All’InCirco Teatro – Ecomonsters Puppets Show (13 luglio), Teatro del Drago – Fagiolino Asino Burattino (20 luglio), Teatro del Drago – Il Grande Trionfo di Fagiolino Pastore e Guerriero (27 luglio), Teatro alla Panna – Hansel e Gretel (3 agosto), Teatro del Drago – Il Rapimento del Principe Carlo (10 agosto), L’Aprisogni – Il castello di Tremalaterra (17 agosto), Pupi di Stac/Teatro del Drago – I Tre Porcellini (24 agosto). Accademia Perduta/Romagna Teatri presenta due spettacoli di puro divertimento portati in scena da artisti che, partiti dalla Romagna, sono oggi protagonisti della comicità nazionale: il 17 luglio 2020 Paolo Cevoli Show, che prendendo spunto dal repertorio dell’artista, noto anche come Palmiro Cangini, assessore alle “varie ed eventuali”, riesce sempre a strappare un sorriso e a volgere uno sguardo positivo sulla realtà. Il 6 agosto 2020 Ivano Marescotti porta in scena Andrà tutto stretto. La pandemia ci ha bloccato in casa per mesi, ma ci ha permesso di sperimentare le nuove tecnologie per lavoro o per studio e di riscoprire alcuni valori del passato, non ultimo la passione per il buon cibo e per le tradizioni culinarie familiari. E in casa “us megna bén”, tanto da trasformare l’illusorio motto “Andrà tutto bene” in “Andrà tutto stretto”. Ravenna Teatro, dopo due felici edizioni al Teatro Rasi, riprende l’immaginifico itinerario di Storie di Ravenna, immaginato per il Museo Classis Ravenna, cornice d’eccellenza in cui proseguire il racconto sulla città tra passato e presente. Gli appuntamenti, a cura di Alessandro Argnani, Luigi Dadina, Giovanni Gardini, Alessandro Luparini, Roberto Magnani, Laura Orlandini, Alessandro Renda, affrontano i seguenti argomenti: il 20 agosto Una via verso il mare. Il porto di Ravenna attraverso i secoli; il 25 agosto 2020 La Basilica e la città. Storie di Sant’Apollinare. Spettacolo a cura del Comune di Ravenna del 31 luglio 2020: Tantum ergo – Oratorio civile per Antonella Ceci e Leo Luca Marino, vittime ravennati della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Testo e regia di Eugenio Sideri. Saluti di Michele de Pascale, sindaco di Ravenna e Virginio Merola, sindaco di Bologna. Evento promosso e organizzato dal Comune di Ravenna, con il sostegno della Federazione delle cooperative della provincia di Ravenna, in ricordo della strage alla stazione di Bologna. In caso di maltempo lo spettacolo è rimandato a sabato 1° agosto 2020.

Carlo Lucarelli tra gli ospiti di “ScrittuRa Festival 2020 – Classics In Classis”

LETTERATURA. La rassegna ospita anche la sesta edizione di ScrittuRa Festival 2020 – Classics In Classis, a cura di Matteo Cavezzali, che dialogherà con gli autori. Nel mese di agosto sono previsti 4 ospiti d’eccezione: il 7 agosto 2020 Domenico Quirico racconta “La sconfitta dell’Occidente”, il 14 agosto Carlo Lucarelli presenta “Noir: da Edipo al commissario De Luca”, il 21 agosto Ilaria Gaspari propone “Lezioni di felicità dell’antica filosofia greca”, ed infine, il 28 agosto, Marilù Oliva chiude la rassegna letteraria con “L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre”. Per le prevendite degli spettacoli collegarsi al sito http://www.classealchiarodiluna.it e selezionare l’evento a cui si vuol partecipare: si verrà subito reindirizzati al sito della biglietteria online per terminare l’acquisto.

Con la riapertura del museo Classis Ravenna inaugurata la mostra “Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna”, un focus e una riflessione sulla ritualità del banchetto tardoantico col confronto tra i piatti provenienti dal museo civico Archeologico di Cesena e il Tesoretto di Classe

L’ingresso della mostra “Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna” al museo Classis Ravenna (foto Ravennantica)

Il logo del nuovo museo Classis Ravenna

La speranza degli organizzatori della fondazione RavennAntica era che l’apertura della mostra coincidesse con la riapertura di musei e monumenti e potesse essere una preziosa ed efficace occasione di rilancio per tutte le attività. Sono stati premiati. Così il 13 giugno 2020 con il museo Classis Ravenna nel museo Classis Ravenna è stato possibile inaugurare la mostra “Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna”, curata da Giuseppe Sassatelli, presidente di RavennAntica-fondazione Parco archeologico di Classe; Isabella Baldini, docente di Archeologia Cristiana e Medievale all’università di Bologna; e Fabrizio Corbara, conservatore del museo Classis Ravenna; promossa e organizzata dalla fondazione Parco Archeologico di Classe – RavennAntica, dal Comune di Ravenna – assessorato alla Cultura e dalla soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì – Cesena e Rimini. La mostra, che rimarrà aperta fino al 20 settembre 2020, e che si inserisce perfettamente nel percorso espositivo del museo Classis Ravenna approfondendone alcuni aspetti: attraverso la selezione degli oggetti esposti, fornisce un focus e una riflessione sulla ritualità del banchetto tardoantico: grazie al confronto tra i piatti provenienti dal museo civico Archeologico di Cesena e il Tesoretto di Classe, costituito da sette cucchiai e una patera, è possibile tracciare la storia e l’evoluzione del simposio, comprenderne la ritualità, valorizzando e mettendo in dialogo le diverse realtà museali del territorio, favorendo uno scambio di saperi e conoscenze sul nostro passato.

Piatto in argento dorato (missorium), fine IV secolo o inizi del V secolo d.C. conservato al museo Archeologico di Cesena (foto Ravennantica)

“Il valore e i significati di questa mostra”, dichiara l’assessore alla Cultura Elsa Signorino, “si esprimono sotto molteplici punti di vista, a partire dal fatto che essa coincide con la riapertura del museo Classis e in generale dei luoghi della cultura, sulla quale la città di Ravenna sta investendo massimamente, sia per ciò che concerne la promozione del patrimonio Unesco sia per quanto riguarda la realizzazione di eventi, naturalmente nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza; perché la ripartenza non può prescindere dalla cultura, che è una leva di crescita umana, sociale ed economica irrinunciabile. D’altra parte questa mostra valorizza le collezioni permanenti del museo Classis, costituendo così un’intrigante occasione per tornare a visitarlo. E nello stesso tempo ospita i preziosi piatti di Cesena, che successivamente saranno esposti a Budapest, concretizzando così un’altra importante lezione che ci lascia la complessa esperienza che stiamo vivendo: le istituzioni devono collaborare tra loro alla ripartenza. In questo caso lo hanno fatto attraverso un dialogo ravvicinato e ricco tra le diverse testimonianze del proprio patrimonio. Le relazioni e gli scambi reciproci possono e devono essere la strada maestra per uscire più forti e più uniti da questo difficile momento”. E il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale: “Dopo questo pesante periodo di chiusura forzata a causa dell’emergenza da Covid-19, il nostro meraviglioso museo Classis Ravenna riapre con l’interessantissima mostra temporanea “Tesori Ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna”. Il percorso espositivo è il risultato di un importante lavoro condiviso tra Fondazione RavennAntica e il Comune di Ravenna, con la volontà, pur nella complessità del momento, di dare un positivo segnale di rilancio del valore della nostra progettualità culturale e di uno degli spazi più importanti della nostra città. Una mostra affascinante e coinvolgente, che invito tutti e tutte a visitare”. Gli fa eco il primo cittadino di Cesena, Enzo Lattuca: “Il Comune di Cesena è lieto di contribuire attraverso il prestito dei preziosi missoria, patrimonio del museo Archeologico, alla realizzazione del percorso di mostra che il museo Classis ha magistralmente costruito. I due piatti argentei ritrovati nell’area cesenate sono i documenti di maggiore notorietà del nostro museo e per la nostra città motivo di orgoglio. Rappresentano il nostro passato e documentano il tramonto dell’epoca romana che è stata particolarmente significativa per il nostro del territorio, ancora oggi conformato secondo un sistema centuriato che non ha eguali”.

Particolare del medaglione centrale del piatto in argento dorato, con scena di banchetto all’aria aperta e rappresentazione di stalliere con cavallo (fine IV secolo o inizi del V secolo d.C.) conservato al museo Archeologico di Cesena (foto Ravennantica)

“L’inaugurazione di una mostra”, sottolinea Giorgio Cozzolino, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, “è sempre un’occasione lieta ma lo è ancora di più in questo caso perché, simbolicamente, segna la ripartenza degli Istituti culturali del nostro territorio dopo un fermo dovuto a una criticissima situazione emergenziale. Ma è anche, inutile negarlo, il coronamento di un iter amministrativo, fatto di autorizzazioni, assicurazioni, vincoli conservativi ed espositivi, ripensamenti e rilanci. La soprintendenza ha curato e coordinato gli aspetti autorizzativi ai sensi del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio nonché il prestito dei due missoria cesenati, opere di proprietà statale solitamente esposte al museo civico Archeologico di Cesena, veri “tesori” restituiti da un’archeologia d’altri tempi, fatta di molte scoperte fortuite e pochi scavi stratigrafici. Il senso di questa operazione è di rafforzare una collaborazione scientifica sempre più stretta tra le molteplici realtà culturali del territorio romagnolo, per promuovere conoscenza e anche per far tornare la voglia di uscire di casa e di rincontrarsi al museo”.

L’esposizione del Tesoretto di Classe alla mostra “Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna” al museo Classis (foto Ravennantica)

La narrazione prende avvio dalla documentazione del ritrovamento di alcuni oggetti da mensa in argento scoperti a Cesena e nell’area archeologica dell’Antico Porto di Classe ed esposti in mostra: nell’immaginario collettivo, il tema del tesoro nascosto e ritrovato per caso è al centro di numerosi rinvenimenti archeologici. In antico, molti occultamenti venivano fatti intenzionalmente per proteggere beni preziosi a fronte di una minaccia imminente (guerre, lotte civili, epidemie). Il sotterramento, nelle intenzioni di chi lo ha fatto doveva essere provvisorio e con la speranza del recupero. In realtà, come dimostrano i piatti di Cesena e il tesoretto di Classe, spesso si rivela definitivo perché per molte ragioni non è stato possibile recuperarli e pertanto sono rimasti nascosti sotto terra fino al momento della loro scoperta casuale.

Scena di banchetto all’aria aperta, particolare del medaglione centrale di piatto in argento dorato conservato al museo Archeologico di Cesena (foto Ravennantica)

Partendo dalla rappresentazione del banchetto, incorniciata al centro di uno dei due piatti di Cesena, l’esposizione sviluppa un racconto sulla produzione di vasellame da mensa tardoantico e le rappresentazioni figurative di banchetto che circolavano tra le aristocrazie del tempo, derivate da modelli prestigiosi, funzionali a precise esigenze di affermazione e di esaltazione sociale. I ceti dirigenti della tarda antichità hanno molti modi per autorappresentarsi. Uno dei principali è commissionare oggetti preziosi ad artigiani specializzati. Un settore di grande prestigio è quello dell’argenteria: coppe, boccali, posate e grandi piatti sono tra gli oggetti più richiesti dalle aristocrazie. Spesso questi oggetti recano delle raffigurazioni di miti antichi o scene agresti e di banchetto. Nel secondo piatto di Cesena, ad esempio, è presente l’immagine di un amorino e di ghirlande. Il senso di queste rappresentazioni sta nei modelli culturali elaborati dai committenti. Importanti personaggi vogliono comunicare il loro status symbol e le loro radici culturali.

Il tesoretto di Classe, composto da sette cucchiai e una patera, databile agli inizi del VII secolo d. C. (foto Ravennantica)

Particolare del monogramma di Teoderico in uno dei cucchiai del tesoretto rinvenuto a Classe (foto Ravennantica)

Nel caso del Tesoretto di Classe, costituito da sette cucchiai e una patera, è interessante notare le differenti incisioni riportate sulle posate, una delle quali è ornata con un monogramma inciso che comprende le lettere T E O D C ed è molto simile a quello rappresentato sulle emissioni monetali di Teodorico: tutto ciò ci fa intuire che l’ultimo suo possessore aveva assemblato oggetti eterogenei provenienti da servizi da tavola differenti, uno dei quali particolarmente illustre. Il banchetto è uno dei momenti sociali più importanti nella vita dell’aristocrazia tardoantica, un’occasione di incontro, di esibizione del proprio status e di condivisione di valori comuni. Tra i valori del simposio è anche il rispetto della condizione gerarchica dei commensali, che trova espressione nell’arredo del triclinio e nella disposizione degli invitati. Una vera novità è costituita dalla tavola da pranzo, che nella maggior parte dei casi assume la forma – ben nota da immagini, fonti letterarie e rinvenimenti archeologici – di una mensa semicircolare in marmo, attorno alla quale si disponevano radialmente i letti per gli invitati (stibadia), in modo tale che essi potessero appoggiare il gomito al lungo cuscino collocato tra i letti e la mensa dalla quale venivano prese le vivande. All’interno dell’esposizione è presente la ricostruzione di uno stibadium (divano per banchetto) in dimensioni reali, che si può trasformare in anfiteatro per i bambini.

Uno Stibadium ricostruito nel disegno di Giorgio Albertini

“La mostra”, spiega uno dei curatori, Giuseppe Sassatelli, “è dedicata ad alcuni preziosi oggetti da mensa in argento scoperti a Cesena e nell’area dell’Antico Porto di Classe occultati in antico dai loro proprietari per proteggerli a fronte di una minaccia imminente (guerre, epidemie) con la speranza di un recupero che poi non c’è mai stato. Solo in età contemporanea e del tutto casualmente gli archeologi li hanno portati alla luce giustificando il titolo “tesori ritrovati”. Sia nella loro funzione che nelle loro decorazioni i due piatti di Cesena, la patera e i cucchiai di Classe evocano il banchetto, inteso come momento significativo della cerimonialità e dell’ideologia dei ceti dirigenti di età tardo-antica e bizantina. Il banchetto si svolge nel rispetto rigoroso della condizione gerarchica dei commensali, disposti attorno a un nuovo tipo di tavola da pranzo, una mensa semicircolare in marmo, attorno alla quale si dispongono radialmente i letti degli invitati (stibadia). È una novità importante che supera il triclinio delle fasi precedenti, destinato a una coppia di commensali, e introduce un nuovo modo di banchettare che pur conservando una gerarchia dei commensali apre la strada a soluzioni più socializzanti ed egalitarie che poi avranno grande fortuna nelle “tavole rotonde” del Medioevo. Ma due altre motivazioni ci hanno animato e sostenuto nella realizzazione di questo progetto. La prima è che il museo ha tra i suoi obiettivi quello di ricostruire pagine importanti della storia della città e del territorio. E il coinvolgimento di una comunità vicina come quella di Cesena va nella direzione di far conoscere e valorizzare il patrimonio storico e culturale che ci circonda. La seconda ragione è ancora più importante. Nonostante lo tzunami del coronavirus ci spingesse in altre direzioni, abbiamo voluto mantenere questo impegno non solo per tenere fede alla progettualità culturale del Museo di una mostra annuale, ma anche nella speranza – che poi si è fortunatamente avverata – che l’apertura della mostra coincidesse con la riapertura di musei e monumenti e potesse essere una preziosa ed efficace occasione di rilancio per tutte le nostre attività. Confidiamo che la determinazione e il coraggio con cui abbiamo fatto questa scelta, tutt’altro che facile, possa dare presto i suoi frutti”.

Il 1° dicembre nell’ex Zuccherificio apre “Classis Ravenna”, nuovo museo della Città e del Territorio a un passo dall’Antico Porto e la basilica di S. Apollinare, per conoscere la storia di Ravenna, dagli etruschi all’esarcato bizantino

L’ex Zuccherificio dal 1° dicembre 2018 ospiterà “Classis Ravenna” il nuovo museo della Città e del Territorio di Ravenna

Il logo del nuovo museo Classis Ravenna

Da luogo esecrato come simbolo di degrado sociale a biglietto da visita di Ravenna e della sua illustre storia antica. Stiamo parlando dell’ex Zuccherificio di Classe che dal 1° dicembre 2018, con la sua trasformazione in museo della Città e del Territorio, denominato con l’antico nome di “Classis Ravenna”, sarà il punto culturale di riferimento per chiunque voglia conoscere compiutamente la storia di Ravenna, dai primi insediamenti alla civiltà etrusca, poi al ruolo importante della città in epoca romana quindi a Ravenna Capitale dell’Esarcato Bizantino. “Classis Ravenna sarà il punto di partenza necessario per ogni visita. Non solo alla contigua area archeologica dell’antico Porto di Classe, ma verso l’intera città”, annuncia Giuseppe Sassatelli, presidente della Fondazione Ravenna Antica, cui il Comune ha demandato la realizzazione e la gestione del nuovo museo, insieme a quelle dell’Antico Porto, della Basilica di Sant’Apollinare e, nel cuore di Ravenna, della Domus dei Tappeti di Pietra, il museo TAMO e la Cripta Rasponi. “Attraverso materiali archeologici il cui valore intrinseco viene esaltato dall’essere proposto in un’ottica unitaria, nonché supportato dai più moderni ausili tecnologici, qui si potranno rivivere tutti gli snodi principali della storia del territorio, dalla preistoria all’antichità romana, dalle fasi gota e bizantina all’alto Medio Evo”. L’investimento che il Comune, con il Mibact, la Regione e la locale Fondazione Cassa di Risparmio hanno messo in campo per il recupero e la nuova destinazione del complesso di Classe, supera i 21 milioni di euro. La progettazione del nuovo “Classis Ravenna” è stata affidata all’arch. Andrea Mandara che ha operato al servizio di un comitato scientifico di assoluto prestigio, coordinato dal prof. Andrea Carandini.

Dall’ex zuccherificio al nuovo museo, da area degradata a biglietto da visita di Ravenna

Accade all’area dell’ex Zuccherificio di Classe, a pochi passi dalla Basilica di Sant’Apollinare, tra i tesori massimi di Ravenna. Qui, nei primi decenni del secolo scorso, 600 operai trasformavano tonnellate di barbabietole in montagne di zucchero che, per nave e ferrovia, raggiungevano l’Italia e l’Europa. Poi il declino, e nel 1962 la chiusura. E, con l’abbandono della produzione, i grandi fabbricati divennero ricettacolo di ogni emarginazione. Data gli anni ’90 l’idea di trasformare un enorme problema in una fondamentale risorsa per il futuro di Ravenna. Sotto le imponenti campate, l’area espositiva si svilupperà su 2800 metri quadrati. Tutto intorno, un’oasi verde di un ettaro e mezzo. “Da qui, si possono facilmente raggiungere altri gioielli ravennati. Innanzitutto la contigua basilica di Sant’Apollinare, ma anche l’Antico Porto, gli scavi di San Severo e tutta la zona ambientale a sud di Classe, dalla pineta all’Ortazzo e l’Ortazzino oggetto”, anticipa il sindaco di Ravenna Michele de Pascale, “di un progetto di riqualificazione, così come sta avvenendo per la stazione ferroviaria cresciuta a servizio dell’ex Zuccherificio”.

Rendering dell’allestimento dell’ingresso del nuovo museo “Classis Ravenna”

La linea del tempo, che segna il percorso di visita a “Classis Ravenna”, avrà naturalmente nei reperti originali il perno della narrazione. Alcune volte saranno elementi singoli di particolare valore e importanza a avere il ruolo di protagonisti; altre volte saranno gruppi ampi di oggetti, come nel caso del porto di Classe, che può essere illustrato ampiamente grazie alle centinaia di reperti rinvenuti negli ultimi scavi. Gli oggetti della vita quotidiana (anfore, ceramiche, monete) troveranno uno spazio adeguato, accanto ai materiali più significativi dal punto di vista artistico (statue, mosaici ed altro). In questa maniera sarà possibile articolare un racconto che consideri tutte le sfere della comunità e le differenti fasce sociali presenti in città e nel territorio. Sulla linea del tempo si innestano alcune di “aree di approfondimento” su temi specifici, di grande interesse. Una particolare attenzione è dedicata agli apparati didattici ed illustrativi, con ampio ricorso a ricostruzioni grafiche e tridimensionali, filmati, plastici ed altri strumenti. “Classis Ravenna”, sottolinea l’assessore alla Cultura, Elsa Signorino, “non sarà un semplice “contenitore di materiali”, ma sarà anche un attivo centro di ricerca e formazione di altissimo profilo. Qui ampi laboratori per lo studio e per il restauro consentiranno a docenti e studenti dell’università di svolgere le loro attività nell’ambito dei loro percorsi formativi e di ricerca. Il nuovo museo permetterà la conoscenza e la valorizzazione dell’intero patrimonio storico archeologico del territorio attraverso un percorso espositivo innovativo, affascinante e rigoroso capace di coinvolgere e di emozionare i visitatori. Come tutti i musei contemporanei svilupperà una molteplicità di funzioni: attività espositiva, di studio e ricerca, laboratori didattici, laboratori di inclusione digitale per la sperimentazione di start-up innovative. Il tutto con una forte vocazione al territorio”.