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Castelseprio (Va), sito longobardo Unesco. Seminario dell’università di Padova per presentare i risultati delle ricerche in corso sulla chiesa di San Giovanni. Segue la visita allo scavo con la prof.ssa Alexandra Chavarría Arnau

castelseprio_chiesa-san-giovanni_nuove-ricerche_locandinaGli scavi proseguiranno fino al 17 settembre 2022, ma giovedì 8 settembre 2022 è una data da memorizzare perché l’università di Padova presenta i risultati delle ricerche in corso sulla chiesa di San Giovanni. Siamo a Castelseprio (Va) dove il castrum di Castelseprio, con la chiesa di Santa Maria foris Portas e il complesso di Torba, è patrimonio Unesco come parte del sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774)”. Alle 15, all’Antiquarium del parco archeologico di Castelseprio il seminario “Nuove ricerche sulla chiesa di San Giovanni a Castelseprio”. Modera e presenta Elena Percivaldi, medievista e divulgatrice. Dopo i saluti del sindaco Silvano Martellozzo, introducono i lavori Emanuela Daffra e Sara Matilde Casseroli della Direzione regionale Musei della Lombardia. Quindi intervengono Pere Gelabert (università di Vienna) su “Indagini paleogenetiche nel cimitero di San Giovanni”; Gian Pietro Brogiolo (università di Padova) su “San Giovanni di Castelseprio: interventi dopo un terremoto”; Maria Rosa Valluzzi e altri (università di Padova) su “Indagini strutturali e valutazione della vulnerabilità sismica delle strutture murarie di San Giovanni”. Segue la visita allo scavo condotto dalla prof.ssa Alexandra Chavarría Arnau.

Alla campagna 2022 dell’università di Padova nella chiesa di San Giovanni a Castelseprio, iniziata il 22 agosto, diretta dalla professoressa Alexandra Chavarria Arnau, su con concessione ministeriale di scavo all’interno del progetto interuniversitario “Castelseprio centro di Potere” coordinato dal prof. Gian Pietro Brogiolo, partecipano studenti delle università di Padova, Torino, Cattolica di Milano e Suor Orsola Benincasa di Napoli e alcuni ragazzi del territorio con mansioni di supporto allo scavo sotto la supervisione di Alessandro Deiana, veterano archeologo degli scavi di Castelseprio e collaboratore dell’equipe di Padova dai tempi degli scavi di Torba. Gli archeologi della missione stanno proseguendo le indagini nella navata della chiesa e in alcune aree esterne, in particolare quella tra la chiesa e il campanile, per comprendere, da una parte, la sequenza nelle aree già state oggetto di interventi dall’800 (scavi promossi dal conte Archinto) e nel corso del XX secolo (principalmente dal Bertolone) e, dall’altra, identificare e scavare i settori ancora integri. Al momento sono state individuate alcune sepolture alto e basso medievali e un pavimento di cocciopesto a ridosso del perimetrale nord della chiesa.

Positano (Costiera Amalfitana). A 15 anni dalla scoperta, 11 metri sotto la parrocchiale, apre al pubblico la villa marittima del I sec. d.C. con gli splendidi affreschi del triclinium aperto sulla baia: “Il Mar Positano (Museo Archeologico Romano) è uno dei più suggestivi spazi archeologici ipogei di età romana rinvenuti negli ultimi anni in Italia meridionale”

Con l’apertura della villa romana di Positano nasce il Mar Positano, il Museo Archeologico Romano di Positano

Il percorso aereo in vetro e acciaio creato per i visitatori del Mar Positano

Una villa marittima del I secolo d.C. nelle viscere di Positano, sulla Costiera Amalfitana, 11 metri sotto la chiesa di Santa Maria Assunta, sopravvissuta all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che seppellì Pompei ed Ercolano. La ricchezza e lo splendore degli affreschi del triclinium, l’ambiente di rappresentanza più importante della dimora, fanno pensare che la villa appartenesse a un ricco mercante o a un politico che cercava in Costiera il relax di cui non poteva godere in città. Proprio nel periodo tardo repubblicano e primo imperiale le coste del golfo di Napoli e della penisola sorrentina furono scelte dall’élite romana per le proprie lussuose ville con giardini e ambienti affrescati aperti su panorami mozzafiato della costiera. La dimora gentilizia romana di Positano venne riscoperta nel 2003 ma era già nota fin dal 1758 per interventi dei Borboni. Due le campagne di scavo, tra 2004-2006 e 2015-2016, quando si sono conclusi i lavori alla villa, con la realizzazione di un percorso sotterraneo con passerelle e impianto di illuminazione. Il 1° agosto 2018, a quindici anni dalla sua riscoperta, la Villa Romana di Positano, uno dei più suggestivi spazi archeologici ipogei di età romana rinvenuti negli ultimi anni in Italia meridionale, apre per la prima volta al grande pubblico, dalle 9 alle 21 (biglietto 15 euro): da ora in poi per tutti sarà il Mar Positano, cioè il nuovo Museo Archeologico Romano di Positano. Grazie agli interventi curati dal direttore dei lavori, Diego Guarino, i visitatori (un massimo di 10 per ogni ingresso, per motivi di sicurezza) attraverso passerelle e scale in vetro e acciaio potranno apprezzare gli affreschi restaurati e la stratigrafia che testimonia le trasformazioni subite dal sito nel corso dei secoli. In realtà il pubblico che entrerà il 1° agosto, non sarà il primo in assoluto: la villa romana sarà ammirata già qualche giorno prima, ma da un pubblico speciale: dal 19 al 31 luglio 2018, infatti, il sito è riservato con visite gratuite ai residenti di Positano.

Il triclinium della villa romana all’inizio degli scavi archeologici

L’inaugurazione della villa romana di Positano mercoledì 18 luglio 2018 (vedi l’annuncio sul video di Telecolore, qui sopra). Al taglio del nastro la soprintendente Francesca Casule e il vescovo Orazio Soricelli; il sindaco di Positano Michele De Lucia; l’archeologa Silvia Pacifico; Diego Guarino, architetto e direttore dei lavori; Walter Tuccino, restauratore del Mibact; l’ex presidente della Regione Campania Stefano Caldoro. Presenti numerosi cittadini, turisti e sindaci della zona. Daniele Milano di Amalfi, Luigi Mansi di Scala, Giovanni Di Martino di Praiano. Poi ancora il consigliere regionale Alberico Gambino, Gaetano Amatruda e Aniello Salzano. “Sono a Positano per inaugurare un’eccellenza: il Mar Positano, Museo archeologico Romano”, interviene Stefano Caldoro. “Una grande opera nata con la intuizione della accelerazione della spesa, fortemente voluta dalla mia giunta, e dalla visione dell’amministrazione comunale. Un gioiello in un posto che ha, da sempre, un fascino internazionale”.

Gli affreschi del triclinium della villa romana di Positano con motivi del Quarto stile pompeiano (metà del I sec. d.C.)

Restauratori al lavoro sugli affreschi della villa romana di Positano

“L’esistenza della villa era nota già da tempo”, racconta Elena Percivaldi su Perceval Archeostoria. “Karl Weber, addetto agli scavi borbonici, descrive nel 1758 strutture con affreschi e mosaici al di sotto della Chiesa madre e del campanile. Lo studioso Matteo della Corte pensò di aver individuato la villa di Posides Claudi Caesaris, potente liberto dell’imperatore Claudio, da cui deriverebbe lo stesso nome di Positano. Intorno alla metà del I secolo, la villa era in corso di restauro per i danni prodotti dal sisma del 62 e per un probabile passaggio di proprietà intervenuto nel frattempo. Il terremoto divenne occasione per riproporre una nuova e ricca veste agli ambienti di rappresentanza, come testimonia una delle sale da pranzo della villa, il lussuoso triclinium venuto alla luce nella cripta. Sulle pareti, ricoperte con motivi del Quarto stile pompeiano (metà del I secolo d.C.), sono visibili architetture a più piani. Nella parte superiore la scenografia architettonica è parzialmente celata da una tenda con mostri marini, delfini guizzanti e amorini in stucco. Di grande effetto è lo scorcio di un palazzo con porta socchiusa e loggiato con elegante balcone. La zona mediana è decorata da pannelli a sfondo monocromo ornati da eleganti ghirlande. Una serie di medaglioni conteneva ritratti e scene mitologiche, come la raffigurazione del centauro Chirone che impartisce lezioni di musica al giovane Achille; quadretti con nature morte e un paesaggio marino, con una baia attorniata da edifici porticati e da scogli, arricchivano l’insieme. Un paesaggio non dissimile si doveva godere da questa sala triclinare aperta sulla baia di Positano” (vedi https://percevalasnotizie.wordpress.com/2018/07/16/positano-riapre-la-villa-romana/) .

I 69 sedili allineati in muratura per l’essiccazione dei defunti trovati nella cripta superiore

La chiesa di Santa Maria Assunta di Positano: 11 metri al di sotto c’è il Mar Positano

Come si diceva, sull’area occupata dalla villa romana sorsero degli edifici religiosi, non ultimo la parrocchiale di Santa Maria Assunta. Gli scavi hanno riportato alla luce due cripte diverse, una superiore risalente al Settecento, e una inferiore, più antica. Come spiega in una nota Lina Sabino, funzionario storico dell’arte della soprintendenza ABAP di Salerno, “la cripta superiore è formata da due spazi longitudinali; lungo il perimetro della sala principale – sotto cui sono emersi i resti della Villa stessa – e sulle pareti degli anditi di passaggio, sono allineati 69 sedili in muratura per l’essiccazione dei defunti, di ragguardevole fattura nella finitura plastica degli stucchi dalla morbida stesura, priva di riscontro nell’intero territorio amalfitano. I fondi delle pareti sono ricoperti da una leggera velatura di calce bianca su cui sono tracciate rapide pennellate di colore rosso a formare fasce oblique parallele e rombi nei sottarchi: un’insolita ricchezza decorativa per ambienti di questo tipo, presumibilmente voluta e commissionata, nel primo trentennio del Settecento, dai laici appartenenti alla Confraternita del Monte dei Morti, che aveva sede nel soprastante Oratorio”. Invece è di età medievale l’altra cripta, che si trova sotto il presbiterio della parrocchiale. “Non è chiaro”, continua Sabino, “se in origine fosse a sua volta una vera e propria chiesa, oppure se fungesse da cripta all’edificio soprastante. Il corpo principale si compone di due navate, coperte da volte a botte e separate da archi che scaricano su colonne di marmo. Due di esse, inglobate nei pilastri innalzati agli inizi del Seicento per sostenere la grande cupola della chiesa superiore, sono state messe in luce dall’ultimo restauro. All’interno vi era un altare – citato più volte nei documenti – intitolato alla Natività. Più tardi lo spazio absidale fu confinato, rispetto alle navate, da una parete divisoria; al suo interno furono realizzati scolatoi funebri a seduta mentre, tra le volte a crociera soprastanti, fu praticata un’apertura (corrispondente alla collocazione attuale dell’altare maggiore della chiesa) attraverso la quale venivano calati i corpi dei defunti. Ciò fa supporre che a seguito dei lavori seicenteschi, la cripta avesse perso la sua prima destinazione liturgica e che da allora svolgesse una funzione esclusivamente cimiteriale