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Dantedì. Speciale visita guidata al museo Archeologico nazionale di Napoli della mostra “Divina Archeologia. Mitologia e storia della Commedia di Dante nelle collezioni del Mann” con la curatrice Valentina Cosentino

“Perché Dante al museo Archeologico nazionale di Napoli? Il Sommo Poeta fu tra i primi che, nel Medioevo, fece una riflessione sulla cultura antica, basandosi sulle fonti letterarie, quando ancora non esisteva una ‘coscienza archeologica’. Come Maestro e accompagnatore, tra Inferno e Purgatorio, Dante scelse Virgilio che, peraltro, è fortemente legato alla città di Napoli: l’autore dell’Eneide ha ispirato anche numerose leggende, entrate nella nostra tradizione culturale. Il Mann, ancora, ha uno straordinario patrimonio che consente di allestire un vero e proprio repertorio di personaggi, reali e fantastici, che compaiono nel racconto della Divina Commedia”, così il direttore del Museo, Paolo Giulierini. Nel giorno del Dantedì, 25 marzo 2022, niente di meglio che, accompagnati dalla curatrice Valentina Cosentino, andare a visitare la mostra “Divina Archeologia. Mitologia e storia della Commedia di Dante nelle collezioni del Mann”, in programma al museo Archeologico nazionale di Napoli fino al 2 maggio 2022, nell’ambito delle celebrazioni di Dante700 promosse dal ministero della Cultura, e allestita in uno spazio non casuale del museo: le sale degli Affreschi.

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Il ritratto di Dante Alighieri dipinto da Paolo Vetri nelle volte delle Sale degli Affreschi del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto graziano tavan)

Tra le decorazioni delle volte, c’è anche un celebre ritratto dell’Alighieri (1888) firmato dal pittore Paolo Vetri (1855-1937). È questo sguardo che, dalla sala dei Culti Orientali del Museo, sembra quasi accompagnare il visitatore attraverso due sezioni espositive: i racconti del mito; i personaggi del mito e della storia. La mostra “Divina archeologia” lega il Sommo Poeta agli autori antichi che, con il linguaggio dell’arte, narrarono le figure leggendarie presenti nel poema dell’Alighieri. Come i suoi contemporanei, Dante conosceva la mitologia classica quasi esclusivamente attraverso le fonti letterarie: in un certo senso, i cinquantasei reperti dell’esposizione “Divina Archeologia” ci lasciano immaginare lo scrittore fiorentino accanto a vasi, statue, rilievi, monete, che egli certamente non vide con i suoi occhi, anche se, con la forza della parola, riuscì a ricrearne la suggestione visiva.

L’archeologa Valentina Cosentino curatrice della mostra “Divina archeologia” al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto graziano tavan)

Curata da Valentina Cosentino (archeologa/ Segreteria Scientifica del MANN), realizzata con il contributo della Regione Campania, la mostra si avvale della collaborazione scientifica e organizzativa del prof. Gennaro Ferrante e delle dott.sse Fara Autiero e Serena Picarelli (Illuminated Dante Project, Università degli Studi di Napoli “Federico II”). Grazie alla rete con l’Ateneo Federiciano, si è scelto di presentare in mostra le immagini fotografiche ad alta risoluzione delle miniature presenti in alcuni manoscritti medioevali del poema dantesco: i codici, che entrano nella banca dati internazionale dell’Illuminated Dante Project, permettono di confrontare i reperti con la rilettura trecentesca della cultura classica. Tramite QR code, posto accanto alle digitalizzazioni delle miniature, si può sfogliare l’intero testimone da cui è tratta la decorazione. Inoltre, a complemento del percorso espositivo, disponibile sempre tramite QR-code un video-racconto, a cura del prof. Ferrante e della dott.ssa Autiero, del viaggio di Dante nell’aldilà attraverso le più belle miniature medievali della Commedia.

Ad accogliere i visitatori ci sono le statue di due personaggi emblematici: Diomede, il compagno di Ulisse in tutte le sue fatiche (in marmo bianco, del I sec. d.C., dal cosiddetto Antro della Sibilla a Cuma) e Traiano, l’optimus princeps con la lorica (in marmo bianco, del II sec. d.C., da Minturno): “Da un lato quindi – spiega Cosentino – c’è un imperatore, Traiano, noto per la sua eccezionalità in vita, per essere l’eroe di tante guerre, durante il cui regno l’impero romano raggiunse la massima espansione- Dall’altro c’è Diomede, un eroe discutibile, che ha compiuto del bene. E in quanto eroe e quindi è sicuramente un uomo buono. Eppure per motivi sottili e a noi anche poco comprensibili, Dante ha scelto di delegare uno all’Inferno – Diomede – perché artefice di tanti inganni, e quindi ha messo l’accento sulla parte negativa della vita di Diomede; e uno in Paradiso – Traiano – pur essendo vissuto prima della nascita di Cristo”.

Prima sezione della mostra- i racconti del mito. “Divina Archeologia” parte da un focus sul mito nella cultura medioevale e nelle terzine della Commedia: il poema enciclopedico di Dante raramente ospita lunghe dissertazioni mitologiche; piuttosto, nel racconto, si aprono vere e proprie finestre narrative, in cui personaggi, anche minori, alludono con perifrasi agli eroi dell’antichità. Ancora lontano dal gusto emulativo della classicità in voga con l’Umanesimo, Dante non soltanto avvicina, nell’aldilà, i suoi contemporanei ai personaggi del passato, ma per la prima volta introduce nel mondo ultraterreno figure e ambientazioni derivanti dalla cultura classica. Alcuni esempi sono segni tangibili dell’osmosi culturale della Commedia: i poeti pagani Virgilio e Stazio sono al fianco di san Bernardo di Chiaravalle e Beatrice come guide oltremondane; i fiumi dell’Ade classico scorrono nell’Inferno cristiano; nel limbo dei teologi appaiono figure mitiche e storiche dell’antichità greco-romana; Caronte, Cerbero, Minosse, le Arpie, Gerione, i Giganti e Catone sono guardiani dei confini dell’aldilà; il Paradiso è rotazione armonica delle sfere celesti proprio come nel Sogno di Scipione. Dante, così, sfoggia curiosità filologica e spiccata inventiva, mescolando fonti cristiane, popolari, classiche e colte. Nella prima sezione del percorso espositivo del Mann, sono così narrati cinque personaggi: Achille, Ercole, Teseo, Enea, Ulisse.

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Achille e Chirone, affresco del I sec. d.C. dalla cosiddetta Basilica di Ercolano, conservato al Mann (foto graziano tavan)

Achille, l’eroe dall’ineluttabile destino: nominato più volte nella Commedia, non ha, nei versi danteschi, una narrazione dedicata. Divagando dalla tradizione classica, che aveva celebrato il Pelide per le sue imprese e per la sua unica (e paradossale) vulnerabilità nel tallone, il poeta fiorentino scorge Achille nel girone dei lussuriosi, dove è condannato per i suoi molteplici amori (Deidamia, Briseide, Pentesiliea, Patroclo). In allestimento si completa quanto Dante lasciò sotteso al suo accenno letterario, legato all’aspetto più umano di Achille: possibile ammirare, in mostra, l’affresco di IV stile in cui l’eroe greco viene educato dal centauro Chirone; un’anfora (550-500 a.C.) con raffigurazione di Achille e del cugino Aiace mentre giocano a dadi, forse interrogando il destino; la pelike (vaso dall’imboccatura larga/375-350 a.C.- da Ruvo) con Achille che, in una grotta marina, incontra la madre Teti dopo la morte di Patroclo; la pelike (510-500 a.C.) in cui è rappresentata la contesa per l’attribuzione delle armi del Pelide.

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Skyphos in argento del I sec. a.C. con le 12 fatiche di Ercole, dalla Casa del Menandro di Pompei, conservato al Mann (foto graziano tavan)

Eracle, l’invincibile: come Achille, anche Eracle è nominato più volte da Dante che ne cita, anche indirettamente, le dodici fatiche. I reperti raccontano ogni aspetto del mito e delle sue varianti: al proposito, sono noti oltre settanta schemi iconografici, che vanno dall’età arcaica alla tarda età romana. In allestimento, sono selezionati alcuni splendidi manufatti: tra questi, merita ricordare le due tazze in argento (dalla casa del Menadro di Pompei, seconda metà I sec. a.C.) con la rappresentazione di tutte le dodici fatiche; il cratere a figure rosse (490-480 a.C., già collezione Shelby White) con Ercole che indossa la pelle del leone Nemeo; le tre anfore a figure nere, databili tra 575 e 500 a.C., con Eracle e Gerione; l’hydria (530-510 a.C., attribuita al pittore di Priamo) con apoteosi di Eracle. In allestimento, grazie alle immagini di un manoscritto medioevale (secondo quarto del XIV sec.) conservato ad Amburgo, vi è la presentazione della miniatura en bas de page con l’approdo di Gerione sull’orlo delle Malebolge.

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Teseo e il Minotauro su anfora del pittore di Pescia da Cuma, conservata al Mann (foto graziano tavan)

Teseo liberatore: Minosse, il re di Creta, costruisce un labirinto, rinchiudendovi il figlio, metà uomo e metà toro. Per nutrirlo il sovrano impone ad Atene un tributo di quattordici giovani, maschi e femmine. Teseo, stanco di questa angheria, giunge nell’isola; con uno stratagemma riesce a uccidere il Minotauro, uscendo dal labirinto. Da vincitore, parte da Creta e porta con sé l’innamorata Arianna, per poi abbandonarla a Nasso. Nella Commedia, più che le imprese dell’eroe, ricordate solo di sfuggita, acquisiscono maggior rilievo i personaggi a lui collegati: Minosse e il Minotauro. L’arte antica, al contrario, illustra quasi tutti i momenti del mito in una sorta di story board: così, la vita di Teseo, come un film, delinea le luci e le ombre del personaggio. In allestimento, da non perdere l’affresco in IV stile con Arianna che porge il filo a Teseo (il reperto appartiene alle collezioni del MANN e proviene dalla Casa della caccia antica a Pompei); le due anfore a figure nere, così come l’oinochoe, con Teseo e il Minotauro (i tre manufatti risalgono al 550-500 a.C.); il dipinto su marmo (inizi I sec. d.C.) che ritrae Teseo con un centauro (l’opera è parte del patrimonio del MANN e proviene da Ercolano). Il raffronto iconografico con i manoscritti medioevali è rappresentato dalle digitalizzazioni di due miniature: la prima con il Minotauro che si morde le mani all’arrivo di Dante e Virgilio e la seconda con i due poeti dinanzi a Minosse che giudica le anime. I testimoni che presentano queste splendide decorazioni provengono, rispettivamente, dalla Bodleian Library di Oxford e dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

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Enea con Anchise e Ascanio: terracotta del I sec. d.C. da Pompei, conservata al Mann (foto graziano tavan)

Il “pio” Enea: personaggio minore nella narrazione omerica, Enea diventa immortale grazie all’elaborazione romana del mito. La pietas, la sua virtù principale, è per gli antichi non la compassione o la misericordia, ma la devozione religiosa, l’amore per i valori della patria e della famiglia. Ed è proprio la pietas che gli renderà possibile non solo la fondazione di Roma, ma anche la definizione di una nuova stirpe capace di cambiare il volto alla storia. In mostra, alcuni reperti raccontano il mito di Enea, intrecciando la rappresentazione figurativa ai versi di Dante: l’anfora a figure nere (510-490 a.C.) e la terracotta (prima metà I sec. d.C.) con Enea e Anchise, così come l’iscrizione onoraria con elogio di Enea (prima metà I sec. a.C.).

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L’inganno del cavallo di Troia: affresco del I sec. d.C. da Pompei, conservato al Mann (foto graziano tavan)

Il multiforme ingegno di Ulisse: “Io sono Nessuno”. In questa celebre frase si può riassumere una delle principali caratteristiche di Ulisse, che non solo è l’eroe dai mille inganni, ma è soprattutto il guerriero risolutivo nel conflitto decennale contro Troia. Ulisse è quasi più simile al Loki disegnato dal Marvel Cinematic Universe che ad un valoroso eroe greco. Ma è solo questo? Ulisse parte da Itaca dove lascia moglie e figlio per combattere al fianco Agamennone a Troia. Le sue tante avventure comprendono episodi celebri come il furto del Palladio (la statua sacra di Atena) e lo smascheramento di Achille a Sciro; insieme a lui, vi è spesso il fido Diomede, che lo accompagna anche, come seconda lingua di un’unica fiamma, tra i consiglieri fraudolenti in Inferno, XXVI, secondo la revisione dantesca del mito. Una splendida miniatura, digitalizzata da un manoscritto conservato presso la Biblioteca del Castello di Chantilly, apre questo segmento della mostra dedicato all’eroe che superò le colonne d’Ercole: qui Francesco Traini e bottega raffigurano l’incontro di Dante e Virgilio con Ulisse e Diomede avvolti tra le fiamme. Non solo: da non perdere il disegno en bas de page che compare in un altro testimone medioevale, custodito presso la Biblioteca Nazionale di Napoli. In questo caso, vi è la raffigurazione del naufragio di Ulisse al di fuori delle Colonne d’Ercole. Ricca, naturalmente, anche la scelta di reperti presentati al pubblico: tra questi, la celebre statua marmorea di Diomede (I sec. d.C.), che appartiene alle Collezioni del MANN e proviene da Cuma; l’intonaco dipinto in III stile con il cavallo di Troia (da Pompei, prima metà I sec. d.C., appartiene alle collezioni del Museo); l’anfora panatenaica con ratto di Palladio (450- 400 a.C.)

Seconda sezione della mostra – i personaggi del mito e della storia. Una galleria di ritratti, reali e immaginari: nel viaggio ultraterreno, Dante e Virgilio incontrano tantissimi personaggi, che riflettono la sapiente operazione di sincretismo culturale del Sommo Poeta. L’esposizione, così, segue un itinerario della fantasia, con incursioni nel presente di Dante, ripercorrendo volti e caratteristiche di mostri, dei, figure della storia antica, scrittori e poeti, che l’Alighieri scolpisce per sempre nel proprio racconto.

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La Topografia dell’Inferno: digitalizzazione dell’antiporta miniata di un manoscritto conservato alla Bibliothèque Nationale de France della prima metà del XV sec. (foto graziano tavan)

Si parte, naturalmente, dall’aspetto più scenografico della narrazione e, dunque, dalle creature mostruose: la digitalizzazione dell’antiporta miniata di un manoscritto (Bibliothèque Nationale de France/prima metà del XV sec.), presenta al visitatore la topografia dell’Inferno. In una combinazione di linguaggi espressivi, i reperti del MANN offrono “evidenza visiva” ai celebri protagonisti dell’Inferno dantesco: ecco placche bronzee con Centauro e centauressa (I sec. d.C.), in dialogo sia con l’immagine di una miniatura tabellare che raffigura i centauri mentre minacciano Dante e Virgilio (il testimone proviene da Budapest e risale al quarto decennio del XIV sec.), sia con una miniatura dal soggetto analogo presente in un manoscritto della Biblioteca Medicea Laurenziana; da non perdere, ancora, l’intonaco dipinto ad affresco con testa di Medusa (il manufatto proviene dalla Villa dei Papiri di Ercolano e appartiene alle nostre collezioni), in raffronto con tema analogo in una miniatura en bas de page digitalizzata da un manoscritto conservato ad Amburgo.

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Arpie alla corte di Fineo: kelpis a figure rosse del Pittore di Kleophrades del 480-470 a.C. già collezione Paul Getty Museum, conservata al Mann (foto graziano tavan)

Non manca un focus sulle Arpie, grazie al rimando tra una kalpis a figure rosse (480-470 a.C., pittore di Kleophrades) e la miniatura tratta da un testimone della Bodleian Library di Londra. Infine, la curiosità: sono esposte alcune monete greche e romane in bronzo (IV-II sec. a.C.), che provengono dalla Necropoli di Santa Teresa; nel rituale funerario greco-romano, non era insolito lasciare alcuni spiccioli accanto al corpo del defunto, per compensare Caronte del traghettaggio nell’aldilà. Questi reperti sono “accompagnati” da una miniatura tabellare di un manoscritto conservato presso la Bibliothèque Nationale de France: nella raffigurazione, Dante e Virgilio osservano l’arrivo di Caronte.

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Fortuna stante: bronzo del I sec. d.C. dalla cosiddetta villa di Cneus Domizius Actus di Scafati, conservata al Mann (foto graziano tavan)

Dalle creature mostruose alle divinità: anche gli dei, “adattati” alla filosofia medioevale e in alcuni casi anticipatori del messaggio cristiano, trovano posto nella Commedia. Le divinità pagane, nel mondo dantesco, possono anche fungere da correlativo oggettivo delle passioni umane. In esposizione al MANN, possibile ammirare lo splendido Apollo in bronzo, che proviene dall’omonima domus di Pompei e appartiene alle Collezioni del Museo, messo in dialogo con il fregio miniato di Dante incoronato poeta da Apollo (la raffigurazione è digitalizzata da un manoscritto custodito presso l’Archivio Storico e Civico/ Bilbioteca Trivulziana); la Fortuna Stante in bronzo (I sec. d.C.) è legata alla miniatura tabellare con la Ruota della Fortuna in un codice medioevale custodito a Budapest. Ancora, presenti in allestimento focus tematici su Muse, Marte, Venere e, naturalmente, Ade, sempre con rimando alla fortuna medioevale dei personaggi danteschi nei manoscritti miniati della Commedia.

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Moneta di Giulio Cesare (terzo quarto del I sec. a.C.), un solido di Costantino (IV sec. d.C. ) e uno solido di Giustiniano (VI sec. d.C.), conservati al Mann (foto graziano tavan)

Dal mito alla storia: i personaggi del passato sono inseriti da Dante in un disegno provvidenziale che collega l’Impero romano alla figura di Cristo. Le origini della società medioevale risalgono alla caduta di Troia: grazie alla distruzione della città, infatti, i discendenti di Enea fonderanno Roma, quel “centro del mondo” sotto il cui impero nascerà Cristo. In questa visione, risulta fondamentale la figura di Cesare. Nonostante nelle fonti di Dante il giudizio su Cesare era stato generalmente sfavorevole, il poeta associa la nascita di Cristo alla sua attività politica, consacrandolo come il primo vero imperatore e ponendolo nel “nobile castello” del limbo dove si trovano gli spiriti promotori di quella magnanimità e nobiltà d’animo che va oltre la divisione tra cristiani e pagani. I pagani possono trovare posto in paradiso: nel Cielo di Giove, all’interno dell’occhio dell’aquila formata dagli spiriti giusti, il poeta pone tra gli altri, oltre a Costantino, il pagano Traiano che, secondo una leggenda molto diffusa nel Medioevo, si salvò dalla dannazione grazie all’alto senso di giustizia da cui era mosso. Tra i reperti in esposizione, dunque, troviamo una moneta di Giulio Cesare (terzo quarto del I sec. a.C.), in dialogo con il trionfo di Cesare in una miniatura digitalizzata da un manoscritto della Bibliothèque de l’Arsenal di Parigi; ancora, una statua loricata di Traiano (inizio II sec. d.C.) che si lega alla decorazione di un codice che proviene dalla Schulbibliothek des Christianeum di Amburgo; infine, un solido di Costantino ed uno di Giustiniano (il primo risale al IV, il secondo al VI sec. d.C.).

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I busti marmorei di filosofi e poeti antichi chiudono la mostra “Divina archeologia” al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto graziano tavan)

La mostra si chiude con un omaggio al valore della filosofia e della poesia, come perenne trait d’union fra le arti: inseriti in allestimento i busti marmorei di Omero (II sec. d.C.), Socrate (I sec. d.C.), Pseudo-Seneca (I sec. d.C.), il busto bronzeo di Democrito (I sec. a.C.) e il celebre rilievo con Orfeo e Euridice (fine I sec. a.C./ inizi I sec. d.C.). La splendida miniatura con Dante nella schiera dei poeti, digitalizzata da un manoscritto (XIV sec.) della Biblioteca dei Girolamini, “canonizza” questo consesso di sapienza tra passato antico e cultura medioevale.

Dantedì al museo Archeologico nazionale di Napoli: presentazione della guida della mostra “Divina Archeologia” e itinerari per scoprire l’esposizione. Anteprima del docufilm “Napoli, l’aldilà di tutto”. Dal Mann a Palazzo Reale con le mostre ispirate alla Divina Commedia. Special edition Campania Artecard

L’archeologo Valentina Cosentino curatrice della mostra “Divina archeologia” al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto graziano tavan)

Giornata “a tutto Dante” al museo Archeologico nazionale di Napoli per il 25 marzo 2022: alle 12.30, proprio tra gli splendidi reperti in mostra, il direttore Paolo Giulierini presenterà la guida breve (Naŭs editoria) della mostra “Divina Archeologia. Mitologia e storia della Commedia di Dante nelle collezioni del MANN”; a fine incontro, la curatrice del percorso, Valentina Cosentino, dedicherà al pubblico itinerari di visita per conoscere le suggestioni dell’esposizione. Speciale Dantedì per i più giovani: dalle 14.30, lezione a tema con gli allievi di fotografia dei corsi di Grafica per l’Arte e Decorazione  dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Gli studenti, guidati dal docente Mario Laporta, saranno accolti da Antonella Carlo (Responsabile Ufficio Comunicazione MANN) e Valentina Cosentino. A seguire (ore 16.30), ulteriori visite guidate con la curatrice Cosentino per raccontare la mostra su Dante grazie all’accompagnamento simbolico di alcuni episodi del Divina Archeologia Podcast, realizzato da Archeostorie e NW Factory Media con il contributo di Scabec. 

Locandina del docufilm “Napoli. L’aldilà di tutto” di Gualtiero Peirce in anteprima al museo Archeologico nazionale di Napoli

Il tema dell’oltretomba sarà raccontato con uno sguardo alla tradizione culturale napoletana: alle 17, anteprima del docufilm “Napoli. L’aldilà di tutto” di  Gualtiero Peirce, prodotto da Cyrano New Media e realizzato con il contributo del ministero della Cultura e il sostegno di Film Commission Regione Campania. Partendo dalle parole di Erri De Luca, il film ripercorre la vera a propria filosofia del culto dei morti nella nostra città. Alla proiezione, previsti gli interventi del regista e del direttore di Rai3, Franco Di Mare. Per partecipare, necessaria la prenotazione scrivendo a info@cyranonewmedia.it. In viaggio con il Sommo Poeta, non soltanto al MANN. Le istituzioni faranno rete per promuovere le attività realizzate in occasione del 700esimo anniversario dalla morte dell’Alighieri: si partirà, dunque, dal museo Archeologico nazionale di Napoli e da Palazzo Reale per scoprire le mostre ispirate alla Divina Commedia. 

Locandina di campania>artecard speciale Dantedì

Sino al 25 marzo 2022, Scabec lancia la Campania>Dantecard con due opzioni dell’offerta: la tessera potrà avere la durata di tre giorni (costo 21 euro per adulti e 12 euro dai 18 ai 24 anni) e consentirà di visitare il MANN e Palazzo Reale per tre giorni dalla prima validazione; inclusi anche gli accessi ai principali siti partenopei (Capodimonte, Museo Madre, Castel Sant’Elmo) e i viaggi sui mezzi del circuito pubblico locale (tram, bus, metropolitane, funicolari). Con la Dantecard annuale, utilizzabile per 365 giorni dal primo ingresso in un istituto culturale partner, oltre alle opzioni già previste, il circuito delle attrazioni visitabili si estenderà a Pompei, Ercolano, Reggia di Caserta e Paestum: il costo sarà di 20 euro per adulti e 10 per ragazzi dai 18 ai 24 anni. Le tessere saranno acquistabili nei punti vendita fisici di Artecard e sui canali online (campaniartecard.it). Il catalogo dell’esposizione su Dante sarà donato, sino ad esaurimento scorte, a tutti i partecipanti agli eventi del Dantedì e ai titolari della Campania Artecard dedicata. E una visita digitale sarà promossa proprio da Scabec il 25 marzo 2022, alle 19: in tour, anche online, con la curatrice della mostra “Divina Archeologia” per vivere insieme la perenne attualità dell’opera dantesca.

Napoli. Nel giorno del 700mo anniversario dalla morte di Dante il museo Archeologico nazionale presenta la mostra “Divina Archeologia. Mitologia e storia della Divina Commedia nelle Collezioni del Mann”: 56 reperti, in gran parte inediti; due sezioni espositive, tra mito e storia. Progetto di valorizzazione con un podcast dedicato

Locandina della mostra “Divina Archeologia. Mitologia e storia della Divina Commedia nelle Collezioni del Mann” al museo Archeologico nazionale di Napoli dal 29 ottobre 2021 al 10 gennaio 2022

Lo scorso marzo, in occasione del Dantedì 2021 e delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Alighieri, il museo Archeologico nazionale di Napoli aveva presentato in anteprima digitale, su Facebook ed Instagram, alcune opere dell’esposizione dedicata a “Divina Archeologia. Mitologia e storia della Divina Commedia nelle Collezioni del Mann” (vedi Napoli. In occasione del Dantedì 2021 il museo Archeologico nazionale presenta on line della mostra “Divina Archeologia” (dal 14 settembre), mitologia e storia della Divina Commedia nelle collezioni del Mann. Giulierini: “Racconteremo Dante e il mondo classico. E anche il rapporto del nostro territorio con Virgilio e l’immaginario del Sommo Poeta” | archeologiavocidalpassato). “Annunciamo nel DanteDì  la data simbolica scelta  per l’inaugurazione della mostra, il 14 settembre 2021”, aveva spiegato il direttore Paolo Giulierini. Il 14 settembre 2021 la mostra “Divina Archeologia. Mitologia e storia della Commedia di Dante nelle collezioni del MANN” non apre (sarà in programma al museo Archeologico nazionale di Napoli dal 29 ottobre 2021 al 10 gennaio 2022: 56 reperti, di cui 40 selezionati dai depositi, manufatti in gran parte poco conosciuti al pubblico o inediti).  Ma in questa data emblematica, il direttore Paolo Giulierini traccia le linee guida dell’esposizione: “Perché Dante al museo Archeologico nazionale di Napoli?  Divina archeologia, che abbiamo voluto annunciare proprio in occasione del 14 settembre, data della morte del Sommo Poeta 700 anni fa, vuole essere un cammino dantesco originale e pieno di scoperte.

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L’affresco da Ercolano con Achille e il centauro Chirone, conservato al Mann (foto Giorgio Albano)

Dante, che fu a Napoli due volte come ambasciatore presso Carlo II d’Angiò, nella Commedia come in altre sue opere ci parla infatti di argomenti e personaggi  rappresentati  negli straordinari reperti del nostro Museo.  Da creature fantastiche, come Cerbero, Medusa, Eracle, Diomede, Ulisse, Teseo, Minosse, il Minotauro, le Arpie,  a personaggi storici, a partire da Virgilio, Cesare, Costantino, Traiano.  E su una volta del museo c’è anche lui, Dante. Tanti sono poi gli spunti per itinerari dedicati, a Napoli e in Campania, dalla tomba di Virgilio, ai Campi Flegrei, fino alla vicina piazza Dante, dalla facciata del duomo alla Biblioteca nazionale di Napoli che custodisce uno dei primi manoscritti della Commedia. La nostra narrazione è arricchita anche da  una serie di podcast che ci condurranno con i loro protagonisti all’interno e all’esterno del Mann”.

Monete conservate al Mann ed esposte nella mostra “Divina Archeologia” (foto mann)

napoli_unina_illuminated-dante-project_logoLa mostra, realizzata con il contributo della Regione Campania, si avvarrà della consulenza scientifica del dipartimento di Studi umanistici dell’università di Napoli “Federico II”, in particolare con il professore Gennaro Ferrante, responsabile scientifico dell’Illuminated Dante Project, e delle collaboratrici Fara Autiero e Serena Picarelli. Al team della “Federico II” sono affidate l’analisi e la scelta delle immagini tratte dai manoscritti medievali della Commedia: queste miniature saranno parte integrante del percorso espositivo, instaurando così un dialogo suggestivo tra il reperto classico ed il mondo al tempo di Dante.  Alighieri ed i suoi contemporanei, infatti, studiavano la classicità quasi esclusivamente grazie alle fonti letterarie e, per questo, l’esposizione creerà una saldatura ideale tra espressioni culturali diverse (vasi, statue, affreschi, monete) che hanno “tradotto”, con il proprio linguaggio, la fortuna millenaria della tradizione mitologica.

Vasi, recuperati dai depositi del Mann, con raffigurati miti ripresi da Dante (foto mann)

L’esposizione, che potremo ammirare nelle sale degli affreschi del Mann, sarà articolata in due sezioni: “I racconti del mito” e “I personaggi del mito e della storia”. Nella prima parte dell’allestimento, a cura di Valentina Cosentino (segreteria scientifica del museo), saranno illustrati cinque miti, legati a cinque personaggi significativi del poema dantesco: Achille, Teseo, Ercole, Enea, Ulisse. La seconda sezione sarà immaginata come una galleria di ritratti dei personaggi reali o fantastici che Dante incontra nel suo viaggio ultraterreno: quattro le “categorie” narrate, con mostri, dei, figure storiche, scrittori.

La presunta tomba di Virgilio a Piedigrotta (Napoli)
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La giornalista e scrittrice Cinzia Dal Maso

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Il regista Andrea W. Castellanza

Un allestimento e non solo: il 14 settembre, su Spreaker e sulla pagina Facebook del Mann, viene lanciata la prima delle sei puntate della serie “Divina Archeologia podcast”, promossa dal museo Archeologico nazionale di Napoli e realizzata da Archeostorie e NW.Factory.media. Per questo podcast introduttivo, dedicato a Virgilio, ecco un suggestivo viaggio dal presunto sepolcro del poeta a Piedigrotta, giungendo al Lago D’Averno, a Castel dell’Ovo ed, infine, in un ricongiungimento ideale, alle sale del nostro Istituto: musica e parole in un percorso che si svilupperà in altri cinque racconti, diffusi sulle piattaforme podcast e sui canali del Mann, a partire dall’inaugurazione della mostra. Sei puntate, dunque, che raccontano Dante guardandolo da lontano, dal punto di vista di quegli antichi che lui ha usato come metafore di umani vizi e virtù. Ogni puntata è un filo teso tra le epoche per cogliere continuità, connessioni, diversità, stravolgimenti. I brevi testi evocativi di Cinzia Dal Maso e Andrea W. Castellanza, interpretati da attori di vaglia, sono inseriti in un ambiente sonoro che, ideato e realizzato da Erica Magarelli e Francesco Sergnese con la regia di Paolo Righi, è esso stesso racconto. Il risultato è un vero e proprio “podcast narrativo” dove tutto, parole suoni e musiche, concorre armonicamente allo svolgersi del racconto. Divina Archeologia Podcast si ascolta sul sito web del Mann (www.mannapoli.it) e su tutte le piattaforme podcast.

Per il Dantedì il parco archeologico di Ostia antica è andato a vedere come si presentava all’epoca di Dante, nel Trecento, la foce del Tevere (ricordata nel Purgatorio), alla Tor Boacciana

In occasione del Dantedì – le celebrazioni in onore di Dante Alighieri, anche il parco archeologico di Ostia antica ha voluto dare il suo contributo. Cosa c’entra Dante con Ostia? Ebbene, nel secondo Canto del Purgatorio, Dante cita la foce del Tevere. Il parco archeologico di Ostia antica ha deciso di andare a vedere come si presentava all’epoca di Dante, nel Trecento, la foce del Tevere. E sicuramente all’epoca la foce era dominata dalla Tor Boacciana. Proprio alla Tor Boacciana, raccontata dall’archeologo Dario Daffara, è dedicato il video che proponiamo per il Dantedì – e con il quale inaugura anche la rubrica video a cura del Parco “Play Ostia” che verrà pubblicata via via nelle prossime settimane.

Ond’io, ch’era a la marina volto / dove l’acqua di Tevero s’insala, / benignamente fu’ da lui ricolto. / A quella foce ha elli or dritta l’ala, / però che sempre quivi si ricoglie / qual verso Acheronte non si cala (La Divina Commedia, Purgatorio, Canto II, vv. 100-105). La foce del fiume che attraversa Roma e sulle cui sponde un tempo sorgeva Ostia antica – oggi la linea della costa è avanzata e alla foce sorgono la zona del Lido di Ostia a Sud e Fiumicino a Nord – viene identificata da Dante come il luogo in cui le anime attendono di essere trasportate dall’angelo nocchiero verso la spiaggia del Purgatorio. La foce del Tevere è menzionata infatti nel II Canto del Purgatorio al verso 101, quando Dante, proprio sulla spiaggia, incontra Casella, musico toscano, morto all’inizio del Trecento. Dante lo definisce suo amico: è probabile che Casella abbia musicato qualche canzone del poeta. Il musicista si presenta come anima intimamente tranquilla, staccata dalle cose del mondo eppure profondamente legata all’amico.

Dantedì al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria sotto l’insegna del “Buono Appollo”: l’omaggio al Sommo Poeta con le testimonianze del culto del Dio in Calabria

Il grande acrolito di Apollo Aleo, uno dei capolavori della scultura del V secolo a.C., scoperto da Paolo Orsi a Cirò Marina (foto MArRC)

O buono Appollo, a l’ultimo lavoro / fammi del tuo valor sì fatto vaso, / come dimandi a dar l’amato alloro… Con questi celebri versi del Canto I del Paradiso anche il museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria celebra il Dantedì, la giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri nell’anno in cui ricorre il settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta, avvenuta nel 1321. L’iniziativa, promossa dal ministero della Cultura e voluta dal ministro Dario Franceschini, ricorda l’inizio del viaggio di Dante nell’aldilà. Secondo gli studiosi, infatti, il percorso verso la salvezza cantato nella Divina Commedia iniziò proprio nel giorno del 25 marzo della Settimana Santa del 1300. Il MArRC ha ripreso i celeberrimi versi del proemio del I canto del Paradiso, con la nota invocazione al dio Apollo, legandola alle testimonianze del culto di questa divinità nelle grandi città greche della Calabria. A partire proprio da Rhegion, di cui il figlio di Zeus e di Leto fu divinità poliade. Proprio uno dei reperti più celebri del Museo, il magnifico Kouros in marmo pario esposto al Livello D, è stato identificato da alcuni studiosi come l’Apollo reggino. Un’opera realizzata tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C., che solo di recente ha riacquistato l’antica bellezza grazie a un accurato intervento di restauro realizzato dall’équipe del restauratore Sante Guido ed effettuato nell’ambito del progetto Restituzioni di Intesa Sanpaolo. Senza dimenticare che al livello B del Museo, dedicato alle città e ai santuari della Calabria greca, è esposto il grande acrolito di Apollo Aleo, uno dei capolavori della scultura del V secolo a.C., scoperto da Paolo Orsi durante gli scavi nel tempio di località Punta Alice a Cirò Marina, in provincia di Crotone. O ancora la statuetta in oro del dio, realizzata nel IV secolo a.C. e anch’essa proveniente dal santuario dell’antica Crimisa. Immagini di divinità antiche che oggi ci affascinano maggiormente, avvicinandoci ai celebri versi creati dal Sommo Poeta per l’inizio del suo viaggio nel Paradiso.

Roma. “Leggere Dante al museo delle Civiltà”: al Muciv per il Dantedì miniconferenze on line e anticipazioni della mostra di settembre “Ne la città dolente. Viaggio nel mondo dei morti”

Il museo delle Civiltà di Roma, in occasione del “Dantedì”, giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, e in previsione della mostra “Ne la città dolente. Viaggio nel mondo dei morti” che sarà allestita in autunno per celebrare il 700.mo anniversario della morte del poeta, organizza un pomeriggio di miniconferenze on line “Lèggere Dante al Museo delle Civiltà”, giovedì 25 marzo 2021, dalle 16, che si possono seguire su https://meet.google.com/xpd-fzvd-kfj. Interverranno: Loretta Paderni, “Introduzione alle iniziative del Museo delle Civiltà per le celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri”; Alessandra Sperduti, “Annuncio della mostra Ne la città dolente. Viaggio nel mondo dei morti (settembre 2021)”; Massimiliano A. Polichetti, “Vexilla regis prodeunt inferni (Inferno XXXIV, 1) – Oriente e Occidente: demonologie a confronto”; Francesca M. Anzelmo, Ilenia Bove, “Dante e lo stupore dei Barbari per l’antica Roma (in Paradiso XXXI, 31-42)”; Francesca Alhaique, Gaia Delpino (con il contributo di Francesca M. Anzelmo, Paolo Boccuccia, Ilenia Bove, Maria Luisa Giorgi, Laura Giuliano, Michael Jung, Claudio Mancuso, Gabriella Manna, Donatella Saviola), “Il valore simbolico e culturale degli animali”; Claudio Mancuso, “Poscia, più che ’l dolor, poté ’l digiuno (Inferno XXXIII, 75)​ – Il cannibalismo tra storia e antropologia”; Gaspare Baggieri, “La Medicina al tempo di e con Dante”.

Passeggiata dantesca nel Parco archeologico del Colosseo: il pubblico è accompagnato on line per dodici puntate a riconoscere i luoghi del PArCo attraverso le parole del sommo poeta. Si inizia col Dantedì

In occasione del secondo Dantedì – giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri – il parco archeologico del Colosseo accoglie l’invito del ministero della Cultura e, nel 700.mo anniversario della morte del Sommo Poeta, propone una passeggiata che ripercorre la storia del PArCo attraverso le terzine dantesche che hanno narrato alcune delle vicende della storia di Roma, dalle origini alla fine dell’impero. Foro Romano, Palatino e Fori imperiali conservano oggi le testimonianze tangibili e monumentali dell’esistenza di personaggi storici a cui Dante ha dato voce nelle cantiche della Divina Commedia, assieme alle divinità pagane venerate nei templi dell’area archeologica centrale. Il pubblico verrà guidato a riscoprire, leggendo le terzine dantesche, le vicende di Enea e del Palladio, il pastore Caco, l’evoluzione del potere attraverso Cesare, il princeps Augusto e Giustiniano, l’umiltà di Traiano davanti a una vedova, fino ad arrivare all’essenza della fede e alla figura di San Pietro, e alle tante divinità tutelari che da sempre hanno popolato il Pantheon romano. Ad accompagnare il pubblico ci saranno le voci narranti di attori che hanno generosamente dato la loro disponibilità a prendere parte all’iniziativa, ideata e curata dalle funzionarie archeologhe Elisa Cella e Federica Rinaldi. Ad aprire il percorso sarà Massimo Ghini, seguito da Giandomenico Cupaiuolo, Giuseppe Cederna e Rosa Diletta Rossi. Le loro voci accompagneranno per dodici puntate il pubblico, portandolo a riconoscere i luoghi del PArCo attraverso le parole del sommo poeta di Firenze. Primo appuntamento (doppio) con le passeggiate dantesche giovedì 25 marzo 2021, alle 21.04, online sugli account social del PArCo: “Introduzione | Paradiso, Canto II, 1-9” con Massimo Ghini, e “Caco, il pastore | Inferno, Canto XXV, 16-33” e con Giuseppe Cederna; 1° aprile 2021, “Enea | Inferno, Canto II, 10-36” con Giandomenico Cupaiuolo; 8 aprile 2021, “Catone l’Uticense | Purgatorio, Canto I, 28-93” con Giuseppe Cederna; 15 aprile 2021, “Cesare | Paradiso, Canto VI, 34-72” con Giandomenico Cupaiuolo; 22 aprile 2021, “Virgilio | Inferno, Canto I, 61-75” con Giandomenico Cupaiuolo; 29 aprile 2021, “Orazio, Ovidio e Lucano | Inferno, Canto IV, 73-102” con Rosa Diletta Rossi; 6 maggio 2021, “Traiano | Purgatorio, Canto X, 70-93” con Giuseppe Cederna; 13 maggio 2021, “Giustiniano | Paradiso, Canto VI, 1-27” con Massimo Ghini; 20 maggio 2021, “Apollo | Paradiso, Canto I, 13-36” con Rosa Diletta Rossi; 27 maggio 2021, “Venere | Paradiso, Canto VIII, 1-39” con Rosa Diletta Rossi; 3 giugno 2021, “San Pietro | Paradiso, Canto XXIV, 52-75” con Massimo Ghini.

Dantedì on line al museo Archeologico nazionale di Taranto: al mattino concerto, al pomeriggio Beatrice Stasi parlerà de “Il vate e i vaticini: su Inferno XX” sul rapporto tra il Sommo Poeta e il mito di Anfiarao

taranto_marta_dantedì_locandinaAl museo Archeologico nazionale di Taranto tutto pronto per l’incontro con Dante. Anche il museo Archeologico nazionale di Taranto celebra il 700.mo anniversario della morte di Dante Alighieri con la ricorrenza del DanteDì del 25 marzo 2021. Per l’occasione, nella giornata celebrativa istituita nel 2020 dal MiBACT, i versi di Dante Alighieri incontrano i miti e le storie, raccontate all’interno del museo Archeologico nazionale di Taranto. “Non c’è un reperto riferito direttamente a Dante”, dice Eva Degl’Innocenti, direttrice del MArTA, “ma c’è di più. C’è il richiamo alla storia che il sommo poeta amava tanto, la stessa che ispirò i suoi versi, e che crea un collegamento straordinario tra la sua scrittura e le nostre collezioni”. Così il MArTA sceglie gli Inferi per celebrare il padre della lingua italiana, ma anche l’uomo e lo studioso che raccontò meglio le virtù e le debolezze degli umani nella sua Divina Commedia.

Il monumentale cratere a mascheroni a figure rosse attribuito al Pittore di Dario restituito nel 2009 dal Cleveland Museum of Art (foto MArTa)

“Tra Dante e il Museo si staglia la figura di Anfiarao, l’indovino di Argo che tentò inutilmente di opporsi alla spedizione dei Sette contro Tebe perché ne aveva previsto l’insuccesso”, spiega la direttrice. “Dante lo incontra nel Canto XX dove tratta di indovini, sortilegi e incantatori. Ma Anfiarao è anche al centro della Sala IX al primo piano del museo Archeologico nazionale di Taranto, in uno dei capolavori assoluti della ceramografia apula: ovvero il monumentale cratere a mascheroni a figure rosse attribuito al Pittore di Dario databile intorno al 330 a.C. Dante racconta, anche grazie alle informazioni assunte dalla Tebaide di Stazio, dell’arrivo all’Inferno al cospetto del giudice Minosse di Anfiarao. Il cratere, rientrato in Italia nel 2009 grazie a una restituzione del Cleveland Museum of Art, è invece la fotografia della sua partenza. Qui il mitico guerriero e indovino indossa l’armatura, impugna la lancia e lo scudo e sale sulla quadriga che lo porterà alla guerra, ma anche alla morte. L’inizio e la fine di una storia che Dante stigmatizzerà ponendo proprio l’indovino di Argo, tra coloro che sono costretti per contrappasso a guardare solo indietro “perché volse veder troppo davante” (v. 37). Due capolavori saranno in correlazione – specifica la direttrice del museo, Eva Degl’Innocenti – fornendo alle celebrazioni dantesche anche un ulteriore elemento di approfondimento e rarità narrativa”.

La locandina dell’incontro al MArTA per il Dantedì su “Il vate e i vaticini: su Inferno XX” con Beatrice Stasi

Sotto gli hashtag ufficiali #DanteDì e #IoLeggoDante, nella giornata del 25 marzo 2021, a partire dalle 11 del mattino e fino alla serata, il museo Archeologico nazionale di Taranto predispone una programmazione di eventi digitali che lo stesso MiBACT a livello nazionale ha voluto riconoscere. La mattina alle 11 in diretta dal primo piano del Museo, e sui canali Facebook e YouTube del MArTA, ci sarà un breve omaggio musicale ispirato alla figura e ai versi di Dante offerto dalle giovani musiciste del Conservatorio “Giovanni Paisiello” di Taranto, Giovanna Delfino (chitarra), Gabriella Caroli (flauto) e Flora Contursi (voce). Alle 18 sarà la volta, invece, dell’approfondimento che vuole mettere in evidenza possibili ambiguità e complicazioni del giudizio dantesco, che condanna agli Inferi chi ha la pretesa di profetizzare il futuro, oggetto della conferenza della professoressa Beatrice Stasi, docente di letteratura italiana all’università del Salento che  parlerà de “Il vate e i vaticini: su Inferno XX”. La relazione si terrà nella sala conferenze del Museo. La conferenza sarà trasmessa in diretta sul canale Facebook e YouTube del museo Archeologico nazionale di Taranto.

Napoli. In occasione del Dantedì 2021 il museo Archeologico nazionale presenta on line della mostra “Divina Archeologia” (dal 14 settembre), mitologia e storia della Divina Commedia nelle collezioni del Mann. Giulierini: “Racconteremo Dante e il mondo classico. E anche il rapporto del nostro territorio con Virgilio e l’immaginario del Sommo Poeta”

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Il direttore del Mann, Paolo Giulierini (foto Graziano Tavan)

#Divinarcheologia: con questo hashtag, in occasione del Dantedì 2021 e delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Alighieri, il museo Archeologico nazionale di Napoli presenterà in anteprima digitale, su Facebook ed Instagram, alcune opere dell’esposizione dedicata a “Mitologia e storia della Divina Commedia nelle Collezioni del Mann”. La mostra “Divina Archeologia”, realizzata con il contributo della Regione Campania, aprirà il 14 settembre 2021 e resterà in calendario sino a marzo 2022. ”Annunciamo nel DanteDì  la data simbolica scelta  per l’inaugurazione della mostra, il 14 settembre”, spiega Paolo Giulierini, direttore del Mann. “Come è noto, Dante morì a Ravenna  il 14 settembre 1321, e una collaborazione importante è stata attivata con il Classis Ravenna- Museo della città e del territorio. Tanti sono i miti, gli eroi, i  personaggi della storia antica che si incontrano nella Divina Commedia, e il Mann è una miniera di riferimenti iconografici. Pochi sanno che un’immagine di Dante con veste purpurea e corona d’alloro campeggia su una volta del nostro Museo, opera ottocentesca dell’artista Paolo Vetri.  Divina Archeologia sarà anche l’occasione per celebrare il legame fortissimo  tra Virgilio e Napoli, dove si trova la sua tomba: prima di San Gennaro il poeta latino era considerato un ‘protettore’ della città e un mago, come testimonia il celebre mito dell’uovo di Virgilio. Un percorso che ci porterà con una serie di podcast dedicati, anche fuori dal Mann, fino al lago d’Averno e non solo. E  inviteremo istituti e docenti a tenere lezioni  su Dante nelle nostra sale e nell’auditorium”. 

Diomede, scultura marmorea proveniente da Cuma e conservata al Mann (foto Luigi Spina)

L’anteprima digitale della mostra partirà giovedì 25 marzo 2021, alle 8.30: scelta come simbolo della campagna la statua marmorea di Diomede, proveniente da Cuma e “immortalata” in uno splendido scatto di Luigi Spina. L’eroe greco fu fido compagno di Ulisse nel furto del Palladio: anche per questa impresa, in cui mostrò coraggio e, al contempo, grande capacità di ordine inganni, è collocato con Ulisse nell’ottava bolgia del cerchio dei fraudolenti (Inferno, XXVI).

Affresco da Pompei con la scena del cavallo di Troia e Ulisse conservato al Mann (foto Luigi Spina)
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L’affresco con Achille a Sciro dalla Casa dei Dioscuri di Pompei, conservato al Mann (foto Mann)

Dal mito di Diomede a quello di Ulisse: al più celebre viaggiatore di tutti i tempi sarà dedicato il post con l’affresco che rappresenta una scena della guerra di Troia; nel reperto, ritrovato a Pompei, è raffigurato il momento simbolico del dramma, quando, cioè, i Troiani portano all’interno delle mura il cavallo di legno, condannando in tal modo la città alla distruzione. L’inganno del cavallo è una delle trame per cui l’Alighieri punisce idealmente Ulisse nella prima cantica della Commedia. Più volte nominato in relazione a Ulisse ed al Centauro Chirone, c’è anche Achille che, inserito tra i Lussuriosi dell’Inferno, è uno dei protagonisti del Dantedì virtuale del Mann; saranno postati online due affreschi: “Achille a Sciro” (dalla Casa dei Dioscuri di Pompei), che ritrae il momento in cui Ulisse e Diomede smascherano l’eroe, mandato presso la corte di Licomede per sfuggire alla guerra di Troia; Achille è in abiti femminili al centro della scena e regge lo scudo, trattenuto da Ulisse (a destra) e Diomede (a sinistra). 

L’affresco da Ercolano con Achille e il centauro Chirone, conservato al Mann (foto Giorgio Albano)

Ancora, sarà condiviso l’affresco con Achille ed il centauro Chirone, citato nel XII canto dell’Inferno: il centauro Chirone fu maestro del Pelide ed, in questo affresco da Ercolano, è raffigurato giovanissimo mentre apprende l’arte della lira. I personaggi presentati nell’anteprima digitale del Dantedì sono solo alcuni dei protagonisti della mostra “Divina Archeologia”: grazie all’esposizione, sarà possibile viaggiare con mitologia, archeologia e letteratura, in un suggestivo dialogo tra i versi del poeta ed i reperti del Mann.  

Canosa di Puglia. Per il Dantedì 2021 sui social del museo Archeologico nazionale il video del liceo Fermi il mito di Niobe rielabora a tableaux vivants le raffigurazioni sui vasi apuli del museo

Locandina dell’evento al museo Archeologico nazionale di Canosa di Puglia per il Dantedì 2021

Gli alunni delle classi terze e quarte, indirizzi Scientifico e Scienze Applicate, del Liceo Statale “E. Fermi” di Canosa di Puglia rielaborano in un video, attraverso la tecnica teatrale dei tableux vivants, le raffigurazioni del mito di Niobe, dipinte su di un’anfora e una phiale apule a figure rosse, esposte nel museo Archeologico nazionale di Canosa di Puglia. Il mito di Niobe sarà̀ rivisitato anche alla luce del XII Canto del Purgatorio, in cui Dante presenta Niobe come esempio di superbia punita. L’attività̀ teatrale verrà̀ ripresa in un video nel quale i versi citati, le immagini dei reperti ceramici, e la scena teatrale con alcune battute metteranno in evidenza il legame tra archeologia, territorio di Canosa e Commedia attraverso il mito di Niobe. Il video sarà visibile giovedì 25 marzo 2021 a partire dalle 12 al seguente link: https://www.facebook.com/museoarcheologicocanosa