TV2000 ripropone il film di Alberto Castellani “Rivisitare Nazareth. Archeologia e tradizione nel villaggio abitato da Gesù” che parla della scoperta della casa natale di Gesù sulla base delle fonti antiche e degli scavi archeologici di Ken Dark a Nazareth
“Trovata la casa natale di Gesù”: ricordate? A parlare dell’eccezionale scoperta era stato l’archeologo inglese Ken Dark nel film di Alberto Castellani “Rivisitare Nazareth. Archeologia e tradizione nel villaggio abitato da Gesù” presentato in anteprima, nel 2017, alla XXVIII rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2017/10/04/trovata-la-casa-natale-di-gesu-a-parlare-delleccezionale-scoperta-alla-xxviii-rassegna-internazionale-del-cinema-archeologico-di-rovereto-non-sara-lo-scopritore-l/). Sono passati tre anni, e ora per gli appassionati c’è la possibilità di rivedere (o vedere per la prima volta) il film di Castellani sull’emittente TV2000 (Canale 28 digitale terrestre, 18 di Tivùsat, 157 di Sky) che manderà in onda “Rivisitare Nazareth. Archeologia e Tradizione nel villaggio abitato da Gesù” lunedì 13 luglio 2020 alle 22.30.
Nell’anno 68 d.C. un vescovo franco di nome Arculfo trova riparo, dopo una tempesta, a Jona, una piccola isola posta sulla costa occidentale della Scozia, parte delle isole Ebridi Interne. Ospitato dai monaci della locale abbazia incontra Adamnano, un religioso irlandese, Arculfo racconta la sua esperienza di viaggio e descrive i luoghi visitati. Adamnano trascrive nel latino del tempo l’affascinante racconto di quell’ospite. Nasce così “De locis santis”, un diario di viaggio che trova rapida diffusione negli scriptoria di mezza Europa. Tra le località menzionate vi è anche Nazareth e la “casa” dove Gesù avrebbe vissuto infanzia e adolescenza. Prende spunto da qui il film “Rivisitare Nazareth. Archeologia e Tradizione nel villaggio abitato da Gesù“. Il filmato, patrocinato, dall’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) intende recuperare questa lontana testimonianza e cerca un riscontro archeologico sulle tracce presenti nella Nazareth di oggi. “Ci ha accompagnato in questo viaggio”, ricorda Castellani, “il prof. Ken Dark della Reading University, con il contributo del Palestinian Exploration Fund di Londra e l’amichevole disponibilità delle Suore di Nazareth che custodiscono il sito. Non va dimenticata la collaborazione della Libreria Nazionale di Vienna e quella del prof. Thomas O’Loughlin, President of the Catholic Theological Association of Great Britain”.
Castellani per la stesura della sceneggiatura ed il testo si è basato su due pubblicazioni di Ken Dark, che hanno avuto vasta eco nei media dato il clamore della scoperta: si tratta di “Early roman period and the sisters of Nazareth convent” apparso su The Antiquaries Journal e “Has Iesus’ Nazareth house found?” pubblicata su Biblical Archaeology Review. Quella che oggi è considerata dagli archeologi la casa natale di Gesù è un edificio dalle pareti di pietra, risalente al I secolo. Lo scavo, iniziato nel 2006, è stato portato avanti dall’archeologo inglese Ken Dark della university of Reading. Dark si è concentrato su quell’area perché tutte le persone vissute nei secoli successivi alla morte di Gesù hanno identificato proprio quel luogo come la casa natale del Messia, e per le informazioni fornite dal “De locis santis”, secondo cui la casa di Gesù sarebbe stata localizzata tra due tombe e sotto una chiesa.
Sulle tracce di Maria e Giuseppe da Nazareth a Betlemme: nuovo ambizioso progetto tra archeologia biblica e storia del regista veneziano Alberto Castellani per un film in due puntate

Maria e Giuseppe in viaggio verso Betlemme: il regista Alberto Castellani ne seguirà le orme per un nuovo film “Storia di Myriam e Yoseph: in cammino nella terra dei Padri”
Scrive l’evangelista Luca: “Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide , chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa , che era incinta”. Tutto è iniziato da queste poche parole, spiega Alberto Castellani, il regista veneziano in partenza l’8 luglio per Israele e la Palestina, con un nuovo ambizioso progetto: seguire il viaggio di Maria e Giuseppe da Nazaret a Betlemme. “In questa laconicità di informazione sta proprio il fascino della mia ricerca che ho voluto sviluppare in fase di sceneggiatura e che intendo ora sperimentare direttamente sul territorio”. Due settimane di riprese, un gruppo di lavoro collaudato, il sostegno della Cei (Conferenza episcopale italiana) e dell’ambasciata di Palestina a Roma, la consulenza di professori di grande valenza, come Pietro Kaswalder, SBF Jerusalem (scomparso recentemente) e Danilo Mazzoleni , PIAC Pontificio Istituto di Archeologia, e il contributo di esperti del calibro del biblista il card. Gianfranco Ravasi, di Alberto Bobbio di Famiglia Cristiana e dell’egittologo Alberto Elli: ecco in sintesi il progetto del film “Storia di Myriam e Yoseph: in cammino nella terra dei Padri”, programma che, nelle intenzioni di Castellani, dovrebbe essere suddiviso in due puntate da mandare in onda sul canale 28-TV 2000 e su un gruppo di emittenti europee e statunitensi. “Sarà un’indagine sul campo per cercare di dar voce al misterioso silenzio evangelico”.
Dopo aver seguito le orme dello svizzero Johann Ludwig Burckhardt che duecento anni fa scoprì Petra, la capitale dei Nabatei, in Giordania, da cui è scaturito il fortunato film “Sulla via di Petra” (https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2013/11/28/a-bologna-petra-inedita-nel-film-di-castellani/), ora il regista veneziano che da più di vent’anni rivolge la sua attenzione all’archeologia del Medio Oriente, cerca di indagare su quello che può ragionevolmente essere accaduto duemila anni fa in terra di Palestina quando una coppia di sposi , destinati ad entrare ben presto nella storia, si accinsero a compiere un viaggio che da Nazareth si sarebbe concluso a Betlemme. Ponendosi subito una domanda: quale via può aver percorso dalla Galilea verso Betlemme di Giuda, Giuseppe, della casa di Davide e la sua giovanissima sposa prossima al parto, allorché l’editto di Augusto ordinò il censimento delle genti di Palestina? A venire in “soccorso” di Castellani è stato Pietro Kaswalder, eminente studioso di geografia biblica, recentemente scomparso, che ha tracciato una ipotesi di lavoro: “Più che la Valle del Giordano, che si estendeva lungo la parte orientale della Palestina alla sinistra del fiume, o della romana Via Maris, tra la piana dello Sharon e la costa del Mediterraneo, plausibile è apparso il percorso della cosiddetta Via Centrale o della Montagna che nella tradizione dei primi pellegrini cristiani , ma non solo, era chiamata Strada della Fede o anche Via dei Patriarchi”. E su tale itinerario che Castellani e la sua troupe hanno deciso di orientare i loro passi programmando più di due settimane di presenza in Israele. Punto di partenza non poteva essere, ovviamente, che il villaggio di Nazareth.
È lo stesso Castellani a raccontarci come si muoverà sulle orme di Maria e Giuseppe. “Dopo una indagine accurata sui locali reperti archeologici custoditi nella Basilica della Annunciazione, sugli scavi della cosiddetta Casa di Giuseppe fino alla più recente scoperta archeologica sulla presunta Casa di Gesù, ci sposteremo lungo la valle di Esdrelon, percorrendola in gran parte. Qui toccheremo il villaggio di Taanich, che conserva il ricordo della biblica Deborah, giungendo successivamente a Jenin, l’antica Betulia nota per l’episodio di Giuditta ed Oloferne. Da qui a Dotan, località non lontana da Jenin, per rivivere sul crinale di un piccolo tell apparentemente anonimo il racconto dell’Antico Testamento di Giuseppe venduto dai fratelli”.
Sarà quindi la volta di Samaria/Sebaste in cui missioni archeologiche italiane, francesi ed israeliane stanno cercando di portare alla luce il passato di questa città attraverso una attività scavo e conservazione dei reperti fino ad ora rinvenuti . E poi la mitica Nablus , l’antica Neapolis della famiglia Flavia, e il rinnovarsi del ricordo di Giuseppe figura legata a tante storie della Bibbia e del Corano. “Mi auguro di poter documentare anche la sua tomba venerata in cui ancor oggi converge la popolazione locale per richieste di buon raccolto, di fertilità e di amore: questo soprattutto da parte delle donne”. A Nablus non mancherà una indagine sul sito di Tel Balata uno dei più importanti della Cisgiordania tra i biblici monti Ebal e Garizin e, se possibile , un contatto con la antichissima comunità Samaritana. “La vicina Shiloh, la città di Giosué e dell’Arca dell’Alleanza – continua -, ci propone uno dei luoghi più emozionanti del mondo ebraico e della sua fede millenaria, già attivo, prima della costruzione del Santuario di Gerusalemme”. Tappa obbligata l’altopiano sassoso di Bethel dove, secondo tradizione, Abramo piantò le sue tende ed eresse un altare e Giacobbe uno dei tre padri del popolo ebraico, ebbe il misterioso sogno su una discendenza destinata a diffondersi “ come polvere della terra” ( Gn 28,14). Pochi chilometri ed ecco la attuale capitale dello stato palestinese, la moderna Ramallah e la vicina Tell en Nasbeh con il ricordo del profeta Samuele e la testimonianza dei risultati delle missioni archeologiche statunitensi che hanno portato alla luce una imponente raccolta di documenti dal calcolitico all’età del ferro fino alle indagini accurate operate verso la metà del secolo scorso dal francescano padre Bagatti. “Infine ecco una Gerusalemme insolita, quasi nascosta: la valle della Geenna, le mitiche piscine di Salomone, l’ eccezionale testimonianza delle preziose lamine di Ketef Hinom, oggi conservate all’Israel Museum. Una certificazione incisa con caratteri paleo ebraici e scritta attorno al 600 prima di Cristo, conferma della fondatezza e della esistenza del testo biblico quattrocento anni prima della scoperta dei rotoli nelle grotte di Qumram nel Mar Morto”.
Con il sito di Kathisma, sul crinale dell’ultima collina alla periferia di Gerusalemme, che fa riferimento ad una sosta richiesta da Maria ormai prossima al parto e la documentazione di ciò che resta, a detta degli archeologici israeliani, di una chiesa che doveva essere addirittura più bella e maestosa di quella del Santo Sepolcro costruita al tempo di Costantino , l’itinerario si conclude nell’ormai vicina Betlemme. “E anche qui sarà l’archeologia ad aiutarci per dare spessore storico ad un evento ed a una sua localizzazione tuttora dibattuta. Dietro solitarie pietre di vallate deserte, dietro eventi ancestrali che soltanto la toponomastica di villaggi sperduti o addirittura scomparsi è ancora in grado di richiamare – conclude Castellani -, cercherò di offrire lo spaccato di un mondo che di lì a poco si sarebbe aperto al cristianesimo prima che secoli di storia, di sovrapposizioni o di leggende nascondessero in parte l’ immagine autentica di una terra che i piedi di Gesù, di lì a poco avrebbero cominciato a percorrere. Per rivivere idealmente quel lontano cammino che mi condurrà verso quella debole luce che appena rischiara una grotta dove ogni giorno sostano in preghiera migliaia di fedeli”.
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