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Roma. Il ministro Franceschini ha aperto ufficialmente la Domus Aurea e la mostra multimediale “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche”. L’intervento dei curatori. Via libera al pubblico dal 23 giugno

Dal 23 giugno 2021 la Domus Aurea riapre al pubblico (foto PArCo)

roma_domus-aurea_nuova-locandina_apertura-23-giugnoIl giorno tanto atteso è arrivato: mercoledì 23 giugno 2021, alle 9, riapre la Domus Aurea, la reggia di Nerone, con un percorso di visita ricco di novità e con una mostra dedicata a Raffaello e alla straordinaria storia della scoperta delle sue superfici affrescate. Il Parco archeologico del Colosseo ha potenziato nel periodo di chiusura i lavori di restauro e di ripristino di spazi in precedenza ingombri da ponteggi che lasciano adesso vedere affreschi prima non visibili. Inoltre è stato creato un nuovo ingresso che dal parco del colle Oppio immette direttamente nella Sala Ottagona, sede della mostra, e lungo il percorso di visita del padiglione della reggia neroniana è stato completamente rinnovato l’impianto di illuminazione. Allo stesso tempo, sono state allestite sculture fino ad oggi conservate nei depositi del monumento, contribuendo a celebrare lo sfarzo della residenza di Nerone. Ingresso dal lunedì al giovedì: visita limitata alla sala Ottagona e alle sale limitrofe, comprensiva della mostra immersiva, con accompagnamento obbligatorio; 9.18.30 con ingressi contingentati e turni di massimo 20 persone ogni 15 minuti (guida inclusa). Dal venerdì alla domenica: visita guidata obbligatoria, estesa a tutto il monumento, compresa la mostra nella sala Ottagona e sale limitrofe; 9-18.30 con ingressi contingentati e turni di massimo 20 persone ogni 15 minuti (guida inclusa). Le capienze e i turni saranno soggetti a modifiche e revisioni in base alle norme vigenti sulle misure di contenimento della diffusione della pandemia. Biglietti: visita accompagnata dal lunedì al giovedì, intero: 12 euro; ridotto: 9 euro, visitatori tra 6 e 12 anni di età, docenti delle scuole di ogni ordine e grado; dipendenti Mic. Visita guidata dal venerdì alla domenica: intero: 18 euro; ridotto: 15 euro, visitatori tra 6 e 12 anni di età, docenti delle scuole di ogni ordine e grado; dipendenti Mic.

L’anteprima della mostra “Raffaello e la Domus Aurea” con il ministro Dario Franceschini, l’architetto Stefano Boeri, e i curatori Alfonsina Russo e Vicenzo Farinella (foto PArCo)

L’anteprima con il ministro. Lunedì 21 giugno 2021, anteprima alla presenza del ministro Dario Franceschini con inaugurazione della mostra multimediale “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche” (23 giugno 2021 – 7 gennaio 2022), la mostra dagli straordinari apparati interattivi e multimediali allestita nella Sala Ottagona e negli ambienti circostanti. La mostra è a cura di Vincenzo Farinella e Alfonsina Russo con Stefano Borghini e Alessandro D’Alessio. Produzione, organizzazione, promozione e catalogo Electa editore. Allestimento e interaction design dotdotdot.it. Nuova passerella di ingresso Stefano Boeri Architetti. Nuovo progetto di illuminazione Erco.

Aperti nella Domus Aurea nuovi ambienti con il posizionamento di sculture dai depositi (foto PArCo)

Il saluto del direttore del PArCo, Alfonsina Russo. “Dopo oltre un anno di chiusura”, ha ricordato Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo, e co-curatrice della mostra, “apriamo oggi la Domus Aurea e insieme la mostra “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche” che avremmo dovuto inaugurare l’anno scorso in occasione delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Raffaello. La mostra è stata curata per le soluzioni multimediali da dotdotdot.it. In questa occasione inauguriamo anche un nuovo ingresso realizzato dall’architetto Stefano Boeri che consente di entrare direttamente nel cuore della Domus Aurea, nella Sala Ottagona dove è attualmente la mostra, da colle Oppio. Il percorso è arricchito da una alcune novità, un percorso ampliato con una serie di ambienti prima non visibili perché ingombri da ponteggi, e lungo questo percorso si dispiegano degli elementi scultorei rinvenuti nei depositi, come le Muse e alcuni elementi architettonici. E vera novità è l’illuminazione, l’elemento clou che ripropone quelli che erano gli espedienti degli architetti neroniani di catturare la luce attraverso delle finestre poste in alto le quali riuscivano in qualche modo a far filtrare la luce verso gli ambienti più bui. Devo ringraziare per questo Elisabetta Segala, e anche Francesca Guarneri l’attuale responsabile della Domus Aurea. E anche l’architetto Stefano Borghini che ha realizzato degli apprestamenti molto suggestivi. Infine devo ringraziare per il Giardino ecosostenibile il ministro Franceschini che ci ha dato con decreto una serie di fondi per riuscire a superare la criticità rappresentata dall’acqua che filtra attraverso le volte, e Gabriella Strano. La mostra è stata organizzata da Electa. E il parco archeologico del Colosseo ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il British Museum che attualmente ha in corso una mostra su “Nerone” per dare nuova luce alla figura di questo imperatore, che non è stato un imperatore solo con una serie di aspetti negativi ma ha avuto anche una serie di attività positive, come l’urbanistica, l’architettura, le arti”.

La nuova passerella pedonale che porta nel cuore della Domus Aurea (foto PArCo)

Il nuovo ingresso da colle Oppio. “Abbiamo realizzato questo ingresso all’interno di una delle gallerie che l’imperatore Traiano fece costruire”, ha spiegato l’architetto Stefano Boeri, “quando si decise sostanzialmente di riempire di terra tutti gli spazi della Domus Aurea per costruire sopra il grande impianto termale di Traiano. Riaprire, rendere visitabili una di queste gallerie, vuol dire fare i conti prima di tutto con un tema delicato: il nuovo rapporto della Sala Ottagona con l’esterno, cioè con il colle Oppio. Poi superare una pendenza molto importante, tra le due quote. Così questo viaggio nello spazio è anche un viaggio nel tempo. Percorrendo la gallerie si vedono infatti i resti degli impianti termali che Traiano fece costruire sopra la Domus Aurea. La galleria entra con un orientamento diverso da quello della Domus Aurea – ha continuato Boeri – e questo spiega il diverso orientamento dei due impianti: l’impianto di Traiano che è NW-SE, e l’impianto originario della Domus Aurea che è rigorosamente N-S. e questo è stato uno dei temi su cui abbiamo lavorato di più perché si leggesse questa differenza. Il progetto è fatto di tre parti: un inizio che è un vestibolo, un ingresso in cui abbiamo dovuto anche fare i conti con un problema termico (cioè non fare entrare il clima esterno all’interno della Domus Aurea); le rampe che non sono appoggiate sulle volte e arrivano fino al portale della Sala Ottagona; e infine l’approdo alla Sala Ottagona che è schermato da una parete che ha le dimensioni del portale storico per evitare che ci fosse un rapporto troppo diretto, come non c’è mai stato, tra interno e esterno”.

L’Atlante Farnese al centro della Sala Ottagona per la mostra “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche”: allestimento e interaction design a cura di Dotdotdot

Storia e descrizione della mostra. “Questa mostra è nata in collegamento con la grande mostra di Raffello che l’anno scorso si è tenuta alle scuderie del Quirinale, che era molto centrare su Roma e sul rapporto con l’artista”, è intervenuto il prof. Vincenzo Farinella co-curatore della mostra. “In quella mostra non si parlava delle grottesche, della scoperta delle grottesche, dell’invenzione delle grottesche, perché quel tema era in qualche modo lasciato alla Domus Aurea. Poi gli eventi hanno reso impossibile inaugurare la mostra, ed è slittata di un anno. Ma ora fortunatamente ci siamo riusciti. È una mostra frutto di un lavoro collegiale che ha dato vita a un progetto originale. L’obiettivo di questa mostra era raccontare una storia che inizia alla fine degli anni Settanta del Quattrocento, quando i primi artisti (Pinturicchio, Signorelli, e altri) scendono sottoterra da sopra, dal colle Oppio, calandosi per cunicoli, per grotte, come gli speleologi, con le torce, e scoprono questo mondo dimenticato, sepolto, senza neanche rendersi conto che era la Domus Aurea di Nerone. Ma rimasero abbagliati da questi affreschi che all’epoca dovevano essere molto ben conservati, che vengono immediatamente chiamati grottesche, dalle grotte in cui erano stati riscoperti. La storia si diceva inizia alla fine degli anni Settanta del Quattrocento. E poi perché Raffaello? Raffaello intorno al 1515, grazie anche allo stimolo datogli da questa sua collaborazione con Giovanni da Udine, scende anche lui nella Domus Aurea, scopre anche lui le grottesche, e in modo geniale le reinventa completamente, creando i primi veri e propri ambienti all’antica, organicamente all’antica: come la Stufetta del card. Bibbiena in Vaticano, 1516, che abbiamo ricostruito in mostra, in uno degli ambienti radiali della Sala Ottagona. E poi l’ambizione – ha sottolineato lo storico dell’arte – era anche quella di estendere il discorso sia andando indietro nel tempo, e quindi rievocando per il visitatore, almeno in parte, l’effetto straordinario che doveva essere entrare nella Domus Aurea ai tempi di Nerone, quando la Domus Aurea era una delle meraviglie assolute del mondo. E infatti nella Sala Ottagona si vede la proiezione, l’effetto rotante della cupola, che vuole in qualche modo rievocare quella notizia di Svetonio che scrive che nella Domus Aurea c’era una sala da pranzo, una coenatio, rotonda che ruotava continuamente. E poi andare più avanti, ossia raccontare la storia delle grottesche da Raffaello in poi, mostrando quindi lo sviluppo delle grottesche e la diffusione in Italia e poi in Europa e poi nell’intero mondo di questo linguaggio ornamentale senza dimenticare il fatto che le grottesche non muoiono mai sostanzialmente, ma hanno anzi un ulteriore momento di rinascita novecentesca, e forse una delle sorprese maggiori sarà la quinta stanza dove viene evocato in qualche modo il tema della fortuna novecentesca delle grottesche. È una storia complicata, lunga, articolata che la mostra riesce a raccontare in modo non solo chiaro ma anche molto suggestivo”.

Un bell’esempio di “grottesca” da una parete della Domus Aurea (foto PArCo)
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La Sala Ottagona come si presenta per la mostra “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche”: allestimento e interaction design a cura di Dotdotdot

L’ultima parola al ministro Dario Franceschini. “Questa bellissima mostra arricchisce ancora di più questo luogo straordinario, magico, unico, che lascia sbalorditi, a bocca aperta tutti i visitatori che entrano, perché percepiscono la grandezza di Roma, la maestosità dell’intervento, percepiscono la magia di questi buchi nel soffitto da cui si calavano Pinturicchio e altri pittori del Rinascimento. Veramente un luogo magico. Io non dimentico – ha raccontato il ministro – l’ammirazione e lo stupore negli occhi del presidente Macron, che abbiamo accompagnato qui qualche anno fa con l’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Questo luogo viene arricchito oggi con un intervento di architettura contemporanea, grazie a Stefano Boeri, dimostrazione di come si possano fare interventi contemporanei di qualità che svolgono una funzione ma che si conciliano perfettamente con la conservazione, la tutela dei luoghi più prestigiosi del nostro Paese. È questa un’altra grande occasione di arricchimento del nostro patrimonio culturale in un luogo simbolo per tutta Italia e tutto il mondo. Fra poco più di un mese, il 29 luglio, si aprirà il G20 dei ministri della Cultura all’interno del Colosseo: insomma un modo per dimostrare che l’Italia investe sul futuro anche sulla base della grandiosità di quello che hanno fatto le generazioni prima di noi. È un luogo stupendo. Ora dobbiamo rendere stupendo anche fuori – ha dichiarato Franceschini – con l’intervento per il Giardino sostenibile, per evitare le infiltrazioni d’acqua che hanno rovinato purtroppo nel tempo gli affreschi della Domus Aurea. C’è un problema che si chiama parco di colle Oppio. Il Ministero ha offerto collaborazione al Comune. Vedremo dopo le elezioni amministrative. Ma come Parco archeologico del Colosseo siamo pronti a prenderci in gestione il parco di colle Oppio all’interno del PArCo perché sarebbe un modo per renderlo, come è giusto che sia, uno dei luoghi più collegati al Colosseo in tutto il suo splendore e non in un degrado come è oggi, veramente imbarazzante, che mal si concilia con lo splendore della Domus Aurea e del Colosseo”.

“Sulle tracce di Nerone”: sesta e ultima tappa dell’itinerario proposto dagli archeologi del parco archeologico del Colosseo tra Palatino, valle del Colosseo e Colle Oppio alla ricerca dei resti della “nuova Roma” voluta da Nerone. La destinazione finale non poteva essere che una: la Domus Aurea, la reggia di Nerone

La sala Ottagona della Domus Aurea di Nerone (foto PArCo)

Il percorso con le sei tappe “Sulle tracce di Nerone” tra il Palatino e il colle Oppio (foto PArCo)

Siamo arrivati alla sesta e ultima tappa del percorso “Sulle tracce di Nerone”, proposto dal parco archeologico del Colosseo tra Palatino, valle del Colosseo e Colle Oppio alla ricerca dei resti della “nuova Roma” voluta da Nerone. Non poteva che essere una la destinazione finale: la Domus Aurea, la reggia di Nerone. “Per concludere la nostra passeggiata dal Palatino al colle Oppio”, intervengono gli archeologi del PArCo, “non possiamo non ricordare la celebre frase pronunciata dall’Imperatore all’indomani del completamento del cantiere della Domus Aurea, “finalmente comincio ad abitare in un casa degna di un uomo”!”.

La locandina dell’iniziativa “Sulle tracce di Nerine” promossa dal parco archeologica del Colosseo

Volendo dare un po’ di numeri, di quanti metri quadrati stiamo parlando? E di quanti padiglioni sparsi tra i colli di Roma? “La Domus Aurea si estendeva complessivamente su una superficie di circa 80 ettari, non del tutto edificata ovviamente, ma che inglobava per intero il Palatino e la Velia, il Celio, la valle del (successivo) Colosseo e il Colle Oppio. Proprio qui sono i maggiori e più spettacolari resti della reggia neroniana, il gigantesco padiglione estivo che tutti oggi identifichiamo con la Domus Aurea. Sepolto dalle gallerie di sostruzione delle Terme di Traiano, esso si sviluppa su una superficie di circa 16mila mq (più o meno 3 campi di calcio!) e comprende oltre 150 sale alte più di 10 metri e ancora diffusamente rivestite da meravigliosi affreschi in tardo III e IV Stile pompeiano, per un totale della decorazione pittorica e in stucco pari a circa 30mila mq. Per avere un’idea generale dell’impatto della Domus Aurea nello scenario urbano di Roma, dovremmo immaginare un edificio grande quanto Villa Adriana al centro della città!”.

“Sulle tracce di Nerone”: quarta delle sei tappe dell’itinerario proposto dagli archeologi del parco archeologico del Colosseo tra Palatino, valle del Colosseo e Colle Oppio alla ricerca dei resti della “nuova Roma” voluta da Nerone: oggi scopriamo la famosa “coenatio rotunda”, la famosa sala da pranzo girevole di Nerone

I probabili resti della coenatio rotunda di Nerone scoperti nell’area di Vigna Barberini sul Palatino (foto PArCo)

La locandina dell’iniziativa “Sulle tracce di Nerine” promossa dal parco archeologica del Colosseo

La sala da pranzo girevole di Nerone, ovvero la famosa coenatio rotunda, è l’oggetto della quarta tappa del percorso in sei tappe “Sulle tracce di Nerone”, proposto dal parco archeologico del Colosseo. “La sala da pranzo rotonda e rotante voluta da Nerone è leggenda o realtà?”, si chiedono gli archeologi del PArCo. Svetonio ci ha tramandato la presenza, all’interno della Domus Aurea, di coenationes (sale da pranzo) dotate di “soffitti coperti da lastre di avorio, mobili e forate in modo da permettere la caduta di fiori e profumi”, e più in particolare di una, la coenatio rotunda appunto, “che perpetuamente di giorno e di notte veniva girata secondo il movimento del mondo [alias cosmo]”.

Il percorso con le sei tappe “Sulle tracce di Nerone” tra il Palatino e il colle Oppio (foto PArCo)

I probabili resti della coenatio rotunda di Nerone scoperti nell’area di Vigna Barberini sul Palatino (foto Mibact)

“Si è a lungo pensato si trattasse della sala Ottagona del padiglione di Colle Oppio”, spiegano, “ma più di recente è stata riconosciuta in un’alta e possente struttura in opera laterizia scoperta dagli archeologi dell’Ecole française de Rome presso il margine settentrionale dell’area di Vigna Barberini sul Palatino. Questa struttura, davvero impressionante, è costituita da un cilindro contenente una scala a chiocciola, collegato a un cerchio più grande ed esterno tramite serie di archi disposti su più ordini (8 per ciascuno), a sua volta circondato da un terzo cerchio ancora più ampio. Nei pressi è stato individuato anche un probabile meccanismo idraulico, cosa che ha fatto ipotizzare agli scopritori che sia appunto questa la ‘sala rotante’ descritta da Svetonio, ma dove a muoversi sarebbe stata non la volta, bensì un pavimento in legno. Una sorta di Fungo dell’EUR insomma! Si tratta però solo di un’ipotesi e molte altre interpretazioni potrebbero essere avanzate per la struttura di Vigna Barberini”.

Star Walks – Quando il Parco archeologico del Colosseo incontra la musica: nel terzo episodio il cantautore Daniele Silvestri con la “Domus sotto i piedi” in un inedito itinerario nel cuore della Domus Aurea

Terza puntata terza e ultima (“ma solo per ora!”, assicurano al PArCo) per la web-serie “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica”, il progetto del Parco archeologico del Colosseo in media partnership con Rai Radio2 per portare la musica nel cuore dell’area archeologica centrale di Roma. “Ancora una volta il Parco archeologico del Colosseo va incontro agli abitanti della sua città, a pochi giorni dalla riapertura delle sue porte”. Questa volta, con l’episodio dal titolo “La Domus sotto i piedi”, alla scoperta di un itinerario inedito nel cuore della Domus Aurea ci sarà il cantautore Daniele Silvestri, accompagnato dal giornalista e talent di Radio2 Gino Castaldo, con l’archeologo Alessandro D’Alessio. Puntata registrata prima del DPCM sul Coronavirus. Questa star walk prende le mosse dall’esigenza del cantautore di trovare – con la stessa ambizione che aveva contraddistinto l’imperatore Nerone nello scegliere la propria dimora – uno “studio di registrazione degno di lui!”: Daniele Silvestri si muoverà all’interno del padiglione della reggia neroniana ancora conservato sul Colle Oppio, spostandosi da una stanza all’altra delle oltre 150 sale di cui si compone questo settore della Domus Aurea, concludendo la visita nella spettacolare aula Ottagona. Chiude la passeggiata, dopo l’ingresso nella spettacolare Sala Ottagona, un intenso omaggio alla memoria di Giovanni Falcone, registrato nel giorno della ricorrenza dell’attentato di Capaci, avvenuto il 23 maggio 1992. A passo di musica, accompagnato da Rai Radio2, ancora una volta il Parco archeologico del Colosseo va incontro agli abitanti della sua città, a pochi giorni dalla riapertura delle sue porte. Il valore del connubio tra le diverse discipline del comparto cultura è alla base di un’altra novità: in attesa di programmare la seconda serie di Star Walks, il 24 maggio 2020 è lanciato anche il profilo Spotify del PArCo. I primi utenti troveranno la playlist “StarWalks” con le canzoni suonate sinora dagli ospiti della web-serie, insieme a playlist tematiche, destinate ad arricchirsi nel tempo anche grazie al coinvolgimento degli stessi visitatori, che godranno così di una sempre più ampia offerta musicale.

Roma. Anticipazioni sulla mostra “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche” (per ora bloccata dall’emergenza coronavirus) promossa da Parco archeologico del Colosseo ed Electa nei suggestivi ambienti della reggia neroniana in occasione dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio: ricostruzioni virtuali, riletture, e giochi di specchi

La pagina del sito di Electa che pone tra gli eventi futuri la mostra “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche”: l’immagine (foto De Agostini) mostra “Il Laocoonte nella Domus Aurea”, tela dipinta da George Chedanne e conservato al museo di Rouen

Era tutto pronto per il grande evento alla Domus Aurea promosso dal Parco archeologico del Colosseo per il cinquecentenario dalla morte di Raffaello Sanzio: la mostra “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche”. Ma l’emergenza coronavirus con la chiusura per decreto governativo di musei e parchi archeologici ha bloccato tutto. Lunedì 6 aprile 2020, in occasione dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio, il Parco archeologico del Colosseo insieme a Electa ha presentato una speciale maratona dedicata al maestro urbinate, in attesa della mostra “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche”, mostrando sotto una nuova luce i suggestivi ambienti della residenza neroniana, con anticipazioni sull’allestimento, e muovendo in anteprima tra le architetture e le decorazioni della Domus Aurea, tra ricostruzioni virtuali, riletture, e giochi di specchi.

Mostra “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche”: render Sala Ottagona. Allestimento e interaction design a cura di Dotdotdot

La mostra, il cui allestimento e interaction design sono progettati da dotdotdot.it, si svilupperà nella Sala Ottagona, vero e proprio capolavoro dell’architettura romana imperiale, e nei cinque ambienti limitrofi, oltre alle Stanze di Achille a Sciro e di Ettore e Andromaca ancora preziosamente affrescate, dove si possono ammirare tracce delle cosiddette “grottesche”. Per questa prima grande mostra realizzata all’interno della Domus Aurea viene progettato un ingresso dedicato. In una delle gallerie originata dalle sostruzioni delle Terme di Traiano che cancellarono la memoria di questo padiglione della Domus Aurea, lo Studio Stefano Boeri Architetti ha progettato una passerella pedonale che – dal parco di Colle Oppio – si insinua, sfiorandole, tra le rovine fino ad approdare nella Sala Ottagona della Domus Aurea. Una linea guida che accompagnerà il visitatore direttamente verso il fulcro dell’edificio neroniano. Il progetto, curato da Vincenzo Farinella con Stefano Borghini e Alessandro D’Alessio, intende narrare l’eccezionale storia della riscoperta della pittura antica sepolta nelle “grotte” dell’originaria Domus Aurea di Nerone, raccontando la storia e l’arte di uno dei complessi architettonici più famosi al mondo, che ha segnato e influenzato, con la sua scoperta, l’iconografia del Rinascimento. Alla mostra si accompagna il catalogo edito da Electa, che ripercorre la riscoperta della Domus Aurea e l’invenzione delle grottesche grazie allo straordinario impulso di Raffaello.

La famosa “coenatio rotunda” (Sala Ottagona) della Domus Aurea neroniana (foto parco archeologico del Colosseo)

La Domus Aurea. L’imperatore Nerone, dopo il devastante incendio del 64 d.C. che distrusse gran parte del centro di Roma, iniziò la costruzione di una nuova residenza che per sfarzo e grandiosità passò alla storia con il nome di Domus Aurea. Progettata dagli architetti Severus e Celer e decorata dal pittore Fabullus, la reggia era costituita da una serie di edifici separati da giardini, boschi e vigne e da un lago artificiale, situato nella valle dove oggi sorge il Colosseo. I nuclei principali del palazzo si trovavano sul Palatino e sul colle Oppio ed erano celebri per la sontuosa decorazione in cui a stucchi, pitture e marmi colorati si aggiungevano rivestimenti in oro e pietre preziose. L’enorme complesso comprendeva, tra l’altro, bagni con acqua normale e sulfurea, diverse sale per banchetti, tra cui la famosa coenatio rotunda, che ruotava su se stessa, e un enorme vestibolo che ospitava la statua colossale dell’imperatore nelle vesti del dio Sole. Dopo la morte di Nerone i suoi successori vollero cancellare ogni traccia dell’imperatore e del suo palazzo. I lussuosi saloni vennero privati di rivestimenti e sculture e riempiti di terra fino alle volte per essere utilizzati come sostruzioni per altri edifici. In occasione della mostra “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche”, la Domus Aurea sarà eccezionalmente aperta al pubblico con orari prolungati.

Particolare di una “grottesca” della Stanza delle Maschere nella Domus Aurea (foto parco archeologico del Colosseo)

La riscoperta delle Grottesche. La storia della riscoperta delle “grottesche” comincia intorno al 1480, quando alcuni pittori (Pinturicchio, Filippino Lippi e Signorelli tra i primi) si calarono nelle cavità del colle Oppio per recarsi, a lume di torce, ad ammirare le decorazioni pittoriche delle antiche abitazioni romane: pensavano di trovarsi di fronte agli affreschi delle Terme di Tito e invece stavano scoprendo, senza ancora saperlo, le rovine dimenticate dell’immenso palazzo imperiale che Nerone, dopo il disastroso incendio del 64 d. C., aveva voluto far costruire nel cuore di Roma. Nel 1496 appariva a stampa per la prima volta il termine “grottesche”, coniato probabilmente dagli stessi artisti per definire i diversi sistemi decorativi della pittura antica sepolta nelle “grotte” dell’originaria Domus Aurea. Sarà però Raffaello, nel secondo decennio del Cinquecento, insieme al fidato collaboratore Giovanni da Udine, a comprendere a fondo la logica di questi sistemi decorativi, riproponendoli organicamente, grazie alle sue profonde competenze antiquarie, per la prima volta nella Stufetta del cardinal Bibbiena (1516) e poi, sempre nell’appartamento del Bibbiena nel Palazzo Apostolico in Vaticano, nella Loggetta (1516-17), vera e propria prova generale per il grande ciclo di stucchi ed affreschi all’antica realizzato nelle Logge vaticane (1517-1519). La secolare fortuna delle grottesche, in particolare nell’interpretazione fornita da Raffaello e dai suoi seguaci, può essere documentata anche sul lunghissimo periodo: alcuni dei massimi artisti novecenteschi, come Paul Klee e Alexander Calder, hanno infatti subìto il fascino delle grottesche antiche e rinascimentali. Saranno in particolare i principali esponenti del Surrealismo (Victor Brauner, Salvador Dalì, Max Ernst, Joan Miro, Yves Tanguy), a causa della natura fantastica, irrazionale, sostanzialmente irrealistica, di questo sistema decorativo, a essere sedotti dall’“arte magica” delle grottesche, riproponendo ancora una volta, in chiave onirica e freudiana, quelle invenzioni capaci di scandalizzare il gusto dei classicisti e la falsa coscienza dei moralisti.

Roma. Sul Palatino apre al pubblico dopo settant’anni la Domus Transitoria, la prima reggia di Nerone, distrutta dall’incendio del 64 d.C. Si visita col nuovo biglietto “Super”

Un’ipotesi di ricostruzione della Domus Transitoria sul Palatino, la prima reggia di Nerone

Un ambiente della Domus Transitoria ora aperti al pubblico (foto Roberto Lucignani)

È stata la prima reggia di Nerone, sul Palatino. Prima della più famosa Domus Aurea realizzata sul vicino Colle Oppio. È la cosiddetta Domus Transitoria, andata distrutta dall’incendio del 64 d.C., per intenderci quello le cui cause e il ruolo dello stesso imperatore sono ancora oggetto di discussione. Dopo quasi settant’anni di chiusura, lunghi anni di interventi di restauro e di messa in sicurezza, e qualche sporadica apertura, la Domus Transitoria, apre finalmente al grande pubblico venerdì 11 aprile 2019. Un evento. Come spiega il direttore del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo: “Un traguardo importante di ampliamento dei luoghi sul Colle dei Cesari. Questo sarà l’incipit per un nuovo percorso, quello neroniano, che lega il palazzo sul Palatino distrutto dall’incendio del 64 con quella che sarà la reggia per eccellenza, ovvero la Domus Aurea sul colle Oppio (di cui pensiamo di incrementare l’apertura di un giorno, il venerdì). Quindi i visitatori potranno in un unico percorso vedere due luoghi straordinari legati a questo imperatore così controverso. Verso fine anno apriremo anche la Domus Tiberiana, cioè le viscere del Palatino con il clivus della Vittoria”. L’accesso sarà possibile con il nuovo biglietto “Super” a 16 euro che permette di visitare Foro Romano, Palatino e siti Super (Museo Palatino, Casa di Augusto e di Livia, Aula Isiaca e Loggia Mattei, Criptorportico Neroniano, Santa Maria Antiqua con oratorio dei Quaranta Martiri e Rampa Domizianea, Tempio di Romolo).

La visita della Domus Transitoria sul Palatino è prevista con piccoli gruppi (foto Roberto Lucignani)

La pianta della Domus Transitoria, la prima reggia di Nerone

Le visite saranno per piccoli gruppi, visto che si accede attraverso una delle due antiche scale originali, scendendo nel ventre del Palatino, in un ampio spazio che oggi appare chiuso come una grotta da un vasto solaio costruito negli anni ‘60 del secolo scorso. Il percorso di visita, curato da Alessandro D’Alessio, è arricchito da un allestimento illuminotecnico che sottolinea i punti chiave dell’opulenza, tra i pavimenti in tarsie marmoree in opus sectile, e le volte con affreschi, rivestiti di foglie d’oro, lapislazzuli. “La domus è al sotto della cosiddetta Coenatio Iovis della Domus Flavia, nota come Bagni di Livia, scavata la prima volta nel Settecento dai Farnese”, ricordano gli archeologi. “Gli ambienti sono opulenti. C’è un ninfeo concepito come la frons scaene di un teatro con giochi d’acqua per intrattenere Nerone e i suoi ospiti. Sul pulpito sfilano piccole nicchie ornate di colonnine in marmo policromo, da cui duemila anni fa uscivano zampilli d’acqua in sincrono con la cascata del ninfeo. Di fronte, un padiglione sostenuto da colonne in porfido dove Nerone amava sdraiarsi, al centro di una serie di sale lussuosamente decorate, dove oggi incombono le fondamenta della Domus Aurea”. Nella sala del padiglione, una proiezione in doppio audio (italiano e inglese) introduce i visitatori alla storia della prima residenza neroniana sul Palatino e la mette in rapporto con la successiva Domus Aurea. La visita prosegue esplorando altri preziosi ambienti, fino ad attraversare una inaspettata imponente latrina da 80 posti, intersecata dal muro di fondazione della successiva costruzione dell’età di Domiziano. E si raggiunge un settore finale, non appartenente alla Domus Transitoria, dove un video wall offrirà la vertiginosa ricostruzione dell’apparato decorativo pittorico dell’epopea neroniana.