San Lazzaro di Savena (Bologna). Al museo della Preistoria “Luigi Donini” apre uno spazio espositivo dedicato al pozzo romano di via Caselle (scoperto nel 2006) che retrodata l’origine del paese all’epoca romana. Il direttore: “Luce sulla romanizzazione del territorio”

Una fase dello scavo del pozzo romano di via Caselle a San Lazzaro di Savena (Bo) scoperto nel 2006 (foto museo donini)
Il museo della Preistoria “Luigi Donini” di San Lazzaro di Savena (Bo) l’11 giugno 2022 apre uno spazio dedicato alla romanità collegata a una importante scoperta: il pozzo romano di via Caselle: sarà così anche possibile ripercorre la storia di S. Lazzaro in epoca romana e i diversi aspetti relativi agli insediamenti sul territorio. La scoperta risale al 2006 quando, in via Caselle, una zona centrale di San Lazzaro, durante la costruzione di un nuovo complesso edilizio sono emerse le tracce di un pozzo di epoca romana al servizio di un insediamento rurale nei pressi della via Emilia. Il recupero di questo inaspettato contesto archeologico si deve alle indagini compiute dalla soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna nei limi della parte basale del pozzo, ad oltre 13 metri di profondità, e rese possibili grazie all’intervento del Gruppo Ravennate Archeologico specializzato in scavi subacquei. Il pozzo si è rivelato un vero “tesoro” perché, come pochi altri contesti archeologici, questo tipo di testimonianza svela interessanti spaccati di vita quotidiana. La scoperta ha confermato quel che altri sparsi indizi avevano già fatto intravedere: l’origine di San Lazzaro, sempre fatta coincidere con l’erezione del lebbrosario nel XII secolo o, ancor prima, con un rado e sparso insediamento attestato sin dall’XI secolo, doveva essere certamente arretrata sino all’epoca romana. Fin da subito, è stato riconosciuto l’interesse di questa scoperta, in grado di offrire un significativo contributo sul popolamento dell’area orientale bolognese fra il I sec. a.C. e gli inizi del III sec. d.C. e di rafforzare l’identità storica del territorio sanlazzarese.

Un dupondio di Marco Aurelio trovato nel pozzo romano di via Caselle a San Lazzaro di Savena (Bo) (foro museo donini)
“Un dupondio di Marco Aurelio, una lucerna con marchio VIBIANI, brocche, brocchette, bicchieri e bottiglie, ceramiche da mensa o da dispensa, reperti lapidei e in legno, frammenti di tessuto e altri oggetti rappresentano infatti un’eloquente “istantanea” di un tempo che fu e degli accadimenti che gli si svolsero intorno”, spiegano alla direzione del museo. “Siamo nel periodo della tarda repubblica o nei primi anni dell’impero. La via Emilia è già un’arteria trafficata e pulsante di vita, le persone si muovono lungo il suo asse e, come tutti i viaggiatori, hanno necessità di sosta e cambio cavallo.

La bottiglia restituita dallo scavo del pozzo romano di via Caselle di San Lazzaro di Savena (Bo) con l’iscrizione P. […]NELIO LEONE, da integrarsi probabilmente in P(ublio) (Cor)nelio Leone (foto museo donini)

Esempio di vasellame restituito dallo scavo del pozzo romano di via Caselle di San Lazzaro di Savena (Bo) (foto museo donini)
“L’importante contesto archeologico”, interviene il direttore Gabriele Nenzioni, “è ora oggetto di un riallestimento al museo della Preistoria “Luigi Donini”, che per l’occasione, ha predisposto uno spazio espositivo dedicato alle diverse testimonianze. Il percorso, è accompagnato da un apparato introduttivo che affronta la romanizzazione del territorio, ripercorre, passo dopo passo, la scoperta del pozzo, la sua esplorazione e i principali reperti recuperati. Una breve rassegna di altre testimonianze – continua – getta infine luce sul popolamento del territorio bolognese orientale ricostruito attraverso i materiali di alcuni edifici o ville rustiche, disseminate fra la collina e l’attuale centro urbano, la rievocazione di celebri ritrovamenti come quello dell’aureus di Colunga, rara moneta finita nelle collezioni del British Museum, la rilettura delle fonti antiche a partire dalla Tabula Peutingeriana che proprio nell’attuale località sanlazzarese di Idice pone la stazione di posta di Isex Fl(umen), a sei miglia da Bononia e a quattro dallo scomparso municipium di Claterna”.
Gli ultimi risultati sulle ricerche condotte a Claterna di Ozzano Emilia (Bo): due incontri promossi da Comune e Soprintendenza

L’area archeologica di Claterna a Ozzano dell’Emilia (Bo) con la ricostruzione della domus del Fabbro (foto Paolo Nanni)
Due incontri per conoscere gli ultimi risultati sulle ricerche condotte a Claterna a Ozzano Emilia (Bo). Sono le “Conversazioni di Archeologia” promosse al Palazzo della Cultura da Comune di Ozzano dell’Emilia, soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, associazione culturale “Centro Studi Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”. Ingresso gratuito. Per informazioni: tel. 051/791337 · email: museo@comune.ozzano.bo.it

Il settore Nord della domus del Fabbro a Claterna con i nuovi ambienti scavati in profondità (foto da drone di Paolo Nanni)
Primo appuntamento, sabato 23 novembre 2019, dalle 16 alle 18, con “Le ultime scoperte archeologiche dal sito della città romana di Claterna”, presentato da Saura Sermenghi, presidente associazione culturale “Centro Studi Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”. Dopo il saluto di benvenuto e il discorso introduttivo di Elena Valerio, assessore alla Cultura del Comune di Ozzano dell’Emilia, intervengono Renata Curina (soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della città metropolitana di Bologna e le provincie di Modena, Reggio Emilia e Ferrara), Claudio Negrelli (università Ca’ Foscari di Venezia), Maurizio Molinari (associazione culturale “Centro Studi Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”).
Secondo appuntamento, domenica 8 dicembre 2019, dalle 16 alle 18, con “Valorizzazione ed archeologia partecipata: l’esperienza claternate”, presentato da Saura Sermenghi, presidente associazione culturale “Centro Studi Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”. Dopo il saluto di benvenuto e il discorso introduttivo di Elena Valerio, assessore alla Cultura del Comune di Ozzano dell’Emilia, intervengono Renata Curina (soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della città metropolitana di Bologna e le provincie di Modena, Reggio Emilia e Ferrara), Claudio Negrelli (università Ca’ Foscari di Venezia), Maurizio Molinari (associazione culturale “Centro Studi Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”).
Al museo Archeologico di Bologna si presentano le scoperte archeologiche a Claterna e il nuovo museo della Città romana di Claterna (Ozzano Emilia) nell’incontro “Vivere una città romana. Claterna, dallo scavo al Museo”
Il foro, il teatro, le domus private e le officine artigianali, e forse anche l’anfiteatro e l’impianto termale: l’antica città romana di Claterna nel territorio di Ozzano dell’Emilia, tra Bologna e Imola, definisce ogni anno di più la sua forma urbis, svelando i propri segreti e confermando le ipotesi ricostruttive proposte nel corso dei vari scavi. Martedì 18 giugno 2019, alle 15.30, nella sala Risorgimento del museo civico Archeologico di Bologna (ingresso da via dei Musei 8), si terrà un incontro di presentazione delle scoperte archeologiche e del nuovo museo della Città romana di Claterna: “Vivere una città romana. Claterna, dallo scavo al Museo”. L’incontro è promosso da soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara in collaborazione con museo della Città romana di Claterna e museo civico Archeologico – Istituzione Bologna Musei. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti disponibili.
In un pomeriggio di studi aperto al pubblico saranno dunque presentati gli esiti di quasi due secoli di ricerche e sondaggi sistematici che hanno permesso di disegnare un quadro pressoché completo dell’area e il museo della Città romana di Claterna, recentemente inaugurato a Ozzano dell’Emilia. Il programma: dopo i saluti di Paola Giovetti, responsabile museo civico Archeologico – Istituzione Bologna Musei, apre gli interventi Marinella Marchesi (museo civico Archeologico – Istituzione Bologna Musei) su “Le prime scoperte a Claterna”. Seguono Claudio Negrelli (università Ca’ Foscari, Venezia) con “Esplorare una città sepolta”, Maurizio Molinari (Centro Studi Claterna “Giorgio Baldella e Aureliano Dondi”) con “L’esperienza di alternanza Scuola-lavoro”. Chiude Renata Curina (soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara) con “Dallo scavo alla valorizzazione. L’apertura del Museo della città di Claterna”.
Ogni campagna di scavo porta con sé nuove sfide e nuove prove. L’integrazione tra ricerche archeologiche tradizionali eseguite in sinergia con l’università Ca’ Foscari di Venezia, prospezioni geomagnetiche condotte dall’università di Siena nel 2018 e mappatura delle tracce aerofotografiche portata avanti in lunghi anni di ricerche ha prodotto un quadro quasi completo dell’area urbana e di parte del suburbio di Claterna. Questi nuovi dati permettono di individuare meglio, tra le tante altre particolarità, tutto il comparto pubblico (compresi alcuni edifici mai individuati prima) e la scansione interna del tessuto urbano di questo centro. Tutte le informazioni raccolte nel corso delle ricerche e una significativa scelta di materiali hanno trovato la giusta collocazione espositiva nel Museo della Città romana di Claterna, inaugurato lo scorso 30 marzo 2019 nel Palazzo della Cultura a Ozzano dell’Emilia.
Dopo l’apertura nel 2010 di uno spazio espositivo dedicato all’area archeologica di Claterna, l’esperienza della mostra/museo maturata all’interno del Progetto Civitas Claterna viene istituzionalizzata ed ereditata dal nuovo Museo che, ampliato e riallestito rispetto alla precedente esposizione, diventa un nuovo elemento attivo nella valorizzazione storico-archeologica del territorio, in sinergia con gli Enti scientifici di riferimento e le associazioni culturali territoriali già operanti in quest’ambito, quali il Centro Studi Claterna “Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”. Questa ulteriore fase di musealizzazione consente una più ampia conoscenza e fruibilità da parte di tutti e si pone come una tappa significativa nel lungo percorso di indagine storico-archeologica rivolta al territorio ozzanese e non solo, dedicando il proprio spazio espositivo alle conoscenze acquisite sul sito archeologico di Claterna. L’obiettivo è quello di raccontare le vicende che caratterizzano la storia della città romana di Claterna e del territorio di Ozzano sviluppando, attraverso l’esposizione di reperti e di alcuni materiali particolarmente significativi ed evocativi, un racconto storico completo ed attrattivo che illustra le origini dell’antica città e la sua riscoperta, proseguendo con la struttura urbanistica e le caratteristiche dei principali spazi urbani, pubblici e privati, per terminare con un richiamo alle indagini e ricerche attualmente in corso.
Le ricerche avviate alla fine dell’Ottocento con le prime eccezionali scoperte, la prosecuzione delle indagini con le più moderne tecnologie, l’avvio di ampi progetti di studio e di sperimentazioni di tecniche antiche, il coinvolgimento di studenti di licei impegnati in esperienza di alternanza scuola-lavoro saranno presentate nella giornata di studi al museo civico Archeologico di Bologna, che custodisce i reperti archeologici provenienti dai primi scavi effettuati a Claterna nel XIX secolo e ha concesso in prestito al nuovo Museo uno degli oggetti più significativi della città romana.
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