Archivio tag | Christian Greco

Roma. A corollario della mostra “I Tesori dei Faraoni” già sold out i tre incontri su “Una sapienza egizia” con Angelo Colonna, Paola Buzi, Patrizia Piacentini, e le tre lectio magistralis con Christian Greco, Tarek el Awady e Gianluca Miniaci. Ma su YouTube ci saranno le registrazioni

Incontri sold out alle Scuderie del Quirinale a Roma per la mostra “I Tesori dei Faraoni”. Si tratta del ciclo di tre incontri “Una sapienza egizia” realizzato in collaborazione con il dipartimento di Storia Antropologia, Religioni Arte e Spettacolo dell’università La Sapienza di Roma e con il contributo di professori universitari di Egittologia e Civiltà Copta. E del ciclo di tre “Lectio Magistralis” tenute da grandissimi esperti in ambiti specifici: Tarek el Awady, curatore della mostra, Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino e Gianluca Miniaci, professore in Archeologia Lingua e Storia dell’Antico Egitto all’università di Pisa. Non è più possibile riservare dei posti per partecipare, ma è possibile rivedere le registrazioni complete di tutti i nostri incontri di approfondimento sul nostro canale YouTube (Scuderie del Quirinale) e sul sito web della pagina delle Scuderie del quirinale, qualche giorno dopo l’incontro stesso.

Giovedì 20 novembre 2025, alle 18: “Il mondo divino: segni, figure, miti” a cura di Angelo Colonna, professore di Egittologia e Civiltà Copta, in collaborazione con l’università La Sapienza di Roma.

Giovedì 27 novembre 2025, alle 18: “Le parole degli dei: lingua e scritture nell’Antico Egitto” a cura di Paola Buzi, professoressa di Egittologia e Civiltà Copta, in collaborazione con l’università La Sapienza di Roma

Giovedì 4 dicembre 2025, alle 18: “L’arte orafa tra tecnologia e simbologia” a cura di Patrizia Piacentini, professoressa di Egittologia e Civiltà Copta all’università di Milano Statale, in collaborazione con l’università La Sapienza di Roma.

Giovedì 15 gennaio 2026, alle 18: lectio magistralis “Il viaggio nell’Aldilà nelle tombe regali del Nuovo Regno” a cura Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino.

Giovedì 22 gennaio (e non mercoledì 21 novembre) 2026, alle 18: lectio magistralis “I Tesori dei Faraoni” con Tarek el Awady, curatore della mostra Tesori dei Faraoni, che conduce i partecipanti, in conversazione con la professoressa Paola Buzi e il professor Angelo Colonna dell’università La Sapienza di Roma, in un viaggio attraverso i grandi tesori esposti nella mostra “Tesori dei Faraoni”.

Martedì 27 gennaio 2026, alle 18: lectio magistralis “Il tesoro perduto della regina Ahhotep” a cura di Gianluca Miniaci, professore di Archeologia Lingua e Storia dell’Antico Egitto all’università di Pisa, col quale di andrà sulle tracce di una regina di nome Ahhotep, vissuta verso il 1550 a.C., un periodo particolarmente buio della storia dell’Egitto antico.

Roma. Alle Scuderie del Quirinale aperta la mostra “Tesori dei Faraoni”, la seconda più ampia esposizione di antichità egizie mai allestita in Italia dal 2002: 130 capolavori dell’arte dell’Antico Egitto, provenienti dal museo Egizio del Cairo e dal museo di Luxor. L’inaugurazione alla presenza del Presidente Sergio Mattarella con il ministro per il Turismo e le Antichità dell’Egitto, Sherif Fathy

Oro, lapislazzuli, alabastro direttamente dall’Antico Egitto. Vengono dal museo Egizio del Cairo i cinque bracciali d’oro di Sekhemkhet (III dinastia); il grande collare di Psusennes I (XXI dinastia) in oro, lapislazzuli, corniola, feldspato; il pendente col volto di Hathor (XXII dinastia) in lapislazzuli e oro; la sedia della principessa Sitamon (XVIII dinastia) in legno dorato; la pietra calcarea dipinta con Akhenaten e la famiglia in adorazione del Dio Aten (XVIII dinastia); la maschera funeraria d’oro di Amenemope (XXI dinastia) in oro e cartonnage. Invece dal museo di Luxor ecco la decorazione al Valor militare in oro (fine XVII – inizio XVIII dinastia); il sarcofago antropoide esterno di Tuya (XVIII dinastia) in legno rivestito di stucco dorato; l’anello di maiolica blu (XVIII dinastia) in faience. Sono solo alcuni di 130 capolavori dell’arte dell’Antico Egitto, provenienti dal museo Egizio del Cairo e dal museo di Luxor, molti dei quali esposti per la prima volta fuori dal loro paese, che dal 24 ottobre 2025 al 3 maggio 2026 si possono ammirare alle Scuderie del Quirinale a Roma nella mostra “Tesori dei faraoni”, curata da Tarek El Awady, già direttore del museo Egizio del Cairo, e prodotta da ALES – Arte Lavoro e Servizi del ministero della Cultura con MondoMostre, in collaborazione con il Supreme Council of Antiquities of Egypt, e il sostegno del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, del ministero della Cultura, del ministero del Turismo e delle Antichità d’Egitto, con il patrocinio della Regione Lazio e la collaborazione scientifica del museo Egizio di Torino.

Mostra “Tesori dei Faraoni” alle Scuderie del Quirinale: da sinistra, Matteo Lafranconi, direttore delle Scuderie del Quirinale; Alessandro Giuli, ministro della Cultura; Fabio Tagliaferri, presidente di ALES (foto mic)

“Questa mostra racconta non solo i faraoni, ma anche le persone che li circondavano”, spiega il curatore Tarèk El Awady. “Ogni reperto è una voce che ci parla di vita, fede e immortalità. È un dialogo tra passato e presente, tra Egitto e Italia, che continua da tremila anni”. E Fabio Tagliaferri, presidente di ALES, aggiunge: “Tesori dei Faraoni riafferma il ruolo delle Scuderie del Quirinale, che ALES gestisce per il ministero della Cultura, come spazio delle grandi narrazioni universali e della cooperazione culturale internazionale. Con questo progetto, ALES e i partner istituzionali propongono un modello di cooperazione culturale che guarda oltre la mostra: programmi di formazione, attività didattiche, scambi scientifici e collaborazioni con musei e università italiane ed egiziane. La cultura diventa così infrastruttura di relazioni, nel segno del Piano Mattei, come investimento concreto nella conoscenza e nel futuro condiviso del Mediterraneo”. La mostra si inserisce infatti nel quadro delle relazioni culturali tra Italia ed Egitto e dialoga con gli obiettivi del Piano Mattei per l’Africa, come esempio concreto di cooperazione fondata su conoscenza, formazione e valorizzazione del patrimonio condiviso. È un progetto che riafferma la cultura come strumento di dialogo e amicizia, capace di unire due civiltà legate da sempre dal Mediterraneo e dal fascino della storia comune. Una stretta di mano che proseguirà con la partecipazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni all’inaugurazione del Gem, il Grand Egyptian Museum del Cairo, il 1° novembre 2025.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto all’inaugurazione della mostra “Tesori dei Faraoni” giovedì 23 ottobre 2025 con il ministro per il Turismo e le Antichità dell’Egitto, Sherif Fathy, e il segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità Mohamed, Ismail Khaled, accolti dal ministro della Cultura Alessandro Giuli e dal direttore delle Scuderie del Quirinale, Matteo Lafranconi. Il Capo dello Stato ha visitato il percorso espositivo illustrato da Mohamed Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità e da Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino. “Affascinante”, il commento del presidente Mattarella.

Mostra “Tesori dei Faraoni” alle Scuderie del Quirinale: da sinistra, Mohamed Ismail Khaled, Sergio Mattarella, Sherif Fathy, Alessandro Giuli, Christian Greco (foto mic)

“Orgoglioso, da ministro e da amante dell’antichità, di celebrare, nella cultura e nel dialogo, l’amicizia tra Italia ed Egitto”, dichiara il ministro Alessandro Giuli. “Questa mostra è l’esempio eccellente del fatto che la cooperazione in ambito culturale può generare frutti straordinari che arricchiscono identità radicate nel solco delle rispettive origini, e può, realmente, avvicinare popoli affratellati da una medesima comunità, oltre che geografica, di destino. Tesori dei Faraoni è un esempio eccellente, e virtuoso, di questo approccio. Non rappresenta soltanto una esposizione di stupendi manufatti, simbolo di una civiltà millenaria che ha saputo dare forma al mistero della vita attraverso la cultura, e ha influenzato le tradizioni più prestigiose, orientali e occidentali. Le Scuderie del Quirinale, con la gestione di ALES, rappresentano un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale, in grado di attrarre pubblico da tutto il mondo. La cura scientifica, la qualità dell’allestimento, l’attenzione alla mediazione culturale e all’accessibilità sono elementi che rendono le esposizioni qui realizzate momenti di godimento estetico e al tempo stesso occasioni di apprendimento autentico”. Sherif Fathy, ministro del Turismo e delle Antichità, ha evidenziato i profondi legami storici e culturali che uniscono l’Egitto e l’Italia, definendo la mostra “I Tesori dei Faraoni” a Roma come “una vera e propria incarnazione del rapporto radicato e duraturo tra le nostre due nazioni, un legame che si estende per millenni e che continua ad evolversi in un contesto di reciproco rispetto e apprezzamento”. Il ministro ha ribadito l’impegno dell’Egitto a rafforzare questa collaborazione e ad ampliare le opportunità di cooperazione in ambiti che rispondano agli interessi comuni di entrambi i Paesi, in particolare nei settori del turismo e delle antichità. “Questi due settori hanno da sempre svolto un ruolo fondamentale nel promuovere la comprensione reciproca, nel rafforzare i legami tra i popoli e nel costruire ponti tra civiltà”. E conclude: “I Tesori dei Faraoni sono molto più di una semplice esposizione archeologica; rappresentano una celebrazione dell’amicizia e della diplomazia culturale. Sono un invito coinvolgente per il popolo italiano a scoprire l’incredibile eredità archeologica dell’Egitto e la sua straordinaria diversità come destinazione turistica”. Anche Mohamed Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha sottolineato l’importanza della mostra “Tesori dei Faraoni” come un ponte culturale di grande rilievo che unisce l’Egitto al resto del mondo, offrendo al pubblico internazionale l’opportunità di immergersi nella profondità e nello splendore della civiltà dell’antico Egitto. “Le mostre archeologiche temporanee all’estero rappresentano uno degli strumenti più efficaci per promuovere la comprensione culturale e la valorizzazione del patrimonio umano condiviso. E questa alle Scuderie del Quirinale è la seconda più ampia esposizione di antichità egizie mai allestita in Italia dal 2002, a testimonianza dei solidi e duraturi legami culturali tra l’Egitto e l’Italia”.

Dettaglio del coperchio del sarcofago della regina Ahhotep II, in stucco dorato e legno (foto massimo listri)

Tesori dei Faraoni è un viaggio nella civiltà egizia attraverso le sue forme più alte e insieme più intime: potere, fede, vita quotidiana. Il percorso apre con lo splendore dell’oro, materia divina e simbolo dell’eternità. Il sarcofago dorato della regina Ahhotep II, la Collana delle Mosche d’oro, antica onorificenza militare per il valore in battaglia, e il collare di Psusennes I introducono al mondo delle élite egizie, dove l’ornamento diventa linguaggio politico e riflesso di una teologia del potere. Intorno al corredo funerario di Psusennes I, scoperto a Tanis nel 1940, si concentrano oggetti di straordinaria raffinatezza: amuleti, coppe e gioielli che, dopo tremila anni, conservano intatta la loro luce.

Vaso canopo di Tuya (foto massimo listri)

Dalla magnificenza regale si entra nell’universo del rito e del passaggio, dove la morte è intesa come trasformazione. Il monumentale sarcofago di Tuya, madre della regina Tiye, domina una sezione dedicata alle pratiche funerarie e alla fede di rinascita. Attorno, le statuette ushabti, i vasi canopi e un papiro del Libro dei Morti raccontano la precisione quasi scientifica con cui gli Egizi preparavano il viaggio nell’aldilà: un insieme di formule, immagini e strumenti per attraversare il mondo invisibile e rinascere alla luce di Ra.

Sedia dorata della principessa Sitamon (foto massimo listri)

Il percorso si apre poi al volto umano della regalità. Le tombe dei nobili e dei funzionari, come quella di Sennefer, svelano la quotidianità del potere, la devozione e il senso del dovere di chi serviva il faraone come garante dell’ordine cosmico. In dialogo con queste figure, la poltrona dorata di Sitamun, figlia di Amenofi III, restituisce un’intimità sorprendente: un oggetto domestico, usato in vita e poi deposto come dono nella tomba dei nonni, testimonianza rara di affetto e continuità familiare.

Anello in maiolica blu dalla Città d’Oro (foto massimo listri)

Una delle sezioni più attese è dedicata alla “Città d’Oro” di Amenofi III, scoperta nel 2021 da Zahi Hawass. Gli utensili, i sigilli e gli amuleti provenienti da questo straordinario sito restituiscono la voce degli artigiani e dei lavoratori che costruivano la grandezza dei faraoni. Lì, tra le officine e le case, la civiltà egizia appare nel suo volto più umano e produttivo, capace di unire ingegno tecnico e senso religioso in ogni gesto.

La Maschera funeraria d’oro di Amenemope (foto massimo listri)

La mostra culmina nel mistero della regalità divina. Le statue e i rilievi che chiudono il percorso sono tra le espressioni più alte dell’arte faraonica: l’Hatshepsut inginocchiata in atto d’offerta, la diade di Thutmosi III con Amon, la Triade di Micerino, fino alla splendida maschera d’oro di Amenemope, dove il volto del re, levigato e perfetto, diventa icona di un corpo che appartiene ormai al divino. In chiusura, la Mensa Isiaca – eccezionalmente concessa dal Museo Egizio di Torino – riannoda il filo simbolico che da Alessandria conduce a Roma, testimoniando l’antico legame spirituale e culturale tra i due mondi. Come ricorda Zahi Hawass, “il più grande monumento mai costruito dall’Egitto non fu una piramide o un tempio, ma l’idea stessa di eternità.” È questa idea, più forte della pietra e dell’oro, a risuonare in ogni sala della mostra.

 

Torino. Al museo Egizio la prima “Notte degli Scavi”: incontri con egittologi, archeologi, restauratori e curatori; laboratori interattivi, dimostrazioni pratiche delle tecniche di scavo; le missioni da Saqqara a Deir el-Medina e Coptos. Ecco il programma tutto gratuito

Serata dedicata agli scavi archeologici, sabato 4 ottobre dalle 19 alle 24 al Museo Egizio, che lancia la “Notte degli Scavi”, un evento gratuito rivolto a tutti gli appassionati di archeologia e antico Egitto di ogni età. Il pubblico avrà la possibilità di incontrare egittologi, archeologi, restauratori e curatori del museo, partecipare a laboratori interattivi, assistere a dimostrazioni pratiche delle tecniche di scavo contemporanee, scoprire come si disegna un reperto o come la tecnologia 3D sta rivoluzionando lo studio del passato.  La “Notte degli Scavi” rappresenta anche un momento di bilancio per il Museo Egizio, che in questi dieci anni di rinnovate attività archeologiche ha consolidato la propria reputazione internazionale, confermandosi come uno dei centri di eccellenza mondiale negli studi egittologici, capace di coniugare ricerca di frontiera e divulgazione di qualità. La manifestazione infatti si propone di celebrare due importanti anniversari: i 50 anni degli scavi a Saqqara in Egitto e i dieci anni dalla ripresa delle missioni archeologiche del museo Egizio, che dal 2015 ha riacceso i riflettori su Saqqara e allargato l’orizzonte verso Deir el Medina e Coptos.

Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, nello scavo di Saqqara (foto museo egizio)

Lo scavo della missione archeologica del museo Egizio di Torino a Coptos in Egitto (foto museo egizio)

“L’archeologia è una scienza in continua evoluzione che affina costantemente le sue metodologie per assicurare che la documentazione di quanto è sopravvissuto da epoche lontane sia la più accurata possibile. Lo scavo è un lavoro di squadra in cui professionalità diverse si assistono perché la memoria del passato possa tornare a vivere. Grazie al lavoro sul campo il museo Egizio è in grado di ricontestualizzare gli oggetti che custodiamo nella nostra istituzione e di ricostruirne la biografia”, ha dichiarato il direttore del museo Egizio, Christian Greco, che chiuderà la serata con una conferenza dal titolo: “Alla ricerca di Maja. Archeologia e contesto: 50 anni di scavo a Saqqara”.

Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino: la sala del sarcofago di Puia (foto graziano tavan)

Il format della serata non prevede visite guidate tradizionali, ma un programma flessibile che permetterà a ciascuno di costruire il proprio percorso tra conferenze, dimostrazioni pratiche e conversazioni a tu per tu con gli egittologi. Sei postazioni sparse sui tre piani dell’edificio offriranno l’opportunità di sottoporre agli studiosi le proprie curiosità in merito ai reperti e al mestiere di archeologo: dalla sala di Kha e Merit al primo piano, di cui verrà presentato a dicembre il riallestimento, alla Galleria della Scrittura, ogni angolo del Museo diventerà scenario di piccoli incontri di massimo 15 minuti.

La missione del museo Egizio a Saqqara nel 2022 in una foto di Nicola Dall’Aquila

Ma il vero cuore pulsante della serata saranno le sette postazioni tematiche dove toccare con mano letteralmente il mestiere dell’archeologo moderno. Si potrà imparare a disegnare un reperto con Paolo Marini e Martina Terzoli, curatori del Museo, scoprire come la fotogrammetria permette di “catturare” un sito archeologico in 3D con Alessandro Mandelli e Andrea Pasqui del Politecnico di Milano o assistere alle delicate operazioni di restauro dei tessuti antichi guidati da Valentina Turina e Giulia Pallottini, restauratrici del Museo. Nicola Dell’Aquila, che ha documentato con le sue fotografie le missioni archeologiche del museo Egizio, è il protagonista di “Zoom sull’archeologia: l’arte di catturare lo scavo”. Dell’Aquila è anche l’autore della mostra “Impressioni dagli scavi”, che accoglie il pubblico all’ingresso. Quindici pannelli raccontano attraverso scatti inediti il lavoro sul campo in Egitto dei curatori e archeologi del Museo. Mentre Enrica Ciccone e Sara Cianetti, egittologhe del Museo, sveleranno come il software D-stretch riesca a far riemergere pitture invisibili a occhio nudo, una sorta di “Photoshop dell’archeologia” che sta rivoluzionando lo studio dell’arte antica. Di “Restauro in azione: il pronto intervento archeologico” si occupano invece Sara Aicardi e Eleonora Furgiuele, restauratrici del Museo.

Missione del museo Egizio a Saqqara: cappella tomba di Panehsy. Rilievo a fine scavo (foto museo egizio)

Missione del museo Egizio a Saqqara: cappella tomba di Panehsy. Rilievo a inizio scavo (foto museo egizio)

Il programma delle conferenze attraversa cinquant’anni di scoperte, da Saqqara a Deir el Medina fino alla missione a Coptos, della scorsa primavera. Paolo Del Vesco, curatore e archeologo del museo Egizio, che ha diretto per anni gli scavi, aprirà i lavori in sala Conferenze alle 19.15 raccontando “Tra le tombe degli ufficiali del Re: Saqqara 10 anni di scavi”, seguito dall’egittologa e divulgatrice Divina Centore che esplorerà il tema “Archeologia pubblica: perché il passato conta nel presente”. Cédric Gobeil, responsabile delle missioni a Deir el Medina e Coptos, porterà idealmente il pubblico nei luoghi dove vivevano gli artigiani che decoravano le tombe della Valle dei Re, con il suo intervento: “Deir el-Medina: la vita quotidiana ai piedi della montagna tebana” e poi sarà protagonista dell’incontro “Coptos: ridisegnare un tempio perduto”. Barbara Aston dell’università di Berkeley presenterà uno studio sulla ceramica della tomba di Ry, prima che il direttore Christian Greco tiri le fila della serata, intorno alle 23 con l’incontro: “Alla ricerca di Maja. Archeologia e contesto: 50 anni di scavo a Saqqara”.

Torino. Al museo Egizio la conferenza “Il viaggio nell’Aldilà. Il libro delle porte” con il direttore Christian Greco, in presenza e on line. In collaborazione con ACME e l’università di Torino

Il Libro delle porte è uno dei principali testi funerari dell’antico Egitto. Compare verso la fine della XVIII dinastia e viene iscritto normalmente nella camera funeraria, o nella prima camera colonnata, di molte tombe. Se ne parla al museo Egizio di Torino mercoledì 9 luglio 2025, alle 18.30, in sala conferenze (ingresso da via Maria Vittoria 3M) nell’incontro “Il viaggio nell’Aldilà. Il libro delle porte” con il direttore Christian Greco. La conferenza è a ingresso libero con prenotazione obbligatoria al link https://www.eventbrite.it/…/il-viaggio-nellaldila-il…. Live streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio. La conferenza è organizzata in collaborazione con l’associazione ACME e il dipartimento di Studi storici dell’università di Torino.

Torino. Al museo Egizio presentazione del libro “The Animal Mummies of the Museo Egizio. Turin”, a cura di Salima Ikram, Sara Aicardi, Federica Facchetti, edita da Cosimo Panini Editore

Giovedì 17 luglio 2025, alle 18.30,  in Sala Conferenze del museo Egizio di Torino (accesso da via Maria Vittoria 3M) presentazione editoriale della monografia “The Animal Mummies of the Museo Egizio, Turin”, a cura di Salima Ikram, Sara Aicardi, Federica Facchetti, edita da Cosimo Panini Editore. Insieme a Christian Greco, ne discuteranno Salima Ikram, Sara Aicardi, Federica Facchetti, Matilde Borla, Cinzia Oliva, Alberto Valazza, Federico Poole, Johannes Auenmüller. La conferenza è in lingua inglese con traduzione simultanea in sala e l’ingresso è libero con prenotazione obbligatoria al link https://www.eventbrite.it/…/the-animal-mummies-of-the… Disponibile anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio di Torino. Questa pubblicazione, dedicata alle mummie animali della collezione di Torino, rappresenta il risultato finale di un progetto avviato nel 2016, il cui obiettivo principale era la definizione del miglior protocollo possibile per il trattamento conservativo di questi reperti particolarmente delicati e resti di esseri viventi; i risultati di tali studi sono presentati in questa monografia esaustiva, che include un catalogo completo delle 173 mummie animali e delle 61 cassette per animali conservate al museo Egizio. Per ciascuna voce del catalogo vengono fornite informazioni approfondite, comprensive di aspetti egittologici, zoologici e conservativi. Il catalogo, pensato per un pubblico non necessariamente specialistico, è introdotto da una selezione di saggi che illustrano i diversi approcci adottati nello studio della mummificazione animale, spaziando dal contesto religioso alle diverse tecniche di cucitura e fasciatura osservabili nei reperti.

Torino. Al museo Egizio riallestite le sale di Iti e Neferu e di Ahmose: frutto di un lavoro di ricerca e rilettura delle fonti d’archivio, di scoperte inattese nei depositi, le sale raccontano l’archeologia di inizio Novecento di Schiaparelli e Rosa

Il nuovo allestimento delle sale di Iti e Neferu e di Ahmose al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Studiare il patrimonio di reperti dell’antico Egitto e approfondire la vita degli archeologi che hanno contribuito a far emergere i tesori di questa antica civiltà riserva ancora sorprese e nuove scoperte. È il caso della sala di Iti e Neferu e della saletta dedicata alla Principessa Ahmose del museo Egizio di Torino, oggetto entrambe di un riallestimento che dall’8 luglio 2025 sono riaperte al pubblico, grazie al lavoro di studio e ricerca dei curatori del Museo: Beppe Moiso, Enrico Ferraris e Cinzia Soddu e alla progettazione espositiva di Enrico Barbero e Piera Luisolo.

I calzari in cuoio della Principessa Ahmose, risalenti alla XVIII dinastia, esposti al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Due le novità assolute dei riallestimenti: il ritrovamento di una pittura appartenente al ciclo decorativo della tomba di Iti e Neferu, nei depositi del museo di Antropologia ed Etnografia dell’università di Torino, durante un riscontro inventariale, e i calzari in cuoio della Principessa Ahmose, risalenti alla XVIII dinastia, per la prima volta esposti al pubblico, dopo un delicato lavoro di restauro. “Stiamo aggiornando gli allestimenti permanenti per integrare i risultati più recenti della ricerca sulla collezione e per migliorare l’accessibilità dei contenuti”, spiega il direttore del museo Egizio, Christian Greco. “Particolare attenzione è rivolta all’esposizione dei resti umani. Ricostruire i corredi funerari non è solo un’operazione scientifica, ma anche un gesto di rispetto: significa trattare questi reperti come testimonianze di vite vissute, tenendo conto delle implicazioni etiche e culturali che comportano”.

La tomba di Iti e Neferu a Gebelein in una foto storica conservata nell’Archivio fotografico del museo Egizio di Torino

Il curatore Beppe Moiso nelle sale dedicate alla tomba di Iti e Neferu al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

La sala dedicata alla ricostruzione della tomba di Iti e Neferu al museo Egizio, è stata rivista architettonicamente, sulla base di una serie di studi condotti sulla struttura della tomba, sui suoi 14 pilastri, attraverso il parallelo con altre tombe coeve, sulla base di fotografie scattate dallo stesso Schiaparelli. Delle 36 pitture originariamente staccate dalla tomba e arrivate a Torino nel 1924, dopo un lungo restauro a Firenze, operato da Fabrizio Lucarini, ne furono esposte in museo 29. Una delle 7 mancanti è riemersa recentemente dai depositi del museo di Antropologia ed Etnografia di Torino e attualmente è ancora oggetto di un delicato lavoro di restauro; mentre le altre, andate perdute, ci sono note solo attraverso fotografie di archivio. L’intero corpus delle pitture è tuttavia visibile nell’archivio storico fotografico online dell’Egizio, che contiene circa 2mila immagini digitalizzate, che documentano l’intera attività archeologica condotta dal Museo in Egitto, tra il 1903 e il 1937.

Dettagli degli affreschi dalla tomba di Iti e Neferu di Gebelein conservati al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Il nuovo allestimento della tomba di Iti e Neferu non è soltanto un aggiornamento espositivo, ma anche un modo per restituire al pubblico una pagina fondamentale della storia del Museo e dell’archeologia italiana, legata alla campagna di scavo del 1911 a Gebelein, condotta da Virginio Rosa, giovane chimico e botanico, in procinto di diventare egittologo, scomparso prematuramente a soli 26 anni. Quella di Gebelein fu l’unica, delle dodici missioni promosse da Ernesto Schiaparelli, a disporre di una documentazione ampia e dettagliata. La figura di Virginio Rosa emerge come centrale non solo per l’importanza della scoperta, ma anche per le notevoli capacità fotografiche in ambito archeologico: il suo patrigno, Secondo Pia, fu il primo a documentare fotograficamente la Sindone e lo stesso Rosa fu il primo a impiegare lastre fotografiche a colori in una missione archeologica di Schiaparelli, testimoniando con straordinaria modernità le fasi dello scavo.

Il giovane archeologo Virginio Rosa da Varallo Sesia (Vercelli) (foto museo Egizio)

La figura di Virginio Rosa e le sue scoperte saranno presto oggetto di un volume della collana “Studi del Museo Egizio” (Franco Cosimo Panini Editore), intitolato “1911: l’Egitto di Virginio Rosa” e scritto da Beppe Moiso. Il libro restituirà, attraverso la documentazione archivistica e il giornale di scavo, compilato da Rosa, i disegni, gli scambi epistolari con Schiaparelli, uno spaccato sulle varie attività collegate alla ricerca archeologica e sulle istruzioni lasciate da Schiaparelli per condurre correttamente uno scavo.

Il nuovo allestimento della tomba di Ahmose al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

La saletta dedicata alla Principessa Ahmose, al primo piano del Museo, accanto a quella di Nefertari, è stata riallestita secondo una logica narrativa coerente, che mette al centro il ruolo dell’archeologo e l’importanza della documentazione d’archivio e delle scienze della conservazione. Accogliendo la frammentarietà dei reperti come un’opportunità narrativa, il museo ha trasformato la parzialità dei materiali in occasione di approfondimento e riflessione sul lavoro dell’archeologo. Il nucleo narrativo si concentra sui reperti recuperati dai depositi: i calzari in cuoio della principessa, restaurati con grande perizia da Francesca Gaia Maiocchi e Giulia Pallottini, restauratrici del Museo, un frammento di tessuto su cui poggiavano i monili della principessa. L’interpretazione di oggetti frammentari è affidata ai disegni ricostruttivi del curatore Paolo Marini, che rendono leggibili reperti altrimenti difficili da comprendere e illustrano al pubblico il processo di ricostruzione e lettura archeologica.

Il nuovo allestimento della tomba di Ahmose con la mummia della principessa al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Il tema dell’esposizione delle mummie e, più in generale, dei resti umani è da tempo oggetto di un’attenta riflessione da parte del Museo, che negli ultimi dieci anni ha affrontato questa questione con particolare sensibilità, consapevole della complessità delle implicazioni etiche e della varietà di percezioni culturali dei visitatori, provenienti da contesti e tradizioni molto differenti tra loro. Proprio per rispondere a queste sfide, è stato istituito all’interno del Museo un Comitato etico, con l’obiettivo di guidare e accompagnare le scelte espositive, nel rispetto della dignità dei reperti umani e delle diverse sensibilità contemporanee.

La mummia di Ahmose in un guscio di basalto nel nuovo allestimento al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Nel caso del riallestimento dei resti di Ahmose, il Museo ha scelto una soluzione innovativa e rispettosa: è stato realizzato un guscio protettivo in fibra di basalto, modellato con precisione sulle forme irregolari del reperto. La presenza di microfori distribuiti su tutta la superficie consente un’efficace e invisibile ventilazione del volto, garantendo al contempo la conservazione ottimale e una presentazione rispettosa del reperto. L’impegno del Museo in questo ambito continua a orientarsi verso un dialogo aperto e consapevole con il pubblico, nel segno della responsabilità scientifica, dell’inclusività culturale e del rispetto della persona anche oltre la morte.

Una fase dell’allestimento della saletta di Ahmose al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Le pareti delle vetrine dedicate ad Ahmose, a Nebiry e alla tomba denominata Queens’ Valley 39 riportano l’indicazione delle tombe di provenienza, inserite in una mappa della Valle delle Regine, che restituisce unità e contesto agli scavi condotti da Schiaparelli in quella zona. Il racconto si articola attraverso nuovi testi, apparati grafici, e ricostruzioni visive che aiutano a comprendere le caratteristiche di queste sepolture, meno monumentali rispetto a quella di Nefertari, ma comunque appartenenti a personaggi di alto rango. Nel basamento della principessa Ahmose è visibile l’infografica riguardante il telo funerario. Il lenzuolo funebre che avvolgeva il corpo di Ahmose, ritrovato in frammenti, è anche uno dei primi esempi di Libro dei Morti e risale alla fine della XVII dinastia (circa 1540 a.C.). Grazie alla ricostruzione del testo, si stima che in origine fosse lungo 4 metri e largo oltre un metro.

Il posizionamento dei vasi canopi nel nuovo allestimento della sala della tomba di Ahmose e Nebiry al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

I reperti della tomba di Nebiry tra cui i suoi vasi canopi e ceramiche di imitazione cipriota, restituiscono l’immagine di un alto funzionario a contatto con circuiti internazionali e inserito in una rete di scambi che rifletteva lo status e le relazioni esterne dell’Egitto del Nuovo Regno. L’intento è stato quello di costruire un racconto coerente e accessibile, che unisce la documentazione archeologica, il restauro e la riflessione museografica. Grazie a questo intervento, le sale dedicate a Nefertari e Ahmose risultano oggi più armoniche e coerenti, non solo dal punto di vista visivo, ma anche narrativo. La frammentarietà di alcuni oggetti è trasformata in un’opportunità di racconto minuzioso, offrendo al pubblico uno sguardo ravvicinato e consapevole sul lavoro dell’archeologo, sull’importanza della conservazione e sulla capacità del museo di rinnovarsi attraverso la ricerca.

Cabras (Or). La conferenza “La memoria è il nostro futuro. 200 anni di Museo Egizio” con Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, apre sei serate tra archeologia, cinema, musica sotto le stelle di Mont’e Prama

Con l’intervento di Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, martedì 1° luglio 2025, nell’area archeologica di Mont’e Prama a Cabras (Or) si apre un’intera settimana di appuntamenti per vivere la magia dell’area archeologica di Mont’e Prama tra cultura, arte e spettacolo. E dal 2 al 5 luglio 2025 torna il Sardegna Archeofilm Festival 2025 giunto alla III edizione, cinema archeologico internazionale, incontri con registi, studiosi e ospiti speciali. Quindi sei serate, dal 1° al 5 luglio 2025, tra archeologia, cinema, musica sotto le stelle di Mont’e Prama.

Si inizia dunque il 1° luglio 2025, alle 21, all’area archeologica di Mont’e Prama, con la conferenza “La memoria è il nostro futuro. 200 anni di Museo Egizio” del direttore del museo Egizio di Torino, Christian Greco, protagonista di una serata tra divulgazione scientifica e valorizzazione del patrimonio storico in dialogo con Anthony Muroni, presidente della Fondazione Mont’e Prama. Un viaggio tra archeologia, museologia e futuro, con una delle voci più autorevoli nel panorama internazionale. A seguire, lo spettacolo “Rundinedda Road” di e con Piero Marras, Federico Canu, Stefano Maltagliati, Gianluca Gadau, Roberto Putzu e Manuel Rossi Cabitza. Ingresso gratuito. Prenotazioni al link https://www.eventbrite.it/e/1405523551779.

Milano. Al Politecnico conferenza “Il museo Egizio 200 anni dopo” di Christian Greco. Intervengono Stefano Della Torre e Corinna Rossi, docenti DABC

“Il museo Egizio 200 anni dopo” è il titolo della conferenza – aperta al pubblico – di Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, in programma nell’aula Rogers, edificio 11, del Politecnico di Milano in via Ampére 2. Alle 17, saluti istituzionali della rettrice Donatella Sciuto, e presentazione di Stefano Della Torre e Corinna Rossi, docenti DABC. Alle 17.15, conferenza di Christian Greco.

Torino. Il museo Egizio (insieme al galata museo del Mare di Genova) in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato apre gratuitamente le porte al pubblico per “Io Sono Benvenuto”, un evento serale che celebra l’accoglienza, il dialogo interculturale e la partecipazione attiva attraverso arte e musica

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno 2025, museo Egizio a Torino e Galata museo del Mare di Genova apriranno gratuitamente le porte al pubblico per “Io Sono Benvenuto”, un evento serale congiunto che celebra l’accoglienza, il dialogo interculturale e la partecipazione attiva attraverso arte e musica. Questa edizione è realizzata con il sostegno di Basko, insegna di Supermercati del Gruppo Sogegross. L’appuntamento 2025 segna un’evoluzione importante per “Io Sono Benvenuto”, l’evento annuale nato nel 2017 per celebrare Giornata Mondiale del Rifugiato. Quest’anno il progetto si amplia e, oltre al museo Egizio, approda per la prima volta anche al Galata museo del Mare di Genova, il più grande museo marittimo del Mediterraneo. Questo ampliamento estende il raggio d’azione dell’iniziativa e rafforza la capacità di coinvolgimento di due istituzioni culturali che, oltre a custodire la memoria storica, si distinguono come spazi vivi di confronto, dialogo e crescita collettiva.

“Io sono il benvenuto” al museo Egizio di Torino: il Welcome wall (foto museo egizio)

In particolare, per l’occasione, i visitatori potranno accedere gratuitamente ai due musei a partire dalle 19.00 del 20 giugno 2025, lasciando un disegno o un messaggio di benvenuto da appendere al Welcome Wall, una grande parete che si popolerà di foglietti colorati recanti pensieri di pace e di ascolto reciproco. Inoltre, per l’occasione, anche il museo nazionale dell’Emigrazione Italiana (MEI) di Genova sarà aperto gratuitamente nel normale orario di apertura (11/18). Sostenendo il progetto, Basko conferma il proprio impegno accanto al museo Egizio e al Galata museo del Mare promuovendo valori di inclusione, cittadinanza attiva e coesione sociale e supportando, inoltre, la vocazione dei musei ad essere non solo custodi del passato e spazi di riflessione, ma anche luoghi aperti alla partecipazione e alla condivisione.

“Io sono il benvenuto” al museo Egizio di Torino, edizione 2019 (foto museo egizio)

Protagonista della serata sarà la musica, con performance dal vivo che animeranno le sale dei musei, creando un’atmosfera multiculturale e accogliente. Un’occasione per vivere gli spazi museali in modo inedito, all’insegna dell’ascolto reciproco e della scoperta di storie e suoni da tutto il mondo. Al museo Egizio si esibiranno otto ensemble vocali che, attraverso la musica, danno voce a un messaggio universale di accoglienza e condivisione. Un percorso sonoro, attraverso le sale del Museo, che attraversa generi, generazioni e culture. I cori si esibiranno in diverse sale del museo, culminando nel gran finale corale delle 23.30 sullo scalone monumentale del palazzo barocco sede del museo Egizio.

Il coro Città di Carignano (foto museo egizio)

Il “Coro Città di Carignano” (Associazione Corale Carignanese), ensemble maschile fondato nel 1981, dà voce al patrimonio popolare piemontese, narrando storie di amore, lavoro, guerra e quotidianità. Con 14 album e numerose pubblicazioni, è un coro che canta, scrive e custodisce la memoria.

La Corale Universitaria di Torino (foto museo egizio)

La Corale Universitaria di Torino fondato nel 1954, è il coro universitario più longevo d’Italia. Dalle polifonie rinascimentali alla musica contemporanea, porta avanti da decenni una preziosa opera di ricerca e diffusione, intrecciando cultura e passione con un impegno che attraversa generazioni.

Il Coro “Madre Enrichetta”, parte della Comunità Cattolica Francofona di Torino, nasce nel 2008 e prende il nome dalla fondatrice delle Suore di Sant’Anna. Ogni domenica anima la messa presso la Chiesa di San Domenico, ma si esibisce anche in eventi sociali e culturali, portando il messaggio di fede e comunità attraverso la sua musica.

Il coro Pequeñas Huellas (foto museo egizio)

Cori “PIESSEGI”, “Pequeñas Huellas” Pequeñas Huellas – Crescere in Orchestra – International orchestra e “ManincanTO” Manincanto nascono nel 2004 a Cuba, oggi con sede a Torino, promuove la pace e l’inclusività attraverso la musica. Dalle collaborazioni con scuole a progetti solidali, come quelli con Casa UGI e Fondazione PAIDEIA, ogni concerto è un impegno per il sociale e la diffusione di valori universali.

Il museo Egizio di Torino per la Giornata mondiale del Rifugiato (foto museo egizio)

“Io Sono Benvenuto è un’iniziativa che incarna i valori di accoglienza, dialogo interculturale e inclusione, che ispirano tutti i musei, che sono luoghi di memoria e dialogo, ma anche di partecipazione e condivisione”, dichiarano la presidente del museo Egizio, Evelina Christillin e il direttore Christian Greco. “Attraverso la cultura, desideriamo offrire uno spazio di confronto e crescita, dove ogni individuo può sentirsi benvenuto e valorizzato. Siamo felici di ampliare l’iniziativa, permettendo a sempre più persone di vivere un’esperienza culturale che promuove il rispetto reciproco”.

“Questa collaborazione rappresenta un passo significativo nell’impegno del Gruppo Sogegross verso la valorizzazione del patrimonio artistico, confermando il suo ruolo nella promozione di coinvolgimento concreto alla vita culturale del Paese. Nello specifico, il supporto come Basko all’evento Io Sono Benvenuto riflette appieno i valori che animano e sono alla base di Basko for Next Gen: una piattaforma di iniziative dedicata alle nuove generazioni”, dichiara Giovanni D’Alessandro, direttore Canale Basko. “Siamo fermamente convinti che la cultura debba essere un diritto universale, accessibile a tutti, e che le realtà private possano svolgere un ruolo essenziale nel rendere il patrimonio culturale disponibile a tutti i cittadini, offrendo così anche a chi rischia di esserne escluso l’opportunità di viverlo e apprezzarlo. Siamo convinti che il futuro si possa disegnare con una visione comune e con l’intento di restituire valore ai territori”.

Milano. All’auditorium Da Vinci la consegna a Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, del XIX Premio Montale Fuori di Casa, sezione “Homo Viator”, per il suo straordinario contributo alla divulgazione culturale e al dialogo tra civiltà

Il XIX Premio Montale Fuori di Casa sezione “Homo Viator”, quest’anno è stato assegnato a Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, per il suo straordinario contributo alla divulgazione culturale e al dialogo tra civiltà con questa motivazione: “Ha dimostrato nei fatti e non solo con le parole ciò in cui profondamente crede: che la Cultura è universale e che i Musei sono la colonna vertebrale del nostro Paese e appartengono alla collettività”. La cerimonia di conferimento è in programma a Milano, il 18 giugno 2025, alle 18, all’auditorium Leonardo Da Vinci, all’interno della sede di Deloitte, in via Santa Sofia 28. Alle 18, saluto di benvenuto a cura di Guido Borsani, presidente Deloitte; 18.15, intervento di Adriana Beverini, presidente del Premio Montale Fuori di Casa; 18-25, Paola Dubini, management professor all’università Bocconi, dialoga con Cristian Greco sul tema sviluppato in collaborazione nel libro “La cultura è di tutti”; 18.40, Massimo Capuani, responsabile della sezione “Homo Viator”, dialoga con Christian Greco sull’esperienza maturata alla guida del museo Egizio di Torino e sulle più recenti scoperte archeologiche in Egitto; 19, lettura della motivazione e consegna del Premio. Ai partecipanti che avranno confermato la propria presenza entro il termine indicato, sarà donata – fino a esaurimento copie – una delle opere del premiato; 19.15, cocktail di chiusura.