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“Lapilli sotto la cenere”. Con la 15.ma clip del parco archeologico di Ercolano il direttore Francesco Sirano torna nella Casa dei Rilievi dionisiaci, nella zona nord-occidentale dell’antica Ercolano. Seconda parte: i rilievi dionisiaci

Il direttore del parco archeologico di Ercolano nel grande salone della Casa dei Rilievi dionisiaci (foto Paerco)

Con la 15.ma clip della serie “Lapilli sotto la cenere” dedicata all’esplorazione di realtà che per necessità conservative, di restauro o contingenze non sono accessibili al pubblico, il direttore del parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, torna nella Casa dei Rilievi dionisiaci, nella zona nord-occidentale dell’antica Ercolano. Dopo aver visitato diversi ambienti con vista sul mare, Sirano ci mostra il grande salone dove furono rinvenuti i rilievi che danno il nome alla casa.

Dal cortile si torna alla terrazza che dava in origine verso il mare, e si entra attraverso una grande anticamera nel salone principale della Casa dei Rilievi dionisiaci che danno il nome all’abitazione. “Questo grandioso salone – spiega Sirano – è l’esito di successive trasformazioni della casa. Anche la copertura, in un primo momento a volta a tutto sesto e poi a semplice falda, è stata trasformata. Il pavimento è in mosaico nero con delle cornici di tessere bianche. Le pareti sono tutte dipinte, decorate nel cosiddetto IV stile pompeiano, e appartengono all’ultima fase di vita della casa. Grandi riquadri architettonici con tantissimi dettagli, candelabri, figure mostruose, scandivano dei pannelli. Gran parte di questa decorazione era stata già smontata, crollata prima dell’eruzione. Poi durante gli scavi, che sono stati qui condotti, molti frammenti sono stati recuperati e messi in deposito. La caratteristica di questa decorazione è rappresentata dall’inserzione di alcuni rilievi che danno il nome all’abitazione all’interno della decorazione dipinta”. Si tratta dei cosiddetti typoi, degli inserti che conosciamo anche attraverso le fonti letterarie, molto apprezzati dagli antichi romani. “È un modo di decorare completamente diverso da quello che oggi noi faremmo nella casa”, continua Sirano: “un insieme di elementi a rilievo e di elementi invece su due dimensioni, la parte dipinta. Ma serviva proprio per animare, dare più vita alle pareti, creando un ambiente estremamente vivace come doveva essere il grande salone di rappresentanza, probabilmente sede di banchetti sontuosi”.

Satiro che beve da una coppa e fanciulla che riempie un rython da una fonte: dettaglio di uno dei rilievi trovati nella Casa dei Rilievi dionisiaci di Ercolano (foto Paerco)

Entrambi i rilievi, trovati nel salone, sono stati realizzati nel cosiddetto stile neo-attico. “Il primo rilievo”, fa notare Sirano, “ci riporta al mondo dionisiaco e del dio Bacco, i piaceri del vino, la festa: c’è un satiro, seduto su una roccia, che sta bevendo da una coppa. Un altro personaggio del corteggio dionisiaco, questa volta una donna, sta riempiendo un rhyton, che è un vaso fatto a forma di corno (ve ne sono anche in metalli preziosi), e lo sta riempiendo direttamente da una fontana a forma di leone. Ne uscirà acqua o ne uscirà più probabilmente vino? E sul lato destro della scena un satirello versa da una brocca vino in modo molto elegante direttamente nella coppa che tiene nella sinistra e quasi accenna a un passo di danza”.

Il rilievo dalla Casa dei Rilievi dionisiaci di Ercolano il cui soggetto è ancora dibattuto dagli studiosi (foto Paerco)

Il tema dionisiaco ci accompagna anche nell’altro rilievo. “Questo ha una scena più complessa e intrigante”, sottolinea Sirano. “Quattro figure, tre femminili e una maschile, sono rivolte in modo differenziato. Due figure femminili, le riconosciamo dagli abiti, hanno i capelli corti alla stessa maniera, sono legate in qualche modo perché una appoggia la mano sulla spalla dell’altra, e sono rivolte verso un piedistallo sul quale si trova la statua di Dioniso con il kantharos, il tipico vaso di questo dio, nella mano. E una di queste figure ha in mano uno strano strumento appuntito con cui tocca, sfiora il kantharos, ma conosciamo bene quale sia la funzione precisa. Un uomo barbato con abiti solenni si trova verso il centro del rilievo. Quindi deve essere un personaggio che ha una sua importanza in questa piccola storia che ci viene raccontata: probabilmente si completava con uno scettro, una lancia che teneva alta con la sua mano destra. Infine una figura femminile con i capelli lunghi, danzante nell’estasi del vino probabilmente o della danza, chiude il quadro sul lato destro. Si tratta di una scena di festa con un momento anche rituale in onore di Dioniso, come si è pensato in un primo momento? O si tratta di altro? Alcuni studiosi hanno approfondito questa tematica e hanno pensato che possa riprodursi qui una scena – quasi la fine – di un mito greco abbastanza raro, quello delle figlie di Preto. Secondo questa ipotesi la figura centrale sarebbe quella dell’indovino Melampo che avrebbe guarito dalla pazzia due delle tre figlie di Preto, una delle quali sarebbe poi morta. In questa maniera sarebbe diventato insieme a suo fratello re di Argo. C’è anche una terza ipotesi: questa sarebbe una scena delle Baccanti di Euripide”. A chi poteva appartenere una casa così splendida, articolata su terrazze, affacciata sul golfo di Napoli? Si chiede Sirano. “Il ritrovamento di frammenti dell’iscrizione con una dedica a Claudia Ottavia, la figlia dell’imperatore Claudio, ha fatto pensare alla famiglia dei Mammi Massimi, una famiglia molto importante di Ercolano, il cui esponente Lucio Mammio Massimo aveva proprio dedicato un ciclo in onore degli imperatori Giulio Claudi nell’Augusteo”.

“Lapilli sotto la cenere”. Con la 14.ma clip del parco archeologico di Ercolano il direttore Francesco Sirano, inizia a portarci alla scoperta della Casa dei Rilievi dionisiaci, nella zona nord-occidentale dell’antica Ercolano. Prima parte: terrazza sull’avancorpo e terrazza mediana

Le caratteristiche terrazze sovrapposte della Casa dei Rilievi dionisiaci nella zona nord-occidentale di Ercolano (foto Paerco)

Con la 14.ma clip della serie “Lapilli sotto la cenere” dedicata all’esplorazione di realtà che per necessità conservative, di restauro o contingenze non sono accessibili al pubblico, il direttore del parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, inizia a portarci alla scoperta della Casa dei Rilievi dionisiaci, nella zona nord-occidentale dell’antica Ercolano. In questa prima parte, si esplorano la terrazza sull’avancorpo che dava sul mare, e la terrazza mediana della Casa dei Rilievi dionisiaci.

Gli edifici più panoramici dell’antica Ercolano si affacciavano sul fronte a mare. Anche all’estremità settentrionale troviamo un complesso che è articolato su terrazze: è la Casa dei Rilievi dionisiaci. “Questo complesso – spiega Sirano – non è stato completamente scavato, ma da quello che riusciamo a vedere sappiamo che aveva una zona che affacciava direttamente, anche se ora non si vede bene perché lo scavo deve essere ancora completato. C’è una terrazza intermedia e una terrazza superiore. L’edificio si completava con un grande porticato che si trova oggi nella parte ancora non scavata, ma che  fu esplorata durante gli scavi borbonici. Esplorare una zona di Ercolano antica solo parzialmente scavata deve comportare uno sforzo di fantasia. In questo momento siamo sulla terrazza che guardava verso il mare, che oggi non possiamo vedere perché è spostato di un chilometro più a valle, e ci troviamo all’interno della Casa dei Rilievi dionisiaci, una casa caratterizzata dalla presenza di un grande vano, un salone di rappresentanza, e da un padiglione che affacciava proprio sul mare in maniera panoramica”.

Il direttore Francesco Sirano nel grande salone della terrazza sull’avancorpo, con pavimento in lastre di marmo, nella Casa dei Rilievi dionisiaci di Ercolano (foto Paerco)

Anche se siamo all’interno di uno scavo archeologico che deve continuare, si riesce a capire bene dove ci si trova: un grande salone, con una pavimentazione di lusso fatta con lastre di marmo. “Ecco i negativi delle lastre che erano state strappate perché evidentemente prima del 79 d.C. qui si stavano svolgendo dei lavori di restauro”, fa notare Sirano. “Attraverso delle porte finestre, anch’esse dovevano avere una soglia di marmo, di materiale prezioso, si passava in un porticato con un pavimento a mosaico e dei pilastri di mattoni rivestiti di stucco bianco, che forma delle scanalature e imita delle colonne di marmo. Il peristilio, questo colonnato, circondava per intero l’avancorpo della villa. Superato il colonnato ci troviamo su una larga terrazza che circonda l’intero avancorpo, panoramica, da cui si godeva della brezza e della vista sul mare. È impressionante guardare le sezioni esposte dello scavo, perché si possono leggere in crollo quelli che erano i muri perimetrali e i piani superiori della casa. La furia con cui il vulcano si è abbattuto su questa casa la vediamo anche nelle stanze retrostanti il salone che si affacciava verso il mare. Qui infatti abbiamo un corridoio il cui pavimento si è letteralmente ribaltato in una voragine che si era creata al momento del cataclisma connesso all’eruzione. Grazie a questo conosciamo ora anche molto bene questo muro che foderava il fronte del promontorio su cui era articolata la casa nelle sue varie terrazze. Impressionante è anche il crollo delle pareti che davano verso il mare. Queste erano formate da muri in laterizio con il loro rivestimento in intonaco dipinto. E si vedono anche i resti delle travi di legno che formavano sia materiale da costruzione, sia – come in questo caso – cornice e il resto della finestra che è stata abbattuta durante l’eruzione del 79 d.C.”.

Il direttore Francesco Sirano negli ambienti della terrazza mediana della Casa dei Rilievi dionisiaci a Ercolano (foto Paerco)

Una volta passati dalla terrazza sull’avancorpo, che guardava panoramicamente al mare, alla terrazza mediana, si trovano altri ambienti sia con l’affaccio verso il mare, sia più all’interno. Tutti ambienti sontuosi, comunque molto grandi: avevano pavimenti in marmo ancora una volta strappati durante i lavori di restauro precedente all’eruzione del 79 d.C. E una grande apertura verso il salone principale della casa. Subito di lato al salone un cortile era un pozzo di luce utilizzato sia dagli ambienti interni – grazie a una finestra – sia dal salone, dove pure si vede l’imposta di un grande finestrone. E vi si affacciava anche un oecus, un ambiente di soggiorno di cui vediamo una finestra che pure prendeva luce e aria dal cortile. Sul lato Nord del cortile una vasca con al centro lo zampillo d’acqua che fu utilizzato dal momento in cui anche questa casa poté essere allacciata all’acquedotto. In un primo momento infatti fu utilizzata l’acqua che veniva raccolta e che le coperture durante la pioggia restituivano”.