“Lapilli sotto la cenere”. Con la 21.ma clip del parco archeologico di Ercolano il direttore Francesco Sirano esplora il tema “Ercole a Herculaneum”: in questa seconda parte scopriamo storie, leggende e vita di Ercole raccontate da statue dipinti e sculture ritrovate nel sito

Con la 21.ma clip della serie “Lapilli sotto la cenere” il direttore del parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano esplora il tema “Ercole a Herculaneum”, cioè il Mito, la leggenda e la città. In questa seconda parte scopriamo le storie, le leggende e la vita dell’Eroe fondatore di Herculaneum raccontate da statue dipinti e sculture ritrovate sotto il vulcano.
Tra le statue e le fontane che decoravano il giardino della Casa dei Cervi, c’è anche una rappresentazione di Ercole. “Questa volta l’eroe che ha dato il nome alla città”, spiega Sirano, “è ubriaco, e si sta liberando: sta facendo la pipì. È un Ercole oramai vecchio. Qui è esposta una copia in gesso dell’originale che probabilmente viene dal mondo ellenistico, e in ogni caso ci mostra molto bene quello che sta succedendo. La statua era stata trasformata in una fontana. Gli abitanti di questa casa volevano probabilmente dire che anche che anche l’eroe che ha dato il nome alla città si trova così bene durante le feste che avvenivano qui da rilassarsi completamente ed essere uno dei protagonisti di questa vita beata che qui avveniva”.

Un’allusione ad Ercole non poteva mancare neppure nella statua del patrono della città: Marco Nonio Balbo. “Il tipo di statua in corazza che viene scelto – continua Sirano – prevedeva già sugli spallacci un’immagine della testa di Ercole. Ma è ovvio che qui questa rappresentazione acquista un valore simbolico molto forte: il padre di Ercolano, l’eroe fondatore, e il padre della patria di Ercolano, Marco Nonio Balbo”.

All’interno dell’Antiquarium di Ercolano è esposta la statua dell’Idra di Lerna (vedi La statua di Demetra da Ercolano a Los Angeles per la grande mostra sui tesori della Villa dei Papiri. All’Antiquarium al suo posto per la prima volta esposta la fontana dell’Idra di Lerna | archeologiavocidalpassato). “È l’originale della statua-fontana che decorava il centro della piscina cruciforme che si trovava nella palestra della città antica. Si tratta di una statua di bronzo assemblata di diverse parti che rappresenta un unicum nel mondo antico. Non abbiamo altre rappresentazioni in bronzo di queste dimensioni dell’Idra di Lerna. Il mostro serpentiforme – descrive Sirano – si avvolge attorno a un platano, secondo la leggenda antica. E presenta la parte bassa del corpo da cui a un certo punto si dipartono cinque teste, ognuna di queste nella collocazione originaria diventava uno zampillo di fontana. E c’era un motivo perché l’Idra proviene dall’Oceano e quindi ha un rapporto molto stretto con l’acqua. Gli studiosi hanno accostato questa statua a quella con lo stesso soggetto che Agrippa aveva posto nel Lacus Servilius, la fontana di Servilio, che si trovava nel Foro Romano. Questa fontana era legata a un acquedotto dell’età repubblicana ed era stata oggetto, durante le guerre civili, di una terribile esposizione delle teste dei senatori tagliate da Silla. Agrippa mettendo invece questo mostro dalle tante teste che diventa una fontana voleva alludere alla pacificazione. Ma secondo il poeta Orazio l’Idra era anche un modo per alludere alla forza, alla tenacia che aveva il popolo romano, che non poteva essere sconfitto come invece fu sconfitta l’Idra. A Ercolano la rappresentazione di questa fatica poteva sì essere un richiamo alla capitale, alla città di riferimento per tutti i romani, ma probabilmente questo assumeva anche un significato locale. Infatti la fatica di Ercole viene vinta con l’aiuto di Iolaos. L’uccisione dell’Idra celebra quindi la solidarietà reciproca fra i cittadini. E Ercole, dopo aver ucciso l’Idra, intinge le punte delle sue frecce nel sangue di questo mostro provocando poi delle ferite non guaribili. In questa maniera si voleva nel luogo dove venivano allevati i nuovi cittadini di Ercolano, valorizzare la solidarietà e la forza che si poteva assumere dopo aver superato delle fatiche che apparentemente sembrano insormontabili, come questo mostro dalle tante teste”.
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