Vicenza. Accordo tra i Musei civici e l’università di Ferrara per aggiornare, approfondire e divulgare le conoscenze sul sito paleolitico di Riparo Battaglia, tra i primi a essere frequentato sugli altipiani prealpini all’indomani dell’Ultima Grande Glaciazione, scavato tra il 1962 e il1964 dal prof. Alberto Broglio

Una selce lavorata da Riparo Battaglia con gli appunti di scavo (foto comune vicenza)
L’obiettivo dichiarato è quello di aggiornare, approfondire e divulgare le conoscenze sul sito paleolitico di Riparo Battaglia, i cui materiali di proprietà statale sono conservati nel museo Naturalistico Archeologico di Vicenza, grazie alla collaborazione dei Musei Civici di Vicenza con l’università di Ferrara. Riparo Battaglia si trova sull’Altopiano dei Sette Comuni, in località Prunno a 1.040 m di quota. Il progetto è stato approvato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza. La ricerca, che vedrà la collaborazione di un dottorando dell’università di Ferrara, Marzio Cecchetti, sotto la supervisione della professoressa Federica Fontana, punta a chiarire le dinamiche di frequentazione del sito, precisarne la cronologia e fornire nuovi dettagli sulle dinamiche che hanno portato i nostri antenati paleolitici a colonizzare i territori montani. Si intende dare larga visibilità ai risultati attraverso pubblicazioni specialistiche ed estenderne la conoscenza in occasione di iniziative rivolte a un pubblico non specializzato. Soddisfatta l’assessore alla Cultura turismo e attrattività della città Ilaria Fantin che dichiara: “La collaborazione con le università è fondamentale per continuare a fare ricerca sulle preziose collezioni conservate al Museo. In particolare, l’università di Ferrara, grazie al fondamentale apporto dell’archeologo vicentino Alberto Broglio che ha diretto anche gli scavi di Riparo Battaglia, ha una lunga tradizione di studi sulla preistoria. Questa sarà un’occasione importante per approfondire delle ricerche necessarie per ampliare la conoscenza sul nostro territorio”.

Il prof. Alberto Broglio dell’università di Ferrara nel 1964 a Riparo Battaglia (foto unife)
L’importanza del sito di Riparo Battaglia è rappresentata dall’abbondanza dei reperti rinvenuti, da ricollegare alla prossimità degli affioramenti di selce, e dalla sua presunta cronologia. Riparo Battaglia è infatti tra le prime frequentazioni umane degli altipiani prealpini all’indomani dell’Ultima Grande Glaciazione. A partire da questo periodo (quindi da ca. 17.000 anni fa), il miglioramento climatico ha portato i territori alpini ad assumere progressivamente un ruolo di grande rilievo. Gli scavi del sito si sono svolti tra il 1962 e il 1964 sotto la direzione del vicentino Alberto Broglio, docente dell’università di Ferrara, recentemente scomparso, e i risultati hanno trovato una prima diffusione in un articolo del 1964 nella Rivista di Scienze Preistoriche.
Archeologia in lutto. Si è spento a Vicenza all’età di 91 anni il prof. Alberto Broglio, un gigante della Paleontologia Umana, docente e professore emerito all’università di Ferrara, punto di riferimento per generazioni di archeologi. Famose le sue ricerche nel Veronese e nel Vicentino

Il prof. Alberto Broglio, già professore emerito dell’università di Ferrara e docente di Paleontologia Umana dal 1973 al 2006
Archeologia in lutto. Si è spento all’età di 91 anni il prof. Alberto Broglio, già professore emerito dell’università di Ferrara e docente di Paleontologia Umana dal 1973 al 2006, uno dei luminari nello studio della comparsa dell’uomo moderno e delle culture del Paleolitico superiore e del Mesolitico in Europa, punto di riferimento per generazioni di archeologi che si sono dedicati alla Preistoria, senza dimenticare quanti si sono avvicinati alla materia proprio con il suo manuale “Introduzione al Paleolitico” (Laterza, 1998). Il prof. Broglio era nato ad Asiago il 31 dicembre 1931, si è spento a Vicenza il 17 febbraio 2023. La sua scomparsa segna un grave lutto per il nostro Ateneo. La Rettrice Laura Ramaciotti, a nome suo personale e di tutta la comunità universitaria, esprime ai familiari il più vivo e sentito cordoglio. La cerimonia funebre avrà luogo mercoledì 22 febbraio 2023 alle 10, nel Duomo di Vicenza.
Personalmente ricordo il prof. Broglio come un grande che ti metteva a tuo agio quando, giovane cronista de Il Gazzettino, lo incontravo per qualche aggiornamento sulle sue ricerche tra il Veronese e il Vicentino. Per lui, e trenta-quarant’anni fa non era scontato, la comunicazione e la divulgazione scientifica era fondamentale per rendere partecipe il grande pubblico dei passi avanti della Scienza e far uscire le ricerche accademiche da quella torre d’avorio dove rimanevano un “bene” per i soli addetti ai lavori. E così non lesinava il suo tempo per spiegare in modo semplice concetti e situazioni che soprattutto nella Paleontologia umana proprio semplici non sono. Posso dire di essere stato onorato della sua stima, dimostratami in tante interviste ufficiali e ufficiose.

Il paleontologo, prof. Alberto Broglio, morto a 91 anni, il 17 febbraio 2023
È il gruppo di lavoro sulla preistoria e sull’evoluzione umana dell’università di Ferrara ad affidare sul sito dell’ateneo un ricordo vivo e partecipato del loro “prof”. “La scomparsa, avvenuta questo venerdì del professore emerito Alberto Broglio induce a un profondo raccoglimento attorno a una figura di eccezionale profilo scientifico, mente costantemente lucida e reattiva nei confronti di ogni avanzamento compiuto nel campo della Paletnologia, dell’Archeologia preistorica e della Paleoantropologia. Attraverso le sue ricerche, il prof. Alberto Broglio, cattedratico di Paleontologia Umana all’università di Ferrara dal 1973 al 2006, ha fornito un fondamentale contributo agli studi sull’umanità del Pleistocene e del primo Olocene. A partire dalla seconda metà degli anni ’50 sotto la guida del prof. Piero Leonardi, egli si rese protagonista della scoperta di siti archeologici di eccezionale valore scientifico, riferibili ai neandertaliani del Paleolitico medio più recente e ai sapiens del Paleolitico superiore e del Mesolitico nel Veneto, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia Giulia e Marche”.

Dal 1967 al Riparo Tagliente le ricerche archeologiche sono condotte dall’università di Ferrara (foto unife)
“Vanno ricordate – continuano – le scoperte dei primi insediamenti tardo-paleolitici e mesolitici delle Alpi italiane orientali, documenti inconfutabili della colonizzazione umana della regione alpina al termine dell’ultima glaciazione. Si aggiungano le grotte, che hanno restituito testimonianze uniche, riconducibili alla sussistenza, alle culture e all’organizzazione delle prime comunità di sapiens e delle ultime popolazioni neandertaliane. Tra tutti, si citano il Riparo Tagliente e la Grotta di Fumane nella Lessinia (Vr), la Grotta del Brojon nei Colli Berici (Vi) e il Riparo Villabruna nel Feltrino, archivi di caratura internazionale attorno ai quali il prof. Alberto Broglio ha costruito e formato ricercatori e docenti, coltivando una mai doma passione giovanile per l’esplorazione archeologica e la ricerca interdisciplinare”.

L’ingresso della grotta di Fumane, uno dei massimi siti preistorici in Europa (foto unife)
Direttore di Istituto, direttore di Dipartimento e presidente di Consiglio di Corso di Laurea nell’ambito della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, il prof. Alberto Broglio ha anche tenuto l’insegnamento di Paletnologia all’università di Trento, in coerenza con i solidi rapporti intessuti, sin dagli anni ’60, con l’amico prof. Bernardo Bagolini e con il museo Tridentino di Scienze naturali, attuale museo delle Scienze (Muse), per il quale figura conservatore onorario. È stato membro dell’Academie Internationale de Prehistoire et Protohistoire e del consiglio permanente della Union Internationale des Sciences Préhistoriques et Protohistoriques, presiedendo la VIII Commissione Paléolithique supérieur. La sua caratura internazionale è testimoniata inoltre dalle innumerevoli partecipazioni a congressi, dalle numerosissime pubblicazioni scientifiche, dai manuali redatti anche in collaborazione con colleghi europei, dal coinvolgimento nei programmi di formazione accademica di massimo livello presso Università francesi e dalla partecipazione a comitati scientifici di riviste europee. Ha fatto parte del consiglio direttivo dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. È stato corrispondente dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti e membro dell’Accademia Olimpica di Vicenza e dell’Accademia delle Scienze di Ferrara. Ha inoltre ricoperto la carica di vicepresidente della Fondazione CariVerona.
“Alla sua fervente attività sul piano scientifico interdisciplinare – ricordano i colleghi dell’ateneo ferrarese – si affiancavano una vivace curiosità nel campo delle metodologie della ricerca archeologica, paleoantropologica e paleoecologica, una costante attenzione all’affinamento della formazione accademica a vantaggio di generazioni di studiosi e una propensione a disseminare le conoscenze scientifiche nella società civile. In questo momento nel quale gli eventi si accompagnano alla tristezza, al prof. Alberto Broglio va il pensiero degli studiosi, dei docenti, dei giovani ricercatori e degli studenti della Sezione di Scienze preistoriche e antropologiche del Dipartimento di Studi umanistici dell’università di Ferrara”.

Lo “sciamano” dalla Grotta di Fumane (foto drm-veneto)
Aggiungo un ricordo personale legato alle ricerche nella Grotta di Fumane (Vr), uno dei maggiori siti archeologici preistorici d’Europa. Siamo nell’autunno del 1999. Io ero caposervizio al Gazzettino, in sede centrale a Mestre, quindi un po’ “distante” dalle ricerche nella grotta della Lessinia, scoperta nel 1962 dall’archeologo Giovanni Solinas, ricerche che dal 1988 erano portate avanti da soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto, università di Ferrara, università di Milano e dal museo civico di Storia Naturale di Verona, con eccezionali risposte sulle frequentazioni dell’Uomo di Neanderthal e dei primi Uomini Moderni. Il prof. Broglio mi chiamò e mi invitò a Vicenza per comunicarmi un’importantissima scoperta archeologica: la roccia dipinta con lo Sciamano, quello che oggi è il simbolo del neonato museo Archeologico nazionale di Verona. La campagna di scavo del 1999 (27 agosto – 2 ottobre) fu quella infatti che restituì le pietre dipinte aurignaziane: il mustelide e lo sciamano. In quell’occasione il professore mi onorò di essere il primo (al mondo) a dare la notizia: fu un grande scoop, è vero, ma ancora oggi per me quello rimane un tributo di grande stima e di fiducia. Grazie, professore.
A Stallavena di Grezzana, laboratori e visite guidate al sito paleolitico del Riparo Tagliente (60mila-10mila anni fa) in occasione della 52.ma campagna di ricerche archeologiche dell’università di Ferrara

Il sito paleolitico dei Riparo Tagliente a Stallavena di Grezzana (Vr) scoperto nel 1958 da Francesco Tagliente (foto unife)
“Ho seguito un richiamo. È difficile da spiegare. Ma io sentivo che in quegli anfratti dei monti Lessini le prove della presenza dell’uomo preistorico erano lì che aspettavano solo di essere scoperte. E, anche se all’epoca ero solo un appassionato, sentivo che aspettavano me”. Così mi raccontava Francesco Tagliente, che ho avuto la fortuna di avere compagno di corso all’università di Padova dove, lui ormai pensionato, aveva deciso di iscriversi per coronare una vita unica con una laurea. Sì, perché il suo nome sarebbe rimasto indelebile, legato a una delle scoperte preistoriche più importanti del Novecento in Italia, quel riparo che, dalla sua scoperta nel 1958 a Stallavena di Grezzana (Vr) sul fianco destro della Valpantena, alle propaggini occidentali dei monti Lessini, a 250 metri di altezza, è noto appunto come Riparo Tagliente, e che conserva le testimonianze di frequentazioni antropiche del Paleolitico Medio e Superiore (60.000-10.000 anni fa), di gruppi di cacciatori-raccoglitori. Qui vissero uomini dell’epoca del Neanderthal e anche più recenti, da 13.500 a 11.000 anni fa. Oltre a oggetti e manufatti artistici è stata trovata anche una tomba paleolitica.

Dal 1967 al Riparo Tagliente le ricerche archeologche sono condotte dall’università di Ferrara (foto unife)
Le ricerche vennero avviate nel 1962 da una équipe di studiosi del museo civico di Storia Naturale di Verona, composta da Francesco Zorzi, Angelo Pasa e Franco Mezzena. Il Museo di Verona rimase protagonista delle ricerche fino al 1964, ed è solo nel 1967, dopo la scomparsa di Zorzi e Pasa, che l’Università di Ferrara assunse la direzione degli scavi. A partire da questa data i lavori furono seguiti dal prof. Piero Leonardi e successivamente dal prof. Alberto Broglio. Ad oggi, responsabile delle ricerche è la dott.ssa Federica Fontana, subentrata dopo il pensionamento del prof. Antonio Guerreschi nel 2009.

Ipotesi di ricostruzione dell’ambiente del Riparo Tagliente popolato dall’uomo di Neanderthal (foto unife)
E sarà proprio Federica Fontana che accoglierà anche quest’anno i visitatori che accederanno al sito paleolitico del Riparo Tagliente aperto in questi giorni per la 52.ma campagna di ricerche archeologiche dell’università di Ferrara, dal 30 settembre all’11 ottobre 2019. I partecipanti alla campagna di ricerche svolgono le seguenti attività: documentazione delle evidenze stratigrafiche; lavaggio, vaglio, siglatura e catalogazione dei reperti archeologici; attività didattiche rivolte alle scolaresche e agli adulti, manutenzione del cantiere. Come si vede, quindi, c’è una precisa attenzione al pubblico cui vengono dedicati due pomeriggi. Il primo, venerdì 4 ottobre 2019, è riservato ai più giovani con “Una giornata nella Preistoria”. Nei due turni, alle 15 e alle 16.30, i giovani preistorici saranno impegnati in laboratori di archeologia sperimentale come la scheggiatura della selce. Proprio il Riparo Tagliente ha restituito un’abbondante produzione di industria litica. Ma i ragazzi impareranno anche la lavorazione delle materie vegetali, e quindi a produrre quei colori che poi utilizzeranno per riprodurre le pitture dell’uomo del Paleolitico. E alla fine saranno accompagnati a visitare il sito. La settimana successiva, giovedì 10 ottobre 2019, toccherà agli adulti che, alle 15 e alle 16.30, saranno portati a scoprire i segreti del sito con una visita guidata a tu per tu con l’uomo di Neanderthal.


La giornata di studi, a cui parteciperanno numerosi esperti del settore dell’università di Padova, dell’università Alma Mater Studiorum di Bologna e della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, si apre in sala Chiostri, alle 10, con i saluti istituzionali. Alle 10.20 il primo intervento, “Lo scavo della torba e le scoperte archeologiche: un contributo introduttivo di carattere storico, economico, antropologico, ecologico” a cura di Reginaldo Dal Lago, esperto di storia locale, e Cristiano Nicosia del dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova. Alle 11, l’approfondimento sui “Rinvenimenti di monossili nelle Valli di Fimon” sarà a cura di Antonio Dal Lago (ex conservatore del museo Naturalistico Archeologico di Vicenza), Nicoletta Martinelli (Laboratorio Dendrodata di Verona) e Sandra Pellizzari (università di Ferrara, dipartimento di studi umanistici, sezione scienze preistoriche e antropologiche). Alle 11.40, l’intervento di Sandra Pellizzari, Antonio Dal Lago e Armando Bernardelli (museo Naturalistico Archeologico di Vicenza) sarà dedicato a “Gastone Trevisiol e il suo recupero di reperti archeologici”. Chiudono la mattinata, alle 12.20, Giovanni Monegato dell’istituto di Geoscienze e Georisorse e Cristiano Nicosia su “L’evoluzione geomorfologica e sedimentaria delle Valli di Fimon”. Il pomeriggio si apre, alle 14, con l’approfondimento dedicato ad “Analisi di laboratorio e inquadramento archeologico dei resti lignei delle monossili: specie legnose, datazioni assolute e contestualizzazione in rapporto ai siti preistorici del lago di Fimo” a cura di Nicoletta Martinelli, Paola Salzani della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, ed Elodia Bianchin Citton, già funzionaria archeologa del ministero della Cultura. Alle 14.40, Stefano Medas del dipartimento di Beni culturali dell’università di Bologna e Antonio Dal Lago parleranno di “Imbarcazioni monossili delle Valli di Fimon”. Infine alle 15.20, a chiusura del convegno, è previsto l’intervento “Il Museo e le monossili oggi: attività di conservazione e valorizzazione, prospettive e progetti” di Elisa Dalla Longa e Cinzia Rossato di Scatola Cultura, Viviana Frisone conservatrice del museo Naturalistico Archeologico di Vicenza, Sandra Pellizzari e Paola Salzani.





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