Selinunte (Tp). Al Baglio Florio presentazione, in presenza e on line, della campagna di scavo 2025 al Tempio R dell’università di Milano con l’Institute of Fine Arts della New York University. E mostra dei più recenti rinvenimenti dal Tempio R dove è stato svelato l’accesso all’adyton, lo spazio più sacro dell’edificio, rivelando aspetti essenziali delle pratiche rituali dentro la cella
Nuovi importanti risultati dalla campagna di scavo nel parco archeologico di Selinunte condotta dal team di ricerca dell’università di Milano con l’Institute of Fine Arts della New York University in convenzione con il parco archeologico di Selinunte Cave di Cusa e Pantelleria. Gli ultimi scavi nel Tempio R hanno svelato l’accesso all’adyton, lo spazio più sacro dell’edificio, rivelando aspetti essenziali delle pratiche rituali dentro la cella. Se ne parla giovedì 31 luglio 2025, alle 18, all’Antiquarium Baglio Florio del parco archeologico di Selinunte (Tp), nella conferenza di presentazione della campagna di scavi 2025 condotta dalla New York University e dall’università di Milano, guidata dal prof. Clemente Marconi, in collaborazione con la direzione del Parco. Durante l’incontro sarà presentata anche la mostra dei più recenti rinvenimenti effettuati nel corso degli scavi presso il Tempio R, una delle aree più rilevanti per la ricerca archeologica internazionale. Interverranno Felice Crescente, direttore del Parco; Clemente Marconi, professore ordinario di Archeologia alla NYU e università di Milano; Rosalia Pumo, dottore specialista in Beni archeologici. Una straordinaria occasione di approfondimento per conoscere da vicino il lavoro sul campo che, anno dopo anno, restituisce nuova luce alla storia millenaria di Selinunte. L’evento sarà trasmesso in streaming per consentire la partecipazione anche a distanza da parte di studiosi, appassionati e cittadini. Quest’anno il team della Statale che ha condotto gli scavi è stato composto dai docenti Clemente Marconi e Alessandro Pace, le studentesse e studenti Chiara Favalli, Nicolò Malvestuto, Beatrice Risposi, Emma Rossi e Maria Sottocornola. Il team Statale-New York University ha incluso gli ex studentesse e studenti della Statale Andrea Bertaiola, Carlotta Borella, Davide Giubileo, e Agnese Lojacono.

Il team di scavo di Selinunte dell’università Statale di Milano con la Ne York University diretto da Clemente Marconi (foto unimi)
Perfettamente conservato – si legge su La Statale News dell’11 luglio 2025 – l’accesso all’adyton, l’ambiente in fondo alla cella del Tempio R, che ospitava la statua di culto della divinità ed era molto caratteristico dei templi selinuntini. “L’ingresso nell’adyton includeva una transenna, che serviva a evitare l’accesso all’ambiente da parte delle fedeli (il Tempio R era dedicato a un culto femminile, molto probabilmente Demetra e Kore). Di qui le fedeli potevano osservare, anche se a distanza, l’immagine di culto e rivolgerle preghiere. Vari rifacimenti del pavimento sembrano attestare una frequentazione intensa dell’area antistante l’adyton da parte delle fedeli”, spiega Clemente Marconi, docente del dipartimento di Beni culturali e ambientali dell’università di Milano, che da anni conduce le ricerche archeologiche sul sito dell’antica città greca della Sicilia Occidentale.

Scavo archeologico 2025 a Selinunte di UniMi e NYU: oggetto circolare (anello?) in argento (foto unimi)
Lo scavo sotto il pavimento originario del tempio ha messo in luce numerose offerte votive pertinenti al deposito di fondazione realizzato per celebrare il completamento dell’edificio: situato lungo i muri interni del naos, il deposito (che conteneva all’origine circa 300 oggetti) includeva in corrispondenza dell’accesso all’adyton punte di lancia in ferro (circa 15), pesi da telaio, ceramica fine, e gioielli, a partire da un oggetto circolare al momento senza confronti (non è né un anello digitale né un pendente) realizzato in argento, decorato a treccia e originariamente rivestito in oro. Il gioiello è stato trovato esattamente in asse con l’accesso all’adyton. Si tratta – secondo i ricercatori – di un’offerta quanto mai significativa, verosimilmente da parte di una donna di elevato livello sociale con un particolare legame con il culto della dea del Tempio R.

Scavo archeologico 2025 a Selinunte di UniMi e NYU: grande cuspide di lancia in ferro conficcata nel terreno (foto unimi)
Inoltre, lo scavo nell’angolo nord-ovest del santuario, in corrispondenza di un accesso monumentale all’area nel VI e V secolo a.C., ha permesso l’identificazione di un livello corrispondente ai primi anni di vita della fondazione greca, compresa una grande cuspide di lancia in ferro conficcata nel terreno, grazie alla scoperta di una sequenza stratigrafica intatta che dalla fase pre-greca arriva fino al Medioevo.
“L’importanza di questa scoperta risiede nel fatto di dimostrare come l’estensione del santuario da sud a nord sia stata definita fin dalla prima generazione di vita di Selinunte. Tale precoce occupazione dell’area a fini cultuali era già stata ipotizzata e trova ora una conferma archeologica”, conclude Clemente Marconi, docente del dipartimento di Beni culturali e ambientali dell’università di Milano.
Chiusi (Si). Al museo nazionale Etrusco apre la mostra “Una donna tra le stelle: il mito di Andromeda” con due straordinari vasi del MArTa. Intanto all’Archeologico di Taranto c’è lo skyphos del Pittore di Penelope da Chiusi

Cratere a volute a figure rosse con il mito di Andromeda conservato al museo Archeologico nazionale di Taranto (foto marta)
Al museo nazionale Etrusco di Chiusi (Si) in mostra due straordinari vasi del museo Archeologico nazionale di Taranto dal 9 aprile al 6 luglio 2025. Sono due donne a unire il museo Archeologico nazionale di Taranto e il museo nazionale Etrusco di Chiusi. Nel segno di Penelope e Andromeda, le direzioni dei rispettivi musei, hanno dato vita ad un accordo di scambio e reciproca promozione. Si inaugura infatti il 9 aprile 2025, alle 17, all’interno del museo nazionale Etrusco di Chiusi, la mostra “Una donna tra le stelle: il mito di Andromeda”, allestita anche grazie al contributo del gruppo Archeologico Città di Chiusi. Un focus che fino al 6 luglio 2025 porrà all’attenzione dei visitatori dell’importante museo toscano, due straordinari reperti di ceramica apula a figure rosse appartenenti alla collezione permanente del MArTA. Si tratta dell’imponente cratere (410-400 a.C.) con dipinta la liberazione di Andromeda, destinata ad essere sacrificata a Poseidone dai suoi stessi genitori, Cassiopea e Cefeo e di una pelike, attribuita al pittore di Dario e datata 340-330 a.C. con la rara scena della riconciliazione tra Andromeda e i suoi genitori.

Skyphos del Pittore di Penelope con Telemaco che convesra con Penelope conservato al museo nazionale Etrusco di Chiusi (foto museo chiusi)
A Taranto, in contemporanea, dall’8 marzo e fino al 6 luglio 2025, nell’ambito della mostra internazionale Penelope a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni, e realizzata da Electa, rimarrà in esposizione lo skyphos del Pittore di Penelope: l’importante vaso attico a figure rosse risalente al 440 a.C., conservato a Chiusi e raffigurante un episodio del mito di Ulisse con una rara rappresentazione di Telemaco che conversa con la madre Penelope seduta davanti alla famosa tela. L’accordo interistituzionale di promozione e valorizzazione del patrimonio archeologico delle due regioni italiane è stato siglato tra il direttore regionale musei nazionali Toscana, Stefano Casciu, e la direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Stella Falzone. La convenzione è stata curata da Fabrizio Vallelonga, direttore del museo Archeologico nazionale di Chiusi e la funzionaria archeologa del MArTA, Agnese Lojacono.



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