Roma, i Carabinieri TPC restituiscono al Messico 43 reperti archeologici trafugati: vasi, sculture ed elementi votivi, di incommensurabile valore storico di diverse culture precolombiane

Restituzione al Messico reperti trafugati: da sinistra, Generale di Brigata Vincenzo Molinese, comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale; Alejandra Frausto, ministro della Cultura del Messico; Carlos Garcia di Alba, ambasciatore del Messico in Italia (foto mic-tpc)
Non solo reperti trafugati dall’Italia che tornano a casa, ma anche reperti arrivati in Italia attraverso il mercato antiquario illegale che vengono restituiti. Succede anche questo. Il 24 marzo 2023, a Roma, nella sede dell’Ambasciata del Messico in Italia, alla presenza del ministro della Cultura messicana, Alejandra Frausto, e dell’ambasciatore del Messico in Italia Carlos Garcia di Alba, il comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Generale di Brigata Vincenzo Molinese, ha restituito 43 reperti archeologici. Si tratta di vasi, sculture ed elementi votivi, di incommensurabile valore storico, risultati appartenenti al patrimonio culturale messicano. Le indagini hanno permesso di appurare che risalgono al periodo compreso tra il III e il VIII sec. d.C. e il XIII e il XVI sec. d.C. e che provengono dalle regioni Maya, Totonaca, Teotihuacan, nonché dall’Altipiano centrale e dalla costa del Golfo del Messico.

Il generale Molinese illustra i reperti che i Carabinieri restituiscono al Messico (foto mic-tpc)
Riconducibili a diverse culture precolombiane, i tesori sono stati recuperati nel corso di diverse autonome indagini condotte dai Nuclei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma, Ancona, Napoli, Udine, coadiuvati dal Reparto Operativo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, con il coordinamento delle competenti Procure della Repubblica. Il successo investigativo è stato ottenuto grazie all’imprescindibile supporto delle autorità culturali messicane e del ministero della Cultura che, grazie a mirati esami tecnici, hanno potuto riconoscere e ricondurre ai contesti territoriali e culturali di riferimento i reperti archeologici restituiti. Fondamentale è stata l’attività di comparazione delle immagini dei reperti con quelle contenute nella Banca Dati dei Beni Culturali Illecitamente Sottratti, il più grande database al mondo di informazioni sulle opere da ricercare, gestito in via esclusiva dal Comando Tpc e che attualmente dispone di una base informativa costituita da circa 8 milioni di immagini.
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