Napoli. Al museo Archeologico nazionale apre la mostra “19:34. Fotografie di Antonietta De Lillo. La storia in presa diretta”, progettata nel 2020 per celebrare il quarantennale dal terremoto dell’Irpinia, e saltata a causa della chiusura dei musei per il lockdown

Un anno dopo, causa pandemia. Apre lunedì 22 novembre 2021, alle 17, al museo Archeologico nazionale di Napoli, la mostra “19:34. Fotografie di Antonietta De Lillo. La storia in presa diretta” (22 novembre 2021- 3 maggio 2022) programmata per il quarantennale del terremoto dell’Irpinia (1980). Realizzata in collaborazione con Marechiaro film, patrocinata dall’Ordine dei Giornalisti della Campania, la mostra si rivolge in particolare ai giovani e alle scuole. Progettata nel 2020 per celebrare il quarantennale dal terremoto, a causa della chiusura dei musei per il lockdown, ‘19.34’ è stata presentata con un’anteprima on line il 23 novembre 2020. L’esposizione, che rientra nel percorso “Il MANN e la memoria”, è stata promossa nell’ambito del Piano Operativo Complementare – POC 2014-2020 della Regione Campania.

Il percorso espositivo si sviluppa in quattro sale (accanto al Salone della Meridiana) e presenta oltre cento scatti inediti, tratti dall’archivio della regista napoletana, allora giovane fotoreporter. Dalle prime immagini in ‘presa diretta’, scattate poche ore dopo il terremoto del 23 novembre, al dramma delle popolazioni dell’Irpinia, scene di distruzione si legano a segnali di speranza e testimonianze di solidarietà; accompagnano le fotografie, in bianco e nero, le parole e le voci dei giornalisti che raccontarono quelle ore tragiche. L’esposizione di un calco di Pompei sottolinea il legame del catastrofico evento con la storia antica di una terra abituata da sempre a tremare. Ancora, un video ripercorre gli effetti che ebbe il sisma sulle collezioni del Mann, sottolineando anche le opportunità che nacquero per i giovani studiosi in quegli anni. Il percorso espositivo si chiude con l’illustrazione delle recenti ricerche sull’antisismica, condotte con l’Università Federico II per garantire la sicurezza delle opere: anche in questo ambito, il Mann è al centro di una rete internazionale con il Getty Museum in California e gli istituti culturali del Giappone.
Mi piace