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Roma. Il mito dei Dioscuri rinasce con il restauro delle statue della salutifica Fonte Giuturna al Foro Romano. Mostra nel tempio di Romolo

La fonte Giuturna (Lacus Iuturnae) emersa al Foro Romano con gli scavi di Giacomo Boni

La fonte Giuturna (Lacus Iuturnae) emersa al Foro Romano con gli scavi di Giacomo Boni

Le sue acque per secoli furono considerate salutifiche: la fonte Giuturna (lacus Iuturnae), una delle più antiche e importanti di Roma antica, divinizzazione di Giuturna sorella di re Turno, sorgeva nel Foro Romano tra il tempio dei Càstori (come i romani chiamavano i Dioscuri privilegiando il nome di uno dei due gemelli divini, Càstore e Polluce) e la casa delle Vestali o tempio di Vesta, e le sue acque sgorgavano ai piedi del Palatino. Fu realizzata tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C., probabilmente nel 117 a.C. Lucio Cecilio Metello Dalmatico restaurò il vicino tempio dei Càstori. In epoca repubblicana fu monumentalizzata, e sotto Augusto il bacino fu rivestito di marmo con un piedistallo rettangolare al centro. La fonte Giuturna fu individuata dagli scavi di Giacomo Boni nel 1900. Più tardi, negli anni Ottanta, è stata oggetto di studio e ricerca da parte dell’Istitutum Romanum Finlandiae. Nel bacino furono rinvenute le statue dei Dioscuri fatte a pezzi, originariamente poste, quasi certamente, sul piedistallo centrale. Raffiguravano i Dioscuri nell’atto di abbeverare i loro cavalli alla fonte, come nella loro leggendaria apparizione nel Foro prima della vittoriosa battaglia del Lago Regillo.

L'allestimento all'interno del tempio di Romolo con le statue dalla fonte Giuturna

L’allestimento all’interno del tempio di Romolo con le statue dalla fonte Giuturna

Sezione del tempio di Romolo con l'allestimento sul Lacus Juturnae

Sezione del tempio di Romolo con l’allestimento sul Lacus Iuturnae

Ora il mito dei Dioscuri rinasce al museo della fonte Giuturna. Fino al 20 settembre tornano infatti visibili al pubblico sette grandi sculture legate al contesto della fonte di Giuturna (Lacus Iuturniae). La mostra, curata da Patrizia Fortini con la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Archeologia e di Storia dell’Arte, è anche l’occasione per la riapertura al pubblico del Tempio di Romolo al Foro Romano, restaurato nel 2000 (con un intervento che ripristinò l’antica volumetria con la demolizione della volta barocca), che ha subito ulteriori recenti interventi alle pitture murarie (risalenti al medioevo). L’edificio ospita l’allestimento, promosso dalla soprintendenza speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma, guidata da Francesco Prosperetti, in collaborazione con Electa.

Il soprintendente Francesco Prosperetti all'interno del tempio di Romolo

Il soprintendente Francesco Prosperetti all’interno del tempio di Romolo

“Il significato di questa mostra va oltre il suo contenuto specifico, è un evento emblematico di una stagione nuova che in realtà non ho iniziato io ma l’ex soprintendente Mariarosaria Barbera”, spiega Francesco Prosperetti, nuovo soprintendente per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma. L’esposizione riunisce le opere emblematiche legate al mito dei Dioscuri. Il gruppo scultoreo dei due divini fratelli con i rispettivi cavalli e l’ara che sui quattro fronti riporta immagini legate alla loro leggenda, insieme ad una ieratica statua di Apollo e al puteale in marmo bianco del pozzo della sorgente. Il puteale riporta due iscrizioni che ricordano il magistrato Marcus Barbatius Pollio (I sec. a.C.), il quale lo dedicò a Giuturna. Iuturnai sacrum si legge, in riferimento alla ninfa con la quale i romani personificarono – come d’uso – la fonte sacra. I due miti del lacus Iuturnae sono collegati tra loro, in quanto la leggenda vuole che i Dioscuri siano apparsi ai romani per guidarli contro i Latini nella battaglia al lago Regillo (499 a.C.) per la difesa di Roma. Furono poi visti abbeverare i loro cavalli alla fonte di Giuturna e annunciare in città la vittoria.

Il mito dei Dioscuri rivive nella mostra sulla fonte Giuturna al tempio di Romolo

Il mito dei Dioscuri rivive nella mostra sulla fonte Giuturna al tempio di Romolo

Il gruppo dei Dioscuri fu trovato in pezzi nella vasca della Fonte di Giuturna e in seguito ricomposto, come risulta evidente dall’attuale stato di conservazione, al punto da far supporre che le statue fossero state intenzionalmente colpite. La mostra ha offerto l’occasione di restaurare le opere esposte e risarcire le lacune con malte che favoriscono la lettura delle parti originali. Il gruppo in stile arcaico è databile tra la fine del II sec. e l’inizio del I sec. a.C. Di età augustea il puteale, stando all’iscrizione riportata, mentre l’ara risalirebbe al II sec. d.C. Sui quattro lati vi sono raffigurati i Dioscuri, su un lato Giove e su un altro Leda, genitori dei gemelli, e sulla quarta faccia una figura femminile con una fiaccola, forse Giuturna. La statua di stile arcaizzante di Apollo, databile al I-II secolo d.C., che completa la rassegna nel tempio di Romolo è uno splendido esemplare in marmo greco che probabilmente decorava il vicino edificio dove aveva sede l’amministrazione delle acque e degli acquedotti (Statio aquarum). L’area archeologica da cui provengono le preziose sculture, è a poca distanza dal Tempio di Romolo dove sono presentate. Il punto dove sorgeva la fonte è facilmente identificabile: resta visibile il bacino con al centro il calco dell’ara, il cui originale è adesso in mostra. Un’edicola sacra, probabilmente il tempietto dedicato a Giuturna, e l’edificio in mattoni della Statio Aquarum che in origine doveva essere decorato da numerose sculture, completano il sito della fonte più importante a Roma in età arcaica.

“Vogliamo dedicar

Le statue provenienti dal Lacus Iuturnae saranno visitabili fino al 20 settembre al Tempio di Romolo

Le statue provenienti dal Lacus Iuturnae saranno visitabili fino al 20 settembre al Tempio di Romolo

ci intensamente all’area archeologica centrale – chiarisce Prosperetti – vogliamo fare vedere alla gente la ricchezza d’arte di questi luoghi che il visitatore normale non percepisce perché vede solo muri e mattoni. In realtà – sottolinea – questi luoghi erano colmi di sculture e marmi in ogni metro ed è importante riportare sui luoghi o almeno vicino ad essi le ricchezze che c’erano, per innescare un circolo virtuoso di crescita dei visitatori”. Il neo soprintendente ribadisce che questa “non è la prima iniziativa in questo senso” e ricorda che “la più recente è l’apertura del Museo Palatino, uno dei luoghi più frequentati dell’area archeologica centrale di Roma”. Quanto alle statue della fontana di Giuturna,  “resteranno visibili fino al 20 settembre. Dopo – conclude Prosperetti – c’è in programma la riapertura di una parte dell’Antiquarium forense, che dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno”.