Torino. Ferragosto sold out al museo Egizio: oltre 6mila visitatori nel fine settimana. E ora per due martedì visita guidata con il curatore della mostra “Ad Astra: la decifrazione della tavola stellare di Mereru”


L’egittologo Enrico Ferraris, curatore al museo Egizio di Torino
Ultime due settimane di agosto con altrettante visite guidate al museo Egizio di Torino. Appuntamento martedì 17 e 24 agosto 2021, alle 16.30: visita guidata con il curatore della mostra “Ad Astra: la decifrazione della tavola stellare di Mereru”, realizzata nell’ambito del ciclo espositivo “Nel laboratorio dello studioso”. Il curatore Enrico Ferraris accompagnerà i visitatori alla scoperta dell’osservazione del firmamento nell’antico Egitto e dei sistemi sviluppati dalla cultura nilotica per misurare lo scorrere del tempo e l’avvicendarsi ciclico delle stagioni attraverso la volta celeste. Al centro della visita la decifrazione della tavola stellare di Mereru, protagonista della mostra. I partecipanti saranno inseriti in gruppi di massimo 20 persone. A ogni partecipante sarà consegnata una radio guida con auricolari monouso per rispettare le distanze di sicurezza. Durata: 60 minuti. Prezzo: 7 euro (biglietto d’ingresso escluso). Prenotazione online obbligatoria: https://egizio.museitorino.it/eventi/visita-guidata-con-curatore-museale/

Ferragosto sold-out. Intanto sono stati pubblicati i dati dell’affluenza nel week end ferragostano. Sono stati 6031 gli ingressi al museo Egizio tra venerdì 13 e domenica 15 agosto 2021, con la giornata di Ferragosto che ha registrato il “tutto esaurito”. “Siamo davvero soddisfatti dei numeri registrati in questo fine settimana, che confermano l’andamento positivo che sta caratterizzando i mesi estivi”, dichiarano Evelina Christillin e Christian Greco, presidente e direttore del museo Egizio. “Una fiducia a cui il museo risponde con un’offerta ricca, che va dalle visite guidate ai servizi per i più piccoli dello Spazio ZeroSei, nonché capace di rinnovarsi grazie alla ricerca, come dimostrano la nuova sala permanente Alla ricerca della Vita, inaugurata a giugno, e il ciclo di mostre Nel laboratorio dello studioso”.
Torino. Al museo Egizio tre visite guidate col curatore alla mostra “Ad Astra: la decifrazione della tavola stellare di Mereru”. Intervista a Enrico Ferraris che si racconta e descrive il reperto scelto per il ciclo “Nel laboratorio dello studioso”

Martedì 27 luglio, 17 e 24 agosto 2021, alle 16.30, il museo Egizio di Torino organizza una visita guidata con il curatore della mostra “Ad Astra: la decifrazione della tavola stellare di Mereru”, realizzata nell’ambito del ciclo espositivo “Nel laboratorio dello studioso” (vedi Torino. Al museo Egizio “Ad Astra: la decifrazione della tavola stellare di Mereru”, seconda mostra del ciclo “Nel laboratorio dello studioso” dedicata all’osservazione del firmamento nell’Antico Egitto e sui sistemi sviluppati per misurare lo scorrere del tempo e l’avvicendarsi ciclico delle stagioni attraverso la volta celeste | archeologiavocidalpassato). Il curatore Enrico Ferraris accompagnerà i visitatori alla scoperta dell’osservazione del firmamento nell’antico Egitto e dei sistemi sviluppati dalla cultura nilotica per misurare lo scorrere del tempo e l’avvicendarsi ciclico delle stagioni attraverso la volta celeste. Al centro della visita la decifrazione della tavola stellare di Mereru, protagonista della mostra. Durata: 60 minuti. Prezzo: 7 euro (biglietto d’ingresso escluso). Prenotazione online obbligatoria: https://egizio.museitorino.it/eventi/visita-guidata-con-curatore-museale/ I partecipanti saranno inseriti in gruppi di massimo 20 persone. A ogni partecipante sarà consegnata una radio guida con auricolari monouso per rispettare le distanze di sicurezza.
Enrico Ferraris, curatore del Museo Egizio e della mostra “Ad Astra: la decifrazione della tavola stellare di Mereru”, parte del ciclo espositivo “Nel Laboratorio dello studioso”, ci racconta il suo percorso per diventare un curatore del Museo dal 2013. “In realtà non ho fatto questa scelta”, spiega. “All’epoca l’accesso al mondo del lavoro nei musei, per quello che riguardava le collezioni egittologiche, in Italia erano collegate prevalentemente alle soprintendenze. C’erano dei concorsi che si aprivano quando capitava, anche a distanza di 10-15 anni. E per questo il museo non era esattamente un orizzonte verosimile. Per chi si formava in Egittologia era più che altro l’università. L’attività di scavo archeologico però è capitata un po’ casualmente. Proprio durante la mia seconda stagione di scavo a cui partecipavo con l’università di Torino ad Alessandria d’Egitto, di ritorno da una giornata di lavoro, ricordo il mio professore Paolo Gallo che riceve una telefonata dalla sua professoressa Edda Bresciani, la compianta Edda Bresciani, che proponeva un progetto di collaborazione Italia-Egitto per la nascita del nuovo museo Egizio del Cairo a Giza. E quando iniziai a lavorare al Cairo – continua – fu una svolta. Improvvisamente quello che avevo studiato trovava dei nuovi agganci e soprattutto mi si rivelavano delle nuove lacune che dovevano essere colmate. Soprattutto il lavoro con gli oggetti, la dimensione storica di un museo, il progettare e selezionare degli oggetti che dovevano narrare una storia, sono tutte esperienze che ho iniziato a fare lì, dove ho scoperto di avere effettivamente un particolare affetto per questo tipo di lavoro, cioè quello della narrazione. Sono passati alcuni anni, ed è venuto fuori un concorso al museo Egizio di Torino”. E rivela: “Se non avessi fatto il curatore, avrei fatto il veterinario. Grazie ai racconti dei miei genitori, intorno ai 5 anni manifestai il desiderio di fare il veterinario perché mentre le persone sono in grado di dire dove ti fa male gli animali no, e allora per loro bisogna avere un’attenzione un po’ più particolare”.

“Ad Astra: la decifrazione della tavola stellare di Mereru”. Per il ciclo espositivo “Nel laboratorio dello studioso” Enrico Ferraris ha scelto la tavola stellare dipinta sulla parte interna del coperchio del sarcofago del Medio Regno appartenuto a un personaggio che si chiamava Mereru. “Qui in museo ne abbiamo due di queste tavole stellari e sono conservate nella medesima vetrina. L’ho scelta per due ragioni. La prima è perché è un argomento a me molto caro, proprio perché ho dedicato il mio dottorato di ricerca alle stelle. La seconda è perché è un tipo di oggetto molto raro (ne esistono soltanto una trentina di esempi in tutto il mondo, tra integri e frammenti) ed è difficile da spiegare e dunque questa nostra piccola mostra bimestrale rappresenta un po’ una sfida per riuscire a far passare un tipo di informazione che altrimenti è storicamente relegato nell’ambito delle scienze esatte e dunque poco popolare, poco leggibile”. E continua: “Questo reperto ci parla di una storia che non siamo altrimenti in grado di raccontare, ovverossia una storia di generazioni di sacerdoti astronomi che si impegnano a osservare a occhio nudo il firmamento, a registrare, a prendere nota e a selezionare in un processo che tuttavia ci è totalmente oscuro. Non ci sono infatti testimonianze a mostrarci i passaggi formativi a tenere nota e a selezionare stelle, proprio quelle della cintura dei 36 decani, trasmettendo le conoscenze via via apprese alle generazioni successive fino a codificare una tabella che di per sé è a sua volta una nuova sfida. Ovverossia prima hanno raccolto i dati con uno sforzo davvero gigantesco, dopodiché hanno cercato un modo per rappresentare in maniera facile da consultare queste informazioni e si sono inventati una specie di Excel, perciò una griglia, con le ore della notte per le righe, e per le colonne invece le decadi, e anche in queste perciò abbiamo uno sforzo di astrazione, di organizzazione dell’informazione. E in più quando noi poi vediamo queste tabelle sul sarcofago, come quello appunto in mostra, assistiamo a un ulteriore passaggio: quando queste tabelle che venivano di fatto utilizzate per vari scopi anche religiosi, non solo funerari, approdano nel mondo appunto del rituale funerario, diventano una rappresentazione, è una visione che però è anche una speranza per la vita nell’aldilà”.
Torino. Al museo Egizio quattro visite guidate speciali con il curatore Enrico Ferraris in un affascinante viaggio “stellare” alla scoperta della decifrazione proprio della tavola stellare di Mereru, protagonista della nuova mostra “Ad Astra”


L’egittologo Enrico Ferraris, curatore al museo Egizio di Torino
Cosa c’è di più bello che ascoltare le storie degli oggetti dalla viva voce di chi fa ricerca ogni giorno? Ogni reperto può celare mille storie e gli studiosi possono rivelarcele in modo appassionante e coinvolgente e farci sentire più vicini ai tesori che il museo Egizio di Torino custodisce nelle sale e nei magazzini. Vi siete mai chiesti come, in un mondo ancora da comprendere, gli antichi misurassero il tempo? Oggi sarebbe impossibile vivere senza orologio, ma in antichità era il cielo ad essere utilizzato per seguire la ciclicità delle stagioni, l’alternanza del giorno e della notte: un vero e proprio orologio cosmico. Questa delicata alternanza vita/morte della natura divenne presto emblema del ciclo vitale umano. Per questa ragione, Sirio e i decani entrarono a far parte dei cicli funerari attraverso sarcofagi e tavole stellari, come la protagonista della nuova mostra del ciclo espositivo “Nel laboratorio dello studioso”: la tavola stellare di Mereru (vedi Torino. Al museo Egizio “Ad Astra: la decifrazione della tavola stellare di Mereru”, seconda mostra del ciclo “Nel laboratorio dello studioso” dedicata all’osservazione del firmamento nell’Antico Egitto e sui sistemi sviluppati per misurare lo scorrere del tempo e l’avvicendarsi ciclico delle stagioni attraverso la volta celeste | archeologiavocidalpassato). E in quattro visite guidate speciali l’egittologo Enrico Ferraris, curatore al museo Egizio di Torino, che vi guiderà in un affascinante viaggio “stellare” alla scoperta della decifrazione proprio della tavola stellare di Mereru. Quando? Fissate bene queste date sulla vostra agenda: il 13 e 27 luglio, e il 17 e 24 agosto 2021, alle 16.30. Costo: 7 euro a persona (escluso il biglietto di ingresso). I partecipanti saranno inseriti in gruppi di massimo 20 persone. A ogni partecipante sarà consegnata una radio guida con auricolari monouso per rispettare le distanze di sicurezza.
Torino. Al museo Egizio “Ad Astra: la decifrazione della tavola stellare di Mereru”, seconda mostra del ciclo “Nel laboratorio dello studioso” dedicata all’osservazione del firmamento nell’Antico Egitto e sui sistemi sviluppati per misurare lo scorrere del tempo e l’avvicendarsi ciclico delle stagioni attraverso la volta celeste

Dopo la statua di Hel, secondo appuntamento del progetto espositivo “Nel laboratorio dello studioso”, dedicato all’attività scientifica che quotidianamente si svolge sugli oggetti esposti nelle sale e custoditi nei magazzini del museo Egizio di Torino. Dal 2 luglio al 29 agosto 2021 c’è la nuova mostra “Ad Astra: la decifrazione della tavola stellare di Mereru”. Il tema al centro di questa mostra è l’osservazione del firmamento nell’antico Egitto e i sistemi sviluppati dalla cultura nilotica per misurare lo scorrere del tempo e l’avvicendarsi ciclico delle stagioni attraverso la volta celeste. L’esposizione dedicata alla tavola stellare di Mereru è a cura di Enrico Ferraris, curatore al museo Egizio dal 2013. All’interno del Dipartimento Collezione e Ricerca, Ferraris è responsabile del programma di analisi archeometriche dei reperti della tomba intatta di Kha e Merit, denominato TT8 Project (2018-2023). E ha curato la mostra temporanea “Archeologia Invisibile” (attualmente in corso). Nel mese di luglio e agosto 2021 sono inoltre in programma quattro visite guidate con il curatore della mostra, che porterà i visitatori alla scoperta della decifrazione della tavola stellare di Mereru: le visite sono programmate per martedì 13 luglio, martedì 27 luglio, martedì 17 agosto e martedì 24 agosto 2021, sempre alle 16.30. La partecipazione è consentita a un massimo di 20 persone con prenotazione online; il costo è di 7 euro a persona (escluso il biglietto d’ingresso).

In particolare, a costituire il centro dell’esposizione è la tavola stellare di Mereru: il reperto, risalente Medio Regno (2000 a.C. circa) e rinvenuto nel 1908 dalla Missione Archeologica Italiana nella necropoli di Assiut, ha l’aspetto di una griglia nella quale trovano posto i nomi di 36 stelle appositamente selezionate per scandire, con il loro sorgere, le dodici ore della notte nel corso dell’anno. La loro sequenza, che nelle tavole stellari assume un andamento diagonale, era caratterizzata in particolare dalla levata di Sirio, che a fine luglio annunciava l’arrivo della piena del Nilo e l’avvio del nuovo anno agricolo e la promessa di rinascita per gli spiriti dei defunti. Una rappresentazione che testimonia da una parte un processo di registrazione e traduzione grafica dei moti delle stelle, e dall’altra la peculiare concezione circolare del tempo che permea la tradizione religiosa antico egiziana.

Questi temi vengono ripresi anche nelle restanti quattro vetrine, che espongono, tra gli altri, stele, strumenti rituali e frammenti decorati che raffigurano le modalità di rappresentazione della volta celeste, concepita come un’immensa distesa d’acqua, e le tradizioni religiose legate alla concezione ciclica del tempo. Le didascalie e un pannello dedicato accompagnano inoltre il visitatore nella lettura e comprensione delle tavole stellari.

“Nel laboratorio dello studioso” è un ciclo di mostre per mettere sotto la lente di ingrandimento una serie di reperti della collezione torinese e offrire ai visitatori un approfondimento inedito sulle storie che custodiscono e sulle ricerche realizzate dal museo Egizio di Torino. Ecco il calendario delle prossime mostre che saranno realizzate nello spazio della mostra: SETTEMBRE-NOVEMBRE 2021: Figli di Horus proteggete questo ushabti! Il modellino di sarcofago di Kha (a cura di Paolo Marini); NOVEMBRE 2021 – GENNAIO 2022: Gatti, falchi e anguille. I bronzi votivi per mummie animali (a cura di Johannes Auenmüller); GENNAIO – MARZO 2022: Un santuario portatile per la dea Anuket (a cura di Paolo Del Vesco); MARZO – MAGGIO 2022: Il Libro dei Morti di Baki, Scriba del Signore delle Due Terre (a cura di Susanne Töpfer)
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Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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