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Firenze. Al museo Archeologico nazionale per la rassegna “Incontri al museo” conferenza “Tra le Rose Tintorie nel giardino monumentale del MAF: archeologia, molecole di colore e insieme di meraviglie” con visita tematica al giardino

firenze_archeologico_conferenza-le-rose-tintorie-del-giardino-del-maf_barbagallo-mangini-palumbo_locandinaAl museo Archeologico nazionale di Firenze penultimo appuntamento con la rassegna “Incontri al museo”: giovedì 25 maggio, alle 17, conferenza “Tra le Rose Tintorie nel giardino monumentale del MAF: archeologia, molecole di colore e insieme di meraviglie” e apertura straordinaria e visita al giardino monumentale a cura di Antonella Barbagallo, docente di Storia dell’Arte antica e restauro del legno – Firenze; Manuela Mangini docente della Richmond University -Firenze; Antimo Palumbo, scrittore, collaboratore di  #Natura, rivista di ambiente e territorio dell’Arma dei Carabinieri – Roma. Gli interventi approfondiranno vari temi spaziando dagli aspetti letterari e favolistici della rosa, alla rappresentazione del giardino nella pittura romana e della rosa dipinta negli “horti picti” delle domus pompeiane, alla storia, nomenclatura e botanica della rosa con un focus sulle Rose Tintorie che si potranno ammirare dal vivo nel Giardino.

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Rose del giardino monumentale del museo Archeologico nazionale di Firenze (foto maf)

È ricca e antica la storia della rosa, un fiore e una pianta protagonista da diverse migliaia di anni della cultura non solo occidentale ma anche orientale. È duplice e molteplice la sua simbologia: purezza, amore, eterea corporeità e allo stesso tempo, per via dei suoi aculei che pungono lacerando la pelle, un simbolo della terrestre caducità, della fisicità finita degli esseri umani. Grazie alla sua particolarità genetica, la ploidia, la rosa così come è successo con altri fiori, che portano numerose specie e cultivar, ha facilità ad ibridarsi tra specie diverse. Per questo che nel tempo e nei secoli dai cinque petali stellati delle prime rose botaniche, che nella loro forma e nel numero rimandano alla sezione aurea studiata nel Duecento dal matematico toscano Leonardo Fibonacci, grazie ad ibridazioni prima naturali e poi artificiali, attraverso un lavoro di selezione naturale compiuto da sapienti ibridatori, si è passati ai fiori semidoppi e doppi delle migliaia di cultivar di rosa dal nome e dalla forme diverse presenti oggi nei giardini di tutto il mondo.

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Rose pompeiane in un affresco parietale della Casa del Bracciale d’oro a Pompei (foto parco archeologico pompei)

I petali delle rose sono “petali tattili”. Hanno come un’epidermide rugosa, caratterizzata da microstrutture che favoriscono l’assorbimento della luce, aumentandone l’intensità delle radiazioni luminose. In particolare nella Rosa Tintoria, le molecole di colore, che vengono rilasciate dai petali, determinano, per macerazione o per essiccazione, una ricca tavolozza di pigmenti coloranti. La Rosa Gallica Versicolor, rappresentata negli Horti Picti pompeiani, assieme gli antichi rosai di Paestum, ci ricordano ricchi commerci, arti botaniche di coltivazione e il sapiente mestiere del saper produrre cosmetica; unguenti e profumazioni (vedi La Rosa antica di Pompei: un progetto di ricerca ha studiato e riprodotto il pregiato fiore usato a Pompei duemila anni fa come ornamento, nelle decorazioni parietali, nell’alimentazione, per la salute e il benessere, o ancora in cosmesi. I risultati saranno presentati a Villa Silvana di Boscoreale | archeologiavocidalpassato). Ritroviamo inoltre il pigmento colorante della rosa (tinture di fili di lino o di lana), nelle antiche pitture rinascimentali su tessuto a “succo d’erba”.