Archivio tag | Quadriga di Ercolano

Che cosa ci lascia il 2023? Tra i nuovi progetti realizzati c’è la sezione Campania Romana al museo Archeologico nazionale di Napoli, voluto dal direttore Paolo Giulierini: al centro dell’esposizione la ricomposizione della Quadriga di Ercolano, un monumento eccezionale: un video ne ripropone la scoperta, le sue interpretazioni, e una ricostruzione digitale

napoli_mann_sezione-campania-romana_afrodite-riflessa-in-giardino-delle-camelie_foto-graziano-tavan

L’immagine dell’Afrodite di Capua riflessa nel giardino delle Camelie al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto graziano tavan)

napoli_mann_sezione-campania-romana_inaugurazione-con-ministro_visita_4_foto-graziano-tavan

Il ministro Sangiuliano con la professoressa Capaldi nella visita della sezione Campania romana al Mann (foto graziano tavan)

napoli_mann_sezione-campania-romana_inaugurazione-con-ministro_taglio-nastro_foto-graziano-tavan

Inaugurazione della sezione Campania romana al museo Archeologico nazionale di Napoli con il ministro Gennaro Sangiuliano (foto graziano tavan)

In questi pomeriggi invernali, quando la luce del sole lascia presto il posto alle suggestioni create nelle sale dai faretti al led, può capitare di scorgere nel giardino delle Camelie, una delle tre aree verdi del museo Archeologico nazionale di Napoli, l’immagine evanescente di Afrodite: la dea, seminuda, si materializza al di là della vetrata del portico dove, da aprile 2023, si può visitare la sezione “Campania Romana – sculture e pitture da edifici pubblici”, quasi 250 opere in un allestimento unico – ospitata nelle sale monumentali dell’ala occidentale del Mann, riaperte dopo 50 anni di oblio alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano: uno dei grandi progetti realizzati da Paolo Giulierini, che ha lasciato la direzione del Mann per fine mandato a novembre 2023 (vedi Napoli. Giornata “storica” al museo Archeologico nazionale: riaperte dopo 50 anni di oblio le sale monumentali dell’ala occidentale con la sezione “Campania Romana: sculture e pitture da edifici pubblici”, quasi 250 opere in un allestimento unico. Intervento del ministro Sangiuliano: i progetti futuri. Ovazione per Giulierini | archeologiavocidalpassato).

napoli_mann_sezione-campania-romana_sala-augusteum-di-ercolano_foto-graziano-tavan

Sezione Campania Romana al museo Archeologico nazionale di Napoli: sala dell’Augusteum di Ercolano (foto graziano tavan)

La sezione Campania Romana è una delle più importanti eredità che il 2023 lascia agli appassionati e agli studiosi di tutto il mondo. Ambienti ricchi di suggestioni e scoperte che da soli meritano una visita al museo Archeologico nazionale di Napoli, dominati al centro del percorso dalla ricomposizione della quadriga di Ercolano, accompagnata da un video che ne ripropone la storia e la ricostruzione virtuale.

napoli_mann_sezione-campania-romana_quadriga-di-ercolano_ricomposizione_foto-graziano-tavan

La Quadriga di Ercolano: per la prima volta ricomposta al centro della sezione Campania Romana del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto graziano tavan)

napoli_mann_sezione-campania-romana_Fig. 3_Quadriga completa (1)_ricostruzione-digitale_foto-mann

Ricostruzione digitale della Quadriga di Ercolano nella sezione Campania romana al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Un capolavoro ancora pieno di mistero: la quadriga di Ercolano. Rimasta per lungo tempo nei depositi del Museo, la Quadriga bronzea di Ercolano è oggi uno dei punti focali dell’allestimento della sezione Campania Romana. L’opera ha una storia enigmatica, legata al gran numero di frammenti in cui è stata ritrovata e alla confusione esistente nei più antichi rapporti di scavo, che, di fatto, ne hanno sempre ostacolato la ricostruzione e l’interpretazione. La ricostruzione digitale della quadriga, presente in allestimento, è stata realizzata dall’ISMed-Cnr. Il video narra la storia della sua scoperta, ne analizza i singoli frammenti, ripercorre le ipotesi ricostruttive che si sono susseguite nel tempo, e giunge a una ipotesi finale restituendo una versione digitale della Quadriga di Ercolano.

La quadriga fu rinvenuta nel maggio del 1739, quando gli scavatori borbonici, procedendo per cunicoli in direzione dell’attuale Via Mare, si imbatterono, ad una distanza di circa 155 metri dal teatro, in un cavallo quasi intero e in numerosi frammenti di un carro bronzeo monumentale. Il rinvenimento proseguì con i recuperi verificatisi nelle successive esplorazioni borboniche del XVIII secolo; alla ripresa degli scavi, dopo l’unità d’Italia (1871-1872); e ancora nel secolo scorso (1932, 1961). La localizzazione dei rinvenimenti conduce ad un’area cruciale dell’impianto urbano cui, per la presenza di numerosi edifici pubblici, può essere riconosciuta una vocazione forense. All’incrocio tra il Decumanus Maximus e il Cardo III superiore, il luogo di rinvenimento è compreso tra l’ingresso della Basilica Noniana e la fronte dell’Augusteum, spazio aperto e colonnato dedicato al culto degli imperatori che, in età claudia, aveva invaso il Decumanus Maximus con un chalcidicum (ambiente porticato) fiancheggiato da due archi quadrifronti.

napoli_mann_sezione-campania-romana_quadriga-di-ercolano_cavallo-mazzocchi_foto-graziano-tavan

Quadriga di Ercolano: il cosiddetto “Cavallo Mazzocchi”, statua equestre in bronzo restaurata nel Settecento (foto graziano tavan)

Proprio sulla sommità dell’arco quadrifronte occidentale, che si ergeva davanti alla Basilica Noniana e che nel corso dell’eruzione crollò su di essa, potrebbe aver trovato posto la Quadriga esposta. Il cavallo bronzeo recuperato nel 1739 fu restaurato con un intervento che suscitò le critiche di molti contemporanei (tra questi anche J. J. Winckelmann). Ad esso si deve la ricomposizione del “Cavallo Mazzocchi” (inv. n. 4904), così denominato per l’iscrizione fatta apporre sul suo basamento dal cardinale Alessio Simmaco Mazzocchi (1684-1771). Dal “Cavallo Mazzocchi”, al centro dell’esposizione, gli archeologi moderni sono ripartiti per lo studio e la restituzione del monumento, combinando le indagini di tipo tradizionale con le più innovative tecnologie di rilevamento digitale e grafica 3D oggi a disposizione. Una tazza argentea rinvenuta a Boscoreale rappresenta la fonte iconografica più attendibile. La composizione originale, che prendeva a modello un monumento trionfale di età augustea collocato a Roma, era formata da un tiro a quattro cavalli e da un carro di forma semiovale su cui insisteva la statua del trionfatore.

napoli_mann_sezione-campania-romana_quadriga-di-ercolano_applique-carro-e-frammenti_foto-graziano-tavan

Quadriga di Ercolano: le grandi figure bronzee che decoravano la cassa del carro, il giogo e frammento della ruota (foto graziano tavan

I cavalli erano disposti in posizione simmetrica a due a due e i loro baltei erano forse arricchiti da piccole figure commemorative di battaglie tra Romani e barbari; la cassa del carro, invece, era decorata da grandi figure bronzee applicate che, utilizzando tipi statuari di tradizione greca tardo-classica ed ellenistica, celebravano membri della famiglia imperiale giulio-claudia.

napoli_mann_sezione-campania-romana_afrodite.e.adone_da-capua_foto-graziano-tavan

Sezione Campania Romana del Mann. La statua di Afrodite e, dietro, quella di Adone: entrambe provengono dall’Anfiteatro di Capua (foto graziano tavan)

Torniamo ora alla dea la cui immagine si è “materializzata” nel giardino delle Camelie. L’Afrodite, proveniente dall’antiteatro di Capua, e databile al II sec. d.C., copia romana di un originale bronzeo del IV sec. a.C. che raffigura una Venere seminuda che poggia con il piede sinistro sull’elmo di Marte, è uno dei tanti capolavori che presenta la nuova sezione dedicata alla scultura e alla pittura della Campania Romana. Accanto alla dea dell’Amore c’è una statua di Adone, sempre del II sec. d.C., che, come l’Afrodite, proviene dall’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere. Nell’iconografia antica, il bellissimo giovane, amato da Venere, rappresentava lo spirito della primavera e della natura che rifiorisce.

napoli_mann_sezione-campania-romana_cratere-in-marmo-con-infanzia-di-dioniso_foto-graziano-tavan

Sezione Campania Romana: grande cratere in marmo pentelico (metà I secolo a.C.) firmato dall’artista neoattico Salpion con l’Infanzia di Dioniso (foto graziano tavan)

Ripercorrendo a ritroso il percorso di visita nella sala dedicata a Gaeta troviamo un grande cratere in marmo pentelico (metà I secolo a.C.) firmato dall’artista neoattico Salpion con l’Infanzia di Dioniso, reimpiegato nella Cattedrale di Gaeta come fonte battesimale. Al centro di una teoria di ninfe e satiri, Hermes affida il piccolo Dioniso in fasce a una ninfa seduta su una roccia.

napoli_mann_sezione-campania-romana_sala-foro-di-pompei_foto-graziano-tavan

Sezione Campania Romana: la sala dedicate alla statuaria dal foro di Pompei ed edifici adiacenti. Al centro il torso colossale di Giove, a sinistra la statua di Eumachia (foto graziano tavan)

Da non perdere la sala dedicata ad alcuni luoghi simbolo di Pompei: il Foro, il Tempio Di Giove, la Basilica e l’edificio di Eumachia. Cominciamo con Giove (fine II- inizi I secolo a.C.), blocco con altorilievo in marmo bianco, rilavorato come torso di statua colossale, dal Capitolium di Pompei. La figura nella sua interezza era seduta sul trono, seminuda col mantello e impugnava lo scettro e il fascio di fulmini, attributi qualificanti di Giove. Potrebbe trattarsi della statua di culto del tempio prima della sua trasformazione in Capitolium. Sul retro una figura maschile (Dioniso?) e un bambino appena sbozzati. C’è poi Eumachia (prima metà I secolo d.C.), statua in marmo bianco con testa-ritratto velata, proveniente dall’edificio di Eumachia. La ricca sacerdotessa, finanziatrice del grande edificio, è raffigurata in atteggiamento di pietas secondo modelli greci tardo-classici (fine IV secolo a.C.). Quindi il Fregio dai Praedia di Giulia Felice sulla vita quotidiana nel foro di Pompei. Il fregio dipinto, rinvenuto nell’atrio della casa di Giulia Felice, in via dell’Abbondanza a Pompei, mostra personaggi di età, sesso e ceto sociale diversi impegnati in varie attività in uno spazio all’aperto, che i portici colonnati e le statue equestri sullo sfondo fanno identificare con il foro. In spazi a volte delimitati da tendoni tesi tra le colonne venditori di scarpe, tessuti, vasellame in bronzo o utensili da lavoro, mostrano la loro merce ai clienti; fruttivendoli, panettieri e un cuoco offrono i loro prodotti nei pressi del macellum, il mercato fisso, mentre uomini in toga leggono avvisi pubblici appesi alla base delle statue; in un altro settore si sta svolgendo la vendita all’asta di una schiava, e ancora sotto il colonnato un maestro tiene la sua lezione di lettura, mentre uno scolaro viene punito con frustate sul dorso. La varietà delle scene, la diversa caratterizzazione dei personaggi, la provvisorietà delle installazioni di vendita restituiscono la vivacità di un giorno di mercato periodico, quale era quello che si svolgeva ogni nove giorni, le nundinae, poste sotto la protezione di Giove o di Mercurio, occasione di attività amministrative dei magistrati, di incontri e di festa.

napoli_mann_sezione-campania-romana_lucerna-d-oro_foto-graziano-tavan

Sezione Campania romana al Mann: lucerna in oro a due becchi dal tempio di Venere a Pompei (foto graziano tavan)

Dal Tempio di Apollo di Pompei viene l’Apollo saettante, statua in bronzo del II sec. a.C. Il dio, nudo, dall’aspetto giovanile con lunghi capelli ondulati fermati sulla nuca e la testa cinta da una benda, tende l’arco per scoccare una freccia. Invece dal Tempio di Venere viene la Lucerna bilicne (I sec. d.C.): lucerna in oro con due becchi e presa ad anello verticale. Il corpo è a forma di coppa ed è decorato con un giro di foglie di loto e striature.

napoli_mann_sezione-campania-romana_triade-capitolina-da-cuma_foto-graziano-tavan

Sezione Campania Romana al Mann: la ricomposizione della Triade Capitolina dal Capitolium di Cuma (foto graziano tavan)

Dal Capitolium di Cuma provengono il torso colossale di Giove, e le teste di Giunone e Minerva, che insieme formavano la Triade Capitolina. La storia della scoperta del Gigante di Palazzo e della triade Capitolina inizia nel XVII secolo e giunge fino alla metà del Novecento. Nel corso degli scavi promossi a Cuma dal viceré don Ramiro Gusmán, duca di Medina de las Torres (1637-1644), fu rinvenuto il torso colossale di Giove seduto; trasportato a Palazzo Reale, fu esposto al pubblico nella piazza antistante per volontà del nuovo viceré, don Pietro Antonio di Aragona (1666-1672). La scultura, originariamente pertinente ad una figura seduta, fu scalpellata all’altezza del bacino per ottenere un corpo eretto, completato nella parte inferiore da una grande spoglia di aquila su cui poggiavano due stemmi, retti da braccia posticce. La sua gigantesca mole indicava il punto di confluenza, nel Largo di Palazzo, della salita di Santa Lucia, detta da allora “salita del Gigante” e della strada della Darsena, inaugurata da don Pedro nel 1688. La statua prese il nome di Giove Terminale e divenne testimone della gloria del viceré, le cui benemerenze erano elencate in un lungo testo celebrativo inciso sul trofeo. In realtà l’ampio ventre del Gigante fu ben presto trasformato in campo di affissione per formule di protesta contro il malgoverno spagnolo, prima, austriaco poi. Fregiata di banda tricolore e berretto frigio, la statua divenne il simbolo della repubblica giacobina del 1799. Durante il periodo napoleonico il Gigante fu ancora portavoce del malcontento popolare, questa volta contro re Giuseppe. L’adeguamento della nuova viabilità per la Darsena offrì l’occasione per tacitarlo. Nel 1807 la statua fu smontata, privata dei posticci seicenteschi e trasferita in quello che sarebbe diventato nel 1816 il Real Museo Borbonico. Qui trascorse in oblio più di un secolo, prima che con l’originaria consistenza potesse recuperare anche l’identità perduta. La tradizione antiquaria aveva attribuito la statua all’edificio inglobato in una Masseria nei pressi dell’area forense, per questo, detta del Gigante. Tra il 1938 ed il 1952 Amedeo Maiuri avviò la scoperta del foro di Cuma e mise in luce i resti di un grande tempio. Il recupero di due teste femminili, una di Giunone e l’altra di Minerva, associate al torso colossale, gli permise di ricomporre il gruppo cultuale capitolino e identificare il monumento con il Capitolium della città romana. Vediamo meglio le tre sculture. Giove Capitolino, torso colossale in marmo bianco del I sec. d.C. L’immagine del dio seduto in trono con lo scettro e il fascio di fulmini è conforme a quella di Giove Ottimo Massimo, la statua di culto del tempio sul Campidoglio a Roma. Minerva, testa acrolitica in marmo bianco del I sec. d.C. La dea recava un elmo calcato sulla fronte da cui fuoriuscivano ai lati le bande di capelli. L’iconografia si rifà all’Atena di Eubulide (II secolo a.C.). Giunone, testa acrolitica in marmo bianco (I sec. d.C.). Con Giove e Minerva componeva la triade sacra venerata nel tempio maggiore di Cuma, sul modello del tempio capitolino a Roma. Solo la testa e gli arti erano in marmo; la parte rimanente del corpo era di legno dipinto o ricoperto di abiti.

napoli_mann_sezione-campania-romana_porticato-chiuso-da-statua-equestre-marco-nonio-balbo_foto-graziano-tavan

Sezione Campania Romana al Mann: il portico chiuso dalla statua equestre di Marco Nonio Balbo (foto graziano tavan)

napoli_mann_sezione-campania-romana_statua-equestre-marco-nonio-balbo_foto-graziano-tavan

Sezione Campania Romana al Mann: la statua equestre di Marco Nonio Balbo (foto graziano tavan)

All’incrocio dei due porticati dell’ala occidentale del Mann, in posizione strategica a chiudere le quinte architettoniche del percorso museale è la statua equestre di Marco Nonio Balbo in marmo bianco (20 a.C.), proveniente dall’area pubblica di Ercolano, di cui era personaggio molto influente. A onorarlo con questo monumento equestre sono gli abitanti della sua città natale, Nuceria.

napoli_mann_sezione-campania-romana_fregio-spettacoli-dell-anfiteatro_foto-graziano-tavan

Rilievo in marmo dalla necropoli di Porta Stabia di Pompei con momenti di giochi nell’anfiteatro (foto graziano tavan)

Chiudiamo questa breve passeggiata (ma la sezione Campania Romana riserva moltissime altre sorprese) con un rilievo in marmo bianco dalla Tomba di Alleio Nigidio Maio dalla necropoli di Porta di Stabia di Pompei con spettacoli nell’anfiteatro: sono rappresentati infatti tre momenti dei giochi offerti in vita dal defunto in toga al centro del primo registro.

Napoli. Al primo Digital day al museo Archeologico nazionale presentati 26 progetti digitali: Videogames, Tour Virtuali, App, video istallazioni e ricostruzioni 3D, il lancio della pagina sketchfab.com. Ecco alcune importanti novità e anticipazioni

napoli_mann_digital-day_presentazione_locandinaVideogames, Tour Virtuali, App, video istallazioni e ricostruzioni 3D, il lancio della pagina sketchfab.com

napoli_mann_logo MANN VR

Logo del MANN VRm il Mann Virtual Visit del museo Archeologico nazionale di Napoli

che si aggiunge agli altri social del Mann: l’archeologia non è mai stata così contemporanea. Nel suo primo Digital day, lunedì 19 giugno 2023, dalle 10 alle 17.30, aperto ai visitatori e agli appassionati di tecnologia, il museo Archeologico nazionale di Napoli ha presentato 26 progetti digitali per la valorizzazione realizzati grazie ai fondi PON Cultura e Sviluppo, tra i quali alcune importanti novità ed anticipazioni. “Dal 2015”, spiega il direttore del Mann, Paolo Giulierini, “abbiamo correttamente impiegato tutti i fondi destinati al digitale, per la valorizzazione e per la catalogazione: 4 milioni e 700mila euro circa, di cui 800mila già spesi e due tranches di 2 milioni e 500mila e 1 milione e 500mila spesi al 60% e destinati a progetti tutti già contrattualizzati. Sicuramente l’emergenza coronavirus ha dato una accelerazione alla digitalizzazione anche nel settore dei Beni Culturali, ma non avremmo potuto conseguire certi risultati se non fossimo partiti ben prima con la programmazione, puntando subito su linguaggi vicini ai più giovani, dai videogiochi ai fumetti, coinvolgendo Università e ricercatori. Per raccontare a tutti questa nostra ‘rivoluzione digitale’ abbiamo scelto una formula campus, ovvero presentazioni in Auditorium, con la possibilità per il pubblico di incontrare gli esperti, e attività di svago e relax nel giardino della Vanella, con l’invito a connettersi per scoprire la nostra offerta digitale, giocare e visitare le sale del Museo”. E il prof. Ludovico Solima (università della Campania Luigi Vanvitelli), coordinatore delle linee guida della digitalizzazione nel Piano Strategico del museo Archeologico nazionale di Napoli: “Il Mann è uno dei pochi musei al mondo che ha introdotto il tema delle strategie digitali all’interno della propria programmazione pluriennale, con la presentazione del secondo piano strategico nel 2020. È importante sottolineare che tutti i progetti annunciati sono stati realizzati o sono in corso di completamento. Alcuni di questi sono particolarmente innovativi, perché si collocano sulla frontiera della tecnologia. Come già accaduto in passato il MANN di Paolo Giulierini è stato un apripista, anche sul tema del digitale, dimostrando coraggio e capacità di visione”.

napoli_mann_digital-day_Piattaforma VRMANN_foto-mann

La piattaforma VRMANN, app del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Ecco le novità assolute presentate in anteprima: VR MANN è la piattaforma di navigazione per la visita virtuale del museo da remoto, illustrata da Francesco Gabellone (Technè. Servizi per comunicazione museale). Nella visita virtuale funzionalità avanzate permettono la fruizione ad altissima risoluzione delle sale (12K), la visione stereoscopica, sistemi multilingua e un tour assistito da una guida reale remota (“live-guided tour”) per gruppi di visitatori che potranno connettersi contemporaneamente sul web. La piattaforma è disponibile come WebApp, sia on-line che off-line, è compatibile con qualsiasi device e sistema operativo ed è integrata con schede di approfondimento, filmati, supporto LIS e modelli 3D interattivi.

napoli_mann_app greenbike_gruppo_foto-mann

Il direttore del Mann, Paolo Giulierini (primo accosciato a sinistra), con il gruppo dell’app Greenbike (foto mann)

APP “GREENBIKE MANN EST-OVEST: dall’arte al mare”. Segue la vocazione verde del museo la nuova APP, che ha la funzione di accompagnare l’utente alla scoperta della città metropolitana e delle bellezze del suo territorio attraverso il cicloturismo. Un progetto sostenibile che mette insieme paesaggio, storia, arte, archeologia, antropologia, curato da Paolo Giulierini, Daniela Savy, Riccardo Motti, Marialucia Giacco, Francesca Scamardella, Luca Simeone, Ludovica Lanzuise (Procida). Tutti gli itinerari prendono il via dal Mann (che ha appena inaugurato l’area bike esterna con rastrelliere, ricariche per bici elettriche e una fontanella) e Bicycle house nella Galleria Principe (afferente alla rete ExtraMann, progettata dall’Università Federico II nel quadro di OBVIA per il Mann). NAPOLI OVEST / Teatro Bellini, CSI Gaiola Pausyllipon, Chiesa di San Gennaro Pozzuoli, Anfiteatro Flavio, Serapeum, Tempio di Apollo lago d’Averno, Terme di Baia, Casina Vanvitelliana, Lago Miseno, Piscina Mirabile, Castello Aragonese, Museo archeologico di Baia. A questo itinerario è collegato quello di Procida, che si può raggiungere via mare da Pozzuoli. NAPOLI PROCIDA / Marina grande, Palazzo Merlato, i limoneti, il faro, il cottimo, Torre Aragonese in contrada Pozzovecchio, spiaggia del postino, la Parula, isolotto di Vivara, belvedere Centane, la casa di Graziella, Marina di Corricella, piazza dei Martiri, Santa Margherita nuova, Palazzo d’Avalos, Abbazia di san Michele. NAPOLI EST / Circumvesuviana, San Giovanni a Teduccio Polo UNINA, Pietrarsa, MAAV Museo del vino, Portici Reggia MUSA e Orto Botanico, Villa Campolieto, Ercolano. MANN E IL MARE / Acquedotto del Serino, Necropoli ellenistica, Pietrasanta, Chiesa dell’arte della Seta, Chiesa di San Pietro Martire, Porto Immacolatella, sito archeologico piazza Municipio, metro dell’arte, Palazzo Reale, Molo San Vincenzo. L’applicazione è disponibile sia per iOS che Android. L’app comprende svariate funzionalità, in italiano e in inglese, tra le quali sezioni dedicate alla descrizione degli itinerari (divisi per singoli punti di interesse) con collegamento a immagini di opere d’arte del MANN; geolocalizzazione dell’utente e dei siti; possibilità di filtrare il tipo di percorso; indicazione dei livelli di difficoltà dell’itinerario; linea grafica Kids. Il progetto di comunicazione comprende anche un video. L’App, realizzata da SPICI con il contributo di Hack The Duck, è stata illustrata da Mariangela Contursi (Dg SPICI).

napoli_mann_gioco_manncraft_locandina

Locandina di Manncraft: il museo Archeologico nazionale nell’universo di Minecraft (foto mann)

MANNCRAFT. Il museo Archeologico nazionale di Napoli è tra i primi musei al mondo ad approdare all’universo di Minecraft (il celebre video gioco “sandbox” prodotto da Mojang e distribuito da Microsoft, capace di coinvolgere oltre 140 milioni di utenti attivi al mese). Per “sandbox” si intende un tipo di videogame che mette numerosi strumenti a disposizione dei giocatori, senza imporre un particolare obiettivo da raggiungere, lasciando loro la possibilità di inventare e modificare il gioco. Minecraft offre quindi ai suoi utenti (target 8-20 anni) piena libertà di invenzione e creazione. Non sorprende che sia stato adottato come strumento educativo da migliaia di scuole nel mondo, utile per avvicinare gli studenti all’apprendimento di varie discipline. Col tempo Minecraft è diventato un vero e proprio ecosistema, aperto ad iniziative di costruttori di mappe e creatori di contenuti. Il Mann approda a Minecraft in grande stile grazie ad una riproduzione in scala 1 a 1 dell’edificio principale e delle sue sale. Al suo interno, trova collocazione una selezione delle più celebri opere del Museo, riprodotte con lo stile a cubetti tipico di Minecraft. Il giocatore può interagire con le opere, ricavando le informazioni principali sulla loro storia, oppure esplorare la mappa dialogando con personaggi che non giocano, in grado di fornire ulteriori informazioni e aneddoti. Il gioco è disponibile da oggi e a fine giugno avrà un sito dedicato.

Fuga dal Museo è il titolo, ancora provvisorio, del nuovo gioco per dispositivi vocali Echo, che sarà distribuito a settembre sullo store digitale di Amazon. Si tratterà, a tutti gli effetti, di un escape game che richiederà all’utente di completare un percorso, le cui tappe saranno caratterizzate da porte da aprire e meccanismi da attivare. Grazie all’utilizzo della voce, il giocatore entrerà “virtualmente” all’interno delle sale del museo Archeologico nazionale di Napoli e diventerà protagonista di una misteriosa avventura, che gli richiederà di risolvere una serie di enigmi e di conoscere celebri personaggi storici legati alla storia del Museo. Interagendo con i dispositivi vocali Amazon Echo sarà possibile, molto facilmente, anche compiere azioni apparentemente complesse, come muoversi tra le sale, osservare oggetti posti in alto o in basso, aprire porte, azionare meccanismi, raccogliere indizi e tanto altro ancora. Fuga al Museo offrirà un’esperienza immersiva, in cui la curata componente sonora ricreerà un’atmosfera ricca di fascino e di mistero. Il progetto è presentato da Fabio Viola (Mobile idea srl).

Plastico di Pompei: Pompei e il MANN, la nuova video installazione. Opera del videoartista Pietro Galifi della Bagliva, prodotta da IMAGO MUSE, sarà collocata nella sala del Plastico di Fiorelli (attualmente in fase di montaggio). Sei monitor di differenti dimensioni illustreranno in loop la corrispondenza tra il plastico ricostruttivo e la città antica di Pompei. Un’intricata rete di relazioni che si arricchisce degli oggetti rinvenuti e conservati nelle collezioni del Museo.

napoli_mann_Toro Farnese. rielaborazione 3D_foto-mann

Rielaborazione 3D del Toro Farnese conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Ecco gli altri progetti presentati nel corso della giornata, divisi per tematiche. ARCHEOLOGIA IN 3D: Digitalizzazione, modellazione e ricostruzione 3D di reperti della sezione Egizia del MANN, presentato da Davide Maria Calandra (DMC S.R.L.). Digitalizzazione e realizzazione con tecnologia 3D in metallo e polimeri del Toro Farnese, presentato da Alessandro Manzo. Il risultato è, per la prima volta, una riproduzione assolutamente fedele dell’opera, che potrà essere osservata da prospettive diverse e, toccata senza rischi per l’originale.

napoli_mann_mannapp_locandinaLE APP. MANNapp, presentata da Gianluigi De Lucia di Artware, da due mesi è la app gratuita riservata ai visitatori del museo. “ArtWareCaronte” è scaricabile gratuitamente inquadrando un QR Code o attraverso app-store. I contenuti audiovisivi, anche inediti, sono nel segno dell’inclusività. Tra le novità anche la possibilità per i visitatori di interagire commentando in tempo reale. Ulteriore elemento di innovazione è rappresentato da Archimede, la Web App dedicata alla visualizzazione dei dati sui visitatori mediante modelli di Data Science e Machine Learning. APP extraMANN: l’app di mappatura collaborativa che promuove il protagonismo attivo delle persone nel racconto dei siti extraMANN e del patrimonio culturale della città di Napoli, illustrata da Ilaria Vitellio di Cityopensource coinvolge gli oltre 40 siti della rete Obvia-ExtraMANN.  

napoli_mann_father-and-son-2_direttore mentre gioca_foto-mario-laporta_kontrolab

Il direttore del Mann, Paolo Giulierini, gioca col videogioco “Father and son 2” (foto mario laporta / Kontrolab)

GAMING. Father and son 2 – Sequel di Father & Son, il primo videogame prodotto da un museo archeologico, è stato illustrato da Fabio Viola (Associazione culturale TUO Museo). Se nel primo episodio, l’utente era proiettato dall’Antico Egitto alla Napoli borbonica del Settecento, passando attraverso l’eruzione del Vesuvio vista da Pompei nel 79 d.C., nel secondo si può incontrare Cleopatra e Marco Antonio, in navigazione attraverso il Mediterraneo nel I secolo a.C. Arrivando in epoche più recenti, ci ritroviamo nel 1844 in compagnia di Charles Dickens durante la sua visita agli scavi di Ercolano e poi catapultati nella Napoli della Seconda guerra mondiale. Il videogame è stato recentemente segnalato con menzione speciale al Premio Gianluca Spina. Supervisore del progetto è il Prof. Ludovico Solima (Università della Campania L.Vanvitelli). “Project Ulisse – Le donne dell’Odissea come non sono mai state raccontate” è il titolo del videogioco i cui contenuti sono stati anticipati da Matilde Finarelli e Siro Toracchio di 20tab. Al centro della narrazione la storia di Ulisse e delle figure femminili che incontra nel suo percorso, cambiandolo per sempre. Un’avventura interattiva che farà riflettere sul ruolo della donna, in un contesto tanto antico quanto eccezionalmente attuale.

ACCESSIBILITÀ. I Capolavori del MANN – Raccontati dal Responsabile scientifico, prof. Alessandra Pagliano (università Federico II di Napoli, dipartimento di Architettura), sono circa 35 video dedicati alle principali collezioni del MANN. Attraverso la combinazione di grafica, animazione, suoni e racconto, forniscono accattivanti spiegazioni per varie tipologie di fruitori, articolate in quattro percorsi narrativi: SuperMANN, GigaMANN, UltraMANN e VirtualMANN. I contenuti sono stati elaborati tenendo conto delle necessità del pubblico con disturbo dello spettro autistico. GENS – Intrighi di famiglia è il nuovo format narrativo illustrato dalla prof. Alessandra Cirafici – (DADI Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli), fruibile nella App del Mann. La cifra innovativa della proposta è rappresentata sia dal linguaggio che dal ritmo narrativo adottato, assai prossimi alle strategie delle webseries.  

napoli_mann_sezione-campania-romana_Fig. 3_Quadriga completa (1)_ricostruzione-digitale_foto-mann

Ricostruzione digitale della Quadriga di Ercolano nella sezione Campania romana al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

PRODOTTI DIGITALI PER ALLESTIMENTI PERMANENTI E MOSTRE. Campania Romana – Studio e video-ricostruzione della Quadriga di Ercolano. La proposta ricostruttiva digitale si fonda sull’integrazione di tutte le informazioni offerte dalla documentazione iconografica antica, dalle fonti storiche e d’archivio e dalle evidenze archeologiche. La sua verifica attraverso le tecniche del restauro digitale ha permesso di riconsegnare agli studiosi e al pubblico un monumento ancora lacunoso, ma ora sicuramente molto più leggibile e fruibile nei suoi aspetti tecnici, artistici, figurativi, storici. Sono intervenuti Stefania Pafumi (CNR-Istituto di Studi sul Mediterraneo, Napoli), Francesco Gabellone (CNR-Istituto Nanotec, Lecce), Fabiana Cerasa (Dottorato in Scienze per il Patrimonio e la Produzione Culturale, Università di Catania). Video ricostruttivo della decorazione pittorica dell’Anfiteatro di Pompei, realizzato per la mostra “Gladiatori” da Paolo Saracini – Altair Multimedia srl. “Progettazione, allestimento digitale e multimediale del Plastico del MANN” è il progetto illustrato da Mario Grimaldi.

napoli_mann_sezione-napoli-greco-romana_ipogeo-dei-cristallini_reale-e-virtuale_foto-mann

L’ipogeo dei Cristallini, com’è e com’era, nella sezione Napoli greco-romana al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Sezione Napoli greco-romana – Ipogeo dei Cristallini. Presentazione del rilievo architettonico con tecnologia laser-scanner dell’Ipogeo dei Cristallini di Federico Capriuoli (ACAS 3D) e illustrazione dello Studio ricostruttivo e VR Virtual reality App dell’Ipogeo dei Cristallini, con interventi di Raffaella Bosso (Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per il Comune di Napoli), Carlo Rescigno (università della Campania L. Vanvitelli – Scuola Superiore Meridionale), Francesco Gabellone. Lo studio ricostruttivo si inquadra nella più ampia finalità della conoscenza, valorizzazione e fruizione dei contesti delle necropoli magnogreca di Neapolis. L’obiettivo è quello di proporre forme di rappresentazione e metodi di comunicazione innovativi, che possano rivolgersi al grande pubblico, ma all’interno di un percorso rigoroso di ricerca. Il MANN dedicherà prossimamente un approfondimento sull’ipogeo dei Cristallini.

napoli_mann_3-BAIAExperience al MANN_foto-mann

BAIAExperience al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Sezione Mediterraneo antico – BAIAExperience. Viaggio virtuale nelle Terme sommerse di Baia. Con la tecnica della “fotografia VR” (Realtà Virtuale), è stato realizzato un video VR a 360° a partire da singole istantanee in qualità 4K collocate in punti selezionati lungo l’itinerario. La visita, della durata di circa venti minuti, si completa con un’audio descrizione in italiano e in inglese. Intervento di Nicolai Lombardo (associazione BAIAExperience).

La giornata si è chiusa con la proiezione dei video realizzati per importanti mostre, partendo da “Lucy. Sogno di un’evoluzione” e “Moebius. Alla ricerca del tempo,” realizzate in collaborazione con Comicon. Per la mostra Gladiatori sono stati illustrati il Totem Interattivo Multi-touch per la fruizione di modelli 3D (Davide Maria Calandra – DMC srl) e i Video ricostruttivi realizzati dal regista Aldo Zappalà (The Village doc&films), infine il progetto Slidedoor (Paolo Maria Chiarolanza – Intraluoghi) che ha messo in comunicazione l’atrio del MANN con il Colosseo. Contributo finale, le immagini del film “Agalma” di Doriana Monaco (voci di Sonia Bergamasco e Fabrizio Giufuni) che ha partecipato alla Mostra del Cinema di Venezia – Giornate degli Autori nel 2020 ed è ambasciatore nel mondo della ‘vita segreta del museo’: intervento della produttrice Antonella di Nocera – Parallelo 41.

Notte dei Ricercatori (on line). Il museo Archeologico nazionale di Napoli presenta il restyling del Giardino della Vanella (da giugno 2021 aperto gratuitamente al pubblico) e gli studi diagnostici della Quadriga di Ercolano

napoli_logo-mannIl Giardino della Vanella, cuore verde del museo Archeologico nazionale di Napoli, sarà uno dei temi approfonditi dal Mann nella Notte dei Ricercatori, venerdì 27 e sabato 28 novembre 2020, che quest’anno sarà solo on line sui canali social. Scopo della programmazione social, infatti, sarà mostrare progetti ed idee che, con studio e competenza, stanno ridando luce ai tesori del Mann. Il claim dei post sulle pagine Facebook ed Instagram dell’Archeologico adottato dal Mann per la Notte dei Ricercatori è un pensiero dello scrittore austriaco Robert Musil: “Non è vero che il ricercatore insegue la verità; è la verità che insegue il ricercatore”.

Simulazione del prospetto del Giardino della Vanella al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto Mann)

Si partirà venerdì 27 novembre 2020, alle 20, con un approfondimento dedicato al restyling del terzo cuore verde dell’Archeologico, il Giardino della Vanella, che sarà aperto a tutti i cittadini, senza ticket di ingresso, a partire da giugno 2021. Il progetto di allestimento, curato dall’arch. Silvia Neri, sarà presentato con un’ “anteprima”: tramite le simulazioni condivise online, si avrà un’overview sull’assetto futuro dello spazio. Il Giardino, completamente rinnovato, manterrà intatti i suoi elementi principali: il Mausoleo di Caivano, la peschiera voluta da Maiuri, i muretti in mattoni di inizio Novecento. Così, si potrà nuovamente ammirare il Mausoleo di Caivano: lo straordinario monumento funerario del I sec. d.C., riscoperto nella cittadina del napoletano nel 1923 e “trasportato” al museo Archeologico nazionale di Napoli, è chiuso da decenni; i delicati e preziosi affreschi contenuti al suo interno, dopo il restauro, saranno “restituiti” ai visitatori, anche con un sistema di presentazione digitale per chi non potrà percorrere i gradini di accesso agli ambienti chiusi.

Simulazione della planimetria rivisitata del Giardino della Vanella al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto Mann)

Eppure il Giardino della Vanella sarà non soltanto uno scrigno di tesori, ma anche uno spettacolo “a cielo aperto”: al centro dell’area, infatti, sarà recuperata la peschiera voluta da Amedeo Maiuri nella prima Sezione Tecnologica, allestita al Museo negli anni Trenta del Novecento. La peschiera è la riproduzione in scala ridotta di un modello romano, presente in una villa di Formia: la struttura serviva, nell’antichità, per allevare pesci, quindi era una vasca di tipo prettamente tecnico. Il progetto di recupero, voluto dal Mann, lascerà la peschiera nella medesima posizione in cui era stata creata, considerandola “parte esterna” della rinnovata Sezione Tecnologica: suggestivi giochi d’acqua si inseriranno in un armonico contesto, disegnato con il verde per accrescere il fascino del percorso di visita. ​Saranno circa trenta, infatti, le tipologie di alberi, arbusti e piante erbacee del Giardino: sarà predominante la candida Rosa Iceberg, che ben si armonizzerà con i colori della facciata del Braccio Nuovo; per gli eventi pomeridiani e serali, la Vanella sarà illuminata con luce calda, diffusa da lampade in acciaio corten. Dopo una proiezione nel prossimo futuro, il Mann dedicherà anche un post (sabato 28, alle 12) agli studi che, negli scorsi anni, hanno guidato il restyling dei Giardini delle Camelie e delle Fontane.

Scansione 3D di una statuetta della Quadriga di Ercolano (foto Mann)

Un’incursione nei nuovi allestimenti delle collezioni del Museo concluderà questo itinerario social dedicato alla ricerca: sabato 28 novembre 2020 (alle 20) saranno postate alcune immagini fornite dall’Istituto di Studi sul Mediterraneo-ISMed CNR di Napoli dedicate alle attività di diagnostica sulla Quadriga di Ercolano. Il gruppo scultoreo in bronzo (età imperiale), che sarà inserito (giugno 2021) nel nuovo allestimento della  Sezione Campania Romana, era collocato nel Foro della città vesuviana. Durante gli scavi in età borbonica, l’opera fu estratta in frammenti: ricostruito un cavallo (il celebre “cavallo Mazzocchi”), il resto del gruppo deve essere sottoposto a restauro, dopo la ricerca realizzata grazie alle più innovative metodologie di rilevamento digitale dei singoli pezzi ed alle possibilità offerte dalla grafica 3D. Per questa fase diagnostica, il Mann ha stipulato un accordo con l’ISMed-CNR.​