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Taranto. Il gruppo “Orfeo e le Sirene” torna finalmente al museo Archeologico nazionale: presentazione, in presenza e on line, con il ministro Sangiuliano. Poi aperture straordinarie per la Settimana Santa. Tutta la storia dal trafugamento alla restituzione dal Getty Museum con l’operazione del TPC

Era il 17 settembre 2022 quando il gruppo “Orfeo e le Sirene” è rientrato dal Paul Getty Museum di Los Angeles, restituito al patrimonio culturale nazionale, ed esposto nel nuovo museo dell’Arte Salvata nella Sala Ottagona delle Terme di Diocleziano a Roma. E da quel giorno al museo Archeologico nazionale di Taranto hanno iniziato il conto alla rovescia per il ritorno a casa del gruppo scultoreo trafugato clandestinamente in area tarantina nel corso degli anni Settanta del Novecento e in seguito esportato illecitamente negli Stati Uniti. L’attesa è finita (Roma. Dal Getty Museum di Los Angeles arriva al museo dell’Arte Salvata il gruppo di Orfeo e le Sirene: il ministero della Cultura e il Comando carabinieri TPC oggi presentano gli aspetti del rientro in Italia | archeologiavocidalpassatotaranto_archeologico_ritorno-di-orfeo_locandina). Mercoledì 5 aprile 2023, alle 12, sarà presentato il gruppo scultoreo “Orfeo e le Sirene” alla presenza del ministro Gennaro Sangiuliano. È prevista la diretta sul canale YouTube del ministero della Cultura al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=geXEM-SVbzo. Dopo i saluti istituzionali di Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto, e l’introduzione di Luca Mercuri, direttore regionale Musei Puglia delegato alla direzione del MArTA, interverranno alla cerimonia di presentazione il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, Eugenia Pontassuglia; il comandante dei Carabinieri TPC, Gen. B. Vincenzo Molinese; e il direttore generale Musei, Massimo Osanna. Concluderà l’evento il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

taranto_archeologico_aperture-straordinarie-settimana-santa_locandinataranto_archeologico_ritorno-di-orfeo_special-day_locandinaAperture straordinarie durante la Settimana Santa. Il ritorno a Taranto nel gruppo scultoreo di “Orfeo e le Sirene” coincide con l’importante appuntamento dei Riti della Settimana Santa tarantina. In occasione di questi due importanti eventi e per consentire la migliore fruizione delle opere recentemente tornate in Italia, il museo Archeologico nazionale di Taranto osserverà degli orari di apertura straordinari. Mercoledì 5 aprile 2023, dopo la cerimonia di presentazione e l’inaugurazione della nuova esposizione alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il MArTA sarà aperto ai visitatori dalle 15 alle 24. Il Giovedì e il Venerdì Santo sarà possibile visitare tutta l’esposizione permanente del museo Archeologico nazionale di Taranto, arricchita dall’esposizione al secondo piano (Sala I) del gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene, dalle 8.30 alle 23. È preferibile prenotare il proprio ingresso collegandosi al servizio di e-ticketing all’indirizzo www.shopmuseomarta.it.

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Il gruppo scultoreo del IV sec. a.C. di Orfeo e le Sirene rientrato in Italia il 17 settembre 2022 (foto mic)

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Dettaglio di Orfeo del gruppo scultoreo Orfeo e le sirene (foto Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi / Mic)

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Una Sirena del gruppo scultoreo del IV sec. a.C. rientrato dal Getty Museum di Los Angeles (foto mic)

 

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Dettaglio di una sirena del gruppo scultoreo Orfeo e le sirene (foto Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi / Mic)

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Il volto di Orfeo del gruppo Orfeo e le sirene (foto Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi / Mic)

Orfeo e le Sirene. Racconta Apollonio Rodio, nelle Argonautiche, che, di ritorno dalla missione del Vello d’Oro, gli Argonauti giungono presso l’isola delle Sirene, che incantano e uccidono chiunque approdi. Qui gli eroi sono tratti in salvo grazie all’intervento del cantore tracio Orfeo, che, tendendo la cetra e intonando un canto vivace, riempie le orecchie dei marinai, salvandoli dalla voce delle fanciulle. Secondo alcuni, le Sirene, attonite per la sconfitta, si gettano dagli scogli. Il gruppo in terracotta, a grandezza quasi naturale, in origine caratterizzato da una vivace policromia e in parte restaurato in epoca moderna, rappresenta questo episodio. Le due Sirene, raffigurate come uccelli rapaci con corpo di donna secondo l’iconografia più antica, ritte sulle lunghe zampe con gli artigli ancorati allo scoglio, indossano una corta veste stretta in vita terminante con una coda a ventaglio. Una Sirena canta, alzando le braccia verso l’alto, l’altra, con i riccioli quasi completamente conservati, si tocca il mento flettendo l’altro braccio in una postura spesso usata per esprimere dolore. Di fronte a loro, Orfeo, seduto su un trono su cui restano tracce dell’originaria decorazione policroma, poggia i piedi su uno sgabello. Indossa solo il mantello, avvolto intorno alle gambe e sulla spalla sinistra a lasciare scoperto il petto. La capigliatura, probabilmente lavorata a parte, è perduta. Dischiude appena le labbra, forse nel canto, nella mano destra impugna il frammento di un plettro, nell’altra doveva reggere uno strumento a corde, oggi perduto. È verosimile che un’opera di tale grandezza e accuratezza, realizzata a Taranto alla fine del IV secolo a.C., adornasse un ricco sepolcro della città, dove sono note tombe monumentali decorate con elementi in terracotta. Il mito è raro e peculiare e può dire qualcosa del defunto che lo scelse. La figura di Orfeo, infatti, nel IV secolo a.C. è simbolo del trionfo dell’armonia sul disordine, un concetto basilare del pensiero politico e filosofico pitagorico, particolarmente diffuso in Magna Grecia, perseguito dal filosofo Aristosseno di Taranto e amato da Archita, che governa Taranto nella seconda metà del IV secolo a.C. Si potrebbe quindi immaginare che il sepolcro adornato con le statue di Orfeo e le Sirene appartenesse ad un iniziato alla religione orfico-pitagorica.

carabinieri-nucleo-tutela-patrimonio-culturale_logoOperazione “Orpheus”. L’indagine, mirata a contrastare il traffico illecito di beni archeologici di provenienza italiana in ambito internazionale, è stata sviluppata dalla Sezione Archeologia del Reparto Operativo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Un noto indiziato di reati contro il patrimonio culturale aveva messo in atto una serie di traffici di reperti archeologici, provento di scavo clandestino nella provincia di Taranto, avvalendosi di un’organizzazione con propaggini internazionali. Nel corso delle indagini si appurava che il noto trafficante aveva avuto un ruolo nello scavo clandestino e nell’esportazione illecita del gruppo scultoreo “Orfeo e le Sirene” avvenuti negli anni ‘70. La documentazione individuata svelava che i preziosi reperti erano stati scavati e rinvenuti in frammenti presso un sito tarantino da alcuni tombaroli del posto, ceduti a un noto ricettatore locale con collegamenti con la criminalità organizzata, che, a sua volta, li aveva consegnati a un altro ricettatore, titolare di una galleria d’arte in Svizzera. Le sculture, in frammenti, vennero consegnate a un altro soggetto specializzato nel trasferire beni culturali all’estero, che effettuò il trasporto in territorio elvetico, dove vennero affidati a un restauratore che li ricompose e ridiede forma alle opere. Dopo un periodo di giacenza in Svizzera, in attesa di un compratore, le sculture furono acquistate dal “The Paul Getty Museum” di Malibu (Los Angeles – USA) nel 1976 per la somma di 550mila dollari. Le informazioni condivise con il District Attorney’s Office di Manhattan (New York – USA) e la stretta collaborazione instaurata con quell’ufficio e con l’Homeland Security Investigations hanno consentito il sequestro del gruppo scultoreo dal valore inestimabile e il suo rimpatrio per la restituzione al patrimonio culturale nazionale. Orfeo aveva viaggiato attraverso il mondo antico al seguito del suo migliore amico Giasone. Era andato per terra e per mare, si era spinto attraversando i Balcani e oltre le Alpi fino a solcare tutto il Mediterraneo e l’Egeo, per riportare in patria il toson d’oro. Aveva incontrato le Sirene, le perfide guardiane del mare e, senza dotarsi di armi, le aveva sconfitte, soltanto con la musica in una battaglia armoniosa. Immortalato in una forma plasmata di terracotta, aveva continuato la sua disputa canora con quelle creature, in parte donna e in parte uccello, all’interno di un luogo a lui dedicato e sacro. Si era ritrovato, però, ad affrontare un altro viaggio difficoltoso e pericoloso. Strappato da quella tomba monumentale o da un santuario ellenistico a sud della bella Taras, era tornato a viaggiare, rapito da profanatori della bellezza italiana, da mercanti senza scrupoli che obbediscono solo alle leggi del profitto. Orfeo ha, così, ripercorso quei luoghi perigliosi tornando a viaggiare per giungere nel Nord dell’Europa, nella Augusta Raurica romana fino a spingersi al nuovo Mondo, l’America oltre oceano, per approdare sulle sponde del Pacifico. In quella terra era rimasto, prigioniero di un museo privato che ha voluto tenere per sé tale splendore artistico. Grazie ai Carabinieri dell’Arte, donne e uomini guidati da una grande passione, Orfeo sei riuscito a tornare nella tua amata terra per continuare ad affrontare le incantatrici del mare.

Roma. Il gruppo scultoreo “Orfeo e le sirene” ancora per pochi giorni al museo dell’Arte Salvata e poi tornerà a casa: il museo Archeologico nazionale di Taranto

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Il gruppo “Orfeo e le sirene” esposto temporaneamente nella sala Ottagona del museo dell’Arte Salvata nel museo nazionale Romano (foto Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi / Mic)

Ancora pochi giorni. E poi “Orfeo e le Sirene”, il gruppo scultoreo in terracotta a grandezza naturale del IV sec. a.C., che negli anni ’70 venne illecitamente trafugato da un sito archeologico tarantino e acquistato poi dal The Paul Getty Museum di Malibu di Los Angeles, tornerà a casa: il museo Archeologico nazionale di Taranto. A grande richiesta il gruppo di Orfeo e le Sirene e tutti i reperti attualmente esposti al museo dell’Arte Salvata, nella sala Ottagona del museo nazionale Romano, resteranno a Roma fino all’8 gennaio 2023. È infatti stata prorogata la prima mostra del museo dell’Arte salvata che comprende, oltre allo straordinario gruppo in terracotta appena rientrato dall’Italia, anche recenti ritrovamenti del Reparto Operativo del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC).

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“Orfeo e le Sirene”, il gruppo scultoreo magnogreco del IV sec. a.C. quando era esposto nelle sale del Getty Museum di Los Angeles (foto MArTa)

Il gruppo è rientrato da Los Angeles in Italia il 17 settembre 2022. Il rimpatrio dell’opera è stato possibile grazie alla complessa attività investigativa condotta in Italia e all’estero dell’Arma dei Carabinieri della Sezione Archeologia del Reparto Operativo del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale, coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto, in collaborazione con le autorità americane (vedi Roma. Dal Getty Museum di Los Angeles arriva al museo dell’Arte Salvata il gruppo di Orfeo e le Sirene: il ministero della Cultura e il Comando carabinieri TPC oggi presentano gli aspetti del rientro in Italia | archeologiavocidalpassato). L’inestimabile opera d’arte raffigura il mitico poeta Orfeo, capace di ammaliare con il suo canto tutti gli animali. Lo affiancano due sirene, che nella mitologia greca erano esseri per metà donne e per metà uccelli: anche il loro canto era capace di incantare i marinai, spesso inducendoli al naufragio. Ora, finalmente, con una complicata operazione di trasporto legata alla particolare fragilità delle opere, tornano a casa per incantare gli italiani. In attesa del rientro al museo Archeologico nazionale di Taranto del gruppo scultoreo “Orfeo e le Sirene”, ecco un contributo del direttore generale Musei, Massimo Osanna, in una video-intervista realizzata dall’ufficio stampa del Mic.

“Orfeo e le sirene, un gruppo straordinario proveniente probabilmente dal territorio di Taranto”, esordisce Osanna, “che racconta un mito antico, un mito di confronto tra due mistiche diverse: quella primordiale melodiosa delle sirene che porta la morte, e quella di Orfeo con la lira che porta l’anima alla sopravvivenza post mortem. Orfeo significa un movimento religioso, l’orfismo. Forse queste statue adornavano la tomba di un addetto ai misteri orfici, colui che facendo una vita in purezza e giusta dal punto di vista sociale assicurava poi all’anima una sopravvivenza. E quindi dobbiamo immaginare questa statua di Orfeo con una lira in mano e, di fronte, le sirene che sono già meste perché sanno di aver perso e si suicideranno. La morte delle sirene, che sono degli esseri ibridi, di passaggio tra la vita e la morte, sono ancora una volta, un simbolo funerario che ci rimanda appunto verso rituali del mondo dei morti.

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Orfeo canta alle sirene: il gruppo scultoreo nella sala Ottagona del museo dell’Arte salvata nel museo nazionale Romano (foto mic)

“Ci sono poi gli antichi che raccontano di questo mito: negli Argonauti di Apollonio Rodio – ricorda per esempio Osanna – Orfeo canta, canta ai marinai che con la nave Argo incontrano le sirene e stanno per essere ammaliati. Tanto che uno di loro si getta in mare. Orfeo canta e salva i compagni che passeranno indenni da questa nuova avventura. Anche qui un rito di passaggio tra la vita e la morte.

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Il gruppo Orfeo e le sirene: figure ibride di donna e di uccello (foto Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi / Mic)

“Le sirene non sono come ce le immaginiamo nel nostro contemporaneo: donne con corpo di pesce – spiega Osanna -. Sono come lo erano in antico, nel mondo greco e romano, figure ibride di donna e di uccello. Questa è l’iconografia più antica delle sirene che durerà per tutto l’evo antico. Le sirene come le conosciamo noi vanno di moda in età medievale. L’aspetto di uccello assicura che siano esseri canori. Le sirene cantano, un canto melodioso che, come sappiamo dall’Odissea, spinge poi i marinai alla perdizione.

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Il volto di Orfeo del gruppo Orfeo e le sirene (foto Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi / Mic)

“Un gruppo di terracotta che originariamente era dipinto come dipinta era tutta la scultura del mondo antico, da quella in marmo a quella in terracotta – continua Osanna -. La terracotta è costantemente dipinta. Quindi le dobbiamo immaginare molto colorate. E questo spiega anche delle stranezze. Il volto di Orfeo, per esempio, con questa strana mancanza di capigliatura che ovviamente non doveva essere così in antico. Probabilmente grazie alla pittura, c’erano i capelli. Ci doveva essere un gioco di sguardi. Quindi molto abbiamo perso ma quello che resta comunque è straordinario.

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Dettaglio di Orfeo del gruppo scultoreo Orfeo e le sirene (foto Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi / Mic)


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Dettaglio di una sirena del gruppo scultoreo Orfeo e le sirene (foto Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi / Mic)

“Sono dei capolavori talmente unici che qualcuno ha pensato a dei falsi. Ma non è così. Anche indagini sull’argilla fatte in America hanno testimoniato che si tratta di opere antiche, forse in qualche parte ritoccata come si usa spesso nei frutti degli scavi clandestini. Questo viene fuori da uno scavo degli anni ’70 fatto da tombaroli che sono riusciti a far emigrare oltreoceano questo gruppo. Raramente un gruppo di terracotta rappresenta una scena mitica come questa. Non abbiamo paralleli in antico. Proprio per questo si è pensato a dei falsi. Invece – conclude Osanna – si tratta veramente di capolavori che ci insegnano anche quanto sia fragile il nostro patrimonio e quanto bisogna lavorare e lottare contro un fenomeno che ahimè esiste ancora anche se non raggiunge quella dimensione che ha avuto negli anni ’70 e ’80 quando il nostro patrimonio è stato sistematicamente saccheggiato da Pompei all’Etruria, dall’Etruria alla Puglia”.