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L’Antico Egitto a Conegliano. Da Osiride a Tutankhamon: così l’incontro con Donatella Avanzo anticipa la mostra che apre a Oderzo sul famoso faraone

La maschera funeraria di Tutankhamon: uno dei tesori trovati da Carter e Carnarvon nella tomba del giovane faraone

La maschera funeraria di Tutankhamon: uno dei tesori trovati da Carter e Carnarvon nella tomba del giovane faraone

Da Conegliano a Oderzo. Da Osiride a Tutankhamon. L’Antico Egitto rimane in terra trevigiana. E stasera, 29 novembre, alle 18.30, in sala consiliare di Conegliano con l’incontro con l’egittologa Donatella Avanzo ci sarà un virtuale “passaggio di consegne” con Paolo Renier. Avanzo parlerà di “Arte e letteratura sulle sponde del Nilo”. Ma sarà anche l’occasione per presentare la mostra, da lei curata, “Omaggio a Tutankhamon: l’arte egizia incontra l’arte contemporanea” che aprirà a Palazzo Foscolo di Oderzo il 20 dicembre. Nella nuova esposizione, che rimarrà aperta fino al 3 maggio 2015, l’egittologa propone la ricostruzione a grandezza naturale della camera funeraria del giovane Re Tutankhamon.

Un dettaglio della stanza affrescata con il sarcofago all'interno della camera funeraria della tomba d Tut

Un dettaglio della stanza affrescata con il sarcofago all’interno della camera funeraria della tomba d Tut

Quando Howard Carter e lord Carnavon, nel 1922, scoprirono la tomba di Tutankhamon, videro che la camera funeraria di Tut era quasi totalmente occupata da una “cappella” (tra il soffitto della cappella e quello della camera funeraria c’erano meno di 90 cm, mentre tra le pareti di quest’ultima e quella della cappella c’erano meno di 30 cm). L’apertura della “prima cappella” ne rivelò una seconda, quindi una terza e una quarta prima di giungere al sarcofago vero e proprio, in granito, del peso di oltre 430 kg. Questo sarcofago si trova ancora oggi nella camera funeraria di KV62 (la tomba di Tutankhamon). Solo il coperchio in granito (peraltro spezzato) è stato sostituito con una lastra di vetro per permettere di vedere il sarcofago in legno e oro con la mummia di Tutankhamon. È questa l’unica camera dipinta della tomba; su una delle pareti è rappresentata una forma abbreviata della prima ora del Libro dell’Amduat (il libro di ciò che è nell’Aldilà): i dodici babbuini, che per gli antichi egizi erano gli animali che annunciavano il sorgere del sole, qui festeggiano l’arrivo del dio Sole che – “morto” col tramonto – “risorge” nell’Oltretomba. Su un’altra parete è visibile Ay, successore di Tutankhamon, che officia, sul corpo del suo giovane predecessore, la cerimonia dell’apertura della bocca, degli occhi e delle orecchie, il caratteristico e tipico rito dell’Antico Egitto che permetteva di rivitalizzare il defunto o la sua statua.

Un raffinato rilievo da Abido, in Egitto, in una fotografia di Paolo Renier

Un raffinato rilievo da Abido, in Egitto, in una fotografia di Paolo Renier

L'egittologa Donatella Avanzo, curatrice della mostra di Oderzo su Tut

L’egittologa Donatella Avanzo, curatrice della mostra di Oderzo su Tut

“Non è facile rievocare il fascino dell’Antico Egitto”, spiega l’egittologa, anticipando le linee dell’incontro dii Conegliano. “Infatti, la terra di Khemet è un paese di contrasti e forti accostamenti difficili da dimenticare. Le linee geometriche della natura sono così evidenti da risultare presenti anche all’occhio dell’osservatore più distratto e questo disegno rigoroso ha influenzato in passato la società, il pensiero filosofico, la percezione dello spazio, la religione e l’arte. La rappresentazione artistica, secondo il pensiero egizio, aveva valore di manifestazione reale: il rappresentare le offerte permetteva al defunto di avere cibo e sostentamento per l’eternità. Allo stesso modo la scrittura geroglifica rendeva reale quanto scritto”. “L’uomo moderno – conclude Avanzo -, così pragmatico, comprende questa mentalità con estrema difficoltà, legato com’è alla società d’oggi, al “qui, adesso e subito”. Tuttavia, a ben vedere, avevano ragione loro. La civiltà egizia ha dato vita ad oggetti, monumenti ed opere letterarie che per fascino e raffinatezza suscitano ancora oggi la nostra ammirazione”.