Archivio tag | Nicoletta Bernacchio

Roma. Ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali la mostra “1350. Il Giubileo senza papa”: viaggio nella Roma del Medioevo tra storia, arte e devozione, a cura di Claudio Parisi Presicce, Nicoletta Bernacchio, Massimiliano Munzi e Simone Pastor. In mostra sessanta opere, tra statue, dipinti, epigrafi, monete, sigilli, manoscritti, bassorilievi, oggetti devozionali

La mostra “1350. Il Giubileo senza papa” ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali a Roma (foto roma capitale)

Il primo Giubileo della storia è quello indetto da papa Bonifacio VIII nel 1300. Ma cinquant’anni dopo, nel 1350, la situazione della Città eterna è ben diversa. Il Papa è ad Avignone. Ma Clemente VI concesse comunque “il perdono generale”. In chiusura del Giubileo 2025, dal 9 ottobre 2025 al 1° febbraio 2026 i Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali a Roma ospitano la mostra “1350. Il Giubileo senza papa”: un viaggio all’origine della tradizione giubilare attraverso gli eventi legati al secondo Anno Santo della storia, segnato dall’assenza del papa da Roma. La mostra è curata da Claudio Parisi Presicce, Nicoletta Bernacchio, Massimiliano Munzi e Simone Pastor, promossa da Roma Capitale, assessorato alla Cultura, sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. In esposizione circa sessanta opere, tra statue, dipinti, epigrafi, monete, sigilli, manoscritti, bassorilievi, oggetti devozionali e rare testimonianze di valore storico e documentario. Alcune di queste opere, inedite, saranno presentate al pubblico per la prima volta. Il progetto espositivo si avvale di prestiti d’eccezione da istituzioni nazionali e internazionali e di opere delle collezioni capitoline.

La mostra “1350. Il Giubileo senza papa” ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali a Roma (foto roma capitale)

Allestito negli ambienti della Grande Aula al piano terra, il percorso si articola in otto sezioni tematiche che offrono uno sguardo a tutto campo sulla storia del Giubileo del 1350: dal primo Anno Santo del 1300 al ritorno del papa nell’Urbe nel 1377, passando per la Peste Nera e il terremoto del 1349, con un focus su Cola di Rienzo e Francesco Petrarca, appassionati cultori dell’antica magnificenza di Roma e sostenitori del ritorno del papa in città. La mostra racconta uno spaccato di Roma nel Trecento, intrecciando storia, arte, politica e fede.

Dettaglio dell’affresco di Giotto in San Giovanni in Laterano a Roma con papa Bonifacio VIII che indice il Giubileo del 1300 (foto graziano tavan)

Introduce il percorso la sezione dedicata alla figura di Bonifacio VIII Caetani, il papa che indisse il primo Giubileo nel 1300. Alla sua famiglia apparteneva il Castello delle Milizie con l’altissima Torre costruito nel XII-XIII secolo inglobando i Mercati di Traiano. Lo stemma di Bonifacio VIII figura sulle misure per l’olio e il vino, che il Comune di Roma, già istituito nel 1143, utilizzava per garantire il regolare funzionamento degli scambi e dei commerci. Tra le rare testimonianze dei simboli di Roma nel Medioevo, la pianta di Roma a forma di leone contenuta nel Liber Ystoriarum Romanorum, codice di fine Duecento-inizi Trecento di cui in mostra è presente una riproduzione. La notizia che a Roma si sarebbe svolto il “perdono generale” ebbe un’eco tale da richiamare un grande afflusso di pellegrini da ogni parte del mondo cristiano, come attestato dall’epigrafe commemorativa da Roccalanzona, nel parmense, rara testimonianza diretta del primo Giubileo.

Il modellino del Palais des Papes di Avignone in mostra ai Mercati di Traiano (foto roma capitale)

Il periodo successivo alla morte di Bonifacio VIII apre la cosiddetta “Cattività Avignonese” (1309-1377), durante la quale sette pontefici, tutti francesi, risiedettero presso lo splendido Palais des Papes di Avignone, di cui è in esposizione un modellino in legno. Quello intercorso tra i due Giubilei non fu solo un periodo di tensioni e depressione economica ma fu anche una fase di fiorente produzione artistica. Ne è un esempio il grande affresco con la Santissima Trinità, della metà del Trecento, proveniente dalla chiesa di San Salvatore delle Tre Immagini nel rione Monti e ora conservato al Museo di Roma, una rara antichissima testimonianza di questa iconografia, nata a seguito dell’istituzione della festività della SS. Trinità, promossa da papa Giovanni XXII nel 1334.

Mostra “1350. Il giubileo senza papa”: calco frontale della Lastra dell’Aracoeli raffigurante la “Visione di Augusto” (foto roma capitale)

Il nucleo tematico della mostra affronta gli anni che seguono all’elezione di Clemente VI, presso il quale, nello stesso anno, il Comune inviò un’ambasceria per chiedergli di tornare a Roma e anticipare il secondo Giubileo al 1350. Il papa non avrebbe riportato la Curia a Roma ma concesse il Giubileo, stabilendo che avrebbe avuto luogo ogni cinquant’anni anziché cento. In mostra è esposto un frammento dell’epigrafe della statua dedicata a Clemente VI per l’occasione, dal complesso ospedaliero di Santo Spirito in Sassia, unica parte che resta della scultura oggi perduta. Nella preparazione e gestione di questo evento di straordinaria portata religiosa e sociale emerge il ruolo svolto da tutta la città di Roma, dalla piccola e grande nobiltà al popolo, dalle istituzioni ecclesiastiche all’autorità comunale: insieme riuscirono a organizzare un’accoglienza molto efficiente per i pellegrini, come documenta la presenza, all’epoca, di quasi trenta ospedali. In mostra è possibile osservare un calco dell’epigrafe di fondazione dell’ospedale di San Giacomo in Augusta, costruito per volontà del cardinal Pietro Colonna nel 1339, dal museo Storico dell’Arte Sanitaria di Roma.

Mostra “1350. Il giubileo senza papa”: statua di San Michele arcangelo (foto azienda ospedaliera san giovanni – addolorata)

Gli anni che precedettero il secondo Giubileo furono funestati da eventi tragici. Nell’estate del 1348 dilagò a Roma la Peste Nera. In mostra è esposta la statua in marmo dell’Arcangelo Michele, invocato contro la peste, raffigurato con le ali spiegate nell’atto di uccidere il drago, prestito eccezionale dall’antico Ospedale di San Giovanni in Laterano. L’anno successivo, nella notte tra il 9 e il 10 settembre 1349, la città fu colpita da un violento terremoto che causò crolli e danni a numerosi edifici, comprese la Torre delle Milizie e la Torre dei Conti, che persero le loro sommità.

Mostra “1350. Il giubileo senza papa”: Cola di Rienzo che spiega le antiche epigrafi ai Romani in un disegno di Palagio Pelagi (foto Galleria Carlo Virgilio di Roma)

Contemporaneamente alla delegazione del Comune ad Avignone ne partì un’altra, promossa dal Governo popolare della città e capeggiata dal carismatico e controverso portavoce della fazione popolare, Cola di Rienzo, destinato a diventare presto il protagonista della scena politica romana. La sua figura è rappresentata in mostra da opere del XIX secolo, che raccontano episodi, tratti principalmente da quello straordinario testo che è la Cronica dell’Anonimo Romano: Cola di Rienzo che arringa il popolo romano nel grande dipinto di Carlo Felice Biscarra dai Musei Reali di Torino e Frate Acuto che annuncia a Cola di Rienzo la resa di Francesco dei Prefetti di Vico, un bassorilievo in gesso di Ettore Ferrari dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, o ancora Cola di Rienzo che spiega le antiche epigrafi ai Romani in un disegno di Palagio Pelagi dalla Galleria Carlo Virgilio di Roma. In mostra sono inoltre esposte due monete dagli scavi del Mausoleo di Augusto battute dal Senato nella prima metà del Trecento e due denari emessi nei mesi del suo Tribunato, dalla Biblioteca Apostolica Vaticana.

Mostra “1350. Il giubileo senza papa”: busto di Petrarca e Globo in bronzo dorato che coronava l’obelisco Vaticano (foto roma capitale)

Roma vista e sognata, con il suo glorioso passato imperiale, è al centro della sezione dedicata ai Mirabilia, che presenta alcune leggende riportate negli scritti di Petrarca e nelle colte descrizioni elaborate a partire dal XII secolo: quella legata al Globo in bronzo dorato che coronava l’obelisco Vaticano, ritenuto essere l’urna delle ceneri di Giulio Cesare, e quella connessa alla Lastra dell’Aracoeli, di cui in mostra è presente il calco frontale, raffigurante la “Visione di Augusto”, davanti alla quale Cola di Rienzo si inchinò per deporre le insegne tribunizie dopo la vittoria sui Colonna del 1347.

Mostra “1350. Il giubileo senza papa”: statua raffigurante il ritorno del pellegrino accolto dall’abbraccio della moglie, dal Musée Lorrain di Nancy (foto roma capitale)

Veri protagonisti del Giubileo, i pellegrini sostenevano lunghi viaggi per visitare Roma. Con il loro tipico abbigliamento – un corto mantello, il bordone e la bisaccia, come rappresentato su una placchetta in bronzo dorato dal museo nazionale del Bargello, o nella statua raffigurante il ritorno del pellegrino accolto dall’abbraccio della moglie, dal Musée Lorrain di Nancy –, portavano con sé le insegne di pellegrinaggio, acquisite presso i santuari e i luoghi sacri per attestare il pellegrinaggio: avevano questa funzione le due insegne in piombo da Chioggia, raffiguranti i santi Pietro e Paolo, e quelle dai Fori Imperiali, con san Nicola e san Michele.

Mostra “1350. Il giubileo senza papa”: statua di Santa Veronica dal Musée des Beaux-Arts di Digione (foto roma capitale)

Un eccezionale tesoro di reliquie è custodito nelle chiese di Roma. La più preziosa, autentico simbolo del Giubileo del 1350 e il cui culto era già esploso nel Duecento, è la Veronica, “vera icona” di Cristo conservata in San Pietro in Vaticano. La Veronica è rievocata su un ducato in oro emesso dal Senatus romano a metà del Trecento, in prestito dalla Biblioteca Apostolica Vaticana e tra gli oggetti di più alto valore documentario presenti in mostra, oltre che nella statua di Santa Veronica, databile allo stesso periodo, dal Musée des Beaux-Arts di Digione. A questi anni risalgono anche i primi dibattiti sulla Sacra Sindone: la più antica menzione è contenuta nei Problemata di Nicola d’Oresme, vescovo di Lisieux tra il 1377 e il 1382, di cui in mostra è presente un raro codice quattrocentesco dalla Biblioteca nazionale di Napoli.

Mostra “1350. Il giubileo senza papa”: bozzetto raffiguranti la decorazione pittorica del catino absidale. Santa Caterina da Siena accoglie il papa Gregorio XI di Laurent Pecheux (1769) (foto venerabile arciconfraternita di santa caterina da siena a roma)

Protagonisti dell’ultima sezione, dedicata al ritorno del Papa e della Curia a Roma nel 1377, sono papa Gregorio XI e santa Caterina da Siena. La santa accompagna il pontefice nel rientro in città in una stampa di metà Ottocento dal Museo di Roma e nei modellini settecenteschi per la decorazione dell’abside della chiesa di Santa Caterina da Siena a via Giulia, conservati presso la Venerabile Arciconfraternita di Santa Caterina da Siena. Alla santa senese è dedicata anche la chiesa di Santa Caterina a Magnanapoli, costruita nel XVI secolo nell’area dei Mercati di Traiano, che dopo il castello delle Milizie accolsero un convento di suore domenicane. A testimonianza di questa ultima fase del monumento che ospita oggi la mostra, è un acquerello di Ettore Roesler Franz dal Museo di Roma in Trastevere. Si riferisce a eventi disastrosi che interessarono Roma in quegli anni, ma anche alla sua capacità di reazione, un’epigrafe in tre frammenti, recante il nome del cittadino che offrì una donazione in denaro per la ricostruzione di due colonne dopo il disastroso incendio che colpì la basilica di San Giovanni in Laterano nel 1361: una testimonianza di grande valore scientifico, ritenuta dispersa fino a oggi, identificata nei depositi capitolini in occasione della mostra e per la prima volta presentata al pubblico contemporaneo.

Mostra “1350. Il giubileo senza papa”: la lastra della tomba di papa Clemente VI (foto roma capitale)

Sullo sfondo dello scisma tra il papato romano e i filoavignonesi, crisi che si sarebbe ricomposta solo nel 1417, la mostra si conclude con la figura di una giovane nobildonna romana, Jacopa dei Prefetti di Vico, prelevata dal convento e data in sposa al fratello di papa Bonifacio IX, Andrea Tomacelli, molto più grande di lei. In mostra è possibile ammirare da vicino il sarcofago usato per la sepoltura della giovane, oggi conservato ai Musei Capitolini. Salito al soglio pontificio nel 1389, Bonifacio IX restaurò l’autorità papale finendo con il sopprimere l’autonomia comunale conquistata nel corso del XIV secolo, sia nei confronti delle ingerenze baronali sia di quelle della Chiesa: finisce così, a Roma, l’epoca del Comune medievale.

Lazio in zona rossa. A Roma musei chiusi. Ma sul web molte le iniziative culturali promosse da Roma Culture. Ecco il programma ai musei Capitolini, Mercati Traianei, Ara Pacis e villa Torlonia

Il passaggio del Lazio in zona rossa ha determinato la chiusura di mostre e musei su tutto il territorio regionale. Secondo i nuovi provvedimenti, quindi, a Roma da lunedì 15 marzo 2021 musei e spazi espositivi rimarranno chiusi fino a nuove disposizioni. In attesa della riapertura e del superamento della crisi sanitaria, l’invito è quello di seguire le nostre attività online, l’unico modo che abbiamo, in questo momento, per continuare a comunicare la bellezza delle nostre collezioni. L’attività digital della programmazione è promossa da Roma Culture, sia sul sito culture.roma.it che sui canali social di @cultureroma. Tanti gli appuntamenti digital gratuiti sui canali web e social del Sistema Musei di Roma Capitale. Lunedì 15 marzo 2021 per “Educare alle mostre, educare alla città” sulla piattaforma Google Suite, c’è stato l’appuntamento online sul tema della mostra “Napoleone e il mito di Roma”, al momento non visitabile, allestita ai Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali e curata da Claudio Parisi Presicce, Nicoletta Bernacchio, Massimiliano Munzi, Simone Pastor.

Locandina dell’incontro con Giuseppe Scarpati su “Ritratti di imperatori tra il Museo Torlonia alla Lungara e il Museo Capitolino” (foto musei in comune)

Per “Musei Aperti: il racconto in diretta dei Marmi Torlonia ai Musei Capitolini”, il ciclo di incontri online dedicato ad alcuni dei temi connessi alla mostra “I Marmi Torlonia. Collezionare capolavori”, in programma, in diretta sulla pagina Facebook dei musei Capitolini, martedì 16 marzo 2021 alle 18 l’incontro con Giuseppe Scarpati, archeologo del parco archeologico di Pompei, che parlerà dei “Ritratti di imperatori tra il Museo Torlonia alla Lungara e il Museo Capitolino”. La spettacolare serie dei ritratti imperiali, o presunti tali, che concludeva il percorso espositivo del museo Torlonia alla Lungara costituiva uno dei punti salienti della collezione di sculture antiche allestita per volontà del principe Alessandro Torlonia. Modello ideale per la costruzione della galleria iconografica fu la celebre Sala degli Imperatori del museo Capitolino, formata in gran parte con i busti provenienti dalla prima raccolta del cardinale Albani, acquistata nel 1733 da papa Clemente XII. Il gruppo dei ritratti Torlonia attualmente in mostra ai musei Capitolini è il risultato di una ponderata selezione che offre l’opportunità di presentare alcuni esemplari di grande interesse alla luce dei recenti restauri. Interventi in diretta di 20/25 minuti – interazione con il pubblico (domande con moderatore) massimo 10/15 minuti.

La colonna Traiana in una stampa dell’Ottocento (foto musei in comune)

Mercoledì 17 marzo 2021 per la rubrica aMICi online si terranno due incontri fruibili sulla piattaforma Google Suite. Il primo alle 16, a cura di Nicoletta Bernacchio, ricostruisce un angolo sparito di Roma grazie ad alcune vedute dell’Ottocento della Colonna di Traiano, esposte nella mostra “Napoleone e il mito di Roma” ai Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali. Fino all’inizio dell’Ottocento la Colonna di Traiano era circondata da un recinto e posta al centro di una piccola piazza, su cui affacciavano chiese, monasteri ed edifici con botteghe e abitazioni. Questo panorama urbano non esiste più, cancellato dalle demolizioni promosse per l’allargamento della piazza voluto da Governo Napoleonico nel 1812, che portarono alla scoperta dei resti della Basilica Ulpia.

Personaggi: dettaglio di rilievi sull’Ara Pacis (foto musei in comune)

Nel secondo incontro, alle 17.30, con Lucia Spagnuolo e Francesca Romana Chiocci, l’attenzione si sposta sul museo dell’Ara Pacis spaziando dal racconto del progetto dinastico augusteo alla storia dei personaggi rappresentati sui pannelli dell’Ara. Un incontro sempre diverso: dal racconto del progetto dinastico augusteo, alla storia dei personaggi rappresentati sull’Ara Pacis; dalla lettura degli elementi decorativi, alla ricostruzione dei momenti salienti della riscoperta del monumento.

La facciata del Casino Nobile di villa Torlonia (foto musei in comune)

Giovedì 18 marzo 2021, alle 16, sulla piattaforma Google Suite la curatrice Annapaola Agati del museo del Casino Nobile ripercorrerà la storia di Villa Torlonia tra le due guerre attraverso il racconto della genesi di una o più opere esposte e la vita di alcune figure significative o alcuni luoghi nascosti della villa non aperti normalmente al pubblico. (Prenotazione obbligatoria allo 060608). La curatrice del Museo del Casino Nobile guida i visitatori su temi ogni volta diversi: può essere analizzata e approfondita la genesi di una o più opere presenti nel percorso espositivo, o raccontata la vita di alcune figure significative per la storia della villa o ancora, può essere ripercorsa la trasformazione del Casino Nobile da luogo di delizia per i soli principi Torlonia a Museo di se stesso o anche, potrebbero essere svelati alcuni luoghi nascosti della villa che per le loro caratteristiche conservative non possono essere aperti normalmente al pubblico.

Roma. I Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali riaprono il 4 febbraio con la mostra “Napoleone e il mito di Roma”, nel bicentenario della morte di Bonaparte: con oltre 100 opere (sculture, dipinti, stampe, medaglie, gemme) ripercorre il rapporto tra l’imperatore francese, il mondo antico e Roma

Locandina della mostra “Napoleone e il mito di Roma” ai Mercati di Traiano dal 4 febbraio al 30 maggio 2021

I Mercati di Traiano a Roma il 4 febbraio 2021 riaprono col botto. Il pubblico dei Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali avrà la possibilità di visitare, oltre ai capolavori della collezione permanente, anche la nuova mostra “Napoleone e il mito di Roma” che sarà aperta al pubblico fino al 30 maggio 2021. Ideata in occasione del bicentenario dalla morte di Napoleone Bonaparte, la mostra lo celebra ripercorrendo il rapporto tra l’imperatore francese, il mondo antico e Roma. L’esposizione è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è a cura di Claudio Parisi Presicce, Massimiliano Munzi, Simone Pastor, Nicoletta Bernacchio. Organizzazione Zètema Progetto Cultura. Concept grafico: Iowa State University. Progetto di allestimento Stefano Balzanetti, Alessandro Di Mario, Eleonora Giuliani assieme a Simone Bove per Wise Design. Il percorso espositivo si snoda attraverso 3 macro-sezioni e comprende oltre 100 opere – tra cui sculture, dipinti, stampe, medaglie, gemme e oggetti di arte cosiddetta minore – provenienti dalle Collezioni Capitoline nonché da importanti musei italiani ed esteri.

I mercati traianei visti dall’area archeologica del foro di Traiano (foto Graziano Tavan)

Perché Napoleone ai Fori Imperiali. “L’idea di organizzare al Museo dei Fori Imperiali una mostra su Napoleone Bonaparte”, spiegano i promotori della mostra, “è nata da due considerazioni. La prima riguarda una data: il 5 maggio 2021 cadranno i duecento anni dalla morte di questo indiscusso protagonista della Storia. Si tratta di un anniversario importante che non può non riguardare anche Roma, annessa all’Impero Francese dal 1809 al 1814 e città seconda solo a Parigi per volontà di Napoleone stesso. L’altra considerazione sta nei luoghi. Il Governo Napoleonico nel 1811 avviò la sistemazione dell’area a sud della Colonna di Traiano, decretando la demolizione dell’Isolato di Sant’Eufemia e gettando così le premesse per lo scavo, la scoperta e la sistemazione del settore centrale della Basilica Ulpia e di parte della piazza forense, completato nel 1815 da papa Pio VII dopo il suo ritorno a Roma. Ancora oggi il percorso di visita dei Fori Imperiali inizia proprio scendendo nel cosiddetto Recinto Pontificio. Qui nel Museo, inoltre, sono conservati in collezione permanente importanti reperti rinvenuti in occasione di quegli scavi, prime fra tutti le statue dei Daci. Infine, la stessa Colonna di Traiano fu presa a modello per la realizzazione della Colonna Vendôme, eretta a Parigi per celebrare la straordinaria vittoria della Grande Armée nella Battaglia di Austerlitz (2 dicembre 1805), capolavoro strategico che garantì a Napoleone il dominio sull’Europa”.

“Il Foro di Traiano dopo gli scavi dei Francesi” olio su tela di Charles Lock Eastlake (1820-1830) conservato al museo di Roma (foto di Alfredo Valeriani)

Roma come modello, quindi. Roma come mito. “La sua storia, i suoi personaggi, le vicende politiche, la religione, la letteratura, l’arte”, continuano i promotori della mostra, “furono assorbite da Napoleone sin da ragazzo, in piena armonia con i tempi. Con la Rivoluzione Francese e poi con la Repubblica gli eroi antichi avevano infatti recuperato tutta la loro esemplarità, non solo morale ma anche politica, assumendo la funzione di icone libertarie e repubblicane. Se in contrapposizione alla monarchia tradizionale dei Borboni i rivoluzionari avevano visto nell’antica Roma l’archetipo repubblicano, via via che si avvicinava al potere assoluto, e una volta conquistato, Napoleone fece della Francia l’erede diretta dell’Impero Romano. Nella stessa biografia di Napoleone si coglie in maniera evidente l’evoluzione dalla fascinazione repubblicana all’immedesimazione imperiale. L’idea di riprodurre l’arte della Roma Imperiale per celebrare la magnificenza di Napoleone portò inevitabilmente con sé l’uso di un linguaggio di propaganda ispirato all’Antico, che aveva le proprie radici formali nel Neoclassicismo e che si andò definendo come uno stile profondamente nuovo, caratterizzato dalla rappresentazione dell’Imperatore come erede dei grandi condottieri del passato e degli Imperatori romani, se non addirittura come eroe e divinità dell’antica Grecia. Napoleone non venne mai a Roma. Tuttavia, la città lo aspettò e per essere capitale del suo nuovo Imperatore fu teatro di numerosi cantieri di abbellimento e ammodernamento. Le arti vissero una stagione felice e così la ricerca antiquaria. Il mito di Roma alimentò Napoleone, e ne fu vivificato”.

Statuetta di Alessandro Magno a cavallo in bronzo del I sec. a.C. conservata al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto di Giorgio Albano)
Yverdon-les-Bains_Musée_L. Rochet_Statua di Napoleone cadetto a Brienne-le-Chateau_foto-Musée d’Yverdon et Région

Statua in gesso di Napoleone cadetto a Brienne-le-Chateau di L. Rochet, (1853) conservata al Musée d’Yverdon et Région (foto Musée d’Yverdon et Région)

La prima macro-sezione evidenzia il rapporto tra Napoleone e il mondo classico, seguendo la formazione del giovane Bonaparte, anche attraverso l’adozione di diversi modelli tratti dall’Antico, utilizzati di volta in volta per trasmettere messaggi di potere, buon governo e conquiste militari, fino alla divinizzazione della sua figura. In questa sezione sono presenti opere antiche e moderne di eccezionale valore storico, che illustrano il percorso biografico di Napoleone e, allo stesso tempo, i suoi modelli e riferimenti culturali. Tra le opere esposte, ad esempio, il gesso di Louis Rochet per la statua di Napoleone cadetto a Brienne (inizialmente visibile attraverso una riproduzione fotografica) dal Musée d’Yverdon et Région (Yverdon-les-Bains), il bronzo raffigurante Alessandro Magno a cavallo dal museo Archeologico nazionale di Napoli e il grande bronzo di Lorenzo Bartolini raffigurante Napoleone I Imperatore, dal Louvre, in cui Bonaparte è ritratto all’antica, con la corona d’alloro e le fattezze di un imperatore romano. Grandezza militare e visione di un impero sconfinato legano infatti Alessandro Magno a Napoleone il quale, come già molti condottieri prima di lui, tra cui Giulio Cesare, fece propria l’imitatio Alexandri. Napoleone si confrontò idealmente con altri imperatori come Augusto, presente con un ritratto in marmo proveniente dai musei Capitolini. Nota era anche la sua ammirazione per Annibale, qui evocata dalla copia moderna del cosiddetto Annibale del Quirinale. La macro-sezione si chiude con la morte e l’apoteosi di Napoleone, considerato un eroe antico ma anche un santo e un taumaturgo, in continuità con i re del medioevo francese, come raffigurato nel celebre dipinto di A.J. Gros, Il generale Bonaparte visita gli appestati di Jaffa, presente in mostra attraverso l’incisione di A.C. Masson, proveniente dal Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts di Ajaccio.

Progetto per la sistemazione dell’area a sud della Colonna Traiana, disegno acquerellato di G. Valadier e G. Camporese (1812) conservato all’Accademia Nazionale di San Luca di Roma (foto accademia san luca)
milano_museo-risorgimento_Giovan Battista Comolli, Erma di Napoleone I Re d’Italia_foto-comune-milano

Erma di Napoleone I Re d’Italia in marmo di Carrara di Giovan Battista Comolli (1809) conservato al museo del Risorgimento di Milano (foto Galleria d’Arte Moderna di Milano)

La seconda macro-sezione è dedicata al rapporto di Napoleone con l’Italia e Roma. Si inizia con tre opere di particolare bellezza che illustrano il ruolo di Napoleone come Re d’Italia: il gruppo scultoreo di Pacetti Napoleone ispira l’Italia e la fa risorgere a più grandi destini, dal Castello di Fontainebleau, e due ritratti di Napoleone da Milano (Galleria d’Arte Moderna e Palazzo Moriggia-Museo del Risorgimento). A seguire, il vastissimo programma di trasformazione urbana, che il Governo Napoleonico voleva applicare a Roma, è riassunto nell’istallazione nella Grande Aula di un viale di cipressi, uno dei punti focali della mostra. L’istallazione è introdotta dal ritratto di Antonio Canova dai musei Capitolini, protagonista del panorama artistico romano (e non solo) del tempo e autore del Busto di Pio VII, ancora dai musei Capitolini, esposto nella sala dedicata al complesso rapporto che Napoleone ebbe con il Papato e la religione. La macro-sezione è completata da un articolato approfondimento sullo scavo della Basilica Ulpia: incisioni di Giuseppe Vasi, Angelo Uggeri, Giovan Battista Cipriani e disegni e dipinti dal museo di Roma, nonché – eccezionalmente esposti per la prima volta – i tre progetti redatti nel 1812 da Giuseppe Valadier e Giuseppe Camporese e conservati all’Accademia di San Luca, illustreranno le tappe che portarono alla scoperta delle strutture della Basilica Ulpia e di importanti reperti scultorei, come le statue di Daci, esposte nella collezione permanente del Museo, riunite per la prima volta a sculture provenienti dall’area e oggi conservate nei musei Vaticani.

Aquila del 7° Reggimento Ussari in bronzo dorato (1804) conservata al Musée de l’Armée di Parigi (foto Reunion des Musees Nationaux – Grand Palais)
ajaccio_palais-fesch_Bonaparte su un dromedario_foto-palais-fesch

Bonaparte su un dromedario, bronzo di C.J. Meurant (inizi del XIX sec.) conservato al Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts di Ajaccio (foto Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts)

La terza macro-sezione approfondisce alcuni aspetti relativi alla ripresa di modelli antichi nell’arte e nell’epopea napoleonica, come ad esempio quello dell’aquila romana, esemplificato in mostra, tra le altre opere, dal vessillo del 7° Reggimento Ussari dal Musée de l’Armée di Parigi. Nell’approccio all’Antico fu fondamentale per Napoleone la Campagna d’Egitto, impresa militare e culturale insieme, raccontata attraverso alcune opere, come la stampa di Girardet dal museo Napoleonico di Roma, raffigurante Il generale Napoleone Bonaparte alle Piramidi, e la statuetta in bronzo di C.J. Meurant dal Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts di Ajaccio: Bonaparte su un dromedario. Dall’Egitto a Babilionia, sulle orme di Alessandro Magno: il percorso è celebrato nella mostra con cinque lastre del fregio con Il Trionfo di Alessandro Magno in Babilonia di Bertel Thorvaldsen, nella versione conservata nei musei civici di Pavia e derivata dal fregio eseguito dal celebre scultore per il Palazzo del Quirinale nel 1812, nell’ambito dell’allestimento degli appartamenti imperiali destinati a Napoleone e alla sua famiglia (ma che la famiglia imperiale non abitò perché Napoleone non venne mai a Roma).

La Colonna Traiana nei fori imperiali (foto Graziano Tavan)

Lo sguardo su Roma riporta al modello per antonomasia: la Colonna Traiana. Dopo la realizzazione dei calchi voluti da Luigi XIV e giunti a Parigi nel 1671, questa straordinaria opera divenne fonte di ispirazione e imitazione per molti artisti francesi. Fu tuttavia con Napoleone che la Colonna ebbe la sua imitazione più celebre e allo stesso tempo originale: la Colonna Vendôme a Parigi, celebrazione di un impero e di un imperatore e delle sue imprese militari.

Napoleone con gli abiti dell’incoronazione, olio su tela di François Gérard (1805) conservato al Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts di Ajaccio (foto Reunion des Musees Nationaux – Grand Palais)

La mostra si conclude con il famoso quadro Napoleone con gli abiti dell’incoronazione, dipinto da François Gérard nel 1805 e conservato ad Ajaccio, nel Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts: il dipinto raffigura Napoleone al suo apice e rappresenta il compendio più evidente dell’uso che egli seppe fare dei simboli. I gusti personali di Napoleone erano quelli della sua generazione ma egli sapeva che il mondo antico rappresentava una categoria culturale tanto vasta quanto varia che poteva in qualche modo essere adattata a tutti gli usi. Napoleone mise in pratica una sorta di archeologia delle immagini del potere attraverso il recupero meticoloso e spregiudicato di simboli, figure e concetti del passato, da utilizzare per creare un impressionante raccolta di ritratti e di ornamenti, allusioni, richiami e prestiti che serviranno a legittimare un regime, la cui esistenza poggiava essenzialmente sulla forza militare. Le immagini dell’antico-mania napoleonica (la nudità eroica, le insegne del potere, l’alloro, l’aquila…) rifunzionalizzate nel presente sono allo stesso tempo rivolte al futuro: si rivolgono ai posteri e partecipano alla costruzione della leggenda dell’Imperatore.

Roma. Il 1° febbraio riapre il Sistema Musei di Roma Capitale, l’area archeologica dei Fori Imperiali e il Circo Massimo. Nuova mostra all’Ara Pacis. Prorogate le mostre “I Marmi Torlonia” e “Il Tempo di Caravaggio”

La bellezza dell’arte torna a disposizione di tutti grazie alla riapertura del Sistema Musei di Roma Capitale, promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Da lunedì 1° febbraio 2021 sono di nuovo aperti al pubblico i musei Capitolini, museo di Roma a Palazzo Braschi, museo dell’Ara Pacis, museo di Roma in Trastevere, Galleria d’Arte Moderna, musei di Villa Torlonia, museo Civico di Zoologia, museo di Scultura antica “Giovanni Barracco”, museo Napoleonico, museo “Pietro Canonica” a Villa Borghese, museo “Carlo Bilotti” – Aranciera di Villa Borghese, museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina, museo di Casal de’ Pazzi, museo delle Mura, Villa di Massenzio. Al loro interno i visitatori possono ritrovare le collezioni permanenti con i tanti capolavori in esse conservati, oltre alle numerose mostre prorogate e ad alcune importanti novità espositive, sinora rinviate a causa della pandemia in corso. I musei sono aperti anche il lunedì in considerazione della chiusura prevista nel fine settimana dal Dpcm in vigore.

I mercati traianei si affacciano sui fori imperiali a Roma (foto Roma Capitale)

Diventano nuovamente visitabili anche le aree archeologiche dei Fori Imperiali (ingresso dalla Colonna Traiana e uscita dal Foro di Cesare su Via dei Fori Imperiali), dalle 8.30 alle 16.30 (ultimo ingresso 15.30), e del Circo Massimo, dalle 9.30 alle 16.30 (ultimo ingresso 15.30), all’interno del quale sarà attivo anche Circo Maximo Experience. Servizi museali a cura di Zètema Progetto Cultura.

All’Ara Pacis di Roma la mostra “Josef Koudelka. Radici” (foto musei in comune)

Le novità all’Ara Pacis. Si inizia il 1° febbraio 2021 con la tappa unica italiana della mostra “Josef Koudelka. Radici”. Evidenza della storia, enigma della bellezza, organizzata da Contrasto e Magnum Photos, al via al museo dell’Ara Pacis. Con oltre cento spettacolari immagini panoramiche, l’esposizione del maestro ceco documenta il suo straordinario viaggio alla ricerca delle radici della nostra storia. Sarà l’estratto di un’inedita e personale riflessione sull’antico, sul paesaggio e sulla bellezza compiuta lungo trent’anni di vita, toccando diciannove diversi paesi e visitando più di cento siti archeologici tra i più rappresentativi per la storia del Mediterraneo. La mostra aprirà al pubblico alle 14.

Locandina della mostra “Napoleone e il mito di Roma” ai Mercati Traianei (foto musei in comune)

Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali riaprono il 4 febbraio 2021 con la mostra “Napoleone e il mito di Roma”, dedicata agli scavi promossi da Bonaparte a Roma, proprio nell’anno in cui ricorre l’anniversario del bicentenario della morte dell’imperatore francese. La mostra, a cura di Claudio Parisi Presicce, Simone Pastor, Massimiliano Munzi, Nicoletta Bernacchio, analizza il contesto culturale e letterario della seconda metà del XVIII secolo (neoclassicismo e l’estetica del sublime) e dedica approfondimenti ad aspetti urbanistici, quali a esempio gli scavi del settore centrale della Basilica Ulpia, la Colonna Traiana valorizzata dal Governo Napoleonico di Roma, l’Egittomania di Napoleone e molti altri aspetti di grande rilevanza, relativi all’annessione di Roma all’Impero dal 1809 al 1814. In quegli anni Roma diventa città imperiale seconda solo a Parigi per volontà di Napoleone stesso.

La locandina della mostra “The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces / I Marmi Torlonia. Collezionare capolavori” a Palazzo Caffarelli ai Musei Capitolini

Le mostre in corso. Molte sono le mostre che i visitatori ritroveranno all’apertura del sistema museale cittadino appena le misure lo consentiranno.  A cominciare dai musei Capitolini, con la splendida mostra sulla storia del collezionismo dei marmi antichi, romani e greci, “I marmi Torlonia. Collezionare capolavori” (fino al 29 giugno 2021). L’esposizione è il risultato di un’intesa del ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo con la Fondazione Torlonia; e nello specifico, per il ministero, della direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio con la soprintendenza Speciale di Roma. Il progetto scientifico di studio e valorizzazione della collezione è di Salvatore Settis, curatore della mostra con Carlo Gasparri. Electa, editore del catalogo, cura anche l’organizzazione e la promozione dell’esposizione. Il progetto d’allestimento è di David Chipperfield Architects Milano, negli ambienti dello spazio espositivo dei musei Capitolini a Villa Caffarelli, tornati alla vita dopo oltre cinquanta anni grazie all’impegno di Roma Capitale per restituire alla cittadinanza un nuovo spazio espositivo progettato e interamente curato della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. La Fondazione Torlonia ha restaurato i marmi selezionati con il contributo di Bvlgari che è anche main sponsor della mostra. Il progetto della luce è stato scritto da Mario Nanni, lumi Viabizzuno (vedi Roma. Apre a Palazzo Caffarelli ai musei Capitolini la mostra “The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces / I Marmi Torlonia. Collezionare capolavori”, il grande evento 2020 più volte rinviato causa Covid-19: 96 marmi, selezionati dalla celebre collezione Torlonia la quale torna così finalmente visibile al pubblico. Alla presentazione il ministro Franceschini | archeologiavocidalpassato). Sempre ai musei Capitolini l’esposizione “Il Tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione Roberto Longhi” con il celebre dipinto del Caravaggio Ragazzo morso da un ramarro (prorogata fino al 2 maggio 2021) (vedi Roma. Ai musei Capitolini, il museo pubblico più antico del mondo, con capolavori antichi unici, ora anche la mostra “Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi” nel cinquantenario della scomparsa del grande storico dell’arte | archeologiavocidalpassato) e alla mostra fotografica “Lockdown Italia” visto dalla Stampa Estera (fino al 28 febbraio 2021). Alla Galleria d’Arte Moderna è stata prorogata fino al 28 marzo 2021 “Sten Lex. Rinascita”, la mostra che racchiude una selezione di opere dei due noti muralisti italiani e uno stencil poster visibile nel chiostro.

La MIC Card del Sistema Musei di Roma

Biglietti. È possibile effettuare l’acquisto dei biglietti di ingresso ai musei Civici e/o alle mostre direttamente nelle biglietterie ma rimane fortemente consigliato il preacquisto da casa del biglietto online (acquisto con 1 euro di prevendita). Questa procedura consente di annullare le code in biglietteria e ridurre gli affollamenti nelle sale, grazie all’assegnazione di fasce orarie in cui presentarsi per entrare al museo e iniziare la visita. Una volta completato l’acquisto sarà sufficiente stampare la ricevuta e mostrarla cartacea o digitale all’ingresso del museo scelto e/o della mostra. Il consiglio è valido anche per i possessori della MIC card, per i quali la prenotazione allo 060608 è gratuita. È consigliato l’acquisto online della MIC Card (con 1 euro di prevendita) con ritiro in biglietteria dei musei.