Pùmpaiia: l’olio di Pompei è il primo IGP Campania. Nell’Orto dei Fuggiaschi a Pompei frangitura delle olive delle aree verdi dell’azienda agricola Pompei e degustazione dell’extravergine con i visitatori del Parco. Recuperata una tradizione millenaria, con i metodi e le tecniche illustrate da Columella e Plinio il Vecchio

Olivi nell’Orto dei Fuggiaschi a Pompei (foto parco archeologico pompei)

Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei, con “I ragazzi di Plinio” e la coop sociale Il Tulipano che hanno curato le degustazioni con l’olio Pùmpaiia (foto parco archeologico pompei)
Pùmpaiia, l’olio di Pompei prodotto con le olive delle aree verdi del Parco archeologico, è già un’eccellenza. Ad un anno dalla prima produzione, Pùmpaiia ha ricevuto il riconoscimento di certificazione IGP CAMPANIA. E lunedì 30 ottobre 2023 all’Orto dei Fuggiaschi (Regio I, insula 21, civico 6) i visitatori degli Scavi di Pompei hanno potuto assistere alla frangitura (estrazione con frantoio) delle olive appena raccolte e degustare l’olio IGP di Pompei. All’evento sono intervenuti il direttore del parco Gabriel Zuchtriegel, il direttore di Unaprol Nicola Di Noia, il presidente Aprol Francesco Acampora, e il presidente Coldiretti Campania Ettore Bellelli. La raccolta e frangitura delle olive è stata effettuata utilizzando un piccolo molitore, e a seguire “I Ragazzi di Plinio”, giovani del territorio con autismo e/o disabilità cognitiva impegnati in attività agricoltura sociale nei siti del Parco a cura del Cooperativa sociale IL TULIPANO Onlus, con il supporto dei neuropscichiatri infantili dell’ università Federico II di Napoli ed i terapisti centro medico riabilitativo di Pompei, hanno provveduto a organizzare gli assaggi dell’olio IGP di Pompei.

Una bottiglia di Pùmpaiia, l’olio extravergine d’oliva del parco archeologico di Pompei (foto parco archeologico pompei)

Raccolta delle olive nel parco archeologico di Pompei (foto parco archeologico pompei)

Degustazioni con Pùmpaiia, l’olio extravergine di olive di Pompei (foto parco archeologico pompei)
“L’olio di Pompei”, interviene Gabriel Zuchtriegel, “ora è IGP, indicazione geografica protetta, un risultato importante perché il museo del XXI secolo non potrà più essere semplicemente limitato alle attività tradizionali che rimangono ovviamente fondamentali, la conservazione, la ricerca, la gestione, la comunicazione, ma dobbiamo ampliare lo sguardo verso il territorio, verso lo sviluppo di questo territorio, verso le tradizioni, patrimonio immateriale. E questa iniziativa si inserisce nell’ambito dell’azienda agricola Pompei. Dunque riqualificare le aree verdi, abbattere i costi per la manutenzione, creando nuove opportunità di sviluppo, anche economico. Ma anche di insegnamento culturale, perché Pompei nell’antichità era questo. Era una città con il suo territorio. Questo era importante per dare corpo a una visione più ampia del parco e del museo, dei beni culturali in generale”. E Nicola Di Noia: “Grazie alla collaborazione tra Unaprol, Coldiretti e parco archeologico di Pompei oggi stiamo raccogliendo le olive, le stiamo trasformando in olio extravergine di oliva in diretta qui al parco. Per noi è un’operazione non tanto economica ma soprattutto culturale perché ribadiamo al mondo intero l’incredibile tradizione olivicola millenaria del nostro Paese in luoghi come questo di Pompei, ma soprattutto rilanciamo l’importanza del legame tra il patrimonio storico archeologico paesaggistico nazionale e questa preziosa produzione che è l’olio extravergine di oliva e le olive in generale”. Francesco Acampora ribadisce: “Per noi è un onore essere qui questa mattina al parco archeologico di Pompei ed è anche una grande gioia perché possiamo dimostrare quelle che sono le origini dell’olivicoltura campana. Origini antichissime che caratterizzano il nostro territorio, il nostro paesaggio. Oggi produciamo il primo olio campano IGP e lo facciamo in un luogo che è famoso in tutto il mondo e ci auguriamo che anche il nostro olio acquisterà nel tempo la stessa fama dei luoghi che ci stanno accogliendo questa mattina”. Conclude Ettore Bellelli: “Oggi siamo qui a Pompei per questa manifestazione legata alla molitura delle olive da cui poi si ricava questo olio. È un momento importante. È il primo olio IGP della Regione Campania. Quindi ci faceva molto piacere che questo “battesimo” avvenisse in un luogo così importante dal punto di vista storico che ci racconta anche la storicità di un prodotto dell’eccellenza dell’agricoltura italiana e campana in questo momento. Noi come Coldiretti Campania tramite l’Unaprol diamo assistenza e formazione, quindi collaboriamo con il parco archeologico di Pompei appunto per la realizzazione di questo prestigioso progetto”.

Olivi nel parco di Villa Arianna a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)
I siti archeologici vesuviani sono custodi di un patrimonio naturale e paesaggistico eccezionale, che si aggiunge all’unicità di quello archeologico. L’olivo, pianta millenaria del paesaggio agricolo del Mediterraneo, è una delle specie più caratteristiche nelle aree verdi del Parco. Utilizzare i metodi e le tecniche della raccolta delle olive utilizzati nel mondo romano, illustrati anche da autori come Columella e Plinio il Vecchio, significa garantire il pieno rispetto delle piante, salvaguardare la biodiversità e garantire la piena sostenibilità ambientale. È quanto sta realizzando il Parco archeologico di Pompei con il vasto patrimonio di ulivi presenti nei siti di propria competenza, grazie alla collaborazione con UNAPROL e APROL Campania. L’attività si inserisce nel più ampio progetto di Azienda agricola Pompei, un progetto teso alla riqualificazione e valorizzazione del patrimonio naturale del Parco. La raccolta delle olive viene effettuata in tutti i siti del Parco e, in particolare, a Stabia e a Civita Giuliana dove sono presenti, in continuità con il mondo arcaico, le cultivar Minucciola, Ogliarola, Olivella, Pisciottana, Ravece, Rotondello, oltre la Nostrale oggi a rischio di estinzione.
Roma. Il parco archeologico del Colosseo sigla un accordo di collaborazione con Coldiretti e Unaprol per la manutenzione degli olivi del parco e la produzione di olio extravergine. Presentate le prime bottiglie di evo Palatinum

Negli ultimi mesi lo staff del parco archeologico del Colosseo ha lavorato a moltissimi progetti per essere davvero pronto a ripartire quando le condizioni lo avrebbero permesso. Quanto era stato sperato finalmente si è concretizzato e proprio da fine maggio prende il via la collaborazione formativa e educativa del PArCo con Coldiretti e Unaprol-Consorzio olivicolo italiano. L’accordo è presentato in un video, girato tra la fine del 2020 e questi ultimi giorni, che racconta bene le attività portate avanti finora, strettamente connesse al percorso dedicato agli alberi di olivo presenti nel PArCo. Una su tutte, quella dedicata a studenti e studentesse che, accompagnati da guide archeologiche del PArCo, potranno visitare le principali aree in cui sono presenti gli olivi e seguire anche una speciale lezione tutta dedicata all’olio, a cura della Fondazione Evoo School.
“Abbiamo sottoscritto questo protocollo che punta alla manutenzione, all’assistenza, delle circa 200 piante dentro il parco archeologico del Colosseo”, spiega David Granieri, presidente Coldiretti Lazio, “convinti che in questo contesto si possa costruire una coscienza del consumatore dove in un ambiente così speciale e così unico può anche imparare parte della cultura agroalimentare italiana”. Il PArCo – ricorda il direttore Alfonsina Russo, “porta avanti nel suo programma strategico, oltre alla cura del patrimonio monumentale, la cura del verde, del paesaggio che costituisce il contesto nel quale i monumenti sono inseriti. Questo binomio tra verde-paesaggio e cultura-monumenti archeologici si coniuga in quest’azione che il parco archeologico ha messo in atto con Coldiretti ed è importante per noi perché l’ulivo rappresenta una pianta sacra legata anche al mito. È una pianta sacra alla dea Minerva. E in questo modo raccontiamo anche quello che la pianta rappresenta per quest’area archeologica. Credo che questa sia un’attività sperimentale che possa fungere da modello per altre aree archeologiche italiane”. Nicola Di Noia, direttore generale Unaprol: “Stiamo dando nuova vita a questi alberi facendo in modo di raccogliere le olive e ottenerne un olio di assoluta qualità e unicità perché questo è un luogo unico dove i turisti potranno non solo ammirare queste opere straordinarie millenarie, ma potranno in qualche modo avvicinarsi anche alla cultura di questo prodotto che è l’olio extravergine di oliva e delle olive da tavola che in Italia da più di duemila anni si produce, che anche i romani producevano anticamente”. E Sara Paraluppi, direttore Coldiretti Lazio: “Questa è una bellissima giornata di sole in cui nel cuore di Roma, nel parco archeologico del Colosseo, abbiamo iniziato la raccolta delle olive. È un momento importante perché è un’occasione per un percorso di collaborazione stretta con l’arte di una città storica per eccellenza in tutto il mondo in cui oltre alla visita ai monumenti possiamo pensare di poter far gustare quelle che sono le eccellenze di un territorio in cui l’olio sicuramente la fa da padrona”. L’annata 2020 è confezionata in splendide bottiglie, con un’etichetta molto elegante che riproduce, come disegni e come colori, una pittura parietale di una delle domus che sono presenti sul Palatino, la cosiddetta Casa dei Grifi. “Ci auguriamo – conclude Alfonsina Russo – si possano realizzare all’interno del parco archeologico del Colosseo con Coldiretti dei laboratori aperti alle famiglie ai giovani ai bambini. Credo che sia molto importante anche l’educazione, la trasmissione di quella che è la filiera di produzione dell’olio. Quindi dalla pianta all’olio stesso”.
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