Cividale, scoperta una nuova necropoli longobarda in piazza San Giovanni in Xenodochio: sepolture di individui locali, senza corredo. Cividale sarà protagonista nella grande mostra che apre a Pavia “Longobardi. Un popolo che cambia la storia”

Il sepolcreto longobardo venuto alla luce in piazza San Giovanni in Xenodochio a Cividale del Friuli

Il manifesto della mostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia” che apre a Pavia il 1° settembre 2017
A pochi giorni dall’inaugurazione della grande mostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia” (Castello visconteo di Pavia, 1° settembre 2017: vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/08/23/pavia-e-pronta-a-tornare-capitale-del-regnum-langobardorum-apre-al-castello-visconteo-la-mostra-longobardi-un-popolo-che-cambia-la-storia-un-grande-evento-in-cui-per-la-prima-volt/ ) Cividale del Friuli, sito Unesco proprio per il suo patrimonio longobardo, ricorda non solo che sarà presente con significativi reperti alla kermesse di Pavia, ma che proprio la capitale del primo ducato longobardo ha restituito un nuovo sepolcreto del “popolo dalle lunghe barbe”. Uno scavo, diretto da Angela Borzacconi, programmato dalla soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia in piazza San Giovanni in Xenodochio a ridosso delle mura, sul lato nord-est della città, nell’ambito dei lavori di riqualificazione della piazza avviati dall’amministrazione comunale, ha infatti scoperto parte di una necropoli di età longobarda (databile tra il VI e il VIII secolo), con sepolture di individui locali, quindi non di cultura germanica e quindi sepolti senza corredo.
La necropoli insiste su un’area precedentemente occupata da un focolare interrato di età tardo romana e da probabili apprestamenti lignei sistemati in prossimità di una struttura, forse di terrazzamento, legata alla presenza delle mura urbiche. Un contesto che consente agli archeologi di immaginare un paesaggio antico caratterizzato dalla presenza di un’area aperta adibita a cimitero, verosimilmente formatosi in relazione all’impianto più antico della chiesa, con annesso xenodochio (nel Medioevo, ospizio gratuito per forestieri e pellegrini, spesso posizionata presso le porte urbiche) di fondazione longobarda, attestato già nell’VIII secolo su terreni fiscali di proprietà del duca longobardo Rodoaldo.
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Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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