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Bologna. Al museo civico Archeologico due iniziative per le Gea 2023: “Cantiere aperto: quando le scienze incontrano la storia” (la bioarcheologa sugli scheletri etruschi della Certosa), “Bononia racconta” (pubblicazione on line del lapidario romano)

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La ricercatrice Giulia Riccomi esamina i reperti osteologici da una tomba del sepolcreto etrusco della Certosa al museo civico Archeologico di Bologna (foto musei civici bologna | museo civico archeologico)

Il museo civico Archeologico del Settore Musei Civici Bologna venerdì 16 giugno 2023 partecipa con due iniziative alle Giornate Europee dell’Archeologia 2023: “Bononia racconta”, la pubblicazione online di un nuovo scenario dedicato al Lapidario romano del museo sul portale “Storia e Memoria di Bologna” e, dalle 10.30, “Cantiere aperto: quando le scienze incontrano la storia”, incontro con la ricercatrice bioarcheologa Giulia Riccomi nell’ambito di un cantiere aperto di analisi su scheletri etruschi provenienti dal sepolcreto della Certosa. Le due iniziative sono in linea con lo spirito della manifestazione, animata dalla volontà di mantenere vivo il dialogo con il pubblico attraverso eventi culturali e iniziative a carattere divulgativo e didattico che diano risalto a progetti e attività archeologiche in corso, la cui specificità rimane il più delle volte preclusa ai non addetti ai lavori. “Ricerca, Scienza e Memoria”, dichiara Eva Degl’Innocenti, direttrice Settore Musei Civici Bologna, “saranno al centro delle attività del nostro museo civico Archeologico per le Giornate Europee dell’Archeologia. Si scopriranno anche i segreti delle pratiche alimentari etrusco-italiche, grazie allo studio degli scheletri etruschi dal sepolcreto della Certosa conservati al Museo”.

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La ricercatrice Giulia Riccomi e una sua collaboratrice all’opera di fronte ad una tomba etrusca al museo civico Archeologico di Bologna (foto musei civici Bologna | museo civico Archeologico)

Cantiere aperto. Quando le scienze incontrano la storia. Un cantiere aperto, alcuni scheletri sotto indagine, una scienziata a disposizione della curiosità del pubblico. Nell’ambito di un progetto di ricerca di eccellenza sostenuto da un finanziamento MUR “Young Researchers-Linea SoE”, Giulia Riccomi, bioarcheologa e ricercatrice presso la divisione di Paleopatologia del dipartimento di Ricerca traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’università di Pisa, sta svolgendo un’analisi paleopatologica e biochimica su alcune serie osteologiche inumate di età pre-romana finalizzata a ricostruire le pratiche alimentari etrusco-italiche tra VII e IV secolo a.C., tra cui gli scheletri etruschi dal sepolcreto della Certosa conservati al museo civico Archeologico di Bologna. Venerdì 16 giugno, dalle 10.30 alle 11.30, la dottoressa Riccomi sarà a disposizione del pubblico nella Sala X del museo per spiegare il progetto, i metodi utilizzati e i risultati che lo studio si propone di ottenere. Ingresso con biglietto museo.

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Lapidario del museo civico Archeologico di Bologna: veduta del cortile con le lapidi del “Muro del Reno” (foto musei civici bologna | museo civico archeologico)

Bononia racconta: storie di antichi bolognesi dal Lapidario del museo civico Archeologico. Dal 16 giugno 2023 il portale web “Storia e Memoria di Bologna”, curato dal museo civico del Risorgimento, arricchisce lo scenario dedicato alle Lapidi cittadine con un approfondimento dedicato al Lapidario romano del museo civico Archeologico: https://www.storiaememoriadibologna.it/lapidario-museo-archeologico. Realizzato a partire da un’idea di Sergio Cazzola e sviluppato grazie alla collaborazione scientifica tra gli staff del museo civico Archeologico e del museo civico del Risorgimento, questo nuovo capitolo consente, attraverso mappe concettuali di navigazione, di interrogare per la prima volta, anche semplicemente grazie all’utilizzo del proprio smartphone, 137 monumenti esposti nell’atrio e nel cortile del museo in una passeggiata virtuale che dà nuova voce agli antichi cittadini di Bononia, colonia latina fondata nel 189 a.C. In particolare, saranno soprattutto le stele funerarie del cosiddetto “Muro del Reno” a far conoscere un’umanità variegata e operosa fatta di donne e uomini, artigiani e magistrati, liberi e liberti, indigeni e stranieri che a Bologna trovarono una casa accogliente. A seguito di una grande inondazione del Reno a partire dall’ottobre del 1894, la zona dell’attuale Pontelungo fu al centro di uno dei più importanti rinvenimenti archeologici di fine secolo: gli operai, incaricati di risistemare l’argine, portarono alla luce oltre 200 lapidi reimpiegate per opere di consolidamento dell’alveo del fiume in età tardo antica (IV secolo d.C.) e provenienti da un vicino sepolcreto di età romana (I sec. a.C. – I sec. d.C.).

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Lapidario del museo civico Archeologico di Bologna: schermata di presentazione di una delle pareti dell’atrio nel nuovo scenario del portale “Storia e Memoria di Bologna” (foto musei civici bologna | museo civico archeologico)

Attraverso la mappa e i prospetti delle pareti espositive si potrà accedere alle singole schede delle opere, trovandovi oltre alla trascrizione e alla traduzione un commento articolato e degli approfondimenti su vari aspetti della vita e della cultura romana. La pubblicazione online si rivolge principalmente al pubblico non specialistico, che nei messaggi di vita e di storia incisi in queste pietre potrà trovare numerosi spunti sulla cultura e società del mondo romano. Era dal 1960 che non si affrontava in città lo studio dell’epigrafia latina in un’ottica di leggibilità ed interpretazione così aperta al grande pubblico. Allora fu Giancarlo Susini, professore ordinario di Storia romana all’università di Bologna e indiscusso maestro dell’epigrafia e della comunicazione storica, che diede alle stampe con Rosanna Pincelli il volume Il Lapidario: una schedatura quasi esaustiva, divulgativa ma anche di altissimo profilo scientifico, dei monumenti lapidei presenti al Museo Civico, non ancora separato nelle raccolte archeologica e medievale. “Proprio nel solco di questa opera fondamentale si sono inserite le curatrici del progetto, le funzionarie archeologhe Federica Guidi e Marinella Marchesi, con il fondamentale supporto di Valentina Uglietti, che ha svolto parte del suo dottorato in epigrafia romana nel nostro museo”, sottolinea Paola Giovetti, direttrice del museo civico Archeologico. “Senza nessuna pretesa di emulare il Maestro Susini, abbiamo cercato di creare uno strumento attuale e facilmente consultabile, per dare nuova vita ad un ricco patrimonio civico, a partire dalla traduzione in italiano delle epigrafi latine, che così diventano davvero alla portata di tutti”.

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Lapidario del museo civico Archeologico di Bologna: targa dei bagni pubblici di C. Legiannus Verus (foto musei civici bologna | museo civico archeologico)

I monumenti inseriti nel nuovo scenario sono parte del vasto patrimonio di lapidi del museo civico Archeologico, composto da oltre 400 reperti: in questa prima fase di schedatura si è data la precedenza ai monumenti provenienti da Bologna e dal suo territorio, senza rinunciare ad una piccola rappresentanza delle cosiddette lapidi “aliene”, giunte da collezioni private e per lo più rinvenute a Roma. Il pubblico, via web o anche in presenza negli spazi del Lapidario attraverso l’utilizzo del proprio smartphone, potrà apprezzare i segni tracciati dai lapicidi (non privi di sorprendenti errori di ortografia!) e le parole cui fu affidato il ricordo delle tante persone che animarono le strade e le piazze di Bononia: l’imperatore Nerone, il centurione Manilio Cordo, la piccola Sosia Isiade, la numerosa famiglia degli Alennii e tanti altri ancora. Alcuni esempi di schede consultabili: https://www.storiaememoriadibologna.it/lapidario-museo-archeologico/lapide-di-q.-manilius-cordus-2182-opera; https://www.storiaememoriadibologna.it/lapidario-museo-archeologico/lapide-dei-mestieri-2248-opera;
https://www.storiaememoriadibologna.it/lapidario-museo-archeologico/targa-dei-bagni-pubblici-di-c.-legiannus-verus-2267-opera; https://www.storiaememoriadibologna.it/lapidario-museo-archeologico/targa-di-c.-trebius-maximus-2261-opera; https://www.storiaememoriadibologna.it/lapidario-museo-archeologico/altare-con-limmagine-del-dio-silvano-2307-opera; https://www.storiaememoriadibologna.it/lapidario-museo-archeologico/lapide-dei-cornelii-2219-opera.

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Statua loricata di Nerone in marmo lunense dal teatro romano di Bologna (metà del I sec. a.C.) conservata al museo civico Archeologico di Bologna (foto Matteo Monti / musei civici bologna | museo civico archeologico)

Il portale “Storia e Memoria di Bologna” è un progetto digitale che si propone di raccontare il passato della città di Bologna e del suo territorio metropolitano attraverso il linguaggio dei monumenti e la voce dei protagonisti maggiori e minori della storia, che convergono in percorsi tematici definiti “scenari”. L’archivio digitale di ogni scenario è in continuo aggiornamento: vi si possono trovare profili biografici, linee del tempo, mappe, documenti, schede di opere d’arte, fonti e un’ampia emeroteca scaricabile. Ad oggi sono consultabili oltre 40mila biografie, arricchite dal racconto di oltre 2300 eventi, 2600 opere, 600 organizzazioni sociali, oltre 700 luoghi descritti e quasi 70.000 elementi multimediali inseriti nelle varie schede descrittive. Il portale web è quindi una sorta di grande libro della memoria bolognese, che mette in relazione il piano della storia di un singolo evento o individuo con quello della storia nazionale e internazionale. Osserva Otello Sangiorgi, direttore del museo civico del Risorgimento: “Per il portale www.storiaememoriadibologna.it questo lavoro costituisce un’importante tappa nel progetto complessivo di valorizzazione del patrimonio dei Musei Civici, in modo da renderne sempre più agevole e “attraente” la fruizione. Inoltre, dopo la pubblicazione di tutte le lapidi cittadine e del Lapidario del Museo Civico Medievale, si conferma l’interesse verso questo tipo di testimonianza del passato: tutti i monumenti ci parlano, ma le lapidi lo fanno con una particolare intensità: esse infatti “ci vogliono parlare”. Col loro linguaggio essenziale e idealizzato, non soltanto raccontano le tante vicende della nostra città, ma inducono il lettore di ieri e di oggi a riconoscersi in una storia comune”.

I musei civici di Bologna sono pet-friendly: i primi in Italia a offrire un servizio di intrattenimento dog-friendly per i propri visitatori. Accordo con Bauadvisor. Creati anche dei percorsi di visita a tema dove il cane è protagonista nelle opere esposte

Il cane protagonista in molte opere esposte nei musei civici di Bologna (foto bologna musei)

Tu visiti il museo in tranquillità mentre esperti dog-sitter si prenderanno cura dei tuoi amici a quattro zampe: i i musei civici di Bologna sono diventati pet-friendly grazie all’accordo siglato tra Istituzione Bologna Musei e Bauadvisor, nuovo portale di comunicazione e servizi globali e innovativi dedicato al mondo dei cani e dei loro proprietari pensato per vivere tutti i giorni 24 ore su 24 insieme. Le esigenze di accesso agli spazi museali e degli affetti a quattro zampe potranno conciliarsi in una nuova formula di reciproca soddisfazione grazie al servizio di dog-sitting Dogs & Museum, ideato da Bauadvisor, che consente ai proprietari di cani di godersi a pieno l’esperienza di visita, affidando con tranquillità a un dog sitter professionista la cura dei propri animali per l’intera durata della permanenza all’interno di un museo. Il servizio è disponibile su prenotazione attraverso il portale www.bauadvisor.it e l’app Bauadvisor. A prenotazione effettuata, gli esperti del team Bauadvisor saranno pronti per accogliere il visitatore davanti all’ingresso della sede museale indicata e prendere in consegna temporanea l’amico Fido, per farlo passeggiare e divertire nelle aree a verde vicine al museo, facendolo poi riabbracciare dal suo proprietario direttamente davanti al museo alla fine della sua visita. 

bauadvisor_logobologna-musei_logoL’Istituzione Bologna Musei è il primo sistema museale italiano a dotarsi di un servizio di intrattenimento dog-friendly per i propri visitatori. La sua estensione in tredici sedi espositive, per sei aree tematiche che spaziano all’archeologia alla musica, dall’arte antica a quella moderna e contemporanea, dal patrimonio industriale e cultura tecnica ai temi di storia e memoria, qualifica Bologna tra le prime città in Italia per turismo culturale a portata di zampa. L’offerta si propone di intercettare e rispondere a un’esigenza diffusa tra i proprietari e amanti dei cani, con l’obiettivo di favorire l’accessibilità del patrimonio museale verso più ampie fasce di pubblico. Si stima infatti che il 56% della popolazione italiana sia proprietaria di almeno un cane, una platea numerosissima di utenti per i quali la fruizione di servizi nel tempo libero può risultare difficile e problematica, al punto da costringere a limitazioni nello spostamento e nella partecipazione ad eventi. 

Presenza di cani in questa pittura della Tomba dei Vasi di Tarquinia riprodotto da Luigi Busi nell’Ottocento ed esposta al museo Archeologico di Bologna (foto Bologna musei)
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Cane accosciato che si gratta (prima metà XVI sec.) esposto al museo Medievale di Bologna (foto bologna musei)

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Diana cacciatrice di Pelagio Pelagi (1830 ca) esposta nelle collezioni d’Arte di Bologna (foto bologna musei)

Ma l’intesa con Bauadvisor per promuovere una sensibilità pet-friendly anche nella sfera dei consumi culturali non si ferma al dog-sitting: sono infatti stati sviluppati i primi percorsi tematici dedicati a proprietari e appassionati di cani che propongono una chiave insolita per conoscere il patrimonio museale civico attraverso l’effigie di questo animale, notoriamente tra i più rappresentati nella storia dell’arte. 

E sono proprio le arti figurative, con la loro straordinaria galleria di immagini prodotte dalle civiltà antiche fino alla contemporaneità, a rivelarci come il cane accompagni la vita dell’uomo da millenni, condividendone i sentimenti in una speciale vicinanza fatta di complicità e devozione. Studiati per illustrare la storia del rapporto tra l’uomo e il suo più fedele amico nel corso dei secoli, dall’antichità fino all’epoca moderna, tra raffigurazioni nelle situazioni più disparate e significati simbolici differenti, questi nuovi itinerari di visita propongono una narrazione ricca e articolata – tra archeologia, pittura e scultura – che attraversa le collezioni di nove musei: museo civico Archeologico, collezioni comunali d’Arte, museo civico Medievale, museo Davia Bargellini, museo internazionale e biblioteca della musica, museo civico del Risorgimento, museo del Patrimonio Industriale, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e Museo Morandi. Le opere selezionate per i percorsi di visita dog-friendly saranno facilmente riconoscibili grazie alla presenza di vari supporti di comunicazione contrassegnati dall’icona di un cane ideata e disegnata da Maria Elena Canè, restauratrice del museo civico Archeologico. Vediamo allora i nuovi percorsi di visita dog-friendly nelle sedi dell’Istituzione Bologna Musei. 

Rhyton (boccale) apulo a testa di cane (III sec. a.C.) esposto al museo Archeologico di Bologna (foto bologna musei)

bologna_Archeologico_pet-friendly_logoMuseo Civico Archeologico | via dell’Archiginnasio 2. Al museo civico Archeologico è stato creato un articolato percorso dedicato al più fedele amico dell’uomo dal titolo Una antica amicizia. Seguendo il filo conduttore della presenza canina raffigurata sui reperti archeologici, è possibile avventurarsi attraverso le collezioni e godere di una visita interamente incentrata sul ruolo che i nostri amici a quattro zampe ebbero nelle società greca, etrusca e romana. Il tutto con la guida del volumetto prodotto dal museo Una antica amicizia, disponibile gratuitamente per tutti i visitatori che ne faranno richiesta in biglietteria. Attraverso un percorso articolato in 20 punti, che a partire dal Lapidario giunge alle collezioni greca e romana, alla gipsoteca e soprattutto al grande salone decimo dove si dipana la storia di Bologna Etrusca, si incontreranno terrecotte figurate, sculture, vasellame e strumenti di bronzo, monete, medaglie e ceramiche attiche e magnogreche: tutti materiali che documentano come fino dall’antichità il cane costituisca per la vita dell’uomo non solo una presenza costante come compagno fidato, ma anche un prezioso aiuto per la guardia, la difesa del territorio, la pastorizia, la caccia e la guerra. Protagonista di vicende mitologiche accanto a dei ed eroi, il cane in culture diverse risulta associato anche all’oltretomba, assumendo la funzione di guardiano del regno ultraterreno e di guida delle anime dei defunti. www.museibologna.it/archeologico

Il cane Tago di Luigi Acquisti (1777) esposto nelle collezioni d’Arte di Bologna (foto bologna musei)

Collezioni Comunali d’Arte | Palazzo d’Accursio, piazza Maggiore 6. Dai tempi remoti si è soliti associare il cane all’idea di fedeltà. Per questa ragione spesso nei ritratti di donne sposate, realizzati nel Cinque e Seicento, troviamo cani di piccola taglia, soprattutto il Papillon (o Spaniel nano continentale). Si certificava così che le stesse qualità del cane si potevano ritrovare anche nella padrona. I cani sono spesso presenti nei miti antichi. Tra i dipinti del museo troviamo raffigurato un bel border collie ai piedi del giovane pastore Paride, mentre Diana, dea della caccia, è accompagnata da un elegantissimo levriero. In entrambe le opere proprio la presenza devota di questi animali, la cui razza è ben riconoscibile, è un elemento importante per riconoscere l’identità del padrone. Il cane Tago è invece un personaggio storico realmente esistito. La scultura in terracotta che raffigura il Weimaraner (o Bracco di Weimar), visibile nell’ultima sala dell’Ala Rusconi del museo, è infatti un monumento alla memoria, che il marchese Tommaso de’ Buoi fece realizzare dopo l’improvvisa e accidentale morte del proprio animale, allo scopo di celebrarne il valore e la fedeltà. Alla vista del padrone di ritorno da un lungo viaggio, Tago non riuscì a trattenere la felicità e gli si lanciò incontro da una finestra del secondo piano del palazzo di residenza, rimanendone ucciso. Per oltre due secoli da quel davanzale è rimasta affacciata questa statua con il ritratto del cane in attesa di rivedere il proprio padrone. www.museibologna.it/arteantica

Cani molossi della Scuola di Giambologna (1475) esposti al museo Medievale di Bologna (foto bologna musei)

bologna_Arte_Antica_pet-friendly_logoMuseo Civico Medievale | via Manzoni 4. Fra fiaba cortese e allegoria: nella formella quattrocentesca un giovane elegantemente abbigliato si arresta durante il passatempo aristocratico della caccia per fare l’elemosina ad un vecchio indigente; un falco sul braccio e due cani svelano l’impegno appena interrotto. Il rilievo sembra restituire una scena di vita cortese, ma nasconde un contenuto allegorico di valenza morale e religiosa, di alto significato come può essere la Virtù teologale della Carità. L’antico come paradigma è invece il filo conduttore che accomuna alcuni piccoli bronzi della collezione del museo civico Medievale. Dalla statuaria antica pare infatti derivare il bronzo con il giovane cacciatore, Meleagro o forse Adone, che è ispirato all’invenzione del celebre marmo conservato presso il Museo Pio-Clementino (Musei Vaticani, copia romana da un originale greco del IV secolo a.C.): nonostante la posizione “a riposo”, il padrone e il suo fedele compagno di caccia, affiancati, danno vita ad un effetto dinamico nella fluida e studiata contrapposizione dei moti. Un’energia potente sembra invece racchiusa nella massa muscolare e nella volumetria plastica dei due cani molossi, che riproducono in miniatura una coppia di sculture, nota in diversi esemplari di epoca romana, molto apprezzati nel Cinquecento italiano più sensibile alla cultura antiquaria (Musei Vaticani; Firenze, Vestibolo degli Uffizi). Risponde ad una logica diversa, più attenta al dato di un naturalismo tratto dal vivo, il cane accosciato che si gratta, non a caso di produzione tedesca. La realtà nei suoi aspetti meno celebrativi suggerisce temi anche per gli scultori specialisti nel genere delle figure di animali, che nel mondo oltremontano si dimostrano lontani da letture filtrate attraverso la lente del mito e dell’allegoria. www.museibologna.it/arteantica

Cacciatore di Luigi Crespi (1740) esposto nel museo Davia Bargellini di Bologna (foto bologna musei)

Museo Davia Bargellini | strada Maggiore 44. Il mito antico è frequente fonte di ispirazione nella scelta di soggetti in cui il cane compare come compagno di avventure. È il caso del cacciatore Endimione, perso nel suo sonno senza fine, ma fedelmente vegliato dal proprio cane, accucciato ai suoi piedi e forse intimorito dinanzi alla luminosa comparsa di Diana, nel rilievo in terracotta di Giuseppe Maria Mazza (1695 circa). La medesima rievocazione arcadica offre lo spunto per il dipinto di Marcantonio Franceschini (1712), in cui Adone, bellissimo giovane amato da Afrodite, ucciso da un cinghiale durante una battuta di caccia, è accompagnato da uno snello bracco, affettuosamente appoggiato con le zampe alle sue ginocchia. Con le pitture di Luigi Crespi l’ambientazione conduce fuori dal mito, nella vita reale: vestito di tutto punto, con il fucile a tracolla, nuova arma da fuoco che ha soppiantato le antiche frecce, un cacciatore viene festosamente salutato dal suo segugio, mentre esibisce orgogliosamente la preda catturata, una lepre (anni Trenta del Settecento). È un carlino invece il secondo protagonista del “doppio ritratto”, che restituisce la spumeggiante atmosfera di un salotto del Secolo dei Lumi (anni Quaranta del Settecento): accanto al “viso aperto e intelligente” della dama, l’altrettanto vivace espressione del suo cagnolino completa la briosa mondanità che doveva animare le occasioni sociali della “civiltà della conversazione”. www.museibologna.it/arteantica

Libro primo d’Intavolatura di Lauto (1611) di Johannes Hieronymus Kapsperger esposto al museo della Musica di Bologna (foto bologna musei)

bologna_biblioteca-Musica_pet-friendly_logoMuseo internazionale e biblioteca della musica | strada Maggiore 34. Il periodo barocco pose una grande attenzione alla capacità di imitare nel modo più fedele possibile i fenomeni del mondo. E uno degli esperimenti preferiti era proprio l’imitazione in musica dei versi degli animali. Ce ne dà una prova il monaco bolognese Adriano Banchieri, uno dei compositori più inventivi, bizzarri e multiformi della storia della musica, nel meraviglioso frontespizio del divertente trattatello La nobiltà dell’Asino di Attabalippa dal Perù in cui vengono messe alla berlina le pretenziose compagnie e le accademie che all’epoca regolavano le attività degli artisti. Nelle due splendide raffigurazioni di Giovanni Luca Confort e di Marin Mersenne, l’Apollo citaredo è tipicamente attorniato da un circolo di prede e predatori (in cui un cane è quasi sempre presente) ritratti uno accanto all’altro in serena e pacifica convivenza poiché ammansiti dallo strumento suonato dal dio. Il Libro primo d’intavolatura di lauto del veneziano Johannes Hieronymus Kapsperger, visibile in sala 5 all’interno della vetrina dei liuti, è oggi aperto su una composizione che presenta una curiosa immagine di un cane che rincorre una lepre: altro non è che la rappresentazione grafica del brano musicale che presenta l’artifizio contrappuntistico denominato “caccia”, in cui per tutto il pezzo una voce (simboleggiata dal cane) “caccia” (ovvero insegue) l’altra (la lepre). Infine si segnala il dipinto, purtroppo estremamente frammentario, con il Ritratto di Carlo Broschi detto Farinelli, noto come “ritratto di Farinelli con i cani bolognesi”. Una fotografia in bianco e nero scattata nel 1936 ha consentito di ricostruire l’immagine originale e di attribuirne la paternità al noto ritrattista dell’aristocrazia bolognese Luigi Crespi. www.museibologna.it/musica

Uniforme da colonnello del Battaglione Bignami (1849) di Faustino Joli, olio su carboncino esposto al museo del Risorgimento di Bologna (foto bologna musei)

bologna_Risorgimento_pet-friendly-logoMuseo civico del Risorgimento | piazza Carducci 5. Nella collezione del museo civico del Risorgimento sono esposte quattro opere che presentano la figura di un cane, all’interno dei diversi contesti di relazione con il mondo degli umani (L’avventura della caccia, Il piacere della compagnia, La fedeltà della guardia e Il mondo militare). Quattro codici QR consentono il collegamento a schede di approfondimento presenti sul sito Storia e Memoria di Bologna, fornendo l’immagine di ciascun oggetto per aiutare il visitatore nella ricerca, in una sorta di caccia al tesoro tra le sale museali. Si segnala il coltello da caccia appartenuto a Gioacchino Murat, che presenta il fornimento a croce, con guardia in bronzo dorato terminante con testa di levriero da una parte e con testa di cavallo dall’altra. Il dipinto Ugo Bassi sui gradini di San Petronio di Napoleone Angiolini raffigura una delle tante prediche tenute dal padre barnabita per lanciare sottoscrizioni per finanziare i volontari in partenza per le Guerre di Indipendenza. In primo piano viene rappresentato un momento della raccolta di offerte e gioielli promossa per l’occasione. In basso a destra, in mezzo alla folla è raffigurato un bambino che trattiene al guinzaglio, con un certo sforzo, un cane di piccola taglia. Nella oleografia di anonimo Il plebiscito romano è raffigurato il plebiscito che nel 1870 sancì l’annessione di Roma al Regno d’Italia. In primo piano, sulla sinistra, Garibaldi e Vittorio Emanuele II; sulla destra un prete in tonaca e cappello si rammarica e tenta di trattenere con la mano un popolano il quale però, del tutto incurante di lui, si unisce all’entusiasmo comune; i due personaggi sono fronteggiati da un cane che, coi suoi latrati, sembra al tempo stesso partecipare alla festa del secondo e “tenere a bada” il primo. Nell’olio su cartoncino di Faustino Joli con l’uniforme da Colonnello del Battaglione Bignami è raffigurato anche un cane con il collare che corre accanto al cavallo. www.museibologna.it/risorgimento 

bologna_Museo_Patrimonio_Industriale_pet-friendly-logoMuseo del Patrimonio Industriale | via della Beverara 123. A partire dal XIII secolo, si ha notizia in Italia di un cane detto bolognese, amato particolarmente dalla nobiltà femminile per le sue spiccate doti di affezione e compagnia. Nel Cinquecento le grandi famiglie italiane come i De Medici, i Gonzaga, gli Este allevano cani bolognesi per i propri familiari ma anche a scopo diplomatico: il piccolo cane diventa un biglietto da visita, un prezioso “prodotto” da donare alle corti di tutta Europa in occasione di trattati e di contratti matrimoniali. Al piacere tattile del pelo soffice e bianchissimo si uniscono i tratti caratteriali di un animale dolce, intelligente e particolarmente affezionato alla famiglia; doti molto gradite che contribuiscono a rendere l’allevamento del bolognese particolarmente redditizio. Infatti, sino agli inizi del XIX secolo, i viaggiatori stranieri, di passaggio a Bologna durante il Grand Tour, indicano l’allevamento dei cagnolini bolognesi come importante voce di esportazione, seconda solo alla vendita di veli e tessuti di seta e di mortadelle. www.museibologna.it/patrimonioindustriale

Scudo con fontana (1996) di Mimmo Paladino esposto al MAMbo (foto bologna musei)

bologna_MAMbo_pet-friendly_logoMAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | via Don Minzoni 14. I visitatori con cani, prima o dopo la visita al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, potranno passeggiare nel Giardino del Cavaticcio sul retro del museo, far giocare i propri amici a quattro zampe nel verde e poi fermarsi a osservare insieme l’opera Scudo con fontana (1987/1993) di Mimmo Paladino. Nella sua attività di pittore e di scultore l’artista attinge a un repertorio iconografico e a lessici stilistici che affondano le proprie radici in culture arcaiche, le cui forme, sedimentate e continuamente rigenerate nel tempo, abitano ancora il nostro immaginario. Nella scultura collocata all’interno della grande vasca che richiama il canale del Cavaticcio, una composta figura maschile dai tratti essenziali si affianca, aderendovi, a un grande disco provvisto di una testa animale, verosimilmente un canide, forse un lupo o un cane, dalla cui bocca sgorga uno zampillo dell’acqua sulla quale la scultura sembra galleggiare. La retta verticale della figura si fonde con la rotondità dello scudo, in un insieme che si apre verso le due direzioni divergenti indicate dagli sguardi dell’uomo e dell’animale.  www.mambo-bologna.org

bologna_Museo_e_Casa_Morandi_pet-friendly_logoMuseo Morandi | via Don Minzoni 14. Casa Morandi | via Fondazza 36. Il museo Morandi, attraverso la più ampia e rilevante collezione pubblica dedicata a Giorgio Morandi, costituisce un’occasione unica di conoscenza del percorso dell’artista, declinato in tutte le tecniche e illustrato in ogni suo momento e sfumatura poetica. Il museo propone frequentemente mostre e focus espositivi di approfondimento, anche dedicati ad artisti contemporanei che in Morandi hanno trovato un riferimento, e si arricchisce con frequenza di prestiti provenienti da collezioni private, concessi in deposito temporaneo, offrendo al visitatore la possibilità di scoprire anche opere inedite. Una preziosa occasione di conoscenza della biografia di Giorgio Morandi è offerta inoltre da Casa Morandi: in via Fondazza 36, si trova l’abitazione in cui l’artista visse e lavorò per quasi tutta la vita e in cui è possibile vedere la ricostruzione del suo studio negli ambienti originali, con gli oggetti protagonisti delle nature morte, i pennelli, il cavalletto e i materiali di lavoro. Proprio nei pressi di tale abitazione si svolse un episodio che coinvolse Morandi e il suo cane, indicativo della personalità dell’artista. Ce lo racconta Carlo Zucchini, garante della donazione Morandi al Comune di Bologna: “Morandi dava del lei a tutti, anche al suo cane. L’ho sentito dirgli, sotto i portici della Fondazza, Lei stia attento a non andare tra le gambe dei passanti” (Carlo Zucchini, in Una straordinaria normalità. Cucina e ricette in casa Morandi, di Carlo Zucchini e Simone Sbarbati, Corraini Edizioni, 2017). www.mambo-bologna.org/museomorandi