Pompei. Nella casa di Rustio Vero (Regio IX, insula 10), scoperto un panificio-prigione, dove persone ridotte in schiavitù e asini erano rinchiusi e sfruttati per macinare il grano necessario a produrre il pane. L’intervento del direttore del parco archeologico Zuchtriegel. Prende forma la testimonianza di Apuleio nelle “Metamorfosi”

Il panificio-prigione scoperto nella Casa di Rustio Vero nella Regio IX, insula 10, civico 1, a Pompei (foto parco archeologico pompei)

Pianta della casa di Rustio Vero nella Regio IX, insula 10, civico 1, a Pompei (foto parco archeologico pompei)
Le tre grandi macine erano poste in uno spazio ristretto: per essere fatte girare dagli animali o dagli schiavi il movimento circolare doveva essere attentamente sincronizzato così da ottenere il massimo della produzione di farina per l’annesso forno. Nessuna porta o finestra verso l’esterno. Netta divisione della zona di produzione con la parte residenziale della Casa di Rustio Vero nella Regio IX di Pompei. Quello scoperto in questi giorni dalle indagini stratigrafiche in corso nella Regio IX, insula 10, dell’antica città di Pompei, avviate nel 2023 dal parco archeologico di Pompei, nell’ambito di un più ampio progetto di sistemazione, messa in sicurezza e manutenzione dei fronti che perimetrano l’area ancora non indagata della città antica di Pompei (vedi Pompei. Nuove scoperte dagli scavi della IX Regio: trovate iscrizioni elettorali all’interno di una casa che invitano a votare un tale Aulus Rustius Verus, candidato per la carica di edile: il “voto di scambio” si promuoveva anche durante le cene. Notizie “in diretta” con l’E-Journal degli Scavi di Pompei. Zuchtriegel: “Esempio di trasparenza scientifica: siamo convinti che in questo Pompei sarà un modello a livello internazionale” | archeologiavocidalpassato), è un vero e proprio panificio-prigione, dove persone ridotte in schiavitù e asini erano rinchiusi e sfruttati per macinare il grano necessario a produrre il pane. Un ambiente angusto e senza affaccio esterno, con piccole finestre con grate in ferro per il passaggio della luce. E nel pavimento intagli per coordinare il movimento degli animali, costretti a girare per ore con occhi bendati.

Veduta dall’alto del panificio-prigione scoperto nella Casa di Rustio Vero nella Regio IX, insula 10, civico 1, a Pompei (foto parco archeologico pompei)
Le indagini hanno restituito una casa in corso di ristrutturazione. Un’abitazione suddivisa – come spesso avviene – in un settore residenziale decorato con raffinati affreschi di IV stile, e un quartiere produttivo destinato in questo caso alla panificazione. In uno degli ambienti del panificio, erano già emerse nei mesi scorsi tre vittime, a conferma che nonostante la ristrutturazione in corso, la dimora fosse tutt’altro che disabitata.
Una fotografia/testimonianza del lavoro massacrante a cui erano sottoposti uomini, donne e animali negli antichi mulini-panifici, del cui racconto abbiamo la fortuna di poter disporre di una fonte d’eccezione, lo scrittore Apuleio, vissuto nel II secolo d.C., che nelle Metamorfosi IX 11-13, racconta l’esperienza del protagonista, Lucio, trasformato in asino e venduto a un mugnaio, evidentemente sulla base di una conoscenza diretta di contesti simili, anche se va tenuto conto della distanza cronologica e geografica tra la provincia africana del II sec. d.C. di Apuleio e la Pompei degli anni prima del 79 d.C.: “IX, 11: Lì un gran numero di bestie da soma, descrivendo percorsi circolari senza fine, facevano ruotare con giri più o meno larghi le macine; e non soltanto di giorno, ma anche per tutta la notte, grazie alla rotazione ininterrotta di quei congegni, stavano svegli a produrre farina senza dormire mai. Quanto a me però, forse perché non mi lasciassi spaventare dalla prima esperienza di quel lavoro, il nuovo padrone mi trattò da ospite privilegiato: quel primo giorno infatti me lo diede di vacanza e mi riempì generosamente di cibo la mangiatoia. Tuttavia quella vita beata, fatta di ozio e di dieta ricostituente, non durò molto di più, perché già il giorno dopo di buon mattino vengo attaccato a una macina, e a quella che pareva la più grossa, e subito, con gli occhi bendati, vengo spinto sulla pista curva di quel fossato circolare in modo che, nel cerchio di quel solco che correva tutto in tondo, continuassi a ricalpestare le mie impronte tornandoci sempre sopra coi passi, e ad andare vagando senza meta lungo un percorso sempre fisso. Io comunque non mi dimenticai del tutto la mia astuzia e il mio senso pratico, così da offrirmi docilmente all’apprendimento del mestiere e, sebbene quando ancora vivevo tra gli uomini avessi visto mille volte manovrare questi congegni in modo simile, tuttavia fingendo di non capire, come se fossi assolutamente all’oscuro di quel lavoro, me ne restavo lì impalato senza muovere un passo; credevo infatti che, ritenuto poco adatto, anzi decisamente inutile a questo genere di mansione, sarei stato quantomeno destinata a una fatica più leggera o che addirittura mi avrebbero dato lo stesso da mangiare, lasciandomi senza far nulla. Ma l’ingegnosità di cui diedi prova si rivelò inutile, anzi dannosa. Infatti senza perder tempo mi si piazzarono intorno in tanti, armati di bastoni, e mentre io, che avevo gli occhi bendati, me ne stavo ancora lì tutto tranquillo, all’improvviso, a un dato segnale e con un coro di grida, mi scaricano addosso un cumulo di bastonate e mi stordiscono a tal punto con tutto quel chiasso che io, abbandonati tutti i miei piani, da bravo mi butto subito con tutto il mio peso sulla fascia di corda e mi metto a correre in tondo a gran velocità. IX, 12: Quest’improvviso cambiamento di condotta suscitò naturalmente l’ilarità di tutta la compagnia. La giornata era ormai quasi finita e io comunque ero proprio a pezzi, quando mi staccarono dal collare di corda e scioltomi dalla macina mi misero davanti alla mangiatoia. Io però, anche se ero completamente sfinito, assolutamente bisognoso di rimettermi in forze e davvero morto di fame, tuttavia, distratto e tutto preso dalla mia solita curiosità, misi per un momento da parte il cibo – e ce n’era una quantità enorme – e me ne stavo a osservare con un certo interesse l’organizzazione di quell’odioso posto di lavoro. Bontà divina, che sottospecie di uomini che c’erano! Con la pelle tutta segnata la lividi scuri, con la schiena piagata dai colpi, su cui uno straccio lacero più che coprire faceva ombra; alcuni poi avevano addosso solo un pezzo di panno ridottissimo intorno alle parti intime, e tutti quanti comunque erano vestiti in modo tale che attraverso quei cenci gli si vedeva tutto, avevano la fronte marchiata da lettere, la testa rasata a metà e i piedi incatenati, ed erano sfigurati dal pallore e con le palpebre consumate dall’oscurità nebbiosa di quell’ambiente buio e fumoso e perciò ci vedevano molto male. E, come i pugili che combattono tutti cosparsi di polvere, erano schifosamente coperti del bianco di quella polvere farinosa. IX, 13: Come descrivere poi e con quali parole gli animali miei compagni di schiavitù? Che muli decrepiti, che ronzini sfiancati! Se ne stavano intorno alla mangiatoia, con la testa affondata a triturare mucchi di paglia, col collo che cascava giù per il marciume putrefatto delle piaghe, le narici molli divaricate dagli incessanti colpi di tosse, il petto ulcerato dallo sfregamento continuo contro la cinghia di corda, le costole scoperte fin quasi all’osso dalle infinite percosse, gli zoccoli allungati a dismisura a furia di correre intorno senza tregua, e tutto il cuoio rovinato da una crosta di sporcizia, dalla magrezza e dalla rogna. Temendo anche per me la stessa penosa sorte di quella compagnia di schiavi e ripensando alla condizione felice del Lucio che ero un tempo, precipitato ormai all’estremo limite della sopravvivenza, chinai il capo e me stavo tutto mesto”. (traduzione di Laura Nicolini tratta da: Apuleio, Le Metamorfosi, Bur, Milano 2005).

Un elemento di macina nel panificio-prigione scoperto nella Casa di Rustio Vero nella Regio IX, insula 10, civico 1, a Pompei (foto parco archeologico pompei)
Le nuove scoperte rendono possibile descrivere meglio anche il funzionamento pratico dell’impianto produttivo che, seppure in disuso al momento dell’eruzione, ci restituisce una conferma puntuale del quadro sconcertante dipinto da Apuleio. Il settore produttivo messo in luce è privo di porte e comunicazioni con l’esterno; l’unica uscita dà sull’atrio, nemmeno la stalla possiede un accesso stradale come frequente in altri casi. “Si tratta, in altre parole, di uno spazio in cui dobbiamo immaginare la presenza di persone di status servile di cui il proprietario sentiva il bisogno di limitare la libertà di movimento”, fa notare il direttore Gabriel Zuchtriegel, in un articolo scientifico a più mani pubblicato oggi sull’E-Journal degli scavi di Pompei http://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/. “È il lato più sconvolgente della schiavitù antica, quello privo di rapporti di fiducia e promesse di manomissione, dove ci si riduceva alla bruta violenza, impressione che è pienamente confermata dalla chiusura delle poche finestre con grate di ferro”.

Il mulino e le tracce del passaggio di schiavi e animali nel panificio-prigione scoperto nella Casa di Rustio Vero nella Regio IX, insula 10, civico 1, a Pompei (foto parco archeologico pompei)
La zona delle macine, ubicate nella parte meridionale dell’ambiente centrale, è adiacente alla stalla, caratterizzata dalla presenza di una lunga mangiatoia. Attorno alle macine si individua una serie di incavi semicircolari nelle lastre di basalto vulcanico. Data la forte resistenza del materiale, è verosimile che quelle che a prima vista potrebbero sembrare delle “impronte” siano in realtà intagli realizzati appositamente per evitare che gli animali da tiro scivolassero sulla pavimentazione e contemporaneamente tracciare un percorso, formando in tal modo un “solco circolare” (curva canalis) come lo descrive anche Apuleio.

La tomba del fornaio Marcus Vergilius Eurysaces a Porta Maggiore di Roma (foto roma capitale)
“Le fonti iconografiche e letterarie, in particolare i rilievi della tomba di Eurysaces a Roma, suggeriscono che di norma una macina fosse movimentata da una coppia composta da un asino e uno schiavo. Quest’ultimo, oltre a spingere la mola, aveva il compito di incitare l’animale e monitorare il processo di macinatura, aggiungere del grano e prelevare la farina”. L’usura dei vari intagli può essere ascritta agli infinti giri, sempre uguali, svolti secondo lo schema predisposto nella pavimentazione. Più che a un solco viene pertanto da pensare all’ingranaggio di un meccanismo di orologeria, concepito per sincronizzare il movimento intorno alle quattro macine concentrate in questa zona.

Nella Palestra Grande di Pompei si sta ultimando l’allestimento della mostra “L’altra Pompei: vite comuni all’ombra del Vesuvio”
L’ambiente riaffiorato, con la sua testimonianza di dura vita quotidiana, integra il quadro raccontato nella mostra “L’altra Pompei: vite comuni all’ombra del Vesuvio” – che inaugurerà il 15 dicembre 2023 alla Palestra grande di Pompei – dedicata a quella miriade di individui spesso dimenticati dalle cronache storiche, come appunto gli schiavi, che costituivano la maggioranza della popolazione e il cui lavoro contribuiva in maniera importante all’economia, ma anche alla cultura e al tessuto sociale della civiltà romana. “In ultima analisi – aggiunge il direttore – sono spazi come questo che ci aiutano anche a capire perché c’era chi riteneva necessario cambiare quel mondo e perché negli stessi anni un membro di un piccolo gruppo religioso di nome Paolo, poi santificato, scrive che è meglio essere tutti servi, douloi che vuol dire schiavi, ma non di un padrone terrestre, bensì di uno celeste”.
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CHI SIAMO
Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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