Roma, Percorsi fuori dal PArCo. Nell’undicesimo appuntamento, il viaggio parte dalla Basilica di Massenzio, sulla Velia, e giunge sulla via Appia seguendo le orme dell’imperatore

Undicesimo appuntamento col progetto “Percorsi fuori dal PArCo – Distanti ma uniti dalla storia” che vuole portare i cittadini romani e tutti i visitatori a scoprire i legami profondi e ricchi di interesse, ma non sempre valorizzati, tra i monumenti del Parco e quelli del territorio circostante, raccontando, con testi e immagini, il nesso antico che unisce la storia di un monumento o di un reperto del parco archeologico del Colosseo con un suo “gemello”, situato nel Lazio. Dopo aver raggiunto il Comune di Cori (tempio dei Dioscuri), il parco archeologico di Ostia Antica (tempio della Magna Mater), Prima Porta (villa di Livia Drusilla), il parco archeologico dell’Appia Antica (tenuta di Santa Maria Nova), piazza Navona (stadio di Domiziano), villa di Tiberio a Sperlonga (Lt), Palazzo Barberini al Quirinale, il parco archeologico di Priverno (residenze private), il parco archeologico di Ostia Antica (Sinagoga), Santa Maria Maggiore a Ninfa (Lt), il viaggio virtuale – ma ricco di spunti per organizzare visite reali – promosso dal parco archeologico del Colosseo riparte dalla Velia, nelle immediate vicinanze del Foro Romano, più precisamente dalla Basilica di Massenzio, per giungere, seguendo le orme dell’imperatore, sulla via Appia.

Dopo aver visitato monumenti pubblici, ricche abitazioni private e chiese antiche il parco archeologico del Colosseo oggi ci porta in uno dei più grandiosi edifici della Roma imperiale: la Basilica di Massenzio. “Iniziata dall’imperatore Massenzio all’inizio del IV sec d.C.”, raccontano gli archeologi del PArCo, “la Basilica fu costruita sul luogo precedentemente occupato dagli Horrea Piperataria, realizzati durante l’età flavia, che furono magazzini del pepe e delle spezie ma anche delle droghe e medicine: sappiamo infatti che in quest’area si concentravano gli studi di famosi medici come Galeno e Arcagato”.

Della Basilica di Massenzio oggi si conserva solo la navata settentrionale, ma è sufficiente per avere un’idea della maestosità dell’edificio originario, che copriva un’area di 100×65 metri e raggiungeva 35 metri di altezza. “La copertura centrale”, spiegano gli archeologi del PArCo, “doveva essere costituita da tre immense volte a crociera rette da colonne in marmo proconnesio (l’unica superstite fu collocata nella piazza di Santa Maria Maggiore per volontà di Papa Paolo V nel 1613). Dopo la morte di Massenzio la Basilica fu completata da Costantino, e i frammenti di una statua colossale di Costantino, oggi conservati nel cortile del Palazzo dei Conservatori, furono ritrovati all’interno dell’edificio nel 1478. La sola testa della statua, che probabilmente in origine raffigurava Massenzio e che fu poi rilavorata, ha un’altezza di 2,60 metri”.

“La basilica fu sede di istituzioni importanti”, continuano gli archeologi del PArCo, “e diventò quasi l’organo unitario di tutta l’amministrazione della città. La posizione elevata, sulla Velia (e non nel Foro come le precedenti basiliche), si lega a quella della Prefettura urbana che in età tardo-antica occupava l’area retrostante alla basilica stessa. Le trasformazioni di fine IV sec d.C., come la costruzione della nuova abside settentrionale, testimoniano indirettamente anche il cambiamento che ci fu nelle procedure amministrative: i processi non erano più pubblici ma riservati ormai solo ai senatori; era quindi sorta l’esigenza di avere aule appartate, dove potevano riunirsi pochi partecipanti”.

“Massenzio”, ricordano gli archeologi del PArCo, “fu straordinario committente di questa opera per uso pubblico nel centro della Roma antica ma, come tutti i suoi predecessori, per godere di un po’ di tranquillità fuori città fece costruire una splendida residenza privata in un’area suburbana, tra il II e il III miglio della via Appia. Il complesso era costituito da tre edifici principali: il palazzo, il circo e il mausoleo dinastico”.

Il palazzo, dai cui resti svetta l’abside dell’Aula Palatina, sorgeva su un’altura già occupata nel II sec. a.C. da una villa rustica, poi trasformata nel II secolo d. C. dal retore greco Erode Attico, che la inglobò nel Pago Triopio.

“Il monumento più noto del complesso”, spiegano gli archeologi del PArCo, “è il circo, ancora ben conservato in tutte le sue componenti architettoniche. Esso si sviluppa per una lunghezza di m 512, con una spina (m 296) centrale ornata da vasche e sculture; al centro si ergeva l’obelisco in granito trasportato nel 1650 in piazza Navona per decorare la Fontana dei Fiumi di Bernini”.

Il mausoleo dinastico, di forma circolare, è noto come “Tomba di Romolo” dal nome del figlio dell’imperatore morto tragicamente nel 309 d.C. “Chiuso in un quadriportico coperto in origine da volte a crociera”, descrivono gli archeologi del PArCo, “il sepolcro è a pianta circolare ed era preceduto da un accesso monumentale. Della costruzione, che si sviluppava su due livelli, si conserva solo la cripta mentre al posto del pronao d’ingresso è oggi la palazzina Torlonia, trasformazione di un precedente casale agricolo settecentesco. Agli inizi dell’Ottocento l’area venne infatti acquisita dalla famiglia Torlonia e annessa alla vasta tenuta della Caffarella; nel 1825 ebbero inizio gli scavi sistematici del complesso”.

Informazioni per la visita: sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali – Villa di Massenzio, via Appia Antica 153. Ingresso gratuito dal martedì alla domenica (ore 10-16); la biglietteria chiude mezz’ora prima. Chiuso il lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre. Informazioni su www.villadimassenzio.it e allo 060608.
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