Archivio tag | Masada

“Per la redenzione di Sion, anno quattro” della rivolta antiromana: scoperto in Israele, vicino Gerusalemme, un tesoretto di monete coniate dai ribelli ebrei contro Roma poco prima della distruzione del tempio da parte di Tito

Le monete emesse dalla zecca dei ribelli ebrei anti-romani e ritrovate vicino a Gerusalemme

Le monete emesse dalla zecca dei ribelli ebrei anti-romani e ritrovate vicino a Gerusalemme

I simboli sacri degli ebrei portati nel trionfo di Tito (rilievo dell'omonimo arco sul Palatino a Roma)

I simboli sacri degli ebrei portati nel trionfo di Tito (rilievo sull’omonimo arco sul Palatino a Roma)

La Palestina fu per molto tempo una spina nel fianco per i romani. Gli ebrei opposero una strenua resistenza alle legioni romane anche con atti di eroismo patriottico, come il sacrificio di Masada, col suicidio collettivo nel 73 d.C. dell’ultima comunità di zeloti che preferirono la morte alla sottomissione alle aquile di Roma, ponendo fine alla prima guerra giudaica. Basta leggere le memorabili pagine che ci ha lasciato lo storico romano di origine ebrea Flavio Giuseppe nel “De bello iudaico” (pubblicata nel 75 d.C.) per capire le problematiche affrontate dai romani in terra di Israele fino alla conquista di Gerusalemme nel 70 d.C. da parte di Tito (allora generale e futuro imperatore) con la distruzione del secondo tempio, e la deportazione a Roma dei due capi della rivolta, Simone e Giovanni, insieme ad altri 700, scelti per statura e prestanza fisica, per essere trascinati in catene nel trionfo insieme ai simboli sacri degli ebrei portati dal generale vittorioso, davanti al padre – l’imperatore Vespasiano – e al fratello Domiziano, come ben descritto nei rilievi dell’arco di Tito, nel frattempo (79 d.C.) divenuto imperatore, innalzato dal Senato alla sua morte (81 d.C.) sulle pendici settentrionali del Palatino nella parte occidentale del Foro di Roma.

L'archeologo Pablo Betzer mostra una delle monete dei ribelli ebrei trovata ad Abu Ghosh vicino Gerusalemme

L’archeologo Pablo Betzer mostra una delle monete dei ribelli ebrei trovata in un tesoretto all’interno di una giara ad Abu Ghosh vicino Gerusalemme

Il piccolo villaggio ebraico di Abu Ghosh vicino Gerusalemme

Il piccolo villaggio ebraico di Abu Ghosh vicino Gerusalemme

Ma proprio alla vigilia della presa di Gerusalemme il movimento antiromano era ancora molto attivo tanto da permettersi una propria zecca per finanziare la resistenza bellica. Ne è la prova un piccolo tesoro di monete dei ribelli ebrei contro l’impero romano, coniate pochi mesi prima della caduta di Gerusalemme nel 70 d.C., scoperto durante i lavori per l’ampliamento dell’autostrada che collega Gerusalemme a Tel Aviv. Il team di archeologi della Israel Antiquities Authority, guidati da Pablo Betzer, ha esplorato i resti di un piccolo villaggio ebraico di epoca romana vicino alla moderna città di Abu Ghosh e fra le rovine ha trovato una piccola giara rotta contenente 114 monete di bronzo coperte di verderame. Le monete, scrive Israele.net, sono tutte della stessa grandezza ed età, probabilmente provenienti dalla stessa zecca. Sono tutte contrassegnate con la dicitura “Per la redenzione di Sion” e “Anno quattro”, il che indica che sono state forgiate durante il quarto anno della rivolta contro l’impero romano, ossia tra la primavera del 69 e la primavera del 70 d.C. Sono decorate con le quattro specie bibliche – palma, mirto, cedro e salice – e con un vaso che può simboleggiare i recipienti usati nel Tempio. Le monete saranno ora ripulite e studiate dagli specialisti della Israel Antiquities Authority.

Le monete dei ribelli ebrei appena riemerse dal terreno ancora coperte di verderame: ora dovranno essere restaurate

Le monete dei ribelli ebrei nel terreno ancora coperte di verderame: ora dovranno essere restaurate

L'archeologo Pablo Betzer in laboratorio con le monete ritrovate ad Abu Ghosh

L’archeologo Pablo Betzer in laboratorio con le monete ritrovate ad Abu Ghosh

È la prima volta che viene rinvenuta una collezione così grande di monete dei ribelli ebrei, spiega Betzer, sottolineando che la loro identica datazione è assai insolita. “Ci dice che la persona che teneva questo tesoro l’aveva ricevuto in un unico lotto. L’avrà ricevuto dalla dirigenza dei ribelli. Probabilmente lui stesso faceva parte della dirigenza. Forse – ipotizza l’archeologo – erano fondi destinati all’acquisto di armi e provviste per i combattenti ebrei contro le legioni romane. Si tratta di monete coniate pochi mesi prima della distruzione del Tempio di Gerusalemme”. Infatti alla fine i ribelli non riuscirono a resistere e nell’estate del 70 a.C. i romani schiacciarono la ribellione distruggendo il Tempio di Gerusalemme e massacrando gli abitanti della città. Come molte città e villaggi che non si erano sottomessi all’autorità romana durante e dopo la rivolta, anche il piccolo villaggio di Hirbet Mazruk venne distrutto: il livello della distruzione è riconoscibile nel sito appena sopra quello dove sono state trovate le monete. La Israel Antiquities Authority continuerà a studiare il sito per saperne di più sui villaggi agricoli ebrei al tempo della rivolta antiromana.

 

A due giorni dal viaggio di papa Francesco, a Padova i maggiori esperti fanno il punto sui ritrovamenti archeologici in Terra Santa

La locandina dell'incontro di Padova “Terra Santa, archeologia e racconti evangelici” con Da Bahat e padre Eugenio Alliata

A Padova l’incontro “Terra Santa, archeologia e racconti evangelici” con Da Bahat e padre Eugenio Alliata

Papa Francesco si sta preparando per il viaggio in Terrasanta sulle orme di Paolo VI

Papa Francesco si sta preparando per il viaggio in Terrasanta sulle orme di Paolo VI

“Credo che la ricerca archeologica non sia mai fine a se stessa, specie quando è fatta in territori che coinvolgono la nostra fede. Senza alcuna paura e pregiudizio è dovere dello scienziato investigare e ricercare la verità che la scienza può restituirci. Non si tratta di chiedere conferme all’archeologia, ma di lasciare l’archeologia ci aiuti a comprendere la nostra comune storia”. È il pensiero di Dan Bahat, archeologo e docente all’Università di Toronto, protagonista con padre Eugenio Alliata, archeologo dello Studium Biblicum Franciscanum, nella sala dello Studio teologico del Santo a Padova, il 22 maggio alle 21.15, dell’incontro promosso con il contributo dell’università di Padova sui fondi per le iniziative culturali studentesche della Legge 3.8.1985 n. 429.

La rocca di Masada, famosa fortezza a strapiombo sul mar Morto, dove ha scavato Dan Bahat

La rocca di Masada, famosa fortezza a strapiombo sul mar Morto, dove ha scavato Dan Bahat

Dan Bahat, archeologo e docente all’Università di Toronto

Dan Bahat, archeologo e docente all’Università di Toronto

Padre Eugenio Alliata, archeologo dello Studium Biblicum Franciscanum

Padre Eugenio Alliata, archeologo dello Studium Biblicum Franciscanum

A due giorni dallo storico viaggio di papa Francesco in Terra Santa, sulle orme del suo predecessore Paolo VI, l’associazione culturale Antonio Rosmini, con il patrocinio della Custodia di Terra Santa e in collaborazione con ATS pro Terra Sancta presenta “Terra Santa, archeologia e racconti evangelici”, incontro con Dan Bahat e padre Eugenio Alliata, introduce don Filippo Belli esegeta e docente nella Facoltà teologica dell’Italia Centrale. Dan Bahat, uno dei maggiori archeologi ebrei, per anni ha diretto gli scavi nell’area del Muro del Pianto di Gerusalemme (portando alla luce il tunnel che scorre alla sua base) e a Masada (dove ha scoperto una serie di cocci con nomi di ebrei databili alla caduta della fortezza nel 73 a.C.). Insegna storia di Gerusalemme all’Università Bar-Ilan a Ramat Gan, Israele. Eugenio Alliata appartiene alla provincia francescana di S. Bonaventura, Piemonte. È laureato in teologia e in Archeologia Cristiana presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 1985, dove ha conseguito anche il dottorato. Dal 1986 è professore di archeologia paleocristiana allo Studio e dal 2002 è segretario per le pubblicazioni di quest’ultimo.

"A Gerusalemme la fede s’interseca con la storia e senza alcuna paura e pregiudizio è dovere dello scienziato investigare e ricercare le verità che la scienza può restituirci" (Dan Bahat)

“A Gerusalemme la fede s’interseca con la storia e senza alcuna paura e pregiudizio è dovere dello scienziato investigare e ricercare le verità che la scienza può restituirci” (Dan Bahat)

L’incontro nasce da alcune sollecitazioni contenute in un’intervista a Dan Bahat pubblicata nei mesi scorsi sul quotidiano Avvenire. “Credo che la ricerca archeologica non sia mai fine a se stessa, specie quando è fatta in territori che coinvolgono la nostra fede», dichiarava lo studioso. «Io sono ebreo», proseguiva Bahat «e quale ebreo non posso che riconoscere la grande importanza dell’indagine sulle radici della mia fede. Lo stesso vale per i cristiani. A Gerusalemme la fede s’interseca con la storia e senza alcuna paura e pregiudizio è dovere dello scienziato investigare e ricercare le verità che la scienza può restituirci. Non si tratta di chiedere conferme all’archeologia, ma di lasciare che l’archeologia ci aiuti a comprendere la nostra comune storia”. L’archeologo israeliano parla dell’archeologia come strumento di comprensione più che di verifica. Non si tratta infatti di mettere in dubbio la veridicità di ciò che la tradizione ci ha consegnato, ma conoscere e approfondire attraverso i dettagli e le notizie di vita quotidiana, fatta di spazi, muri e oggetti quasi banali, la vita che ci è raccontata nei Vangeli. Per questo motivo la “Rosmini” ha chiesto a padre Alliata di raccontare nel suo intervento proprio la vita quotidiana a Cafarnao ai tempi di Gesù.

La basilica ottagonale e la casa di Pietro a Cafarnao prima della costruzione della basilica sopra il sito archeologico

La basilica ottagonale e la casa di Pietro a Cafarnao prima della costruzione della basilica sopra il sito archeologico

Oggi in Terra Santa sono conservati luoghi precisi, spesso consacrati dalla costruzione di una basilica edificata a loro protezione. Sono siti visitati da migliaia di pellegrini, e fra qualche giorno anche da papa Francesco, perché tramandati come i veri luoghi in cui si sono svolti i fatti più importanti della vita di Gesù, dal concepimento miracoloso di Nazareth, la sua nascita a Betlemme, alla sua vita quotidiana a Cafarnao durante i suoi anni di vita pubblica fino alla frequentazione del tempio di Gerusalemme e la sua passione, morte e resurrezione. Luoghi molto cari ai cristiani. Come ci insegna infatti Sant’Agostino, “Non si può amare senza conoscere, e non si può conoscere senza amare”.