Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia la curatrice Alessandra Tiddia presenta la mostra “Etruschi del Novecento” in corso al Mart di Rovereto, con visita guidata all’Apollo di Veio
La grande mostra al museo Mart di Rovereto “Etruschi del Novecento” raggiunge Roma e il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia per una delle sue presentazioni fuori sede insieme alla curatrice Alessandra Tiddia. Appuntamento giovedì 6 febbraio 2025, alle 16.30, in Sala della Fortuna, al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Introduce Maria Paola Guidobaldi, conservatrice collezioni museo ETRU. Conferenza a cura di Alessandra Tiddia, curatrice della mostra e curatrice Mart. Al termine della conferenza, visita guidata all’Apollo di Veio a cura di Antonietta Simonelli, responsabile archivio fotografico museo ETRU. Ingresso gratuito fino a esaurimento posti. Prenotazione all’indirizzo mail mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it

La mostra “Etruschi del Novecento” al Mart di Rovereto (foto mart)
La mostra racconta l’influenza della civiltà etrusca sulla cultura visiva del secolo scorso, dai ritrovamenti archeologici tra il XIX e XX secolo fino alla “Chimera” di Mario Schifano. Gli Etruschi diventano fonte di ispirazione per quegli artisti che prediligono una posizione artistica “anti-classica”, alla ricerca di un linguaggio espressivo differente e originale, come Massimo Campigli, Marino Marini, Arturo Martini, Alberto e Diego Giacometti, Pablo Picasso, Michelangelo Pistoletto, Gio Ponti, Mario Schifano e Gino Severini. Scoperte come l’Apollo di Veio, scultura in terracotta dipinta alta quasi due metri, rinvenuta nel 1916 e oggi conservata al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, hanno stimolato studi e pubblicazioni, riattivando stili, forme, temi e materiali.
Bolzano. Al Centro Trevi-TreviLab la conferenza “Etruria al femminile: la rappresentazione della donna nell’arte etrusca” con Valentina Belfiore a corollario della mostra “Etruschi. Artisti e artigiani” a cura dell’Ufficio Cultura della Provincia autonoma di Bolzano in collaborazione con il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia

A sinistra, dettaglio dello specchio di bronzo con Turan (Afrodite), Elina (Elena), Ermania (Ermione) ed Elachsantre (Paride Alessandro) (475-450 a.C.) da Palestrina; a destra, dettaglio dell’antefissa a testa di satiro (V sec. a.C.) proveniente dal santuario del Portonaccio a Veio: entrambi conservati al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)
“Etruria al femminile: la rappresentazione della donna nell’arte etrusca” è il titolo della conferenza in programma al Centro Trevi-TreviLab di Bolzano, lunedì 25 novembre 2024, alle 17.30, nell’ambito della mostra “Etruschi. Artisti e artigiani” aperta al Centro Trevi-TreviLab fino al 2 febbraio 2025, a cura dell’Ufficio Cultura della Provincia autonoma di Bolzano in collaborazione con il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Relatrice sarà Valentina Belfiore, curatrice della mostra con Maria Paola Guidobaldi. Attraverso le testimonianze dirette e indirette fornite dall’archeologia e dalle rappresentazioni femminili nell’arte etrusca, al centro di una riflessione sarà la figura della donna nelle vesti di aristocratica o subalterna, moglie o madre, sacerdotessa o devota, combattente e altro ancora. Accesso tramite registrazione su www.eventbrite.it
La mostra “Etruschi. Artisti e artigiani”, promossa dalla Provincia autonoma di Bolzano, Cultura italiana, grazie alla collaborazione del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, diretto da Luana Toniolo, museo che conserva la più importante raccolta di opere etrusche al mondo, è un viaggio nel cuore di una civiltà antica incentrato su un aspetto specifico, quello della produzione artistica e artigianale (vedi Bolzano. Al Centro Trevi-TreviLab apre la mostra “Etruschi. Artisti e artigiani” in collaborazione con il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia: in otto sezioni, viaggio nel cuore di una civiltà antica incentrato su un aspetto specifico, quello della produzione artistica e artigianale | archeologiavocidalpassato).
Bolzano. Al Centro Trevi-TreviLab apre la mostra “Etruschi. Artisti e artigiani” in collaborazione con il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia: in otto sezioni, viaggio nel cuore di una civiltà antica incentrato su un aspetto specifico, quello della produzione artistica e artigianale
Gli Etruschi arrivano a Bolzano. Il 24 ottobre 2024, alle 17, si inaugura al Centro Trevi-TreviLab la mostra “Etruschi. Artisti e artigiani” (che rimarrà aperta fino al 2 febbraio 2025) dedicata all’affascinante civiltà etrusca. La mostra è promossa dalla Provincia autonoma di Bolzano, Cultura italiana, grazie alla collaborazione del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, diretto da Luana Toniolo, museo che conserva la più importante raccolta di opere etrusche al mondo, ed è curata da Valentina Belfiore e Maria Paola Guidobaldi del team curatoriale del museo. Saranno presenti all’inaugurazione il vicepresidente della Provincia e assessore alla cultura italiana Marco Galateo insieme con Antonio Lampis, direttore del dipartimento, Marisa Giurdanella, dirigente dell’Ufficio Cultura e Stefania Lorandi funzionario responsabile del progetto. Ospiti dal museo nazionale Etrusco la direttrice e le curatrici della mostra. Etruschi. Artisti e artigiani è la seconda tappa del percorso pluriennale Storie dell’arte con i grandi musei, un progetto avviato dalla Ripartizione Cultura italiana nel 2023 con la mostra “Antichi Egizi: maestri dell’arte”, realizzata a cura del Museo Egizio di Torino. Il progetto ha l’ambizione di accompagnare il pubblico in un viaggio alla scoperta delle civiltà antiche e moderne e di raccontare, anno dopo anno, come si è sviluppata nel corso dei secoli la relazione con la figura sociale dell’artista. Un’occasione per “mantenere sempre vivo l’interesse verso la cultura e il ricco patrimonio artistico conservato nei grandi musei italiani”, come sottolineato dall’assessore Marco Galateo.

Anfora con scena dionisiaca e iscrizione dipinta con firma del ceramista: “Nikosthenes epoiesen” (Nikosthenes fece) (seconda metà VI sec. a.C.) proveniente da Cerveteri, necropoli di Cava della Pozzolana, conservata al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia ( foto etru / archivio fotografico Mauro Benedetti)
Non è una mostra generica sugli Etruschi ad essere proposta a Bolzano bensì un viaggio nel cuore di una civiltà antica incentrato su un aspetto specifico, quello della produzione artistica e artigianale. “Le manifestazioni dell’artigianato artistico”, spiegano le curatrici, “rappresentano il miglior approccio per accostarsi alla conoscenza e allo studio degli Etruschi, che furono interlocutori privilegiati per i Fenici, i Greci e i Romani, fra le popolazioni del Mediterraneo antico. Attraverso le produzioni etrusche si può infatti provare a comprenderne i modelli, le fonti di ispirazione, l’immaginario, il modo di rapportarsi con la natura e il sacro, o gli influssi esercitati sulle altre culture”. “Nella necessaria selezione di oggetti significativi per l’argomento trattato”, aggiunge la direttrice del Museo, Luana Toniolo, “la mostra intende offrire un excursus sintetico ma evocativo dei capolavori e delle più caratteristiche produzioni dell’artigianato, del pantheon etrusco e delle forme di devozione diffuse a vari livelli della società. Al tempo stesso, l’occasione si configura come una straordinaria possibilità di conoscere alcune opere conservate nei depositi, che non sono da meno rispetto a quelle abitualmente esposte”.

Antefissa a testa di satiro (V sec. a.C.) proveniente dal santuario del Portonaccio a Veio, conservata al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru / archivio fotografico Mauro Benedetti)

Specchio di bronzo con Turan (Afrodite), Elina (Elena), Ermania (Ermione) ed Elachsantre (Paride Alessandro) (475-450 a.C.) da Palestrina, necropoli della Colombella, conservato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru / archivio fotografico Mauro Benedetti)

Le lamine d’oro di Pyrgi: copia delle lamine iscritte provenienti dal santuario di Pyrgi e risalenti alla fine del VI secolo a.C. I testi in etrusco e in fenicio ricordano la dedica del “re su Caere” Thefarie Velianas alla dea Uni-Astarte, conservate al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru / archivio fotografico Mauro Benedetti)

Modellino di tempio: tetto a due falde smontabile e frontoni a timpano chiuso con una coppia di giovani sdraiati (Dioniso e Arianna) proveniente da Vulci, area della città, Porta Nord (III-II secolo a.C.), consevato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru / archivio fotografico Mauro Benedetti)

Testa femminile votiva: capigliatura divisa da una scriminatura centrale e raccolta sulla nuca da una cuffia, proveniente da Veio, Piazza d’Armi (V secolo a.C.) conservata al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru / archivio fotografico Mauro Benedetti)

Anforetta di bucchero con iscrizioni di dono e firma di artefice alternate ad alfabeti e sequenze ritmiche proveniente da Veio, tumulo di Monte Aguzzo (630-620 a.C.) conservata al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru / archivio fotografico Mauro Benedetti)
Otto le sezioni della mostra. Il percorso inizia dalle opere più strettamente collegate al rito funerario, per il quale l’artigianato etrusco, fin dalle sue origini, si distinse per originalità ed elevata qualità. I vasi biconici, caratteristici contenitori in impasto utilizzati per conservare le ceneri dei defunti, ne sono un esempio. Questi vasi, diffusi in gran parte dell’Italia centrale e settentrionale, pur nella loro semplicità, presentavano decorazioni spesso articolate e simboliche. Le sepolture, inizialmente semplici e uniformi, si arricchirono gradualmente di oggetti preziosi e di elementi distintivi, riflesso di una crescente differenziazione sociale. Il percorso di mostra prosegue con le produzioni artigianali tipicamente etrusche, fra cui i buccheri, una particolare ceramica di colore nero e con la superficie lucida, prodotta attraverso un sistema di cottura che prevedeva l’assenza di ossigeno. La maestria degli artigiani etruschi rese gli oggetti in bucchero, nati come imitazione del più pregiato bronzo e spesso arricchiti da iscrizioni che celebrano l’istituto sociale del dono, particolarmente ricercati. Una particolare attenzione viene riservata a un tipo di ceramica decorata con figure nere: si tratta di anfore di una forma speciale appositamente prodotte dalla bottega del noto ceramista greco Nikosthenes per la migliore clientela etrusca. Queste ceramiche, infatti, recavano spesso la firma del loro artefice. La successiva sezione è rivolta ai nomi di artisti e artigiani etruschi che, come i loro “colleghi” greci, firmano le proprie creazioni. In una società in cui il nome è tutto, ceramisti, architetti, bronzisti, coroplasti (artigiani della terracotta) non solo creano e personalizzano opere per una clientela d’élite, ma intendono anche sottolineare il nome del titolare della produzione. È il caso di Velthur Ancinies, noto da una firma graffita su un frammento che ha permesso di attribuire alla sua bottega l’intera produzione del gruppo etrusco-corinzio dei Rosoni. Accanto alle opere firmate in mostra sono anche esempi della caratteristica produzione di vasellame da mensa in bronzo e di ulteriori suppellettili funzionali al simposio e alla cura del corpo. Il simposio, ovvero la pratica aristocratica del bere vino in comune, prevedeva una precisa serie di gesti e rituali e comprendeva l’uso di un vero e proprio “servizio” per il consumo dell’inebriante bevanda. Gli Etruschi utilizzavano una vasta gamma di oggetti in bronzo, tra cui il thymiaterion, ossia un bruciaprofumi, un manufatto che, oltre a essere utilizzato negli ambienti in cui si svolgeva il simposio, aveva un ruolo importante anche nei rituali religiosi. Un altro oggetto di grande rilevanza era lo specchio, un accessorio femminile con una precisa funziona pratica, attestato anche in sepolture maschili. Caratteristica degli specchi etruschi è il retro ornato con scene mitologiche di carattere simbolico legate alla bellezza e alla toeletta. La lavorazione del bronzo, in cui gli Etruschi seppero primeggiare, era applicata anche alla forgiatura e cesellatura delle armi, come si comprende da un raffinato esemplare di elmo etrusco-italico, che poteva essere anche esibito come bottino di guerra. Se la grande varietà e la raffinatezza dell’artigianato etrusco sono testimoniate per lo più dal rito funerario, non bisogna dimenticare l’eccellenza raggiunta dagli Etruschi nella sfera del sacro. A questo tema è dedicata l’ultima sezione della mostra ove si possono ammirare testimonianze di dediche, alcune delle quali di straordinario valore, come le lamine di Pyrgi. Non mancano bronzetti votivi, offerte, strumenti per il culto e per l’esercizio di pratiche divinatorie. Gli Etruschi, noti per la loro dedizione al culto, crearono una specifica architettura templare, descritta da Vitruvio. A documentarla in mostra è un’antefissa (elemento posto a chiusura dei filari di coppi) del tempio del Portonaccio a Veio dove, in un rutilare di colori, è raffigurata una caratteristica testa di satiro. I reperti selezionati per questa originale esposizione sono accompagnati da apparati illustrativi che consentono di contestualizzare le singole opere e di seguire l’evoluzione di una civiltà che ha segnato la storia della penisola e dell’Europa e che come poche, duemila anni dopo, è ancora in grado di affascinare il pubblico.
Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia il convegno “Le lamine di Pyrgi 60 anni dopo la scoperta: scavi ricerche e significato”: l’anniversario dell’evento viene ricordato con la testimonianza di chi ha presenziato alla celebre scoperta e con interventi sul suo significato
“Era l’8 luglio 1964 e mancava poco a mezzogiorno quando l’oro di tre lamine accuratamente ripiegate su se stesse brillò sotto i delicati colpi di piccone di Oreste Brandolini, il decano degli scavatori specializzati di Pyrgi”: comincia così il racconto di Maria Paola Guidobaldi, responsabile delle collezioni del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, che ricorda l’eccezionale scoperta – giusto 60 anni fa: 8 luglio 1964 – 8 luglio 2024 – delle tre lamine d’oro, avvolte sui chiodi usati per affiggerle nell’ambito degli scavi del santuario di Pyrgi, in un’area a lato del Tempio B. Martedì 9 luglio 2024, alle 16.30, nella sala della Fortuna del museo di Villa Giulia, la scoperta delle lamine d’oro di Pyrgi viene ricordato nel convegno “Le lamine di Pyrgi 60 anni dopo la scoperta: scavi ricerche e significato”. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Per info e prenotazioni mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it. Seguirà una visita guidata alla sezione dedicata a Pyrgi.

Scoperta delle lamine d’oro a Pyrgi: M. Pallottino, G. Colonna, E. Di Paolo e altri all’indomani dell’eccezionale rinvenimento (foto uni-sapienza)
“Sullo scavo, condotto in concessione alla cattedra di Etruscologia dell’università di Roma La Sapienza, e intrapreso nel 1957 per iniziativa di Massimo Pallottino come uno dei grandi scavi dell’Ateneo”, ricorda Maria Paola Guidobaldi, “erano presenti la dottoressa Falconi che si precipitò a darne notizia telefonica a Massimo Pallottino. La dottoressa Rallo e gli studenti Piero Guzzo e Maristella Pandolfini. Giovanni Colonna in ricognizione nella zona sopraggiunse immediatamente dopo. Quella scoperta epocale non solo ha permesso una migliore comprensione della lingua etrusca, ma ha fornito informazioni fondamentali sulla fondazione del tempio più antico del santuario monumentale di Pyrgi, quello indicato negli studi come Tempio B.

Le tre lamine d’oro di Pyrgi: due con iscrizione in etrusco, una in fenicio (foto uni-sapienza)
“Quelle preziose iscrizioni, due in lingua etrusca e una in fenicio, traduzione non letterale del testo etrusco più lungo”, spiega Guidobaldi, “ci dicono infatti che introno al 510 a.C. Thefarie Velianas, tiranno di Caere, re di Caere in fenicio, dedica quel luogo di culto per ringraziare una divinità femminile chiamata Uni in etrusco e Astarte in fenicio, per aver favorito tre anni prima la sua ascesa al potere. Quando nel III sec. a.C. il Tempio B fu demolito, le tre lamine furono accuratamente arrotolate su ste stesse e sepolte in un’area adiacente.
“Il programma decorativo del Tempio B, ricostruito sulla base della decorazione architettonica in terracotta dipinta”, sottolinea Guidobaldi, “appare incentrato sulla mitologia di Eracle, l’eroe coraggioso e indomito che con impareggiabile forza fisica aveva superato i limiti concessi all’uomo e che perciò, al termine delle sue imprese, con il favore degli dei, aveva potuto finalmente accedere all’Olimpo. La sua apoteosi diventa perciò simbolo dell’investitura divina del potere di Thefarie Velianas conquistato con il favore della dea Uni-Astarte, come appunto le lamine iscritte raccontano.

La vetrina della sala 13B del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia con le tre lamine d’oro di Pyrgi e i chiodi utilizzati per fissarle (foto etru)
“Le lamine sono esposte insieme ai chiodini con cui erano in origine affisse su uno stipite della porta del tempio in una sala del piano terra del museo di Villa Giulia”, conclude Guidobaldi, “precisamente nella sala 13B interamente dedicata al santuario di Pyrgi, lo scalo marittimo dell’antica Caere-Cerveteri, presso il castello di Santa Severa, autentica proiezione sul mare di questa importantissima città dell’Etruria meridionale e frequentato soprattutto da mercanti greci e fenici”.

Una recente campagna di scavo al santuario di Pyrgi condotta dall’università Sapienza di Roma fin dal 1957 (foto uni sapienza)
Convegno “Le lamine di Pyrgi 60 anni dopo la scoperta: scavi ricerche e significato”. Cosa veniva dedicato nel santuario? Chi era l’autore di una dedica così preziosa? Si poteva finalmente contare su una traduzione dell’etrusco attraverso il fenicio? Che ruolo avevano i Fenici in luogo sacro nei pressi di Cerveteri? Il 9 luglio 2024, alle 16.30, l’anniversario dell’evento viene ricordato con la testimonianza di chi ha presenziato alla celebre scoperta e con interventi sul suo significato. Introduce i lavori Luana Toniolo, direttrice del museo di Villa Giulia. Intervengono: Maristella Pandolfini su “Le lamine di Pyrgi. Ricordo della scoperta”; Vincenzo Bellelli su “Le lamine di Pyrgi e la storia di Thefarie Velianas alla luce di quarant’anni di archeologia urbana a Cerveteri”; Paolo Xella su “L’iscrizione fenicia di Pyrgi”; Daniele Federico Maras su “Il dono di Thefarie e la ricerca dell’immortalità”; Enrico Benelli su “Le lamine di Pyrgi e il contributo allo studio dell’etrusco”; Laura Michetti su “La Sapienza a Pyrgi 60 anni dopo la scoperta delle lamine: ricerche in corso e future prospettive”.
Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia è già sold out il ciclo di conferenze su “Roma etrusca” con Filippo Coarelli: tre incontri (“Il Tempo all’epoca dei Tarquini”; “Servio Tullio e la Tomba François di Vulci”; “Le origini del culto di Ercole a Roma”) disponibili su YouTube on-demand a fine ciclo
Neppure il tempo di annunciare al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia il nuovo ciclo di conferenze con Filippo Coarelli sulla “Roma etrusca”, curato e introdotto da Maria Paola Guidobaldi, che i posti a sedere in sala Fortuna sono andati esauriti. A sei anni di distanza dalle memorabili conferenze su “I colli di Roma nel Rinascimento”, Filippo Coarelli torna a Villa Giulia ed è subito sold-out. Per fortuna per quanti non hanno trovato posto e per tutti gli interessati tutte le registrazioni delle conferenze saranno disponibili on-demand sul canale YouTube MuseoETRUtv a conclusione del ciclo di incontri. Tre gli appuntamenti in programma i giovedì del mese di maggio, sempre alle 17: 16 maggio 2024, “Il Tempo all’epoca dei Tarquini”; 23 maggio 2024, “Servio Tullio e la Tomba François di Vulci”; 30 maggio 2024, “Le origini del culto di Ercole a Roma”.
Nella prima conferenza del 16 maggio 2024 Filippo Coarelli ci condurrà indietro nel tempo, per rintracciare nel calendario romano, conservato in numerosi esemplari epigrafici, un calendario festivo più antico, indicato con lettere più grandi e identificato già da Mommsen nel 1863: 45 festività che compongono un insieme coerente che, attraverso l’esame dei singoli culti, si può datare intorno al 600 a.C. Si tratta dunque del calendario dei Tarquini, realizzato al momento del definitivo consolidamento della città, per sostituire quello “romuleo” di dieci mesi.
Con la seconda conferenza del ciclo “Roma etrusca”, il 23 maggio 2024, Filippo Coarelli si sofferma sugli affreschi della tomba François, scoperti a Vulci nel 1857 e conservati, invisibili al pubblico, nella Villa Albani a Roma. Oltre a costituire il più importante esempio della pittura etrusca del IV secolo a.C., gli affreschi sono particolarmente rilevanti soprattutto per i soggetti rappresentati che illustrano la storia dei fratelli vulcenti Aulo e Celio Vibenna i quali, alleati con Mastarna (il futuro sesto re di Roma, Servio Tullio), sconfiggono un Gneo Tarquinio Romano, che dovrebbe quindi identificarsi con Tarquinio Prisco. In occasione della conferenza viene esposto nella vetrina della Sala della Fortuna il piede di calice in bucchero proveniente dal Santuario di Portonaccio a Veio con dedica di Avile Vipiennas (Aulo Vibenna), appartenete alle collezioni del Museo di Villa Giulia.
Il ciclo di conferenze di Filippo Coarelli a Villa Giulia sulla “Roma etrusca” si conclude il 30 maggio 2024 con l’introduzione del culto di Ercole a Roma, che dovette aver luogo tramite la mediazione dell’Etruria. Dati linguistici, non disgiunti da elementi del mito, fanno supporre che la divinità venne introdotta a Roma dai Tarquini, discendenti di un Demarato corinzio, appartenente al genos degli Eraclidi, la cui divinità tutelare era lo stesso Eracle.
Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia presentazione del libro “È Carlo” di Alessandro Egidi (Il formichiere), dedicato al ricordo di Carlo Mosciatti, giovane vittima dell’eccidio delle Fosse Ardeatine
A pochi giorni dalla ricorrenza del centenario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine (24 marzo 1944), il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia vuole accogliere il racconto di una storia personale, quella di Carlo Mosciatti, che diventa memoria collettiva poiché appartiene ad una pagina dolorosa e condivisa della nostra Storia, presentando il libro “È Carlo” di Alessandro Egidi (edito da Il formichiere), dedicato al ricordo di Carlo Mosciatti, giovane vittima di quel tragico avvenimento. Appuntamento giovedì 11 aprile 2024, alle 18, in sala Fortuna. La presentazione, patrocinata dall’assessorato alla Cultura di Roma Capitale, e sostenuta dall’ANFIM (Associazione Nazionale delle Famiglie Italiane Martiri), segue l’incontro “Storia inedita del martire Carlo Mosciatti”, tenutosi il 24 marzo 2022 al museo di Villa Giulia. Dopo i saluti istituzionali di Maria Paola Guidobaldi, conservatrice delle Collezioni Etru, intervengono: Luciano Violante, presidente emerito Camera dei Deputati; Francesco Albertelli, presidente ANFIM; Ruth Dureghello, presidente uscente Comunità Ebraica di Roma; Alessandro Egidi, autore del libro. Il ricavato delle vendite dei libri durante l’evento sarà interamente devoluto a Telethon. Per info e prenotazioni: mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it.

Copertina del libro “È Carlo” di Alessandro Egidi (Il formichiere)
“È Carlo” (Il formichiere). “Il mio nome è Carlo Mosciatti e questa è la storia della mia vita, o meglio, la mia vita nella storia. Una storia lontana nel tempo, ma capace di essere vicina ai cuori di chi legge il mio racconto. E attraverso il mio racconto, il breve e impervio romanzo della mia esistenza terrena, mi rende ancora vivo tra voi. L’amore, la speranza, la paura, il dolore; tutto questo, in un’avvincente narrazione “indirettamente diretta” del mio difficile percorso di vita, rinasce e rivive tra le vostre mani attraverso le pagine di questo libro, con il fine ultimo di far sbocciare nei vostri cuori il delicato e prezioso fiore della Memoria. Una Memoria con la M maiuscola, una Memoria capace di rigenerarsi e di alimentarsi a ogni lettore, a ogni pagina, a ogni parola e di non terminare mai la sua corsa, così come io, con essa, non terminerò mai realmente la mia vita, albergando in voi per sempre”. Carlo Mosciatti (Matelica 1924 – Roma 1944)
Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia presentazione del libro “Lettere di Ludwig Pollak a Wilhelm Froehner 1903-1925”, a cura di Sylvia Diebner e Orietta Rossini: il Novecento visto attraverso le lettere di Ludwig Pollak. Agente di primo piano sul mercato archeologico romano
Un libro e un video per celebrare il Giorno della Memoria al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Appuntamento mercoledì 31 gennaio 2024, alle 17.30 in sala della Fortuna. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti. Per info e prenotazioni: mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it. Presentazione del libro “Lettere di Ludwig Pollak a Wilhelm Froehner 1903-1925”, a cura di Sylvia Diebner e Orietta Rossini (Gangemi editore, 2024). L’incontro sarà introdotto e moderato da Maria Paola Guidobaldi, conservatrice delle collezioni museo ETRU. Intervengono Olga Melasecchi, direttrice del museo Ebraico di Roma; Elena Cagiano de Azevedo, direzione generale Musei del MiC; Orietta Rossini e Sylvia Diebner, curatrici del volume. Il libro: “Il Novecento visto attraverso le lettere di Ludwig Pollak. Agente di primo piano sul mercato archeologico romano, scrive lungo un ventennio al suo venerato amico e maestro Wilhelm Froehner, in un periodo di grandi cambiamenti che spostano l’asse del commercio antiquario mondiale dall’Europa all’America, spazzando via una generazione di magnati e collezionisti del Vecchio Continente. L’immediatezza delle lettere, il loro carattere allo stesso tempo colto e confidenziale ne fanno una fonte primaria che non interessa solo la storia dell’archeologia, ma intreccia note intime, indiscrezioni su famosi archeologi e mercanti di antichità, notizie su movimenti di opere d’arte con osservazioni sul clima politico di un’epoca segnata dalla guerra e dai genocidi”. Al termine dell’incontro, proiezione del video di Maria Paola Guidobaldi “VENTI MINUTI”. Per non dimenticare il 16 ottobre 1943.
Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia presentazione del libro “Gioielli a Firenze. Archivio fratelli Peruzzi 1880-1970″ nell’ambito della Roma Jewelry Week con la storica del gioiello Bianca Cappello
In occasione della Roma Jewelry Week, il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia ospita un confronto a partire dal libro “Gioielli a Firenze. Archivio fratelli Peruzzi 1880-1970”: quasi un secolo di produzione orafa nel racconto della storica del gioiello Bianca Cappello. Un testo critico approfondito che permette sia al grande pubblico che agli addetti ai lavori, l’accattivante lettura di un tassello in più nella ricostruzione dell’affascinante storia dell’oreficeria fiorentina nel contesto italiano e internazionale di epoca moderna e contemporanea. Un’occasione per confrontarsi e legarsi alle vicende storiche dell’oreficeria romana rappresentata con maestria dalla celebre famiglia Castellani, la cui collezione è conservata al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Giovedì 12 ottobre 2023, alle 17, in Sala della Fortuna, con ingresso libero fino a esaurimento dei posti. Intervengono: Maria Paola Guidobaldi, conservatrice delle collezioni del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia; Monica Cecchini, ideatore e direttore artistico della Roma Jewelry Week; Steven Tranquilli, direttore generale di Federpreziosi Confcommercio; Laura Giannoni Peruzzi, Fratelli Peruzzi. Sarà presente l’autrice Bianca Cappello, storica del gioiello.
Roma. Secondo appuntamento del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia al festival TeverEstate. Maria Paola Guidobaldi su “Villa Giulia, l’ottava meraviglia del mondo a due passi da qui”: “Villa Giulia, l’ottava meraviglia del mondo a due passi da qui”
“Villa Giulia, l’ottava meraviglia del mondo a due passi da qui”: martedì 25 luglio 2023, alle 19.45, sulla banchina del Lungotevere Tor di Nona, secondo appuntamento a TeverEstate con le conferenze del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Dopo il direttore Valentino Nizzo, questa volta sarà la conservatrice delle collezioni museali Maria Paola Guidobaldi a guidare il pubblico guida di una interessante narrazione tutta dedicata a Villa Giulia e che svelerà le architetture e le mirabili decorazioni che le valsero la definizione di “ottava meraviglia del mondo”. Villa Giulia non è solo lo scrigno dell’imponente collezione archeologica che si dispiega al suo interno e che annovera capolavori indiscussi della civiltà etrusca, saldamente impressi nell’immaginario collettivo, come il Sarcofago degli Sposi e l’Apollo di Veio. Villa Giulia è anche uno dei complessi architettonici e decorativi più prestigiosi del Rinascimento romano. Un capolavoro inatteso, nel cuore di Valle Giulia, che si rivela allo sguardo appena varcata la soglia del suo imponente ingresso. Ingresso gratuito. Per info e prenotazioni: comunicazione@iltalentodiroma.com. Per i possessori della Etrucard possibilità di posti in prima fila su prenotazione e sconti sulle consumazioni al ristorante Terrazza Tevere su presentazione della Etrucard.




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