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Aquileia. Bilancio campagna 2024: nuove scoperte alle Grandi Terme, dalla grande abside del frigidarium alle statue, alle colonne colossali. Gli archeologi dell’università di Udine hanno anche anticipato all’inizio del IV secolo d.C. la costruzione del maestoso complesso termale

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Grandi terme di Aquileia, scavi archeologici dell’università di Udine: la grande abside del frigidarium, vista dal drone (foto uniud)

Un’abside (ambiente semicircolare) monumentale di circa 30 metri di ampiezza, una decina di parti di statue di divinità e di imperatori, o alti dignitari, e frammenti di colonne, tra cui una colossale del cosiddetto marmo africano (l’odierna Turchia). Sono le principali scoperte fatte nell’area delle Grandi Terme di Aquileia dagli archeologi dell’università di Udine nell’ultima campagna di scavi. Gli studiosi dell’ateneo friulano hanno inoltre scoperto che la costruzione del complesso è iniziata intorno al 300 d.C., cioè almeno un decennio prima di quanto finora ipotizzato. E questo grazie all’analisi radiocarbonica di un palo di ontano utilizzato dai romani per la bonifica dell’area al momento della costruzione dell’edificio e portato alla luce durante gli scavi. La missione è condotta su concessione ministeriale, in accordo con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Friuli Venezia Giulia, con la collaborazione scientifica e il supporto finanziario della Fondazione Aquileia. Le ricerche sono condotte da un team di archeologi del dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’università di Udine guidato da Matteo Cadario, insieme a Marina Rubinich e Antonio Dell’Acqua, e con la collaborazione scientifica della Fondazione Aquileia e del suo direttore, Cristiano Tiussi. Agli scavi hanno partecipato anche 35 studenti dei corsi di laurea triennale e magistrale dell’Ateneo e della Scuola di specializzazione in beni archeologici. La presenza dell’Ateneo friulano alle Grandi Terme è ormai consolidata da oltre due decenni. Le prime ricerche infatti risalgono al 2002. Nelle campagne di scavo annuali, in concessione ministeriale, si sono formati oltre 700 studenti di archeologia che hanno potuto acquisire i crediti di tirocinio previsti dal loro percorso di studio. Dal 2016, anno della prima concessione di scavo dal Ministero, allora dei beni e delle attività culturali, fu avviata una nuova e proficua collaborazione con la Soprintendenza e con la Fondazione Aquileia, che aveva appena acquisito l’area in gestione, e che partecipa attivamente alla progettazione dei nuovi interventi di scavo e alla loro valorizzazione.

“Le novità portate alla luce nella campagna 2024 sono di valore straordinario sia per lo stato di conservazione delle strutture che per il significato dei reperti rinvenuti per la ricostruzione della funzione dell’edificio”, sottolinea il direttore degli scavi Matteo Cadario. Nel corso dei 23 anni di scavo dell’area, iniziato nel 2002, l’Ateneo friulano sta progressivamente mettendo in luce la grandiosità e lo sfarzo delle Grandi Terme, confermando anche l’importanza strategica di Aquileia durante l’impero romano. “Le evidenze emerse e i nuovi dati acquisiti grazie agli scavi dell’università di Udine”, dichiara la soprintendente, Valentina Minosi, “dimostrano l’importanza della collaborazione proficua che si è da anni instaurata fra Università e Soprintendenza e che si esplicita attraverso l’affidamento in concessione delle attività di scavo da parte del Ministero della cultura e attraverso il costante confronto fra le Istituzioni sulle indagini conoscitive svolte e per assicurare le attività di tutela”.

LA GRANDE ABSIDE DEL FRIGIDARIUM. La scoperta dell’abside di 30 metri, muri compresi, è avvenuta nell’area del percorso balneare delle terme. Era infatti aperta sulla grande aula del frigidarium (la zona destinata ai bagni in acqua fredda). Pavimentata in lastre di marmo e di calcare, l’abside chiude a est l’asse centrale delle terme. Trova una perfetta corrispondenza nella più piccola abside del calidarium (la zona destinata ai bagni in acqua calda), larga 15 metri, situata sul lato opposto e messa in luce tra il 2021 e il 2023. Le fondazioni dei muri dell’abside, larghe più di 5 metri, dovevano sostenere un imponente alzato a più piani che doveva contenere nicchie per statue e serviva anche da facciata monumentale delle terme verso la città di Aquileia. “È una novità eccezionale”, spiega il professor Cadario, “che conferma ulteriormente lo splendore e la maestosità dell’edificio e consente di comprenderne meglio la pianta. Come si comprende dai confronti con le terme Erculee di Milano e con le Kaiserthermen di Trier, il modello è caratteristico delle terme imperiali di età tetrarchica, ossia costruite tra il 293 e il 305 d.C., quando l’impero fu governato da quattro imperatori”.

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Frammento di statua togata proveniente dalle Grandi Terme di Aquileia, scoperta nella campagna 2024 (foto uniud)

LE STATUE E LA COLONNA. Nel corso dello scavo è stata scoperta anche una decina di frammenti di statue di epoche diverse. Le statue furono riunite all’inizio del IV secolo d.C. per ornare adeguatamente il frigidarium, che si presentava quindi come la sala più splendida dell’edificio. Spiccano due parti di statue maschili in toga, una in origine colossale, e una statua con indosso la corazza di dimensioni pari al vero, probabilmente raffiguranti in origine imperatori o alti dignitari. Ma sono stati trovati anche alcuni frammenti di statue di divinità, tra cui la parte inferiore di un Esculapio, dio della medicina, e una probabile statuetta di Giove con egida (la pelle della capra Amaltea che il dio usava come mantello). Sono stati portati alla luce anche diversi elementi dell’architettura dell’edificio, che spesso dovevano essere stati recuperati da edifici più antichi per essere riusati. “Il frigidarium doveva ospitare colonne colossali di marmo africano”, commenta Antonio Dell’Acqua, “e basi riccamente decorate, simili a quelle impiegate nelle terme inaugurate da Caracalla a Roma nel 216 d.C.”. Dalla stessa zona proviene anche la statua di Diomede scoperta dagli archeologi dell’Ateneo friulano nel 2003 a conferma della ricchezza dell’arredo scultoreo che contribuiva a trasformare le terme imperiali tardoantiche in “musei”. Le indagini proseguiranno anche nel settore dove sorgeva il caldarium e nel settore corrispondente a una serie di ambienti di più fasi adiacenti il corpo centrale nella zona Nord-Est dell’edificio.

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Grandi Terme di Aquileia: campagna di scavo 2024, veduta da drone dell’abside del calidarium (foto uniud)

Retrodatato l’inizio della costruzione. Gli archeologi dell’università di Udine hanno anche scoperto che i lavori di costruzione delle Grandi Terme sono iniziati probabilmente all’inizio del IV secolo d.C. anziché diversi decenni più tardi. “Abbiamo fatto analizzare al carbonio 14”, racconta Marina Rubinich, “un palo di ontano che abbiamo scoperto effettuando un carotaggio nell’area dell’abside del frigidarium, e che era stato utilizzato dai romani per bonificare la zona prima di costruire il muro”. La costruzione dell’edificio iniziò quindi al tempo di Massimiano e Diocleziano, i due Augusti che abdicarono nel 305 d.C. Costantino, che conquistò Aquileia nel 312 d.C., potrebbe quindi aver solo completato l’opera, prima del 325, appropriandosi però del merito e intestandosi le terme.

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Grandi Terme di Aquileia, campagna di scavo 2024: fotopiano dell’abside del frigidarium (foto uniud)

La collaborazione con Fondazione Aquileia. “L’area delle Grandi Terme non smette di rivelare nuovi e importanti tasselli della sua affascinante storia grazie all’impegno congiunto dell’università di Udine e della Fondazione Aquileia sancito da un accordo di collaborazione scientifica ed economica”, affermano il presidente Roberto Corciulo e il direttore Cristiano Tiussi. “La prosecuzione e l’ampliamento delle ricerche archeologiche nelle aree conferite dal ministero della Cultura rappresentano una fonte inesauribile di conoscenza e costituiscono perciò una delle linee strategiche fondamentali della Fondazione Aquileia verso la costituzione del parco archeologico”, spiegano Corciuolo e Tiussi. “Il Piano strategico degli interventi, approvato ad aprile 2024, definisce anche per il prossimo quinquennio un sostanzioso impegno economico per le indagini in collaborazione con le Università – evidenziano i vertici della Fondazione –. Nel caso specifico, abbiamo inteso intraprendere programmaticamente nel Piano i passaggi preliminari per l’apertura al pubblico dell’area delle Grandi Terme, la più vasta tra quelle conferite dal ministero della Cultura alla Fondazione Aquileia con i suoi 8 ettari di estensione. Essa include – spiegano Corciulo e Tiussi – due complessi monumentali di primaria importanza nell’urbanistica aquileiese, le terme e il teatro, e inoltre si collega a due aree già aperte al pubblico, il decumano di Aratria Galla con le mura altomedievali e il Sepolcreto. Due distinti itinerari attraverseranno questa zona: uno più prettamente archeologico, l’altro di carattere naturalistico collegato alla storica Roggia del Mulino, della quale stiamo trattando con il Demanio il conferimento e la gestione. Così come per lo scavo del vicino teatro, la collaborazione con l’università di Udine – sottolineano infine Corciulo e Tiussi – pone anche le basi per pensare concretamente alla futura valorizzazione del complesso termale, di cui nel progetto scientifico allegato all’accordo di programma si è inteso prima di tutto determinare le considerevoli dimensioni. L’emozionante scoperta dei numerosi frammenti di statue avvenuta quest’anno, oltre a quella già nota dei bellissimi mosaici, rendono la sfida ancor più affascinante”. 

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Grandi Terme di Aquileia, campagna di scavo 2024: colonna colossale in marmo africano (foto uniud)

Il contesto storico. Le Grandi Terme di Aquileia, o Thermae felices Constantinianae, come sono chiamate nell’iscrizione di una base di statua di Costantino rinvenuta nell’area, erano state realizzate in una città che era uno dei porti principali del Mediterraneo e una delle nuove residenze imperiali. In età tetrarchica l’impero era stato infatti suddiviso tra quattro imperatori, due Augusti e due Cesari. Gli imperatori cessarono di abitare a Roma, scegliendo altre città, tra cui Aquileia, come loro sedi e dotandole degli edifici adeguati al prestigio di una “capitale”. “La collocazione delle terme nello spazio dell’ampliamento della città protetto dalle nuove mura tardoantiche”, sottolinea Cadario, “prova inoltre la volontà imperiale di beneficare l’otium della popolazione aquileiese, dotandola di una magnifica struttura termale, come avvenne anche a Milano, Trier, Arles, Antiochia e poi Costantinopoli”.

Gli scavi dell’università di Udine, ricollegandosi a quelli condotti dalla locale Soprintendenza archeologica nel corso del ‘900, hanno permesso di ricostruire un edificio “fuori scala” anche per una città importante come Aquileia. Un complesso con elevati superiori a 10 metri e un corpo centrale di circa 10000 metri quadrati di estensione e un fronte di ben 138 metri, paragonabile quindi solo alle grandi terme imperiali costruite a Roma e nelle altre nuove “capitali”. Come di norma nelle terme imperiali, l’edificio era organizzato intorno a un asse centrale di più di 90 metri di lunghezza, formato dalle sale che offrivano bagni in acque di temperature diverse (caldariumtepidarium e frigidarium) secondo il modello di pratica balneare tipico del mondo romano.

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Grandi Terme di Aquileia, campagna di scavo 2024: pavimento dell’abside in lastre di pavonazzetto (foto uniud)

Il fulcro dell’edificio era l’enorme frigidarium pavimentato in lastre di marmi colorati, affiancato da due grandi spogliatoi (apodyteria), a nord e a sud, con raffinati pavimenti musivi. In particolare, dall’aula nord provengono gli splendidi mosaici opera di maestranze greco-orientali, oggi conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, e raffiguranti soggetti marini e atletici. Questi ultimi ricordano che le terme imperiali ospitavano anche spazi per allenamento e agonismo sportivo, attività che proprio i tetrarchi stessi spesso sponsorizzarono, confermando così la coerenza dell’impianto aquileiese con l’ideologia tetrarchica. Al corpo centrale si ricollegano gli ambienti del settore nord-orientale dove è ancora visibile la sovrapposizione di tre fasi successive, con ambienti musivi nelle ultime due. Questa sequenza dimostra che la frequentazione dell’edificio continuò fino alla fine del V secolo d.C. In seguito, tra il VI e il VII secolo i resti dell’edificio, parzialmente crollati, furono riutilizzati a fini abitativi, mentre, dopo il definitivo abbandono e il crollo finale di volte ed elevati, l’edificio diventò una cava di marmi e mattoni da riutilizzare come materiale da costruzione o da cuocere per ottenere calce.

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Grandi terme di Aquileia, campagna di scavo 2024: frammenti di tre statue (foto uniud)

La spoliazione dei resti delle terme continuò tra XIII-XIV secolo eliminando tutti i resti delle strutture fino alle fondazioni dei muri e trasformando completamente l’aspetto del sito. Prima dell’inizio degli scavi moderni l’area si presentava infatti come un campo coltivato (Braida Murada), reso tale proprio grazie a grandi riporti di terra disposti sulle macerie. Oggi delle terme si conservano quindi solo i pavimenti circondati dalle trincee di spoliazione dei muri depredati fino all’età moderna. Varie zone dell’edificio sono state indagate più volte nel corso del XX secolo dalla locale Soprintendenza e da alcuni dei nomi più noti dell’archeologia aquileiese: Giovanni Battista Brusin (1922-1923); Luisa Bertacchi (1961); Paola Lopreato (1981-1987).

Aquileia, aperta dalla Fondazione una nuova area archeologica, Domus e Palazzo Episcopale: viaggio a ritroso nel tempo dal palazzo episcopale del V sec. d.C. a una domus romana del I-II sec. d.C.

Le autorità scientifiche e politiche all’inaugurazione ad Aquileia dell’area archeologica Domus e Palazzo episcopale

L’area archeologica Domus e Palazzo Episcopale di Aquileia

Si arricchisce l’offerta del sito archeologico di Aquileia, riconosciuto dall’Unesco come patrimonio mondiale dell’Umanità: in piazza Capitolo, per iniziativa della Fondazione Aquileia, è stata inaugurata la nuova struttura di “Domus e Palazzo Episcopale”, che  completa la riqualificazione della piazza della Basilica sul lato nord, restituendo alla fruizione del pubblico un importante spaccato della vita di Aquileia e offrendo la rara opportunità di vedere grazie a un sapiente gioco architettonico la sovrapposizione di livelli pavimentali di diverse epoche. L’intervento, firmato dagli architetti Tortelli Frassoni (con il progetto esecutivo di Mads & Associati), è stato finanziato anche grazie al progetto europeo Expoaus finanziato dal Programma IPA Transfrontaliero Adriatico 2007-2013 e al generoso sostegno ricevuto da alcuni veri e propri mecenati dell’arte –  Olimpias Group, BCC di Fiumicello e Aiello, Allianz Italia e Danieli & C Officine Meccaniche – che hanno voluto contribuire all’opera grazie alla normativa sull’Art Bonus. La realizzazione delle opere è di CP costruzioni Trieste ed Eu.Co.Re restauri di Pavia di Udine. Alla cerimonia di inaugurazione sono intervenuti Debora Serracchiani, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia; Gianni Torrenti, assessore regionale alla Cultura; Antonio Zanardi Landi, presidente della Fondazione Aquileia; Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia; Gabriele Spanghero, sindaco di Aquileia; Pietro Fontanini, presidente della Provincia di Udine; Marta Novello, direttrice scientifica della soprintendenza. Fino al 6 maggio 2017 l’apertura dell’area è gratuita e regolamentata su 4 turni giornalieri con l’assistenza del personale di sorveglianza che coordina l’accesso dei gruppi: si deve presentarsi all’ingresso del sito puntuali alle ore 10, 12, 15 o 17. Dal 7 maggio ingresso libero tutti i giorni con orario continuato 10-19. Con la nuova proposta di Domus e Palazzo episcopale si fa un emozionante viaggio a ritroso nel tempo, nel cuore dell’antica Aquileia, ammirando le strutture della domus del I-II secolo, la grande aula absidata del IV secolo, gli estesi resti musivi e murari del palazzo episcopale del V secolo. Uno step reso possibile anche grazie allo storico accordo per la gestione delle aree archeologiche del sito Unesco firmato lo scorso dicembre tra il ministero dei Beni e Attività culturali e del Turismo (Mibact) e la Fondazione Aquileia. Con l’intesa si è sancito il conferimento in uso alla Fondazione Aquileia di tutte le aree archeologiche della città, in maniera tale che la Fondazione si occupa della gestione, della manutenzione ordinaria e straordinaria e della valorizzazione dell’intero sito archeologico, mentre alla soprintendenza restano le competenze relative alla tutela. Tra i risultati già raggiunti, la recente conclusione dei lavori di restauro del Sepolcreto, necropoli costituita da cinque recinti funerari, ora fruibile anche con illuminazione notturna: l’area sarà visitabile tutte le sere di giugno, luglio e agosto (dalle 8 alle 22), per offrire al pubblico la possibilità di suggestive passeggiate.

Antonio Zanardi Landi,
presidente della Fondazione Aquileia

L’area archeologica “Domus e Palazzo Episcopale” è il frutto di una lunga storia di valorizzazione, iniziatasi con l’acquisizione da parte dello Stato di un rustico privato denominato “stalla Violin”. Già negli anni Cinquanta del Novecento l’allora soprintendenza alle Antichità delle Venezie aveva condotto i primi scavi in quest’area di piazza Capitolo, sotto la direzione di Luisa Bertacchi,  ed erano stati messi in luce (e lasciati in vista) tre ambienti di un più ampio complesso, identificato come un settore del palazzo episcopale di V secolo. Tra il 2009 e il 2010, nuove indagini promosse dalla Fondazione Aquileia e con la direzione scientifica della soprintendenza Archeologia del Friuli – Venezia Giulia hanno portato alla scoperta di una sala mosaicata dell’inizio del IV secolo, dotata di abside, e quindi alla decisione della Fondazione Aquileia di attuare un progetto di copertura e musealizzazione del sito per consentire la protezione dei resti e permettere contestualmente al pubblico di apprezzarli. Con l’avvio del cantiere, a inizio 2016 ulteriori scavi hanno raggiunto i livelli del I-II secolo, imponendo una variante al progetto originario, che è confluito nell’attuale struttura.

Il sapiente gioco architettonico dell’area Domus e Palazzo episcopale consente la visione dei livelli pavimentali di diverse epoche

Nella nuova struttura sono visibili i significativi resti di uno degli isolati della città romana che si svilupparono, alla fine del I secolo a.C., fuori dalla cinta muraria originaria eretta quasi due secoli prima. Il percorso di visita si snoda tra strutture e pavimenti musivi delle diverse fasi edilizie del sito, visibili a profondità diverse (si raggiungono i 4 metri sotto il piano di campagna attuale): il visitatore potrà effettuare – come si diceva – un emozionante viaggio a ritroso nel tempo, dunque, nel ventre di Aquileia, ammirando le strutture della domus di I-II secolo, la grande aula absidata del IV secolo, gli estesi resti musivi e murari del palazzo episcopale del V secolo. Questi ultimi sono i resti archeologici che s’incontrano per primi nel percorso di visita. La lunga sala, collegata probabilmente al complesso basilicale, faceva parte della residenza di rappresentanza del vescovo di Aquileia, la cui autorità era cresciuta in maniera significativa durante il IV secolo. Il muro occidentale divideva la sala da un’area esterna lastricata (scavata nel 2010 e oggi non più visibile), che è stato possibile datare tra la fine del IV e l’inizio del V secolo d.C. grazie al rinvenimento di alcune monete. Il mosaico  databile nel corso del V secolo d.C., è suddiviso in due tappeti di diversa ampiezza separati da una fascia di tessere gialle. Nella porzione settentrionale è un motivo a piccoli quadrati concentrici attorno a un bottone nero realizzati con l’utilizzo di tessere di cotto. Il più ampio spazio di forma allungata è invece decorato da una composizione a reticolato ornata da losanghe e quadrati, impiegata anche in altri contesti cristiani di Aquileia.

I mosaici dell’aula absidata del complesso basilicale teodoriano del V sec. d.C.

Al centro del percorso espositivo e al livello più profondo, si conserva parte di una casa del I secolo d.C., con i resti di muri recanti ancora la decorazione ad affresco per un’altezza di più di un metro: una circostanza straordinaria ad Aquileia in livelli di questa epoca. Il percorso si conclude con la splendida sala absidata di una domus di IV secolo, scoperta tra il 2009 e il 2010. L’aula absidata, costruita all’interno dell’isolato occupato dal complesso basilicale teodoriano e forse appartenente alla residenza del vescovo, aveva un’ampiezza di circa 100 metri quadrati e fu realizzata secondo modelli architettonici in voga al tempo e documentati ad Aquileia anche in altri contesti residenziali di alto livello. L’abside, con ampiezza di oltre cinque metri, era sopraelevata e raccordata al piano dell’aula da un gradone. Le pareti e il soffitto erano decorati con affreschi, dei quali sono stati rinvenuti numerosi frammenti nel corso dello scavo: raffinati tralci di vite con foglie, grappoli d’uva e volatili su fondo rosso davano risalto al catino absidale rispetto al più semplice soffitto bianco della sala. Nel pavimento a mosaico, un originale motivo a tendaggio realizzato in tessere dai colori sfumati esaltava la funzione rappresentativa dell’abside, usata come spazio di ricevimento, al quale era destinato il maggiore impegno decorativo. Il pavimento dell’aula è suddiviso in tre campiture da raffinate fasce vegetali con al centro un riquadro del quale si conserva solo parte della cornice. Le semplici trame geometriche, a esagoni e cerchi allacciati, sono arricchite da motivi figurati policromi raffrontabili con la decorazione delle aule teodoriane, con le quali condividono le maestranze e la datazione successiva all’editto di Costantino del 313 d.C. Le raffigurazioni attingono al repertorio dei soggetti di genere ampiamente diffuso nella produzione musiva romana: pesci, polipi, conchiglie e volatili sono affiancati a grappoli d’uva, racemi fioriti, cesti e bacili ricolmi di frutti, per evocare, attraverso l’allusione alla ricchezza della natura, un’idea di benessere e prosperità.

Il museo Archeologico nazionale di Aquileia non chiuderà le domeniche: garantita l’apertura grazie all’accordo Polo museale-soprintendenza-ministero

Il museo Archeologico nazionale di Aquileia continuerà ad essere visitabile anche nelle domeniche

Il museo Archeologico nazionale di Aquileia continuerà ad essere visitabile anche nelle domeniche

Quando il 10 settembre scorso il direttore del Polo museale del Friuli-Venezia Giulia aveva annunciato che, per carenza di personale, il museo Archeologico nazionale di Aquileia sarebbe rimasto chiuso di domenica e nei giorni festivi fino al 31 dicembre 2015, si era temuto il peggio tra le numerose critiche e proteste, non solo da parte di operatori commerciali locali, ma anche da parte della stessa amministrazione regionale. Il pericolo sembra scongiurato, almeno per ora. Grazie all’impegno congiunto di soprintendenza Archeologia e del Polo Museale del Friuli-Venezia Giulia e al sostegno del ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la struttura rimarrà aperta anche nelle giornate festive. Lo annunciano in una nota Luca Caburlotto, direttore del Polo Museale Fvg e il soprintendente archeologia Luigi Fozzati. “Grazie al supporto degli organi centrali del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo – spiegano – la soprintendenza Archeologia e il Polo Museale del Friuli-Venezia Giulia garantiranno stabilmente, congiungendo le proprie risorse, l’apertura del museo Archeologico nazionale di Aquileia per tutte le giornate festive. L’apertura, che non era stata in discussione per i giorni feriali, è immediatamente ripristinata nella sua interezza per le domeniche e per le festività. La felice conclusione delle criticità riscontrate non elimina il grave problema della carenza di organico nei musei italiani, ma vuole costituire la base per il rilancio del museo Archeologico nazionale di Aquileia nell’ambito dell’importante riforma voluta dal ministro Dario Franceschini, che sta dando nuova linfa ai musei statali sia a livello organizzativo che a livello finanziario. Si ricordi che il museo aquileiese è stato proprio di recente destinatario di un finanziamento straordinario, nel contesto del piano completamento dei musei nazionali, della somma di 1,5 milioni di euro”.

La sezione della Statuaria al museo Archeologico nazionale di Aquileia

La sezione della Statuaria al museo Archeologico nazionale di Aquileia

Il museo Archeologico nazionale di Aquileia, istituito nel 1882 come “Imperial-regio Museo dello stato” con il patrocinio dell’imperatore Francesco Giuseppe, in Villa Cassis Faraone, costruita tra il 1812 e il 1825, accoglie le collezioni storiche, ricevute in dono o acquistate dalle più illustri famiglie aquileiesi, integrate dai risultati delle ricerche condotte fra ‘800 e ‘900 soprattutto ad opera dei suoi direttori storici, Enrico Maionica, Giovanni Battista Brusin e Luisa Bertacchi. L’ordinamento dell’esposizione, articolata fin dall’origine secondo temi, risale nella sua attuale disposizione agli anni ’50 del secolo scorso: i materiali sono scanditi per classi, a partire dalla statuaria (ritratti, funeraria, sacra), per passare alla ceramica, ai metalli, ai vetri, alle gemme, agli oggetti di ornamento (in particolare ambre), che rispecchiano le attività economiche e la vita quotidiana della città. Le gallerie lapidarie, avviate negli anni ’30 e ampliate negli anni ’50 del ‘900, ospitano iscrizioni e monumenti pubblici e funerari e preziosi mosaici. Nuovi spazi espositivi sono stati ricavati nei magazzini, con le sale dedicate alla via Annia, mentre una sezione ospita la Julia Felixl, l’imbarcazione rinvenuta a Monfalcone nell’area del Lacus Timavi.

Il museo Archeologico di Aquileia fu istituito nel 1882

Il museo Archeologico di Aquileia fu istituito nel 1882

“La ripresa degli orari festivi del museo di Aquileia – concludono Caburlotto e Fozzati – ha avuto una spinta eccezionale sia dalla grande disponibilità dimostrata da tutto il personale di custodia, nella consapevolezza dell’importanza della propria missione culturale, sia dallo straordinario attaccamento dei cittadini per lo storico Museo, viva espressione del territorio e del suo passato, che da più di centotrenta anni racconta la grandiosa storia dell’Aquileia antica”.