La storia e il restauro della biga d’oro di Monteleone di Spoleto in mostra al Castello di Postignano: ma senza l’eccezionale carro etrusco, che è esposto al Met di New York
L’appuntamento è al castello di Postignano a Sellano in Umbria per la mostra “La biga di Monteleone di Spoleto: storia e restauro” che fa rivivere la storia della Biga d’oro di Monteleone di Spoleto l’eccezionale reperto etrusco del VI secolo a.C. scoperto nel 1902 nelle campagne umbre, che però in mostra non ci sarà: la biga è infatti esposta al Metropolitan di New York che per ora resiste nella battaglia a colpi di carte bollate da parte del piccolo centro umbro che la rivorrebbe indietro. In mostra fino al 31 ottobre bisognerà accontentarsi di ammirare un ologramma della biga, proiettato all’interno di una delle sale del borgo messe a disposizione dalla Mirto s.r.l., proprietaria del borgo del castello di Postignano, pittoresco villaggio collinare medievale che domina il paesaggio incontaminato della Val Nerina in Umbria, un territorio ricco di cultura e storia, che dista mezz’ora da Spoleto, Foligno, Norcia, Cascia, Spello, Montefalco, Bevagna e il parco naturale dei Monti Sibillini. Per decenni questa “bella addormentata” è rimasta abbandonata, ma ora, dopo un ampio e sensibile restauro, si respira una vita nuova. ”Abbiamo accolto l’idea di Marisa Angelini, sindaco di Monteleone di Spoleto, di organizzare questa mostra”, spiega l’architetto Gennaro Matacena, socio e fondatore della società, che ha interamente ricostruito il borgo, “ed il progetto si è poi allargato. Quello che unisce noi e questa iniziativa è il territorio. Il nostro scopo è quello di creare delle sinergie virtuose”.
La rassegna è stata comunque resa possibile – spiegano gli organizzatori – proprio grazie alla disponibilità del Met (Metropolitan Museum of Art) di New York che ha concesso le foto e i grafici della biga, oltre che del Comune umbro. Nella chiesa SS. Annunziata e nella sala Mustafà del borgo medioevale di Castello di Postignano sono illustrati la storia della biga dopo la sua scoperta, avvenuta nel 1902, a Monteleone di Spoleto, e il lavoro realizzato dall’archeologa del Cnr Adriana Emiliozzi, che tra il 2002 e 2006 ha diretto lo smontaggio e il corretto rimontaggio del veicolo, di proprietà del Met. La mostra si articola in due sezioni: “La storia”, coordinata da Carla Termini; “Il restauro”, coordinata da Adriana Emiliozzi. E insieme all’immagine olografica della nuova struttura del carro è esposta anche la copia in bronzo del vecchio montaggio realizzata negli anni ’80 dagli allievi di Giacomo Manzù per la mostra “Gli Etruschi in Valnerina: La biga di Monteleone di Spoleto” e concessa per l’occasione dal comune di Monteleone di Spoleto: ”Portare la biga qui serve a far circolare la cultura, a moltiplicare le possibilità di fruizione”, spiega il sindaco Angelini. ”Una cooperazione virtuosa -continua – che dà slancio al territorio, richiamando l’attenzione dei turisti. Il restauro del borgo oggi è la notizia: mettere in comunicazione queste due realtà serve ad entrambe”.
Realizzata nel VI secolo a.C. in Etruria meridionale, la biga entrò in possesso di un notabile sabino che la portò con sé nella tomba e nel 1902 fu rinvenuta casualmente da un contadino. Venduta per una cifra irrisoria, passò di mano più volte, arrivando a Parigi e, da qui, a New York, acquistata dal primo direttore del Metropolitan, l’italiano Luigi Palma di Cesnola. Seguirono decenni di silenzio fino alla richiesta di restituzione presentata dal Comune di Monteleone di Spoleto tra il 2002 ed il 2008, quando il contenzioso fu definitivamente archiviato dal Tribunale di Spoleto. Nel 2007, il Met riallestì la sezione di archeologia greco-romana ponendo la biga al centro del percorso espositivo. ”Si tratta – spiega l’archeologa Carla Termini – di un’opportunità enorme per far conoscere la storia di questo importante reperto. La mostra è divisa in due sezioni: la prima raccoglie il lavoro di una precedente mostra, organizzata nel 1985, mentre nella seconda si può ammirare la biga dopo l’enorme lavoro di restauro, curato dalla archeologa Adriana Emiliozzi”. Costruita in legno di noce ricoperto di bronzo dorato, la biga, infatti, continua Termini, era stata ”ricostruita in maniera erronea a New York. Per quattro anni la dottoressa Emiliozzi ha studiato la sua composizione, per poi smontarla e restituirle la sua costituzione originaria”.

Sviluppo grafico dei pannelli di rivestimento della biga decorati con scene tratte dalla mitologia greca
“La Biga di Monteleone di Spoleto”, spiega Canino Info onlus, “è uno dei reperti archeologici più emozionanti del periodo etrusco. Fu trovata nel 1902 a Monteleone di Spoleto da un contadino intento nei lavori di rinnovo dell’aia della sua casa. Mentre spianava un grosso cumulo di terra il terreno gli franò sotto i piedi, aveva scoperto una tomba del VI secolo a.C. Il contadino vendette a mercanti d’arte fiorentini il carro che, dopo una serie di passaggi in Italia arrivò a Parigi per poi finire al Metropolitan Museum di New York. La Biga è un carro da parata in legno di noce interamente rivestita di lamine di bronzo dorato lavorato a sbalzo. Il timone (circa 2 metri) ha l’attacco coperto da una protome di cinghiale; al termine ha invece una testa di uccello rapace. Poco prima di questa è il giogo per l’attacco dei due cavalli, con due anse terminanti a testa di serpente. Il corpo centrale della Biga è chiuso da tre pannelli, uno centrale e due laterali, che hanno bordi arrotondati e curvilinei. Le ruote, sempre in legno ricoperto di lamine bronzee, hanno nove raggi ciascuna per un diametro di cm. 67. Il mozzo termina con una testa di leone. Questi pannelli sono decorati con scene prestate dalla mitologia greca. Sul pannello centrale sono raffigurati una donna (Teti) ed un uomo (Achille) l’una di fronte all’altro, separati da uno scudo bilobato con elmo crestato di tipo corinzio e con protome di ariete. In alto, ai lati dell’elmo, vi sono due uccelli rapaci che volano verso il basso, mentre al di sotto dello scudo c’è un cerbiatto maculato, forse ucciso. La dea veste un lungo chitone ed un mantello. Achille è rappresentato nella classica raffigurazione barbata, con capelli lunghi e riccioli che gli cadono sulle spalle. Indossa un corto chitone e dei gambali, il tutto ricco di decorazioni. Lo scudo bilobato è decorato nella parte superiore da una testa di gorgonie, mentre nell’inferiore è un protome di felino maculato. Sul pannello destro è rappresentato Achille vittorioso in duello su Re Memnone: egli punta la spada sul corpo dell’avversario colpendolo, mentre a terra c’è Antiloco, grande amico di Achille e vittima di Memnone. Sul pannello di sinistra è rappresentata l’ascesa al cielo di Achille e a bordo di un carro trainato da cavalli alati, sotto il carro giace Polissena sacrificata in suo onore. La fascia al di sotto dei tre pannelli è decorata con figure animali che si azzannano tra loro, personaggi in corsa, grifoni. Tra i pannelli laterali e quello centrale è un kuros, un giovane nudo in posizione frontale rigida”. Il carro rientra in quegli oggetti di tipo santuario che avevano una funzione puramente “rappresentativa: carri del genere erano infatti utilizzati solamente in parate e cortei trionfali ed accompagnavano nella tomba i loro possessori, da ricercarsi sempre tra personaggi di alto rango, proprio a testimonianza di questa loro posizione sociale”.
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