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Dagli etruschi ai romani, dal Medioevo ai giorni nostri: tremila anni di storia nel “museo” inaugurato nell’atrio del nuovo ospedale di Lucca con i reperti recuperati dal cantiere

Il nuovo ospedale San Luca di Lucca dove è stato aperto un percorso museale archeologico

Il nuovo ospedale San Luca di Lucca dove è stato aperto un percorso museale archeologico

La mostra "Emersioni" che nel 2011 presentò per la prima volta i reperti dal cantiere del San Luca

La mostra “Emersioni” che nel 2011 presentò per la prima volta i reperti dal cantiere del San Luca

A Lucca entri in ospedale e fai un viaggio all’indietro nel tempo di tremila anni. L’archeologia, gli antenati della Lucchesia, fanno infatti capolino nel nuovo percorso museale nella hall del nuovo ospedale San Luca di Lucca, ultima prestigiosa tappa di una collaborazione virtuosa tra Regione Toscana, Azienda sanitaria 2, soprintendenza ai Beni archeologici iniziata molti anni fa quando si decise di realizzare un nuovo polo sanitario nel quartiere Arancio-San Filippo. Proprio gli scavi preliminari per la realizzazione del San Luca hanno infatti permesso di ritrovare materiali preziosi, che testimoniano la storia del territorio dall’antichità ad oggi, e che ora si possono ammirare nelle nuove teche di vetro al piano terreno dell’ospedale, per un’esposizione permanente almeno di una piccola parte di quanto ritrovato. Regista di questa singolare iniziativa culturale è stato Giulio Ciampoltrini della soprintendenza di Lucca, certo coadiuvato non poco dal sostegno organizzativo dell’Asl 2, col direttore generale Joseph Polimeni, e dal supporto economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. “Qui al San Luca non ci facciamo mancare proprio nulla”, sorride soddisfatto Polimeni all’inaugurazione del “museo”, “ed è davvero bello che pazienti e visitatori possano usufruire di un percorso di questo genere, che richiama alle radici dei lucchesi. I resti sono romani, greci ed etruschi: l’area dell’Arancio-San Filippo può adesso ammirare le proprie origini”. E ricorda: “Gli scavi archeologici che hanno accompagnato la costruzione dell’ospedale erano già stati raccontati nell’apprezzata mostra Emersioni, allestita nel mese di novembre del 2011 nella Casermetta del Museo Nazionale di Villa Guinigi a Lucca. Il progetto di musealizzazione viene adesso completato e presentato alla cittadinanza. Questo percorso rappresenta un esempio virtuoso di come l’impegno condiviso di più soggetti, pubblici e privati, si possa trasformare in una duratura acquisizione per la cultura”. Il percorso è illustrato da cartelli esplicativi dei reperti presentati. Decisivo l’aiuto economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca: “La Lucchesia è da sempre terra ricca di storia e tradizioni, che tutti noi abbiamo il dovere di tramandare alle generazioni future. Per questo il nostro intervento, seppure in un periodo di complessità per le fondazioni dovuto a riforme legislative, era inevitabile”.

Lo scavo archeologico è andato avanti di pari passo col cantiere del nuovo ospedale di Lucca

Lo scavo archeologico è andato avanti di pari passo col cantiere del nuovo ospedale di Lucca

L'archeologo Giulio Ciampoltrini

L’archeologo Giulio Ciampoltrini

Il cantiere del nuovo ospedale si è sviluppato – lo si è capito subito – su un’area che in antico era occupata da una “mansio”, cioè una stazione di sosta e cambio dei cavalli dove i viaggiatori si fermavano per approvvigionarsi e riposare la notte. Ciampoltrini, direttore scientifico degli scavi, sottolinea la complessità dell’operazione: “Le ricerche sono partite da lontano, nel 2005, con gli accordi di programma tra Regione Toscana e ministero dei Beni culturali per la costruzione dei quattro nuovi poli ospedalieri nella Toscana settentrionale e, poi, con l’applicazione in via sperimentale di una archeologia di tutela. Molti dei reperti sono testimonianze uniche, che ci raccontano moltissimo dei nostri antenati e di quello che si faceva in questo luogo”. Proprio l’archeologo, oltre a curare l’esposizione nell’atrio del San Luca, ha realizzato insieme ai suoi collaboratori una pubblicazione che descrive i rapidi mutamenti che caratterizzano l’area di Arancio-San Filippo attraverso 10 storie di grande fascino e suggestione: “La storia che hanno raccontato anni di scavo, dal 2009 al 2012, nel cantiere dell’ospedale San Luca e poi nei depositi e nei laboratori, è ben sintetizzata dal termine anamorfosi, che in zoologia indica una trasformazione repentina e nella pittura l’effetto ottico che rende leggibili le immagini solo da una particolare angolazione. Sono infatti emerse vicende di mutamenti di paesaggi e di insediamenti, dapprima in un ambiente dominato dai fiumi, poi dalle strade che ne determinano il complesso rapporto con un polo urbano così vicino”.

La presentazione del percorso museale archeologico nell'atrio del San Luca

La presentazione del percorso museale archeologico nell’atrio del San Luca

“A dimostrazione che la realtà è più variegata di quanto possa immaginare la fantasia dell’archeologo, gli scavi e alcune fotografie satellitari hanno rivelato un complesso intreccio di stratificazioni e di strutture sepolto sotto il paesaggio di Arancio-San Filippo”, sostiene Ciampoltrini, “e l’esame minuzioso dei reperti, da parte degli studiosi della Cooperativa Archeologia, ha permesso di disegnare una mappa straordinariamente più affascinante ed inquietante di quella che le valutazioni formulate sulla scorta dei dati inizialmente acquisiti potevano far immaginare”. Sono stati evidenziati un sepolcreto dell’VIII secolo a.C., un insediamento arcaico del 600-550 a.C., un abitato del III secolo a.C., una mansio d’età romana, un lacus vinarius ancora d’età romana, altre forme di insediamento della tarda antichità, un edificio medievale nel paesaggio della ‘Casa degli Aranci’, ceramiche contadine risalenti a fine Ottocento-inizio Novecento e una discarica del malato degli anni 1920-’30 del secolo scorso. “Questo è un’altra testimonianza di quanto profonde siano le radici di Lucca”, conclude il vicesindaco Ilaria Vietina, “con questa struttura la cultura si fonde ad un complesso innovativo e diventa momento di interesse e svago per pazienti e visitatori. Spesso servono tempi lunghi per realizzare progetti del genere, ma poi i risultati si vedono”.