Pompei. All’auditorium del parco archeologico la conferenza “Camillo Paderni e la documentazione delle pitture antiche. A proposito di un acquerello nella Getty Research Library” di Agnes Allroggen-Bedel promossa dall’associazione internazionale Amici di Pompei ETS
Il mese di giugno 2025 si apre a Pompei con un incontro promosso dall’associazione internazionale Amici di Pompei ETS. Venerdì 6 giugno 2025 alle 17, all’’Auditorium degli Scavi di Pompei, la conferenza dell’archeologa Agnes Allroggen-Bedel “Camillo Paderni e la documentazione delle pitture antiche. A proposito di un acquerello nella Getty Research Library”. La conferenza tratta di un acquerello, conservato alla Getty Library, che illustra una tipica decorazione parietale romana. Due incisioni senza alcun riferimento all’oggetto raffigurato, pubblicate nel 1808, ritraggono due pareti della stessa stanza della Villa San Marco a Stabia, di cui una è raffigurata nell’acquarello. L’acquerello e le incisioni documentano il contesto originale prima dello stacco di singoli motivi e permettono di identificare le pitture oggi conservate al museo Archeologico nazionale di Napoli. Gli studi sulle procedure di commissione dei disegni per la pubblicazione delle “Antichità di Ercolano” e sull’uso di monogrammi da parte degli incisori e dei disegnatori della “Scuola di Portici” permettono di identificare Camillo Paderni come autore dei disegni per le due incisioni e l’acquerello. Ciò completa il profilo della personalità di Paderni, disegnatore di pitture antiche prima a Roma e poi a Napoli, dove divenne il direttore del Museo Borbonico, uno dei più prestigiosi dell’epoca.
Napoli. Per le festività al museo Archeologico nazionale la mostra “Da Pietro Fabris a Vincenzo Gemito. Nuove acquisizioni del Mann” e nell’atrio il Presepe dei monaci, in prestito dalla Certosa e Museo di San Martino

Acquerello tardo settecentesco dell’artista romano Filippo Maria Giuntotardi (1768–1831) con una delle più antiche vedute di Pompei (Porta Ercolano) (foto mann)
Novità per le festività natalizie al museo Archeologico nazionale di Napoli: dal 19 dicembre 2024, nella sala 95, la mostra “Da Pietro Fabris a Vincenzo Gemito. Nuove acquisizioni del Mann” che, sino al 24 febbraio 2025, presenta al pubblico cento tra le nuove acquisizioni del Museo. E nell’Atrio del Mann, il Presepe dei monaci, in prestito dalla Certosa e Museo di San Martino. Il 24 e il 31 dicembre 2024 il museo Archeologico nazionale di Napoli sarà aperto dalle 10 alle 18, il 25 dicembre si osserverà chiusura, mentre il 1° gennaio il Museo sarà straordinariamente aperto al pubblico, dalle 10 alle 18.

Replica della statuetta pompeiana in bronzo del Narciso, realizzata dallo scultore napoletano Vincenzo Gemito (1852–1929) (foto mann)
La mostra “Da Pietro Fabris a Vincenzo Gemito. Nuove acquisizioni del Mann” è a cura di Andrea Milanese, Ruggiero Ferraojoli e Domenico Pino; la progettazione di allestimento è di Fernando Giannella e Alice Lentisco (direzione generale Musei). Le opere, che sono entrate a far parte del patrimonio dell’Istituto negli ultimi due anni, per acquisti o donazioni, testimoniano l’immensa fortuna che il Museo ha riscosso nel corso della sua storia (saranno 250 anni nel 2027). Tra i pezzi acquistati in esposizione, spiccano il grande acquerello tardo settecentesco dell’artista romano Filippo Maria Giuntotardi (1768–1831) – con una delle più antiche vedute di Pompei (Porta Ercolano) – e la replica della statuetta pompeiana in bronzo del Narciso, realizzata dallo scultore napoletano Vincenzo Gemito (1852–1929). Tra le donazioni vi sono i disegni preparatori che, offerti dallo studioso e collezionista Carlo Knight, permettono di ricostruire con più accuratezza la storia de Le Antichità di Ercolano Esposte. La donazione di Ernesto Bowinkel arricchisce, invece, le collezioni fotografiche del Museo con alcune migliaia di positivi e circa duecento negativi su lastra, tutti legati alla storia del viaggio in Italia, di cui Napoli e le sue antichità furono una tappa fondamentale.

Il Presepe dei monaci, in prestito al Mann dalla Certosa e Museo di San Martino, realizzato da maestranze napoletane della seconda metà del XVIII secolo (foto mann)
Nell’Atrio del Mann, il Presepe dei monaci, in prestito dalla Certosa e Museo di San Martino: realizzato da maestranze napoletane della seconda metà del XVIII secolo, il presepe ambienta la scena della Natività tra architetture classiche, per testimoniare le contaminazioni tra cristianesimo e pensiero pagano. Particolarmente interessanti sono le due figurine del pastorello bambino e della contadinella, sebbene l’angelo con turibolo, attribuito a Giuseppe Sammartino, sia con ogni probabilità, il pezzo più pregevole della composizione.
Napoli. Al museo Archeologico nazionale la mostra “Documentare gli Scavi: Pompei nelle imprese editoriali del Regno 1740–1850”: un viaggio nella storia dell’archeologia e delle metodologie di scavo e ricerca un viaggio nella storia dell’archeologia e delle metodologie di scavo e ricerca

Allestimento della mostra “Documentare gli Scavi: Pompei nelle imprese editoriali del Regno 1740–1850” al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
Come si svolgevano gli scavi a Pompei nel primo secolo dopo la scoperta? Perché le pitture erano asportate? A quando risale l’idea di lasciare gli affreschi in situ? E quali erano i rischi? La mostra “Documentare gli Scavi: Pompei nelle imprese editoriali del Regno 1740–1850”, aperta al pubblico nella Sala del Plastico di Pompei al museo Archeologico nazionale di Napoli fino al 31 gennaio 2025, prova a rispondere a queste domande, soffermandosi sul processo di documentazione delle scoperte archeologiche nelle città vesuviane. Questa ampia attività è cristallizzata nelle numerose pubblicazioni ufficiali commissionate da diversi regnanti di Napoli, da Carlo di Borbone a Ferdinando II, passando per Gioacchino e Carolina Murat. Il percorso è curato da Domenico Pino (Phd, University College, Londra) con la supervisione di Andrea Milanese.

Allestimento della mostra “Documentare gli Scavi: Pompei nelle imprese editoriali del Regno 1740–1850” al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
“Valorizzare le fonti che raccontano la straordinaria epoca delle grandi scoperte nelle città vesuviane”, commenta il direttore generale Musei, prof. Massimo Osanna, “significa offrire al pubblico un viaggio nella storia dell’archeologia e delle metodologie di scavo e ricerca. Un percorso di grande interesse storico e documentario, pensato per i diversi pubblici del Museo, che potranno così inserire gli straordinari capolavori della collezione in più quadro ampio che ne racconta la scoperta, la musealizzazione, la pubblicazione. La mostra offre così una visuale inedita, rivolta da un lato ai grandi ritrovamenti del passato, dall’altro alla prospettiva presente di un Museo che, oltre a favorire la fruizione del proprio patrimonio, continua a renderlo vivo attraverso lo studio e la ricerca”.

Allestimento della mostra “Documentare gli Scavi: Pompei nelle imprese editoriali del Regno 1740–1850” al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
Le ventisei opere in esposizione provengono dai fondi del Mann: Biblioteca, Archivio Storico, Archivio Disegni e Stampe e raccolta dei rami della Stamperia Reale custodiscono un patrimonio straordinario che permette di approfondire pagine di storie ancora tutte da raccontare. Oltre ai volumi de Le Antichità di Ercolano Esposte (1757–92), con annessi rami e disegni preparatori, il pubblico potrà ammirare la copia di Rami Inediti appartenuta a Carolina Murat, alcune gouaches di Francesco Morelli e rare veline di Giuseppe Marsigli.

Il grande plastico in sughero degli scavi di Pompei esposto al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
La mostra temporanea dialoga con l’istallazione permanente, al centro della sala, del grande plastico di Pompei realizzato tra 1861 e 1879: un messaggio per ribadire come la volontà di documentare e, dunque, raccontare il passato, si sia tradotta in diverse modalità comunicative, sperimentate dalle prime imprese settecentesche fino a metà dell’Ottocento.

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