I capolavori tornano a casa: da Paestum a Vibo Valentia la laminetta aurea di Hipponion. Al “Capialbi” convegno sulla Testa del Sele che poi rientrerà nell’antica Posidonia

La laminetta aurea di Hipponion, uno dei pezzi più significativi conservati al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia
I capolavori tornano a casa. Quest’estate la laminetta aurea di Hipponion, uno dei pezzi più significativi conservati al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia, ritrovata in una tomba dell’antica Hipponion (Vibo Valentia) e risalente al IV secolo a.C., importante testimonianza del culto delle religioni misteriche in Calabria (forse già in uso prima dell’arrivo dei greci), era stata consegnata al museo Archeologico nazionale di Paestum per le celebrazioni e l’allestimento dell’importante mostra “L’immagine invisibile”. In cambio dal museo dell’antica Posidonia, in un rapporto di reciprocità di scambio, era giunta al “Capialbi”, nella sede del Castello normanno Svevo, la Testa del Sele, un’opera scultorea bronzea a cera persa, di considerevole pregio (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2018/09/06/il-museo-capialbi-di-vibo-valentia-ospita-la-famosa-testa-del-sele-prestata-dal-museo-di-paestum-dove-e-andata-la-laminetta-aurea-di-hipponion/). La mostra a Paestum si è chiusa il 7 ottobre 2018, e nei giorni scorsi la laminetta aurea di Hipponion è rientrata al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia nella sua affascinante sede, il Castello Normanno Svevo. Per il rientro della Testa del Sele bisognerà aspettare ancora qualche giorno, perché prima è in programma un convegno di studi internazionale.
Convegno di studi internazionale, sabato 27 ottobre 2018, alle 9.30, al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia con la partecipazione di alcuni tra i più importanti studiosi delle immagini di culto in ambito greco, magnogreco e romano. Gli interventi previsti nel corso della giornata approfondiranno il tema dell’importante ruolo che le immagini di culto hanno rivestito nell’antichità. L’opera scultorea bronzea a cera persa, capolavoro virile e barbato, ha una datazione incerta. Gli studiosi propendono per un ampio arco cronologico, compreso tra la seconda metà del IV sec. a.C. e l’epoca romana (seconda metà del I sec. a.C. – prima metà del I sec. d.C.).
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