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Vibo Valentia. Al museo Archeologico nazionale il convegno internazionale “Visioni dell’Aldilà in Magna Grecia. Riflessioni intorno alla Tomba 19 di Hipponion”, un avvincente viaggio a ritroso nel tempo tra mito, storia e spiritualità. Visite guidate serali

Al museo Archeologico nazionale di Vibo Valentia il convegno internazionale “Visioni dell’Aldilà in Magna Grecia. Riflessioni intorno alla Tomba 19 di Hipponion”, importante incontro sui temi dell’orfismo e delle credenze escatologiche in Magna Grecia in programma il 22 agosto 2025, dalle 16 alle 21, in cui interverranno esperti italiani e stranieri, tra archeologia, poesia e divulgazione, un avvincente viaggio a ritroso nel tempo tra mito, storia e spiritualità. L’incontro sarà incentrato sulla celebre laminetta aurea di Hipponion, una delle testimonianze più significative della spiritualità antica. Interverranno il direttore del “Vito Capialbi”, Michele Mazza, e gli storici Ermanno Alessio Arslan (Accademia nazionale dei Lincei), Attila Egyed (università Eötvös Loránd, Budapest), Ágnes Bencze (università Péter Pázmány, Budapest) e Elvira Pataki (università Péter Pázmány, Budapest). A conclusione dell’incontro il poeta Antonio Malatesta presenterà la sua nuova traduzione della laminetta di Hipponion “Testo sacro a Mnemosyne”. Subito dopo i partecipanti potranno prendere parte a una degustazione di vini offerti dalla cantina Marchisa. In occasione del convegno internazionale sui temi dell’orfismo e delle credenze escatologiche in Magna Grecia il museo Archeologico nazionale Vito Capialbi rimarrà straordinariamente aperto al pubblico fino alle 24, con la possibilità per i presenti di partecipare a visite guidate serali che li condurranno tra le collezioni permanenti e i reperti legati alla storia di Hipponion, esposti tra le mura dell’antico maniero.

I capolavori tornano a casa: da Paestum a Vibo Valentia la laminetta aurea di Hipponion. Al “Capialbi” convegno sulla Testa del Sele che poi rientrerà nell’antica Posidonia

La laminetta aurea di Hipponion, uno dei pezzi più significativi conservati al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia

La sede del museo Archeologico nazionale di Vibo Valentia “Vito Capialbi”

I capolavori tornano a casa. Quest’estate la laminetta aurea di Hipponion, uno dei pezzi più significativi conservati al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia, ritrovata in una tomba dell’antica Hipponion (Vibo Valentia) e risalente al IV secolo a.C., importante testimonianza del culto delle religioni misteriche in Calabria (forse già in uso prima dell’arrivo dei greci), era stata consegnata al museo Archeologico nazionale di Paestum per le celebrazioni e l’allestimento dell’importante mostra “L’immagine invisibile”. In cambio dal museo dell’antica Posidonia, in un rapporto di reciprocità di scambio, era giunta al “Capialbi”, nella sede del Castello normanno Svevo, la Testa del Sele, un’opera scultorea bronzea a cera persa, di considerevole pregio (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2018/09/06/il-museo-capialbi-di-vibo-valentia-ospita-la-famosa-testa-del-sele-prestata-dal-museo-di-paestum-dove-e-andata-la-laminetta-aurea-di-hipponion/). La mostra a Paestum si è chiusa il 7 ottobre 2018, e nei giorni scorsi la laminetta aurea di Hipponion è rientrata al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia nella sua affascinante sede, il Castello Normanno Svevo. Per il rientro della Testa del Sele bisognerà aspettare ancora qualche giorno, perché prima è in programma un convegno di studi internazionale.

La Testa del Sele conservata al museo Archeologico nazionale di Paestum

Convegno di studi internazionale, sabato 27 ottobre 2018, alle 9.30, al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia con la partecipazione di alcuni tra i più importanti studiosi delle immagini di culto in ambito greco, magnogreco e romano. Gli interventi previsti nel corso della giornata approfondiranno il tema dell’importante ruolo che le immagini di culto hanno rivestito nell’antichità. L’opera scultorea bronzea a cera persa, capolavoro virile e barbato, ha una datazione incerta. Gli studiosi propendono per un ampio arco cronologico, compreso tra la seconda metà del IV sec. a.C. e l’epoca romana (seconda metà del I sec. a.C. – prima metà del I sec. d.C.).