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“L’incendio delle navi di Nemi. Indagine su un cold case della Seconda guerra mondiale” di Flavio Altamura e Stefano Paolucci: il libro presenta le ricerche degli autori che gettano nuova luce sulla distruzione degli scafi-palazzo dell’imperatore Caligola

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Copertina del libro “L’incendio delle navi di Nemi. Indagine su un cold case della Seconda guerra mondiale” di Flavio Altamura e Stefano Paolucci

Risolto un “cold case” della seconda Guerra mondiale: l’incendio delle navi di Nemi, provocato non dalle artiglierie tedesche – come è sempre stato detto -, ma dalla risposta a queste da parte degli alleati. Quindi dal “fuoco amico”. È il risultato delle ricerche di Flavio Altamura e Stefano Paolucci raccolte nel libro “L’incendio delle navi di Nemi. Indagine su un cold case della Seconda guerra mondiale”, presentato a fine settembre al museo delle Navi di Nemi, e a fine ottobre nell’abbazia di San Nilo a Grottaferrata. È la sera del 31 maggio 1944, quattro giorni prima della liberazione di Roma. Sulle sponde del lago di Nemi, un furioso incendio divampa all’interno del museo delle Navi Romane, fatto costruire da Mussolini per ospitare i due immensi scafi delle navi-palazzo dell’imperatore Caligola. Il museo resta in piedi, ma tutto il resto è ridotto a un cumulo di cenere. Quei magnifici reperti, unici nel loro genere e famosi in tutto il mondo, erano riemersi solo da pochi anni dalle acque del lago, che era stato addirittura svuotato per l’eccezionale impresa di recupero. La loro perdita è tragica, di valore incalcolabile per la scienza e la civiltà umana. Per indagare sulle cause del disastro viene istituita una commissione d’inchiesta, che emette presto il suo verdetto: il rogo delle navi è da imputare a un deliberato atto vandalico dei militari tedeschi che da qualche giorno avevano piazzato una batteria di cannoni vicino al museo. Ma le cose sono andate proprio così? Nel corso degli anni saranno in molti a contestare la versione ufficiale, convinti che i veri responsabili siano stati altri: chi incolpa gli sfollati che si erano rifugiati nel museo, chi accusa i partigiani che lo avrebbero incendiato in sfregio al dittatore fascista, chi punta il dito contro dei semplici ladruncoli che volevano coprire le tracce dei loro saccheggi. Chi ha ragione? Cos’è successo veramente in quelle drammatiche ore? È quanto si sono proposti di scoprire gli autori di questo lavoro, il primo dedicato all’argomento e frutto di oltre dieci anni di ricerche. La rilettura critica delle indagini svolte dagli inquirenti, la minuziosa ricostruzione degli avvenimenti che hanno preceduto e seguito l’incendio, nonché lo smantellamento sistematico di tutte le “verità” alternative avanzate nel tempo, sono soltanto le fasi preliminari di un coinvolgente processo investigativo che si snoda attraverso l’analisi di una vasta ed eterogenea documentazione inedita. In questa vera e propria controinchiesta, le risultanze della commissione subiscono una revisione radicale, mentre al loro posto si fa strada, e prende via via sempre più corpo e solidità, una nuova dinamica dei fatti tanto insospettata quanto da sempre sotto gli occhi di tutti.

Al Vittoriano di Roma la mostra “Sulle tracce di Caligola”, storia dei grandi recuperi della Guardia di Finanza al lago di Nemi

La statua di Caligola in trono come Zeus, recuperata nel 2011 dalla Gdf, dopo il delicato restauro

La statua di Caligola in trono come Zeus, recuperata nel 2011 dalla Gdf, dopo il delicato restauro

Tutto è cominciato nel gennaio 2011 quando la Guardia di Finanza intercettò una statua dell’imperatore Caligola ridotta “a pezzi” dai tombaroli per agevolarne l’occultamento all’interno di un container diretto in Svizzera, e una serie di manufatti marmorei e bronzei, recuperati e correlati alla figura dell’imperatore, provenienti dalle sue navi, dalla villa sul lago di Nemi e dal santuario di Diana Aricina. Il sequestro della statua di Caligola in trono come Zeus suscitò nel 2011 uno straordinario clamore mediatico, per la singolarità dell’operazione, lo stato di rinvenimento della scultura e la coincidenza dei duemila anni trascorsi dalla nascita dell’Imperatore Caligola, che sarebbero ricorsi di lí a poco (agosto 2012). Dopo il sequestro, la scultura è stata affidata a un team di restauratori, che l’hanno ricomposta nella foggia originaria, riparando i danni provocati dall’attività di saccheggio dal sito originario, anche se gran parte del lato destro resta incompleta.

Al complesso del Vittoriano di Roma la mostra "Sulle tracce di Caligola"

Al complesso del Vittoriano di Roma la mostra “Sulle tracce di Caligola”

 

Il personale della Guardia di Finanza accanto alla statua di Caligola

Il personale della Guardia di Finanza accanto alla statua di Caligola recuperata nel 2011

A distanza di tre anni, è stata aperta al complesso del Vittoriano di Roma, dove rimarrà fino al 22 giugno, la mostra “Sulle tracce di Caligola, storie di grandi recuperi della Guardia di Finanza sul lago di Nemi”, che ha ottenuto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica ed è promossa dal Nucleo Polizia Tributaria Roma – Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico della Gdf in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, per dare visibilità all’operato che la Gdf pone per la salvaguardia dei beni archeologici: nel solo biennio 2012-2013 – ricordiamolo-, l’impegno dei finanzieri ha consentito il recupero di 11.258 manufatti di interesse archeologico; il sequestro di 136.873 opere contraffatte e la denuncia di 294 responsabili per violazione di natura penale. L’esposizione, a cura della soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, si avvale tra gli altri dei contributi del consigliere per la conservazione del patrimonio artistico del presidente della Repubblica, Louis Godart, del direttore generale del ministero dei Beni culturali Luigi Malnati e del comandante del Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico della Gdf Massimo Rossi.

Cratere marmoreo decorato con corsa di bighe della seconda metà del II secolo d.C. in mostra al Vittoriano

Cratere marmoreo decorato con corsa di bighe della seconda metà del II secolo d.C. in mostra al Vittoriano

Oltre alla monumentale scultura, fulcro dell’evento, è esposto per la prima volta al pubblico un corpus di manufatti marmorei e bronzei recuperati dall’indotto clandestino e correlati alla figura di Caligola, perché provenienti, come detto, dal territorio nemorense e in particolare dalle navi dell’imperatore, dalla sua villa sul lago di Nemi e dal santuario di Diana Aricina. Tra queste un Cratere marmoreo decorato con corsa di bighe della seconda metà del II secolo d.C., una statua marmorea di Apollo e una copia bronzea di cassetta con mano apotropaica (entrambe del II secolo d.C.) proveniente da una delle navi dell’Imperatore. La mostra è corredata da un apparato didattico e multimediale, con immagini storiche provenienti dagli archivi di Teche Rai, attrezzature sequestrate ai “tombaroli” e corner tematici sulla pluridecennale attività della Guardia di Finanza a tutela dell’arte.