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Pompei. Al via la XXII edizione della vendemmia agli scavi. Vigne aperte per i visitatori che possono assistere al tradizionale taglio delle uve, coltivate nei vigneti delle antiche domus, dalle quali viene prodotto il vino Villa dei Misteri

Tradizionale taglio dell’uva nel vigneto del Foro Boario a Pompei (foto Cesare Abbate)

Un itinerario tra i vigneti degli scavi di Pompei in occasione della vendemmia autunnale, di cui il 20 ottobre 2021 si celebra la ventiduesima edizione nell’area archeologica di Pompei: a mezzogiorno, alla Casa del Triclinio la presentazione ufficiale, poi vigne aperte ai visitatori che per l’occasione potranno assistere al tradizionale taglio delle uve, coltivate nei vigneti delle antiche domus, dalle quali viene prodotto il vino Villa dei Misteri. Il direttore del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, e il prof. Piero Mastroberardino celebreranno la giornata della vendemmia che rinnova questa consolidata collaborazione, per la valorizzazione del territorio archeologico e delle sue peculiarità.

Tradizionale taglio dell’uva nel vigneto del Foro Boario a Pompei (foto Cesare Abbate)

Accedendo dall’ingresso di Piazza Anfiteatro sarà possibile visitare il vigneto del Foro Boario (dalle 9 alle 13) con la sua cella vinaria, il vigneto e la casa della Nave Europa e quello della Casa del Triclinio all’aperto. In quest’ultima domus è allestita fino al 30 novembre 2021 la mostra “Metropoli Latina” dell’architetto Andrea Branzi. L’esposizione che esplora la vita intima della domus, cogliendo la stretta relazione tra l’antico e il contemporaneo, riproduce in particolare nei vigneti, attraverso suoni di animali dell’aia, l’atmosfera quotidiana di vita contadina, esaltando ancor più la suggestione di momenti vissuti, e delle attività produttive che vi si svolgevano in antico.

Tradizionale taglio dell’uva nel vigneto del Foro Boario a Pompei (foto Cesare Abbate)

La coltivazione delle uve e la produzione del vino fanno parte di un progetto scientifico di studio degli impianti e delle antiche tecniche di viticoltura pompeiana avviato negli anni ‘90 nell’ambito degli studi di botanica applicata all’archeologia condotti dal Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco Archeologico di Pompei, cui ha fatto seguito una convenzione con l’Azienda Vinicola Mastroberardino, che si è occupata negli anni delle ricerche preliminari, dell’impianto e della coltivazione dei vigneti dell’antica Pompei, fino alla produzione finale del vino.

Vendemmia nel vigneto della Casa della Nave Europa a Pompei (foto parco archeologico di pompei)

L’idea progettuale, nata nel 1994, dapprima riguardava un’area limitata degli scavi, per poi ampliarsi e giungere oggi a interessare 15 aree a vigneto ubicate tutte nelle Regiones I e II dell’antica Pompei (tra cui Foro Boario, casa del Triclinio estivo, Domus della Nave Europa, Caupona del Gladiatore, Caupona di Eusino, l’Orto dei Fuggiaschi, ecc.) per un’estensione totale di circa un ettaro e mezzo e per una resa potenziale di circa 40 quintali per ettaro. Oggi il vino Villa dei Misteri rappresenta un modo unico per raccontare e far conoscere Pompei con la sua cultura e la sua tradizione antica e quale luogo di valorizzazione e, al tempo stesso, di difesa del territorio, del paesaggio e dell’ambiente.

Dai vigneti dell’area archeologica di Pompei si produce il vino “Villa dei Misteri” (foto parco archeologico Pompei)

Il Villa dei Misteri è frutto  dell’uvaggio storico di Piedirosso e Sciascinoso cui si è aggiunto, a partire dal millesimo 2011, l’importante contributo dell’Aglianico, vitigno simbolo della Campania, testimone millenario della viticoltura di origine ellenica e tra le varietà più adatte alla produzione di grandi rossi da lungo invecchiamento. Risale al 2007 l’ampliamento del progetto di ricerca sulla Vitis vinifera a Pompei, con l’individuazione di ulteriori aree da ripristinare a vigneto, aree destinate prevalentemente all’Aglianico.

Il parco archeologico di Pompei i martedì e i giovedì di ottobre apre agli abbonati MyPompeii Card il Laboratorio di Ricerche Applicate custode di reperti organici unici, rinvenuti a Pompei

Pigmenti di colori dal sito di Pompei, conservati nel Laboratorio di Ricerche applicate di Pompei (foto Amedeo Benestante)
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Pane carbonizzato dal sito di Pompei, conservato nel Laboratorio di Ricerche applicate di Pompei (foto Amedeo Benestante)

Se sei possessore dell’abbonamento MyPompeii Card il parco archeologico di Pompei ti offre una opportunità straordinaria di visita. Dal 5 al 28 ottobre 2021, ogni martedì e giovedì, sarà possibile accedere a gruppi contingentati al Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco, centro di ricerche e analisi, custode di reperti organici unici rinvenuti nell’area vesuviana. Tessuti, semi, legumi, gherigli di noce, pigne, pani carbonizzati, conchiglie, ciotoline con pigmenti di colore utilizzato per dipingere, ossa animali sono tra i numerosi esempi di reperti archeozoologici, archeobotanici e antropologici – conservati nella camera climatizzata del Laboratorio – che rappresentano l’unicità del contesto pompeiano e uno spaccato della vita quotidiana dei suoi abitanti al momento dell’eruzione.

Reperti organici come ritrovati nello scavo, conservati nel Laboratorio di Ricerche applicate di Pompei (foto Amedeo Benestante)

Un luogo straordinario che verrà reso fruibile allo scopo di far conoscere al pubblico, l’importante lavoro di ricerca condotto nell’ambito delle bioarcheologie dal Parco e le potenzialità scientifiche derivanti dallo studio di questa tipologia di reperti. Le visite gratuite riservate ai possessori dell’abbonamento My Pompeii Card (anche di recente acquisto), si svolgeranno il martedì e il giovedì dalle 10 alle 14, in 5 turni della durata di 45 minuti ciascuno, per massimo 5 persone per volta. È possibile richiedere visita in lingua italiana e in lingua inglese. Prenotazione obbligatoria sulla mail: mypompeiicard@beniculturali.it. Le visite saranno a cura di Valeria Amoretti, funzionario antropologo del Parco, in collaborazione con Valentina Giacometti, antropologo fisico.

Conchiglie dall’area vesuviane conservate nel Laboratorio di Ricerche applicate di Pompei (foto Amedeo Benestante)
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Il Laboratorio di Ricerche applicate di Pompei (foto Amedeo Benestante)

“Il Laboratorio di ricerche applicate è un centro di forza del Parco, sia per la eccezionalità dei reperti che conserva sia per gli studi scientifici che vi si conducono e che consentono di acquisire sempre nuovi elementi per la conoscenza dei luoghi da un punto di vista naturalistico e biologico nonché storico sulle abitudini e gli stili di vita quotidiani dell’epoca”, sottolinea Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei. “È un luogo prezioso, che non è possibile aprire quotidianamente a tutti i visitatori, ma è con piacere che condividiamo con gli appassionati, che decidono di frequentare in più occasioni il sito, per approfondimenti. Come chi ha scelto di acquistare la MyPompeii card.  Il nostro obiettivo, attraverso queste iniziative di conoscenza e l’abbonamento, è proprio quello di ampliare e rendere sempre più consapevoli della ricchezza e bellezza di questo immenso patrimonio culturale, la comunità di persone che vivono in questo territorio, e non solo”.

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MyPompeii card, abbonamento annuale al parco archeologico di Pompei

La tessera MyPompeii card con validità annuale ha il costo di 35 euro (8 euro per gli under 25) e sarà valida per tutti i siti del Parco archeologico di Pompei (Pompei, Villa di Poppea/Oplontis, Antiquarium di Boscoreale e Villa Regina, Ville di Stabia e Museo archeologico di Stabia Libero D’Orsi/Reggia di Quisisana). I membri della community MyPompeii sono informati in anteprima sulle novità oltre che sull’attività ordinaria e straordinaria del Parco, potranno interagire e fornire suggerimenti e proposte, e saranno invitati a partecipare a un incontro annuale con il direttore del Parco per essere aggiornati sulle iniziative messe in campo e future. L’abbonamento è acquistabile on-line sul sito www.ticketone.it, con ritiro alle biglietterie di Pompei (Porta Marina, Piazza Esedra e Piazza Anfiteatro). La tessera nominativa e non trasferibile, con durata annuale dalla data di emissione, dà diritto – previa esibizione del documento d’identità – a ingressi illimitati a tutti siti di competenza del parco archeologico di Pompei nonché alle mostre temporanee in corso e ad alcuni eventi speciali ed esclusivi comunicati di volta in volta. Sarà utilizzabile nei giorni e negli orari di apertura ordinari. Saranno escluse dall’abbonamento le iniziative non gestite dal Parco e non comprese nella bigliettazione o nella programmazione ordinaria.

Pompei. Causa Covid, niente pubblico per il via della vendemmia 2020 delle uve nei vigneti delle domus per la produzione del pregiato vino Villa dei Misteri: uvaggio storico di Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso

Il vigneto al Foro Boario di Pompei (foto parco archeologico di Pompei)
Tradizionale taglio dell'uva negli scavi di Pompei

Tradizionale raccolta dell’uva negli scavi di Pompei (foto parco archeologico di Pompei)

XXI Vendemmia agli scavi di Pompei, ma senza pubblico causa Covid-19 giovedì 29 ottobre 2020, quando ricorre il taglio delle uve coltivate nei vigneti delle antiche domus che, frutto di un progetto scientifico di studio degli impianti e delle antiche tecniche di viticoltura pompeiana, consentono anche la produzione del pregiato vino Villa dei Misteri. Il progetto nasce nell’ambito degli studi di botanica applicata all’archeologia condotti dal Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco archeologico di Pompei, cui ha fatto seguito una convenzione con l’Azienda Vinicola Mastroberardino, che si è occupata negli anni delle ricerche preliminari, dell’impianto e della coltivazione dei vigneti dell’antica Pompei, fino alla produzione finale del vino.

L’idea progettuale, nata nel 1994, dapprima riguardava un’area limitata degli scavi, per poi ampliarsi e giungere oggi a interessare 15 aree a vigneto ubicate tutte nelle Regiones I e II dell’antica Pompei (tra cui Foro Boario, casa del Triclinio estivo, Domus della Nave Europa, Caupona del Gladiatore, Caupona di Eusino, l’Orto dei Fuggiaschi, ecc.) per un’estensione totale di circa un ettaro e mezzo e per una resa potenziale di circa 40 quintali per ettaro. Oggi il vino Villa dei Misteri rappresenta un modo unico per raccontare e far conoscere Pompei con la sua cultura e la sua tradizione antica e quale luogo di valorizzazione e, al tempo stesso, di difesa del territorio, del paesaggio e dell’ambiente.

Grappoli d’uva raffigurati in un affresco pompeiano (foto parco archeologico di Pompei)
Tradizionale taglio dell'uva negli scavi di Pompei

Tradizionale taglio dell’uva negli scavi di Pompei (foto parco archeologico di Pompei)

Il vino in degustazione quest’anno è il Villa dei Misteri Annata 2012, frutto dell’uvaggio storico di Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso. L’Aglianico è inserito in blend a partire dalla vendemmia 2011: risale infatti al 2007 l’ampliamento del progetto con l’individuazione di ulteriore aree da ripristinare a vigneto, destinandole integralmente alla coltivazione del nobile vitigno Aglianico – una delle varietà più rappresentative della viticoltura dell’antichità – naturalmente adatto alla produzione di grandi vini rossi da lungo invecchiamento. La forma di allevamento selezionata a tale scopo è stata l’alberello, che meglio si adatta, nel microclima di Pompei, al vitigno Aglianico, in un connubio perfetto tra il vitigno di origine greca (“Vitis Hellenica”) e la tipica potatura corta ellenica. In questo millesimo, i livelli qualitativi conseguiti sul Villa dei Misteri sono molto elevati e si percepisce, in misura ancora maggiore rispetto al 2011, il contributo dell’Aglianico, delineando buona concentrazione, intensità aromatica, vellutato patrimonio di tannini, densità e particolare eleganza.

Il vino Villa dei Misteri rappresenta un modo unico per raccontare e far conoscere Pompei con la sua cultura e la sua tradizione antica (foto parco archeologico di Pompei)

Il Villa dei Misteri del millesimo 2012, dopo un lungo periodo di affinamento, si presenta con colore rosso rubino e offre un profilo olfattivo molto complesso con note che ricordano la prugna, la marasca, la mora, il tabacco, la liquirizia, la vaniglia, le erbe officinali, il pepe e i chiodi di garofano. Al palato si caratterizza per buona densità e persistenza con sensazioni sapide, acide e morbide molto decise. Tutti gli aspetti sensoriali sono ben equilibrati tra loro e di particolare finezza.

I vigneti dei praedia di Giulia Felice a Pompei (foto parco archeologico di Pompei)

“Quest’anno non potendo accogliere il pubblico a causa delle restrizioni da Covid”, annunciano al parco archeologico di Pompei, “proponiamo alcune note informative sugli studi scientifici del verde e dei vigneti in particolare, raccontati dall’archeobotanica del Parco archeologico di Pompei, Chiara Comegna”: “Pompei  è un grande laboratorio a cielo aperto . Grazie alle integrazioni e ricostruzioni del verde nelle domus, o  dei vivai  e dell’orto botanico,  nonché alla messa  a dimora dei tanti vigneti, soprattutto nelle Regiones I e II è possibile comprendere l ‘ importanza degli spazi verdi all’interno della città antica. Le  esperienze ricostruttive in queste aree sono iniziate diversi anni fa. Se inizialmente seguivano canoni dettati dalla moda delle diverse epoche, sono diventate via via il risultato di una sempre più cosciente e approfondita conoscenza scientifica basata sulla documentazione archeologica, sugli studi archeobotanici e palinologici (studio dei pollini) e sulle fonti antiche a disposizione”.

Tra gli studi più importanti sull’ individuazione e l’interpretazione degli spazi verdi pompeani , nonché delle tecniche colturali delle aree produttive, sono da menzionare quelli della studiosa Wilhelmina Feemster Jashemski, che dal 1950 si è occupata anche delle pratiche vitivinicole delle aree in cui sorgono i nuovi vigneti. Gli studi si basavano sullo scavo sistematico, e sull‘analisi degli eco fatti , ovvero di tutti i reperti e le tracce naturali portati in luce durante lo scavo, sulla loro interpretazione, e a seguire sull’intreccio di questi dati archeologici con le fonti scritte. Grazie a questo complesso procedimento è stato possibile ottenere le prime informazioni sulla viticoltura romana-pompeiana, prima note quasi esclusivamente attraverso le fonti scritte.

Il riconoscimento di ampie e aree in qualità di vigneti urbani è stato possibile grazie all’individuazione, all’analisi e alla disposizione delle tracce lasciate dalla disgregazione degli apparati radicali che, solo nelle Regiones I e II vantano più di 2000 elementi. Lo scavo e lo studio dei vigneti hanno permesso di ricavare ulteriori informazioni riguardanti la viticoltura romana-pompeiana, scoprendo che i vigneti urbani erano coltivati a mano ,dato che le tracce lasciate dalla disgregazione delle radici erano distanti ogni 4 piedi romani, poco più di un metro, con riscontro anche negli scritti di Plinio e Columella.

Dagli studi è stato possibile definire le seguenti informazioni: la vite era sostenuta mediante supporti ,in particolare paletti e graticci, di cui sono stati individuati gli alloggiamenti accanto alle buche lasciate dalla disgregazione delle radici delle viti. Il tutto trova conferma in alcune fonti scritte; la presenza di sistemi di drenaggio che consentivano il defluire dell’acqua nel momento in cui vi fosse sia un eccesso oppure di trattenerla per i momenti di siccità; la presenza all’interno del vigneto di sentieri che consentivano l’accesso e il trasporto dei prodotti agricoli verso l’esterno, collegati ai punti di accesso del vigneto; la presenza di alberi da frutto (fichi, peri e ulivi), ricavata dallo studio dei reperti archeobotanici, ovvero delle buche lasciati dagli apparati radicali.

Un’altra caratteristica importante è la presenza tra filari di bauli, cioè rincalzi di terra nei quali sono stati individuati dei semi di legumi. Caratteristica che trova riscontro anche nelle forme scritte e che potrebbe testimoniare oltre alla pratica dell’intercoltura (con presenza di alberi da frutto, viti, prodotti orticoli) anche quella dell’utilizzo di legumi come fertilizzanti dei terreni.

Pompei e le Giornate europee dell’archeologia: con e oltre l’archeologo. Alla scoperta degli esperti che affiancano e supportano la ricerca archeologica a Pompei. I video racconti dei protagonisti on line

L’antropologa, l’archeozoologa, la paleobotanica, il geologo oltre agli archeologi, ai restauratori e agli esperti tecnici. Sono diverse le professionalità che interagiscono a Pompei soprattutto in occasione di nuovi scavi, ma anche nello studio quotidiano di reperti già emersi e custoditi dal Parco. Un lavoro di squadra finalizzato all’obiettivo comune della conoscenza, attraverso un’indagine approfondita dei dati sotto ogni aspetto. In occasione delle Giornate Europee dell’archeologia 2020 in programma il 19, 20 e 21 giugno 2020, il Parco archeologico di Pompei porta – virtualmente – gli appassionati alla scoperta delle attività condotte da questi professionisti e del Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco, centro nevralgico e sede di confronto della loro ricerche, attraverso brevi video racconti consultabili sul sito web http://www.pompeiisites.org e le pagine social del Parco. Negli ultimi anni Pompei ha arricchito il suo staff di professionisti, con diverse figure che lavorano in team fornendo un approccio interdisciplinare e quanto più completo possibile allo studio e alla ricerca.

Pulitura di un teschio nel Laboratorio di Ricerche applicate di Pompei (foto parco archeologico di Pompei)

Il Laboratorio di Ricerche Applicate nasce nel 1994, da un lato con l’obiettivo di approfondire la conoscenza degli aspetti naturalistici del territorio vesuviano e dell’uso delle risorse naturali nel 79 d.C.. Il Laboratorio è, allo scopo, dotato di due camere climatizzate che custodiscono 3500 reperti antropologici, botanici, mineralogici, paleontologici, petrologici e zoologici, tessuti e legni archeologici. Si occupa del loro studio, del monitoraggio e della conservazione in specifiche condizioni microclimatiche. Dall’altro, affronta e studia tutti i problemi inerenti la conservazione, ai fini della tutela e la valorizzazione del sito. I dati provengono dalle ricerche diagnostiche condotti dalle Università nell’ambito di Convenzioni specifiche e/o previste nei progetti di restauro. Il Laboratorio intrattiene rapporti di Convenzione con 20 Istituti di ricerca e Dipartimenti italiani e stranieri che supportano le attività di ricerca e di conservazione in situ. Inoltre, è dotato di strumenti tecnologicamente avanzati e ad elevata portabilità per le attività diagnostiche in situ. La sua azione, volta alla tutela del patrimonio archeologico, supporta gli interventi conservativi, di prevenzione e manutenzione sui manufatti e le strutture antiche.

19, 20 e 21 giugno 2020. Per le giornate europee dell’archeologia Valeria Amoretti, funzionaria antropologa del Parco Archeologico di Pompei, racconta la sua attività.

19, 20 e 21 giugno 2020. Per le giornate europee dell’archeologia Chiara Corbino, archeozoologa del Parco Archeologico di Pompei, racconta la sua attività.

19, 20 e 21 giugno 2020. Per le giornate europee dell’archeologia Lia Trapani, archeologa del Parco Archeologico di Pompei, racconta la sua attività.

19, 20 e 21 giugno 2020. Per le giornate europee dell’archeologia Chiara Comegna, Archeobotanica del Parco Archeologico di Pompei, racconta la sua attività.

19, 20 e 21 giugno 2020. Per le giornate europee dell’archeologia Paola Sabbatucci, Funzionaria Restauratrice del Parco Archeologico di Pompei, racconta la sua attività.

19, 20 e 21 giugno 2020. Per le giornate europee dell’archeologia Vincenzo Amato, Geologo del Parco Archeologico di Pompei, racconta la sua attività.

Appuntamento agli scavi di Pompei per la vendemmia 2014: dalle uve raccolte il vino “Villa dei Misteri”, un “pompeiano IGT rosso”

Appuntamento il 22 ottobre agli scavi di Pompei per la 15.ma vendemmia aperta al pubblico

Appuntamento il 22 ottobre agli scavi di Pompei per la 15.ma vendemmia aperta al pubblico

Dove si va domani? A vendemmiare a Pompei. Sì, avete capito bene. Domani, 22 ottobre, torna per la quindicesima volta – è quindi ormai una tradizione – la vendemmia agli scavi di Pompei. La raccolta delle uve nei vigneti dell’area orientale della città antica potrà essere seguita infatti anche dal pubblico che visita l’area archeologica. L’evento che si rinnova per il quindicesimo anno, sarà occasione per presentare le recenti attività del Laboratorio di Ricerche Applicate della soprintendenza e soprattutto le ultime novità a supporto dei vari studi di approfondimento. Tra queste le recenti convenzioni con l’Ordine Nazionale dei Biologi per l’analisi dei rischi e dei danni correlate alla presenza di microrganismi sui reperti, nonché la convenzione con l’Istituto Superiore di agraria “Vesevus Cesaro” per l’implementazione delle attività svolte nell’Orto Botanico e nell’Orto didattico. L’appuntamento per i giornalisti è alle 11 al vigneto della Casa della Nave Europa. Mentre I visitatori potranno assistere al taglio delle uve presso i vigneti del Foro Boario che resterà aperto al pubblico a partire dalle 13.

I vigneti di uve Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso coltivati al Foro Boario di Pompei dal 1996

I vigneti di uve Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso coltivati al Foro Boario di Pompei dal 1996

Il cartello del vigneto della Casa della Nave Europa a Pompei

Il cartello del vigneto della Casa della Nave Europa a Pompei

Nell’incontro con i giornalisti saranno presenti il soprintendente Massimo Osanna, il dott. Ernesto De Carolis responsabile del Laboratorio di Ricerche applicate della soprintendenza e il prof. Piero Mastroberardino. Interverranno, inoltre, il prof. Gaetano Panariello, preside dell’Istituto “Vesevus Cesaro” e il prof. Aldo Mauri, tutor agronomo del progetto, il prof. Stefano Mazzoleni, direttore del museo di Storia Agraria di Portici, con il quale è da diversi anni attiva una proficua collaborazione di studi e il prof. Giovanni Rivelli, dell’Ordine nazionale dei Biologi. Al termine della vendemmia, i giornalisti interessati, potranno visitare il Laboratorio di Ricerche aApplicate dove sarà possibile osservare alcuni dei reperti botanici più interessanti conservati nella camera climatizzata, di cui la soprintendenza di Pompei, tra le poche in Italia, dispone.

Nelle precedenti vendemmie di Pompei sono stati raccolti mediamente 30 quintali di uva ciascuna

Nelle precedenti vendemmie di Pompei sono stati raccolti mediamente 30 quintali di uva ciascuna

Per il quindicesimo anno saranno dunque vendemmiate le uve dei vigneti coltivati, su circa un ettaro complessivo, all’interno dell’area archeologica. Le scorse annate hanno prodotto in media 30 quintali d’uva ciascuna. Le uve saranno poi lavorate per produrre il vino “Villa dei Misteri”. Nei primi anni il vino prodotto venne venduto all’asta, poi venne inviato alle ambasciate italiane per essere “ambasciatore” degli Scavi all’estero, attualmente viene commercializzato dalla casa vinicola Mastroberardino.

Scene con amorini impegnati nella mescita del vino in un affresco di Pompei

Scene con amorini impegnati nella mescita del vino in un affresco di Pompei

I vitigni di Pompei producono un Pompeiano IGT rosso

I vitigni di Pompei producono un Pompeiano IGT rosso

Nel 1996 la soprintendenza Archeologica di Pompei affidò proprio alla Mastroberardino il ripristino della viticoltura nell’antica città di Pompei, senza oneri per la soprintendenza. Un esperimento di archeologia applicata, per verificare sul campo quanto noto sulla pratica vitivinicola degli antichi romani che proprio nell’attuale Campania aveva la sua area di eccellenza. Nel 2001 si è avuto il primo raccolto significativo, la prima vinificazione e l’affinamento in legno del primo vino dell’antica Pompei, prodotto in appena 1721 bottiglie. Secondo la classificazione ufficiale il “Villa dei Misteri” è un “Pompeiano IGT rosso”, da uvaggio Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso.