Con il progetto “MArTa 3.0” il museo Archeologico nazionale di Taranto vince il Premio Gianluca Spina edizione 2021 assegnato dal Politecnico di Milano ai progetti di innovazione digitale più significativi nei processi interni e nell’offerta al pubblico

Il museo Archeologico nazionale di Taranto vince il Premio Gianluca Spina edizione 2021. Il prestigioso riconoscimento assegnato dall’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali del Politecnico di Milano e dall’Associazione Gianluca Spina, Presidente del MIP Politecnico di Milano prematuramente scomparso il 21 febbraio 2015, premia i progetti di innovazione digitale più significativi nei processi interni e nell’offerta al pubblico. Il MArTA porta sulle rive dello Ionio la medaglia più ambita, il primo premio, inquadrando sotto il nome di “MArTA 3.0” un progetto (progetto scientifico-culturale a cura della direttrice Eva Degl’Innocenti) costituito da una serie di azioni che hanno fatto meritare il riconoscimento, dalle innovazioni tecnologiche per il back-office, al tour virtuale 3D, dall’artigianato creativo e digitale del Fab Lab del Museo – il MArTA Lab, passando per la call to action “Il MArTA sono io”, la digitalizzazione di oltre 40mila opere in open data e open source, fino al nuovo allestimento del MArTA, in corso, con un nuovo percorso espositivo (all’interno dell’esistente) che sarà valorizzato da contenuti immersivi e di intelligenza artificiale, nonché con la nuova hall del Museo.

“Il valore del progetto che oggi è stato premiato potrebbe racchiudersi nelle parole del grande archeologo italiano Riccardo Francovich, uno dei grandi maestri dell’archeologia mondiale, che diceva: “l’archeologia non serve solo a comprendere il passato ma a costruire il presente e il futuro”, esordisce la direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti, richiamando anche il payoff del MArTA “Past for Future”. Un premio importante che la direttrice sente di condividere con tutto lo staff del Museo, con tutti gli esperti esterni, le start-up e le imprese che insieme all’istituzione museale hanno creato il “MArTA 3.0” e nuove prospettive di governance pubblico-privata. “Saperi e competenze che lavorano con un obiettivo comune”, commenta la direttrice Eva Degl’Innocenti, “nel segno della maggiore diffusione di questo valore condiviso che è la nostra storia ma anche il nostro progetto di società futura”. La cerimonia di consegna del Premio Gianluca Spina si è svolta il 25 maggio 2021 in collegamento dal Politecnico di Milano e in contemporanea con le istituzioni culturali finaliste: la Pinacoteca di Brera e la Sovrintendenza Capitolina con l’area archeologica del Circo Massimo. Questo il video (postato da Lo Strillone di Puglia) di presentazione del progetto “MArTA 3.0” illustrato dalla direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti.
Taranto. Dopo il Tour virtuale 3D, il museo Archeologico nazionale lancia #ilmartasonoio: una Call to Action della community. La direttrice: “Il Museo è un viaggio personalissimo, una sensazione, un ricordo, un motivo d’orgoglio o la memoria di una meraviglia di fronte ad una vetrina che sembra parlare solo a noi”
“Il MArTA sono io”. Una sorta di Call to Action che questa volta prova a legare volti, nomi e parole di persone “comuni” al futuro e alla riconoscibilità di un valore identitario e culturale. “Perché la cultura possa svolgere la sua piena funzione di motore di crescita e di sviluppo abbiamo bisogno di essere umili, spiegarne il valore, divulgarla”, dice Eva Degl’Innocenti, direttrice del museo di Taranto, “ma anche di co-creare contenuti con il pubblico. Se in dieci secondi avessimo l’opportunità di raccontare al mondo tutto questo valore, sarebbe già una cura efficace dell’anima, della mente e per il nostro benessere psico-fisico in questo periodo complesso che stiamo vivendo con l’emergenza epidemiologica del COVID-19”. #ilmartasonoio è l’hashtag scelto per la campagna che preannuncia un’altra importante opera di diffusione popolare dei contenuti del MArTA, dopo la presentazione della piattaforma digitale in otto lingue e la digitalizzazione dei reperti open data. “Essere il MArTA significa essere parte di quella storia ma essere anche responsabili e testimoni degli sforzi che tutti dobbiamo fare per cambiare narrazioni e attivare mutamenti”, continua Degl’Innocenti. “Ecco perché noi tutti siamo il MArTA. I video (corredati dall’autorizzazione per l’uso dell’immagine) potranno essere inviati al MArTA attraverso il servizio di messaggistica istantanea di tutti i canali social del museo (Facebook/Instagram/Twitter)”.

“Il MArTA oggi è la Taranto, la Puglia, il Sud che consapevole dei suoi punti di forza, cambia la narrazione di queste terre e insieme ad esse ne revisiona i modelli di sviluppo”, spiega la direttrice. “Se da una parte, dunque, la crisi mondiale dettata dal rischio di contagio da SARS COV 19, distrugge la fisicità e desertifica i luoghi, lascia però il tempo per ripensare gli strumenti utili al restauro delle pratiche sociali che anche nella lontananza dovremo essere in grado di tenere vive. Filosofeggiando potremmo dire che una “piccola distanza non è ancora vicinanza, e una grande distanza non è ancora lontananza”. Una riflessione che per i Musei e il MArTA in particolar modo ha significato tener in equilibrio diverse esigenze: quelle derivanti dalla necessità di continuare ad essere luogo di educazione e ricerca, tutela, inclusione e condivisione, proprio mentre le luci sul settore dal codice ATECO non indispensabile rischiavano di spegnersi per troppo tempo.

Eva Degl’Innocenti, direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto (foto MArTA)
Abbiamo curato la distanza instaurando una nuova vicinanza e lì, paradossalmente, conquistato un “pubblico” fino a ieri considerato distratto, inaccessibile, disinteressato. La cultura deve approfittare di questo tempo e giocare d’astuzia, entrando nell’agone di quel mondo che si pensava potesse appiattirla per sempre. Si tratta però di tener ben presente il punto di equilibrio accettabile per discipline come l’archeologia che sulle storie degli uomini e delle donne basa la sua esistenza. Gli esseri umani sono un punto imprescindibile. L’ancora per non rischiare la deriva. Per questo accanto all’esperienza virtuale che colloca il MArTA tra i musei più innovativi e high-tech, abbiamo voluto riprendere il contatto con tutta quella community reale e virtuale che il museo di Taranto ha imparato ad amarlo, apprezzarlo, o comunque è incuriosita da un luogo che rappresenta uno dei crocevia più importanti delle culture euro-mediterranee. Nel museo virtuale e nella fruizione remota dei suoi 6 mila metri quadrati di reperti, la storia è un viaggio a ritroso di oltre 20mila anni. Nella call to action che abbiamo messo in moto in queste settimane sotto l’egida dell’hashtag #ilmartasonoio, il Museo è un viaggio personalissimo, una sensazione, un ricordo, un motivo d’orgoglio o la memoria di una meraviglia di fronte ad una vetrina che sembra parlare solo a noi. Non si tratta di strategie in antitesi ma di un’azione coordinata che nel periodo che ci ha costretto a cancellare centinaia di pagine nelle agende professionali, esperienziali e di vita di ognuno di noi, ci offre l’opportunità di uscire dall’impasse con un arricchimento personale ma anche con una visione della filiera culturale più strutturata e più connessa ad altri motori trainanti dell’economia italiana. Il MArTA è uscito da tempo dalla logica del “monumento”. È un luogo fisico sì, ma è anche un luogo di produzione. Mi piace immaginarlo come il lievito madre in cui partendo dalla ricchezza del passato, si può programmare il futuro, creando interazione e co-creazione con il territorio e i territori. Per questo bisogna aprirsi, contaminarsi, continuare ad esplorare la cronaca passata ma non essere avulsi dalla cronaca presente. È innegabile. La pandemia si è abbattuta anche sul settore culturale imponendo brusche frenate e un ridimensionamento dell’offerta solitamente data in presenza. Oggi dunque mentre l’emergenza dettata dal COVID-19 distrugge le certezze del mondo di ieri, siamo tutti chiamati ad immaginare il mondo di domani, uscendo dalle retoriche che spesso hanno accompagnato l’incontro di mondi diversi. Il MArTA è l’avamposto di un museo diffuso sul territorio. Il virtuale porterà la filigrana degli ori, le prodezze sportive dell’atleta di Taranto, la maestria dell’artigianato tarantino nel tempo, le storie di coraggio di guerrieri ed eroi, l’archeologia della Puglia forse oltre gli oceani, ma certo negli jazzi o nei vicoli delle nostre realtà rurali e marinare fino ai quartieri di periferie. Quel messaggio getterà i suoi semi nel “turismo di prossimità”, nei visitatori che dovranno percorrere solo qualche chilometro o qualche isolato, in quei piccoli numeri, e produrrà i suoi frutti in quella comunità che per il MArTA costituisce la principale mission culturale e sociale. Il museo Archeologico nazionale di Taranto – conclude Degl’Innocenti – è il museo del “past for future” che ambisce ad essere l’integratore che attorno al suo patrimonio potrà convogliare le risorse esistenti ed evitare così la rassegnazione e la perdita di una identità che è anche intelligenza territoriale. Il MArTA è un’agora del XXI secolo”.
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