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Svelato giallo archeologico. In Kurdistan iracheno la missione dell’università di Udine ha scoperto il luogo della battaglia di Gaugamela (330 a.C.) dove Alessandro Magno sconfisse il re persiano Dario III. Evento cruciale che fece nascere l’Ellenismo. Col progetto “Terre di Ninive” in sette anni mappati 1100 siti archeologici

Il prof. Daniele Morandi Bonacossi sul campo presso il sito neo-assiro di Chamarash, sulla sponda orientale del lago artificiale di Eski Mosul

È una delle battaglie che hanno segnato la storia: Gaugamela, 331 a.C. In una piana della Mesopotamia settentrionale, le truppe guidate da Alessandro Magno sconfiggono l’esercito persiano del re dei re Dario III, aprendo le porte dell’Oriente ai macedoni dalla Mezzaluna fertile all’altopiano iranico fino alla valle dell’Indo. Fu un evento cruciale: un mondo finiva e iniziava una nuova era, l’Ellenismo, fecondissimo momento di incontro culturale tra Oriente e Occidente. Ma a quasi 23 secoli dall’evento il luogo della battaglia è ancora in discussione, con gli storici e gli archeologi dubbiosi sull’interpretazione dei dati disponibili. Un giallo archeologico che ora è stato svelato dalle ricerche multidisciplinari della missione archeologica nel Kurdistan iracheno dell’università di Udine, guidata dal professore Daniele Morandi Bonacossi, dove è presente dal 2012 con il progetto “Land of Nineveh / Terre di Ninive”. La spedizione, sostenuta da ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale; Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo; ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca; Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia; Fondazione Friuli, ha portato gli archeologi a una scoperta straordinaria: l’identificazione del sito di Gaugamela con l’attuale Tell Gomel, nei pressi dell’odierna Mosul – l’antica Ninive – nel Kurdistan iracheno. L’annuncio a Roma in un’affollatissima conferenza stampa, cui sono intervenuti Andrea Zannini, direttore del dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio culturale dell’università di Udine; Ettore Janulardo , ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale; Ahmad A.H. Bamarni, ambasciatore della Repubblica dell’Iraq in Italia; Alessia Rosolen, assessore Istruzione, Ricerca, Università della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia; Daniele Morandi Bonacossi , direttore del “Land of Nineveh Archaeological Project” e ordinario di Archeologia del Vicino Oriente antico all’università di Udine.

Progetto “Terre di Ninive” in Kurdistan iracheno: mappatura dei 1100 siti individuati dalla missione dell’università di Udine

La spedizione archeologica dell’università di Udine, che coinvolge ogni anno circa 25 specialisti (archeologi, topografi, restauratori, archeobotanici, palinologi, esperti GIS,…) e diversi studenti, indaga la trasformazione del territorio dal Paleolitico al periodo islamico (da un milione di anni fa ad oggi) grazie ad una concessione di ricerca che copre un’area di 3mila kmq, una delle più ampie mai rilasciate in Iraq, che ha consentito al team di scoprire e mappare ben 1100 siti archeologici. Grazie alle riprese con droni, a ortofoto, allo studio della ceramica e agli scavi stratigrafici, è stata ricostruita la storia dell’insediamento e della demografia della regione, che risulta essere una delle zone della Mesopotamia con la più alta densità di siti archeologici (0,7 per chilometro quadrato). E il team del prof. Morandi ha ricevuto l’apprezzamento dell’ambasciatore della Repubblica dell’Iraq Ahmed Bamarni che ha commentato: “La squadra del prof. Daniele Morandi Bonacossi sta svolgendo un considerevole lavoro nella Regione del Kurdistan, e apprezziamo il loro impegno nel recupero del patrimonio culturale iracheno, come la recente identificazione del sito originale della Battaglia di Gaugamela, che vide la vittoria di Alessandro Magno sull’esercito persiano di Dario, evento che rappresenta uno dei momenti storici più significativi della storia regionale e mondiale”. E allora vediamo meglio questa eccezionale scoperta archeologica.

Il grande mosaico pavimentale con Alessandro Magno dalla casa del Fauno di Pompei oggi al Mann

Cosa successe nella piana di Gaugamela nel 331 a.C.? Il re achemenide Dario III era già stato sconfitto da Alessandro Magno due anni prima, nel 333 a.C., a Isso, città costiera nell’Anatolia meridionale, al confine tra la Cilicia e la Siria, con la cattura della moglie, della madre e delle due figlie del re persiano che si era ritirato a Babilonia, per riorganizzare l’esercito. Di quella battaglia ci è rimasta una rappresentazione memorabile nel mosaico scoperto a Pompei nella Casa del Fauno, oggi conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli. La vittoria di Isso aveva dato ad Alessandro il controllo dell’Asia Minore meridionale, e da lì aveva occupato la costa mediterranea dalla Fenicia fino all’Egitto, dove si era fatto consacrare faraone. E arriviamo all’autunno del 331 a.C. Le fonti disponibili sulla battaglia di Gaugamela non sono molte (Arriano con l’Anabasi di Alessandro; Quinto Curzio Rufo con Storie di Alessandro Magno; Diodoro Siculo con Biblioteca storica; Plutarco con Vita di Alessandro), e tutte di storici vissuti molti secoli dopo la spedizione di Alessandro in Asia. Non è quindi facile fare una ricostruzione fedele degli eventi, del numero di soldati e delle perdite della battaglia, ma almeno sul nome del luogo della battaglia sembrano concordare tutti: Gaugamela, nella Mesopotamia settentrionale.

Il percorso delle truppe di Alessandro Magno dalla Siria a Gaugamela, in Mesopotamia

Alessandro guada l’Eufrate senza trovare resistenza ed entra in Mesopotamia. Ma non punta direttamente su Babilonia. Sceglie la strada verso Nord che, una volta superate le colline, portava comunque alla città dove si era acquartierato Dario III. Ciò gli avrebbe reso più facile procurarsi foraggio e provviste, e non avrebbe fatto soffrire alle truppe il caldo estremo del percorso diretto. Alessandro passa anche il Tigri e si verifica un’eclisse lunare, ritenuto un presagio favorevole. E così decide di attaccare i persiani con la sua cavalleria. Alla vista del re macedone la cavalleria persiana fugge. I prigionieri riferiscono che Dario III non è lontano: è accampato a Gaugamela. Lo scontro è epocale. Alessandro riesce ad annullare il divario di forze in campo e a imporsi. Dario III riesce a fuggire ad Arbela (l’odierna Arbil), a un centinaio di chilometri a Est, convinto di poter ancora organizzare una resistenza che ormai appariva disperata anche agli occhi dei suoi più fedeli generali.

Progetto “Terre di Ninive”: la piana di Gaugamela (Kurdistan iracheno) ripresa con il drone

Lo scavo archeologico a Tell Gomel diretto da Daniele Morandi Bonacossi dell’università di Udine

La scoperta del sito di Gaugamela. Le fonti – come si diceva – non concordano sul luogo della battaglia. Ma, grazie a un mix di storia antica e nuove tecnologie, filologia e GIS, remote sensing e lavoro sul campo, il team diretto dal prof. Morandi Bonacossi ha raccolto evidenze scientifiche sufficienti per individuare il luogo in cui il condottiero macedone trionfa sull’armata persiana. “La prova regina è lo studio filologico del toponimo del sito di Tell Gomel, che stiamo scavando”, spiega Morandi Bonacossi. È un percorso a ritroso che ci porta dai giorni nostri all’impero assiro. “Proprio sull’acquedotto di Jeruan, monumentale sistema d’irrigazione costruito dal re assiro Sennacherib nel 700 a.C. per portare l’acqua a Ninive e irrigare la pianura circostante”, continua il direttore della missione friulana, “troviamo in un’iscrizione cuneiforme celebrativa dell’epoca del re assiro Sennacherib (704-681 a.C.) che ricorda il sito di epoca assira Gammagara/Gamgamara. Da questo toponimo assiro deriva la dizione greca: da Gamgamara in greco la m diventa u e la r una l che ci dà Gaugamela. Il toponimo si mantiene nei secoli. Così lo troviamo trascritto in epoca medievale (IX sec. d.C.) con una storpiatura dal greco che dà Gogemal, toponimo che a sua volta subisce una corruzione in Gomel che è il nome del sito che stiamo scavando”.

Il rilievo del cavaliere rifacimento di età ellenistica di un precedente monumento assiro del complesso di Khinnis (Kurdistan iracheno) per celebrare la vittoria nella vicina Gaugamela

Veduta aerea di Tell Gomel e della piana di Gaugamela nel Kurdistan iracheno

E poi ci sono i riscontri archeologici. “A ulteriore conferma, le nostre ricerche archeologiche hanno dimostrato che il sito di Gomel, dove si stanno concentrando le nostre ricerche, era solo un piccolissimo villaggio rurale poco prima dell’arrivo di Alessandro in Oriente, ma fu rifondato proprio alla fine del IV secolo a.C., quindi contemporaneamente alla battaglia, e da quel momento si sviluppò come un sito esteso e importante”. Ma non è tutto. Nelle vallate montuose circostanti, sono stati trovati alcuni monumenti rupestri con rilievi che potrebbero essere riconducibili alla presenza di Alessandro Magno. Due di questi potrebbero rappresentare proprio il condottiero a cavallo ed essere considerati monumenti celebrativi della vittoria di Gaugamela. Un rilievo si trova in una valletta della montagna che domina il sito di Gomel, nel complesso rupestre di Gali Zerdak, rilievo conosciuto, ma fortemente compromesso dal tempo e da recenti asportazioni vandaliche: si riesce a vedere una Nike alata che porge una corona a un cavaliere – che potrebbe essere Alessandro – proprio per la vicinanza all’iconografia che troviamo in pitture ellenistiche e tombe macedoni come a Kasta-Anfipoli. La rappresentazione di Gali Zerdak suggerisce agli archeologi friulani che questa potrebbe essere la montagna che, secondo le fonti, dopo la battaglia fu ribattezzata monte Nikatorion, “il monte della vittoria”. L’altro rilievo è ubicato a 20 chilometri di distanza dalla piana individuata come il campo della battaglia di Gaugamela: è il sito di Khinnis, noto dalla metà dell’Ottocento e leggibile ancora all’inizio del ‘900, danneggiato ancor prima dell’arrivo dell’Isis nella regione, più di recente studiato da Julian Reade, dove i re assiri avevano scolpito i loro volti. “Ma in periodo ellenistico”, riprende Morandi Bonacossi, “si interviene su questo rilievo celebrativo, un modo per dare continuità alla simbologia del monumento onorando il generale macedone: si cancella l’antica iscrizione in cuneiforme per aggiungere un cavaliere con la sarissa, la tipica picca macedone, molto simile a quella che vediamo impugnare ad Alessandro nel mosaico di Pompei”. C’è poi un terzo monumento, trovato nel raggio di pochi chilometri da Gomel: il rilievo di Nirok. “L’abbiamo scoperto nell’ambito del progetto Terre di Ninive, e riteniamo sia importantissimo per l’iconografia che rappresenta tre stelle o tre soli. È molto mal conservato, in gran parte distrutto in anni recenti, ma si riconosce il sole argeade o sole di Verghina, simbolo della dinastia macedone”.

Iran: Pasargade, la città di Ciro il Grande, sarà curata dagli archeologi e restauratori italiani: firmato un protocollo Italia-Iran

Pasargade, la città di Ciro il Grande, prima capitale achemenide: il restauro sarà curato dagli esperti italiani

Pasargade, la città di Ciro, prima capitale achemenide: il restauro sarà curato dagli esperti italiani

La localizzazione dei monumenti di Pasargade, un sito particolarmente esteso

La localizzazione dei monumenti di Pasargade, un sito particolarmente esteso

Pasargade, la città di Ciro il Grande, prima capitale dell’impero persiano, sarà curata dagli italiani. Sono stati inaugurati nei giorni scorsi i laboratori di restauro, asse portante di un progetto a tutela del patrimonio archeologico iraniano avviato nel 2014 e destinato a proseguire almeno fino al 2017. “Una forma di cooperazione di grande valore simbolico per il patrimonio archeologico mediorientale, che in altre parti della regione corre un grande pericolo”, l’ambasciatore italiano in Iran, Mauro Conciatori, ha definito i nuovi laboratori per il restauro della pietra aperti dall’Istituto superiore per la conservazione e il restauro (Iscr), con l’Iranian Cultural Heritage Organization a Pasagarde, l’area archeologica vicina a Persepoli dove si trova la tomba di Ciro il Grande. Con questo protocollo e quello che a breve si realizzerà anche a Bam, ha proseguito il diplomatico, “abbiamo scritto un’altra pagina del grande libro della cooperazione tra l’Italia e l’Iran”.

La grande iscrizione trilingue "Sono Ciro il re, un Achemenide" sulla colonna del palazzo di Ciro

La grande iscrizione trilingue “Sono Ciro il re, un Achemenide” sulla colonna del palazzo di Ciro

La ricostruzione del "giardino persiano" di Pasargade, uno dei più antichi restituiti dagli scavi archeologici

La ricostruzione del “giardino persiano” di Pasargade, uno dei più antichi restituiti dagli scavi archeologici

Le rovine di Pasargade si trovano circa 87 chilometri a nordest di Persepoli, nella provincia iraniana di Fars; fondata da Ciro il Grande nel 546 a.C., fu la prima capitale dell’impero achemenide fino a quando il centro di comando del regno venne spostato a Persepoli. Sul sito archeologico si possono ancora ammirare la tomba di Ciro, la fortezza di Toll-e Takht (situata sulla cima della collina che domina la piana), e le rovine di due palazzi reali con i loro giardini, uno dei primi esempi di giardino persiano che la storia registri. Recenti ricerche avrebbero mostrato come le fondamenta degli edifici di Pasargade sarebbero state progettate per resistere a un terremoto che oggi classificheremmo di magnitudo sette nella scala Richter. Con il sostegno del Mibac, gli esperti italiani lavoreranno a Pasargade per l’analisi e il recupero della pietra, di recente esposta a nuove minacce dovute anche ai cambiamenti ambientali e all’uso massiccio delle falde acquifere. Secondo il responsabile italiano del progetto, Claudio Prosperi Porta, “la quasi totale scomparsa delle piogge nell’ultima decade insieme al prelievo di acqua a grandi profondità per la coltura intensiva del riso, ha provocato una nuova aridità del terreno, che si somma ad altri pre-esistenti fattori di rischio per la struttura di quanto rimane dei palazzi antichi e per l’integrità delle singole pietre”. Questo fenomeno è molto evidente nei resti del palazzo di Ciro, dove anche i vuoti lasciati dalle grandi pietre prese in passato per la costruzione di altri edifici concorrono ad un progressivo degrado di quelle ancora in sede, collocate 2500 anni fa con le sapienti tecniche costruttive delle maestranze cosmopolite di Ciro. “Al fondatore dell’impero persiano”, spiegano gli archeologi, “va infatti il merito di aver saputo per primo, nella sua dinastia, mettere a frutto le competenze tecniche e artistiche dei popoli conquistati, prima nella vasta area di Pasardade – dove si trovano – come detto – anche la fortezza di Toll-e Takht, la colonna con la scritta ‘Sono Ciro il re, un Achemenide’ in tre lingue, i resti di due palazzi e del primo esempio noto di giardino persiano”. In tutte queste strutture, già interessate in passato da scavi e restauri, è ora necessario un attento lavoro di analisi per mettere a punto gli interventi di tutela successivi.

La Tomba di Ciro, il monumento più famoso di Pasargade

La Tomba di Ciro, il monumento più famoso di Pasargade

La Tomba di Ciro quando era stata trasformata in luogo di culto islamico

La Tomba di Ciro quando era stata trasformata in luogo di culto islamico

Il monumento più famoso di Pasargade è la tomba di Ciro il Grande, costruita su sei alti gradini che conducono alla sepoltura vera e propria, la cui camera (3 metri x 2) ha un’entrata bassa e stretta. Alessandro Magno rese omaggio al mausoleo di Ciro dopo il saccheggio e la distruzione di Persepoli. Flavio Arriano riporta nel II secolo d.C. (quindi molto dopo la morte di Alessandro Magno) che il macedone ordinò ad Aristobulo, uno dei suoi luogotenenti, di entrare nell’edificio; qui egli trovò un letto d’oro, una tavola apparecchiata, una bara dorata, alcuni paramenti ornati di pietre preziose ed un’iscrizione, che oggi non è visibile. L’esercito arabo decise di distruggerla, perché considerata in contrasto con i principi dell’Islam. Ma i guardiani persiani riuscirono a convincere il comandante dell’esercito che la tomba non era stata costruita in onore di Ciro il Grande, bensì della madre del re Salomone: e la Tomba fu salva. E ancora oggi il monumento è noto come “Qabr-e Madar-e Sulaiman”, cioè la tomba della madre di Salomone. Il protocollo firmato dal Mibac prevede che i nostri tecnici lavorino anche all’analisi dei rivestimenti interni delle cella del mausoleo di Ciro. “È uno spazio vuoto”, spiegano gli archeologi, “dove in epoca islamica è stato inserito un ‘mihrab’ per la preghiera e dove probabilmente il corpo dell’imperatore non venne mai posto, visto che la sua fede zoroastriana non prevedeva la conservazione delle salme”. Ma il mausoleo mantenne un grande valore simbolico e rimase sede dell’incoronazione dei re anche dopo che Dario spostò la capitale ufficiale dell’impero nella vicina e tuttora grandiosa Persepoli.

Il cosiddetto "Trono di Salomone" a Pasargade

Il cosiddetto “Trono di Salomone” a Pasargade

“Quello di Pasagarde”, conclude Mohammad Hassan Talebian, vicepresidente dell’ente per i beni archeologici iraniani, “è il primo laboratorio per l’analisi della pietra all’interno di un sito archeologico in Iran . Per noi la presenza italiana ha una grande valenza e una grande importanza”, che si inserisce nel solco di una tradizione decennale. “L’Iran vuole giungere ad avere un piano generale per tutta l’area di Pasagarde e Persepoli, considerata un unico ‘paesaggio’ archeologico e culturale in cui non vanno considerati solo i suoi monumenti, ma anche gli altri elementi che ne caratterizzarono la civiltà: dalla religione all’agricoltura alle opere per l’irrigazione”. Ma nel futuro dell’area vi è anche l’idea, lanciata dalle autorità locali e raccolta dall’ambasciatore Conciatori, di un gemellaggio tra Pasagarde e un comune italiano.