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Parco archeologico di Ostia antica (Rm): riapre al pubblico il 21 dicembre 2023 il Serapeum, santuario e tempio di Serapide, dopo un lungo intervento di restauro e di messa in sicurezza eseguito dal personale

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Il Serapeum al parco archeologico di Ostia antica: iscrizione “Iovi Serapi” (a Giove Serapide) (foto parco ostia antIca)

Parco archeologico di Ostia antica: riapre al pubblico il 21 dicembre 2023 il Serapeum, dopo un lungo intervento di restauro e di messa in sicurezza eseguito dal personale Ales in forza al Parco. Il Serapeum, santuario e tempio di Serapide, fa parte di un intero complesso che comprende anche il caseggiato di Bacco e Arianna a nord e un secondo edificio a sud (trasformato in età tarda in una domus), che avevano sia funzioni legate al culto esercitato dai sacerdoti di Serapide che funzione residenziale e di ospitalità. L’intero complesso risulta nella sua prima fase infatti unitario e strettamente interconnesso. Il culto di Serapide, divinità egiziana ellenistica, si diffuse nel mondo romano in associazione al culto di Giove. A Ostia trova la sua sede di culto in un’area periferica della città, nella Regio III, in una traversa di via della Foce che prende il nome di via del Serapide. Il tempio fu inaugurato il 24 gennaio del 127 d.C., giorno del compleanno dell’imperatore Adriano: così è riportato infatti su uno dei frammenti dei Fasti Ostiensi, sorta di cronaca incisa su marmo dei principali fatti relativi a Ostia e a Roma. Sulla sua interpretazione come tempio di Serapide non sussiste dubbio alcuno, anche grazie al rinvenimento in situ dell’iscrizione dedicatoria Iovi Serapi (a Giove Serapide), posta in origine probabilmente sul frontone che coronava la facciata del tempio. Attraverso l’ingresso sulla strada, in un secondo tempo monumentalizzato da un protiro, si accedeva a un cortile inquadrato da un portico, il cui pavimento era decorato con un mosaico a soggetto nilotico, preciso riferimento all’Egitto da cui il dio proveniva. Il tempio vero e proprio sorgeva in fondo al cortile, a fronte tetrastila, cioè con 4 colonne in facciata.

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La pianta e la posizione del Serapeum a Ostia antica (foto parco ostia antica)

È Giusy Castelli di Ales Spa a raccontare sul sito web del Parco le varie fasi degli interventi di restauro che hanno interessato il monumento. Gli interventi, svolti dalla squadra Ales in forza al Parco, hanno inizialmente riguardato la ricomposizione e il consolidamento delle cortine dei lati N, W e S del tempio, il consolidamento e la realizzazione delle creste murarie dei muri e dei contrafforti del lato S, la ricomposizione del basamento del portico S e parte di quello N, la stuccatura del fronte E del podio del tempio, la risarcitura delle lacune nel pavimento in lastre di marmo del portico S. La parete N del tempio necessitava di interventi minimi di consolidamento delle cortine e solo in un caso di ricomposizione del nucleo; lungo tutta la facciata sono state realizzate stuccature interstiziali tra i laterizi e i blocchetti di tufo per ripristinare i giunti di malta erosi e parzialmente mancanti. Anche lungo la parete W si è intervenuti con puntuali stuccature di consolidamento. A S del tempio vi sono contrafforti in opera mista che si addossano sia alla sua parete S che al muro di recinzione del santuario. Questi, già restaurati in passato, presentavano lacune nella cortina muraria. In assenza di coperture, tra i contrafforti e i muri sono cresciute nel tempo piante con apparati radicali talvolta molto spessi, tanto da causare notevoli distacchi tra le due strutture. Si è pertanto proceduto col rimuovere la vegetazione infestante nei primi giorni dell’area, individuando la radice responsabile del distacco, dopodiché si è provveduto a rimuovere la radice e a consolidare le due murature, realizzando dei cordoli di malta in sottosquadro per evitare future infiltrazioni di apparati radicali. Nella porzione E del portico S, priva di rivestimento pavimentale, è stata rimossa buona parte della terra di riporto per livellare la sua quota con quella dei piani adiacenti, in modo da limitare futuri dilavamenti di terra e facilitare la manutenzione dell’area. La fondazione del colonnato è stata consolidata per ripristinarne la visibilità e limitare i dilavamenti di terra nell’aula centrale: non si conservano porzioni originali visibili, pertanto si è scelto di consolidare la sua versione restaurata. Sul podio del tempio, già interessato da interventi di messa in sicurezza conclusi a luglio 2023, è stata ripristinata con pozzolana la copertura del mosaico.

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La scalinata del tempio di Giove Serapide a Ostia, prima del restauro (foto parco ostia antica)

A Ottobre 2023 si sono conclusi gli interventi nel Serapeum: essi sono stati mirati principalmente al consolidamento della scala del tempio, delle murature e strutture esterne al perimetro del complesso fino a comprendere il lato SE dell’attuale pertinenza del Caseggiato di Bacco e Arianna; inoltre sono state risarcite le lacune della pavimentazione in graniglia moderna e sono state consolidate le porzioni di pavimento di restauro in opus sectile di reimpiego, al fine di evitare la perdita dei frammenti. Infine sono stati realizzati interventi puntuali di consolidamento nei punti in cui si è riscontrata la mancanza di malta nei giunti o il parziale distacco di piccole porzioni di paramento, a conclusione dell’intervento generale. L’intervento più impegnativo ha riguardato la scalinata di accesso al tempio, di cui non si conserva rivestimento ma solo il nucleo in muratura, poiché si presentava completamente ricoperta di vegetazione e terra con la malta fortemente impoverita e disgregata. Dalle foto conservate nell’Archivio Fotografico del Parco e relative al primo scavo del complesso e da quelle pubblicate dall’archeologo Ricardo Mar a seguito delle sue campagne di scavo, si desume che non sono state fatte operazioni conservative sostanziali sulla scala, pertanto si è rivelato necessario intervenire per preservarne la struttura, poiché questi anni di esposizione alle intemperie ne hanno già fortemente ridotto il volume. Secondo le ricostruzioni di R. Mar, nella sua prima fase costruttiva il tempio era corredato da una scala centrale, alla quale si sono aggiunti due corpi laterali per formare una scalinata ampia quanto la cella. Sono visibili le trincee di scavo realizzate per mettere in luce la scala centrale, che conserva ancora parte del rivestimento in intonaco, grazie alle quali si apprezza la sequenza stratigrafica delle costruzioni. Non si conservano elementi di rivestimento, sebbene il basso gradino inferiore che era ampio quanto tutta la larghezza del tempio sembra fosse rivestito in marmo, a giudicare dalle lastre conservate ma evidentemente riposizionate. La struttura delle scalinate è fortemente compromessa e non si intuiscono con precisione le altezze delle alzate, sebbene sia deducibile l’andamento generale dei gradini. Al fine di preservare al meglio le strutture, evitando di operare scelte eccessivamente ricostruttive, si è scelto di proteggere il nucleo a vista realizzando una superficie di sacrificio a imitazione del nucleo su tutte le estensioni che ne imitasse l’andamento e la composizione, senza definire arbitrariamente alcun profilo che non fosse visibile o intuibile nella struttura originale.

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La scalinata del tempio di Giove Serapide a Ostia, dopo il restauro (foto parco ostia antica)

Le vasche di raccolta delle acque poste nella porzione NE del complesso e relative a una sistemazione successiva rispetto all’impianto originale del complesso sono state consolidate e sono state ricomposte le creste sommitali a protezione dei muri perimetrali; in precedenza il fondo delle vasche era stato riempito con argilla espansa ma, con il tempo, questa si è parzialmente dispersa consentendo la crescita della vegetazione: si è, quindi, deciso di rimuovere argilla e vegetazione mettendo in luce il fondo delle vasche con parziale rivestimento originale in cocciopesto, il cui stato di conservazione sembra buono nelle parti conservate. Dopo aver rimosso i depositi e aver documentato fotograficamente le vasche, sul fondo si è steso uno strato di telo DeltaLite sul quale è stata stesa della graniglia di piccole dimensioni, con la finalità di ridurre al minimo la possibilità di crescita di vegetazione con una modalità che ne consente facilmente il monitoraggio e la manutenzione.

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Mosaico nilotico nel Serapeum di Ostia (foto parco ostia antica)

Le porzioni del rivestimento pavimentale si presentano già restaurate nel secolo scorso, quando il mosaico è stato staccato e riposizionato su massetto di cemento armato; il rivestimento in opus sectile è stato ricomposto e le lacune sono state risarcite con graniglia e cemento. Gli attuali interventi si sono limitati alla fermatura di alcune lastre di marmo distaccate, alla realizzazione di piccole porzioni di graniglia a risarcitura delle lacune e alle stuccature di finitura laddove necessario. Al termine del consolidamento generale, le superfici sono state pulite con acqua, spazzole a setole morbide e spugna, per rimuovere i residui dei frequenti dilavamenti di terra dovuti alle forti piogge autunnali.

Ostia antica. Il parco archeologico dopo alcuni decenni avvia il progetto di scavo e ricerca “Ostia Post Scriptum” in due contesti: dietro l’area dei Quattro Tempietti (Regio II) e nel foro di Porta Marina (Regio IV)

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Progetto “Ostia post scriptum”: nella planimetria dell’area archeologica di Ostia Antica indicate le due zone interessati da scavi e ricerche (foto parco ostia antica)

Il parco archeologico di Ostia antica avvia per la prima volta, dopo alcuni decenni, un proprio progetto di scavo e ricerca, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze umanistiche dell’università di Catania. Il progetto di ricerca, dal titolo “Ostia Post Scriptum” – proprio a indicare la ripresa delle attività di ricerca scientifica da parte del Parco – è volto a indagare con prospezioni geofisiche non invasive e saggi di scavo due contesti ostiensi di estremo interesse, ubicati rispettivamente nella Regio II, alle spalle dell’area dei Quattro Tempietti e della Domus di Apuleio, e nella Regio IV all’interno del Foro di Porta Marina, entrambi inseriti lungo i principali percorsi di visita dell’area archeologica di Ostia. Le ricerche sono programmate dal 29 agosto al 23 settembre 2022, con la partecipazione di docenti, ricercatori e studenti dei corsi di laurea, dottorato e specializzazione dell’università di Catania e con la collaborazione dell’università del Molise, sotto la supervisione del personale tecnico del parco archeologico di Ostia antica. Le indagini hanno principalmente finalità di ricerca scientifica e di formazione, ma mirano anche a un ampliamento della fruizione e della valorizzazione della stessa area archeologica attraverso l’organizzazione di iniziative di informazione e di divulgazione nell’ambito della public archaeology, con le quali si intende coinvolgere i visitatori (visite guidate al cantiere di scavo, conferenze e seminari sulle principali tematiche correlate alle ricerche, informazione sui canali social e web), da organizzarsi anche in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2022 (24 e 25 settembre 2022). Nel corso della campagna di scavo sui canali social del Parco sarà raccontato lo stato di avanzamento delle ricerche e le attività che si svolgeranno sul cantiere di scavo.

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Veduta panoramica dell’area archeologica di Ostia Antica (foto parco ostia antica)

Le ricerche assumono un carattere multidisciplinare, basato su un’indagine non invasiva ad ampio raggio affiancata da rilievi aerofotogrammetrici tramite drone e, naturalmente, sullo scavo stratigrafico. Preliminarmente all’avvio delle attività di scavo, infatti, è prevista una campagna di indagini non invasive, condotta con l’ausilio del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali (DIPBIOGEO) dell’università di Catania e del Dipartimento di Agricoltura, Ambiente e Alimenti dell’università del Molise. Le indagini, che comprenderanno prospezioni georadar e rilievo tramite drone equipaggiato con camera termica, saranno propedeutiche all’individuazione delle aree da sottoporre a indagine archeologica stratigrafica. Lo scavo, condotto nella rigorosa osservanza del metodo stratigrafico, sarà accompagnato dallo studio della cultura materiale e della gestione del catalogo e dei reperti mobili, oltre che dal rilievo e dalla ricostruzione tridimensionale di ogni singola struttura individuata, effettuati dagli allievi della Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio dell’università di Catania e sotto la supervisione dello staff del Parco. Le attività di pulizia e studio dei reperti mobili saranno contestuali allo svolgimento dello scavo.

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Planimetria dell’area dei Quattro Tempietti nel parco archeologico di Ostia Antica (foto parco ostia antica)

I contesti d’indagine: l’area a nord dei Quattro Tempietti. L’obiettivo del progetto – da condurre attraverso una preliminare campagna di indagini non invasive e quindi tramite scavo archeologico estensivo – è quello di analizzare un settore della città posto in prossimità dell’antico corso del Tevere e ubicato in una zona assolutamente centrale sotto il profilo topografico, delimitata dall’edificio dei Grandi Horrea a ovest, dal santuario repubblicano dei Quattro Tempietti, dal Mitreo delle Sette Sfere e dalla Domus di Apuleio a Sud, e dal piazzale delle Corporazioni a Est. Sorprendentemente, a dispetto della sua centralità, quest’area non è stata mai indagata prima d’ora. Invece si tratta di un’area piuttosto interessante. Nel complesso, dunque, questo settore si presenta come ideale per le nuove attività di scavo del Parco, qualificandosi quale bacino stratigrafico intatto. Lo scavo archeologico dell’area, oltre a restituire una continuità di percorso di visita tra il piazzale delle Corporazioni e i Grandi Horrea repubblicani, si candida ad apportare un significativo incremento delle conoscenze sullo sviluppo topografico, monumentale e diacronico di questa parte della città, dall’età repubblicana a quella imperiale. Questi gli obiettivi dell’intervento: stabilire la tipologia e la funzione delle strutture ivi presenti; indagare ove possibile la relazione con il complesso cultuale dei Quattro Tempietti e la Domus di Apuleio e con gli edifici pubblici funzionali alle attività mercantili e portuali connesse al fiume; ricostruire lo sviluppo diacronico dell’area, accertando eventuali mutamenti nella destinazione d’uso.

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Planimetria del Foro di Porta Marina nel parco archeologico di Ostia Antica (foto

I contesti d’indagine: il Foro di Porta Marina. Il Foro di Porta Marina si colloca immediatamente al di fuori dell’omonima porta cittadina, in contiguità con quella che un tempo era l’antica linea di costa. Il complesso circoscrive un’area di forma rettangolare circondata su tre lati da un portico colonnato con capitelli dorici, interrotto al centro da esedre rettangolari (sui lati Est e Ovest) e da un’aula absidata (sul lato di fondo meridionale). Al centro dell’area sorge una struttura quadrata di incerta interpretazione, forse identificabile con un altare. A un livello più alto, una grande cisterna in opera cementizia si addossa al lato orientale del muro perimetrale del Foro, inserendosi tra l’aula absidata e le mura repubblicane della città. Sul lato opposto, leggermente arretrata rispetto all’aula absidata, si sviluppa una piccola costruzione con corte centrale e ambienti circostanti. Nel suo insieme, tutto il complesso è realizzato in opera mista (reticolato e ricorsi in laterizio) ed è generalmente datato in età traianeo-adrianea. L’area è stata già indagata in passato in due occasioni: nel 1940-‘41 in maniera estensiva, ma superficiale, e poi nel 1969 con alcuni saggi dai quali emersero diversi frammenti dei Fasti Ostienses, cronaca marmorea che ci conserva notizie preziose sulla storia politica e monumentale di Roma e Ostia stessa e la cui redazione si ritiene fosse prerogativa del pontifex Volcani, massima autorità religiosa di Ostia. Diverse le ipotesi proposte negli anni dagli studiosi relativamente alla funzione del Foro di Porta Marina. La più accreditata è che si tratti di un luogo di culto all’aperto, che per la sua posizione extraurbana, il ritrovamento dei Fasti e la sua contiguità con il santuario della Bona Dea, andrebbe messo in relazione con Vulcano, divinità tutelare della colonia, il cui tempio (o templi), non è stato ancora identificato: se così fosse, l’edificio di età imperiale sorgerebbe quindi su un luogo di culto di età molto più antica, le cui strutture non sono ancora venute alla luce. Questi gli obiettivi dell’intervento: stabilire la funzione del complesso; stabilire lo sviluppo diacronico del complesso, verificando la presenza di strutture sottostanti e precedenti alle attuali; indagare l’aula absidata e verificarne la relazione con la cisterna adiacente; ricostruire l’arredo marmoreo del foro e la relazione dei paramenti marmorei (già ritrovati) con le strutture; ritrovare nuovi frammenti dei Fasti.