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Levanzo (Tp). Nei fondali – sito della Battaglia delle Egadi del 241 a.C. – recuperato il 27mo rostro, precisamente il rostro Egadi 23 che era stato scoperto nel 2022. Il reperto in bronzo, portato in superficie dai sub altofondalisti della Sdss, è già allo studio della Soprintendenza del Mare nel laboratorio di Favignana

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Il rostro Egadi 23 recuperato in agosto 2024 dal mare di Levanzo, teatro della battaglia delle Egadi nel 241 a.C. (foto regione siciliana)

È stato recuperato il 27mo rostro della Battaglia delle Egadi: è il rostro Egadi 23 scoperto nel 2022. Come fa sapere la Soprintendenza del Mare, proprio lo specchio di mare che ha fatto da scenario alla Battaglia delle Egadi continua a restituire tesori archeologici. La campagna di ricerche di agosto 2024 ha, infatti, consentito di recuperare un rostro in bronzo che si trovava su un fondale di circa 80 metri. Il reperto è stato recuperato dai subacquei altofondalisti della Society for Documentation of Submerged Sites (Sdss) con l’ausilio della nave oceanografica da ricerca “Hercules” che negli anni ha permesso, grazie alle sofisticate strumentazioni presenti a bordo, l’individuazione e il recupero di numerosi reperti riguardanti la battaglia delle Egadi, tra romani e cartaginesi del 241 a.C. Non ci si deve però confondere sui numeri dei rostri, perché proprio l’anno scorso, come in questi giorni, archeologiavocidalpassato.com segnalava i nuovi ritrovamenti nella missione 2023 sui fondali del sito della battaglia delle Egadi con la scoperta dei rostri Egadi 26 e Egadi 27 (vedi Levanzo (Tp). Nuovi ritrovamenti archeologici nei fondali, sito della Battaglia delle Egadi: recuperati altri due rostri in bronzo. Sono l’Egadi 26 e l’Egadi 27. E poi 15 elmi, 20 paragnatidi, una spada e, per la prima volta, 7 monete d’argento | archeologiavocidalpassato).

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Ferdinando Maurici è il soprintendente del Mare della Regione Siciliana (foto regione siciliana)

È lo stesso soprintendente del Mare, Ferdinando Maurici, a chiarire ad archeologiavocidalpassato.com come va letta la notizia. “I rostri vengono numerati con cifre cardinali (rostro nr. 1 etc) con riguardo alla cronologia dello scoprimento e non in ordine di recupero”, spiega Maurici. “Lo scorso anno furono in effetti recuperati i rostri 26 e 27, cioè quelli scoperti rispettivamente per ventiseiesimo e ventisettesimo. Quest’anno è stato recuperato in effetti il rostro nr. 23 (in ordine di scoperta, avvenuta già nel 2022). Il fatto che sia anche il ventisettesimo, ma solo in ordine di recupero, ha ingenerato la confusione. D’altra parte è necessaria una denominazione univoca e fin dalle prime scoperte si seguì il criterio cronologico con riferimento alla individuazione certa e confermata dai subacquei altofondalisti. Occorre ricordare – continua il soprintendente – che in questa complessissima ricerca sono da circa vent’anni impegnati  tre soggetti principali (ricordando doverosamente gli altri: Carabinieri, Capitaneria di Porto, Area Marina Protetta, Comune etc) con una precisa divisione di compiti: la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana coordina ed ha la responsabilità scientifica complessiva; la fondazione statunitense RPM Nautical Foundation esegue (senza spese per la P.A.) le prospezioni strumentali e individua i target con scan sonar e poi con ROV. La SDSS (sub altofondalisti) provvede (sempre senza spese per la P.A.) a confermare il rinvenimento in seguito a esame autoptico sul fondo marino, quindi a imbracare i reperti e a seguirne il recupero mediante gru della nave oceanografica Hercules della RPM”.

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Dettaglio del rostro Egadi 23 recuperato in agosto 2024 dal mare di Levanzo, teatro della battaglia delle Egadi nel 241 a.C. (foto regione siciliana)

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Rostro Egadi 23: decorazione a rilievo che raffigura un elmo del tipo Montefortino con tre piume nella parte superiore (foto regione siciliana)

Il rostro è stato trasferito nel laboratorio di primo intervento nell’ex Stabilimento Florio di Favignana ed è già al vaglio degli archeologi della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Le sue caratteristiche sono simili a quelle degli altri già recuperati nelle precedenti campagne di ricerca: nella parte anteriore una decorazione a rilievo che raffigura un elmo del tipo Montefortino con tre piume nella parte superiore, mentre le numerose concrezioni marine non consentono ancora di verificare la presenza di iscrizioni.

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Il rostro Egadi 23 sulla della nave oceanografica da ricerca “Hercules” dove è stato portato dai sub altofondisti della Sdss (foto regione siciliana)

Con quest’ultimo rostro, salgono a 27 quelli recuperati a partire dai primi anni Duemila: il primo rostro delle Egadi fu “scoperto” nel 2004 nello studio di un dentista trapanese ad opera del nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri. Chi lo deteneva ed era in procinto (su sua dichiarazione) di consegnarlo agli organi di tutela, diede la conferma che il luogo di rinvenimento era a poche miglia a Nord-Ovest del Capo Grosso di Levanzo. I rostri erano micidiali armi di distruzione che, applicati sulla prua delle navi da guerra, consentivano lo speronamento delle navi nemiche e il conseguente affondamento. Negli ultimi 20 anni sono stati individuati anche 30 elmi del tipo Montefortino, appartenuti ai soldati romani, due spade, alcune monete e un considerevole numero di anfore. La battaglia delle Egadi, combattuta a nord-ovest dell’isola di Levanzo nel 241 avanti Cristo, segnò la fine alla prima guerra punica.

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Lo studio del regime dei venti nella battaglia delle Egadi (vedi https://libreriainternazionaleilmare.blogspot.it/2015/11/egadi-241-ac-il-vento-cambio-il-corso.html)

Le scoperte archeologiche consentono di ricostruire la dinamica della battaglia con notevole accuratezza anche grazie agli studi sul regime del vento che dovette caratterizzare quel fatidico giorno. Così l’aveva sintetizzata

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L’archeologo Sebastiano Tusa, tragicamente scomparso in un incidente aereo nel marzo 2018 (foto regione siciliana)

Sebastiano Tusa, l’archeologo che ideò la Soprintendenza del Mare: “Annone all’alba del 10 marzo del 241 a.C., invogliato da una leggera brezza da Sud che andava girando da Ovest, diede l’ordine di salpare da Marettimo poiché pensava che con il vento in poppa avrebbe raggiunto rapidamente la costa siciliana eludendo i rigidi pattugliamenti romani della costa tra Drepanum e Lilibeo. Evidentemente Lutazio Catulo, l’astuto ammiraglio romano, intuì la mossa del nemico e pose tutta o parte della sua flotta al riparo dell’alta mole di Capo Grosso. Quando la flotta cartaginese si andava avvicinando diede l’ordine di salpare mollando cime ed ancore e scaraventando la sua forza d’urto e di sorpresa sul nemico. Lo scontro avvenne a circa miglia 4 ad Ovest / Nord-Ovest di Capo Grosso di Levanzo. Lo scompiglio nelle file nemiche dovette essere terribile sicché, anche in virtù del cambiamento del vento che già nel pomeriggio iniziò a spirare da Nord- Nord-Est ed Est, impossibilitato a proseguire e con il vento nuovamente in poppa per una salvifica ritirata verso il suo Paese, Annone diede l’ordine di far vela verso Cartagine. Svanirono per sempre le speranze cartaginesi di risolvere il conflitto a proprio favore. Amilcare, privo di rifornimenti, dovette capitolare cedendo la Sicilia ai Romani. La dinamica del vento che nel pomeriggio gira da Nord giustifica il rinvenimento della ben nota “nave punica di Marsala” sulle sponde dell’Isola Longa (qualche miglio a Sud del teatro del conflitto) giustamente identificata da Honor Frost come pertinente quella battaglia”. La battaglia delle Egadi fu di epocale valore per il destino del Mediterraneo ed oltre nei secoli a venire. “Nell’ambito dei 118 anni di guerra che videro lo scontro titanico tra due grandi potenze dell’antichità”, concludeva Tusa, “questo fu uno dei momenti più importanti che ebbe un peso non indifferente per la vittoria finale del 146 a.C. dei romani, non foss’altro che perché tolse ai cartaginesi il controllo strategico della Sicilia. Ma, soprattutto, perché, come ci dice espressamente Polibio, il più attento osservatore, seppur di parte, del conflitto, i romani dopo il 10 marzo del 241 acquisirono la legittimità e l’autorevolezza di grande potenza mediterranea e di potenza navale intraprendendo con l’abilità che seppero sviluppare nei secoli seguenti la ben nota fisionomia di potenza imperialista anche se il vero e proprio impero nascerà dopo oltre due secoli”.