A Pompei a tavola con gli antichi romani. Coldiretti, dall’esperienza di Eatstory, propone alcune antiche ricette pompeiane abbastanza facili. Provate a realizzarle

A Pompei con “Eatstory. Da noi il cibo ha una storia” si possono rivivere atmosfere e sensazioni gastronomiche del passato
Lo street food? Non è una caratteristica solo dei nostri giorni. Basta andare agli scavi di Pompei per ricredersi. L’antica città romana era piena di botteghe dove si serviva e si poteva consumare il “cibo da strada”, che era molto diffuso. Il cibo cucinato aveva aromi tramandati fino a oggi. Sulle tavole dei pompeiani non mancavano frutta, dolci e vino. Ma ai pompeiani piaceva molto mescolare il dolce e il salato. Anche oggi possiamo gustare quei sapori. Proprio in queste settimane, come già detto (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/11/07/a-pompei-con-eatstory-larcheologia-sposa-lenogastronomia-i-turisti-negli-spazi-coldiretti-possono-rivivere-atmosfere-e-sensazioni-del-passato-obiettivo-superare/) i visitatori di Pompei hanno un motivo in più per lasciarsi coinvolgere emotivamente dagli scavi romani: per tutto dicembre, almeno, c’è “Eatstory. Da noi il cibo ha una storia” iniziativa promossa da Coldiretti e soprintendenza speciale di Pompei che per la prima volta ha portato all’interno dell’area archeologica di Pompei la possibilità di degustare il cibo degli antichi romani. Proprio da questa esperienza gli esperti di Coldiretti hanno rielaborato alcune antiche ricette pompeiane che ora propongono per i nuovi percorsi legati al progetto Eatstory. Ecco come realizzarle.
GLOBI (dolce) – Ingredienti: usare come formaggio la ricotta (preferibile) altrimenti il “primo sale” o un caprino; farina di farro; miele; semi di papavero; olio o sugna per la frittura. Preparazione: mescolare in parti uguali il formaggio e la farina di farro. Con questo impasto preparare tante polpettine. Versare dello strutto in una padella calda in cui friggere i “globi” da rigirare con due palette per favorire la cottura. Sollevare dalla padella e spalmare di miele, poi cospargere di semi di papavero. Servire così.
CASSATA DI OPLONTIS – In un affresco di un triclinio della Villa di Oplontis (Torre Annunziata) è raffigurato un dolce dalla incredibile somiglianza con una moderna cassata, il tradizionale dolce siciliano a base di ricotta e zucchero. Ecco una ricetta basata su ingredienti dell’epoca. Ingredienti: frutta secca tagliata a dadini, albicocche (150 gr), prugne (150 gr), uva sultanina (100 gr), datteri (a piacere). A parte tenere alcuni frutti interi per la decorazione; 600 grammi di miele; 100 grammi di noci spellate; 20 grammi di pinoli; 1,5 kg di ricotta di mucca; 150 grammi di farina di mandorle; colore rosso per alimenti; carta forno. Preparazione: passare in poco miele 100 gr di noci spellate e i pinoli fino ad ottenere una miscela caramellata consistente. Lasciar raffreddare e poi sminuzzare. Passare 1 kg e mezzo di ricotta vaccina al setaccio lasciandone 100 gr per la decorazione superiore. Mescolare il resto aggiungendo gradatamente 500 gr di miele fino ad ottenere una crema di dolcezza pari a quella della normale cassata. Continuare a mescolare fin quando la crema non diventa morbida e leggera. Aggiungere la frutta a dadini ed il caramello sminuzzato. A parte, impastare 150 gr di farina di mandorle con un po’ di miele e un po’ di colore rosso da pasticceria in polvere così da ottenere una sorta di marzapane rosso. Foderare una teglia dal diametro di 30 cm con carta unta con olio dalla parte interna. Stendere il marzapane rosso con un mattarello per ottenere una striscia con cui foderare i fianchi della teglia. Riempire il vuoto della teglia con la crema di ricotta ed infilare il tutto nel frigorifero. Lasciare riposare un giorno, poi sformare la cassata su di un vassoio staccando la carta delicatamente. Coprire la parte superiore con un velo di ricotta passata al setaccio e decorare con la frutta messa da parte.
LIBUM (PIZZA AL FORMAGGIO) – Ingredienti: 6 etti di formaggio; 3 etti di farina di grano tenero; 150 g di semola. Preparazione: il “libum” si prepara tritando bene nel mortaio 6 etti di formaggio; aggiungere 3 etti di farina di grano tenero o, se si vuole più morbido, appena 1 etto e mezzo di semola, e mescolare bene il tutto. Con questo impasto si fa una pagnotta, la si appoggia su foglie di lauro e si cuoce col coppo lentamente, in forno caldo.
OLIVE NERE IN AGRODOLCE – Preparazione: si prepara una marinata composta da 3 parti di miele ed una di aceto, nonché un pizzico di semi di finocchiella, il tutto sufficiente a coprire interamente le olive. Nel caso non si avesse tanto tempo e si volesse gustare subito le olive, utilizzare una pirofila dove versare le olive. Preparare la marinata con 3 parti di miele ed una di aceto nonché con un pò di semi di finocchiella e versarla sulle olive, ma senza coprirle interamente.
SALA CATTABIA (BRUSCHETTA POMPEIANA) – Ingredienti: pane casereccio (tipo integrale) in fette; acqua; aceto; 50 grammi di parmigiano grattugiato; 3-4 foglie di coriandolo verde o prezzemolo; 3-4 foglie di menta; pepe in polvere; 2 spicchi di aglio; 3 cucchiai di miele millefiori; 3 cucchiai di olio Evo. Preparazione: immergere le fette di pane in una bagna composta da due parti d’acqua e una parte di aceto, facendo colare il liquido eventualmente in eccesso. Preparare in un frullatore una salsa con il parmigiano grattugiato, le foglie di coriandolo verde o prezzemolo, di menta, un pizzico di pepe, 2 spicchi di aglio (se piacciono), il miele e l’olio. Avrete realizzato una pasta (nel caso aggiungere un altro pò di olio o pochissima acqua) con cui spalmare le fette di pane.
A Pompei con “Eatstory” l’archeologia sposa l’enogastronomia: i turisti negli spazi Coldiretti possono rivivere atmosfere e sensazioni del passato. Obiettivo: superare i tre milioni di visitatori entro fine anno. Ogni martedì degustazioni di un tipico menù pompeiano. Se va bene, l’iniziativa sarà proposta negli altri siti vesuviani
Tre mesi per testare il gradimento del pubblico sull’abbinamento archeologia-enogastronomia negli Scavi di Pompei. Poi si vedrà. Con l’obiettivo, intanto, neppure tanto nascosto, di superare entro la fine dell’anno i tre milioni di visitatori dell’area archeologica più famosa d’Italia grazie appunto a “Eatstory. Da noi il cibo ha una storia”, presentato il 5 novembre scorso dal soprintendente Massimo Osanna, il direttore generale del Grande Progetto Pompei Luigi Curatoli, il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, alla presenza del ministro per i Beni culturali Dario Franceschini (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/11/04/pompei-a-pranzo-negli-scavi-archeologici-con-un-antico-menu-pompeiano-promosso-da-coldiretti-eatstory-da-noi-il-cibo-ha-una-storia/). Fino a dicembre, ogni martedì e sabato, alla Casina dell’Aquila, per la prima volta all’interno dell’area archeologica di Pompei si può degustare il cibo degli antichi romani. Con “Eatstory” infatti i visitatori potranno rivivere atmosfere e sensazioni del passato, apprendere e partecipare direttamente ad attività di coltivazione, trasformazione e conservazione dei prodotti locali. A conclusione di questo percorso è prevista la degustazione di pietanze o l’acquisto di prodotti preparati secondo le tecniche in uso all’epoca dell’eruzione. Ed è proprio la degustazione di un tipico menu pompeiano, preparato secondo le ricette e consumato secondo le modalità del passato nel contesto storico originale, la rivoluzionaria iniziativa della Coldiretti resa possibile grazie al protocollo con la soprintendenza per i Beni archeologici di Pompei e alla collaborazione con il Grande progetto Pompei.
“Pompei è città unica perché custode della memoria del nostro passato in tutti i suoi aspetti”, interviene il soprintendente Osanna. “Le numerose testimonianze della vita quotidiana del mondo romano è quanto di più vivo e forte ci è stato restituito. Sono numerosissime, a Pompei, le tracce tangibili dei gusti e delle tradizioni gastronomiche risalenti a 2000 anni fa. Dalle migliaia di graffiti ritrovati sui muri antichi, ai tanti oggetti di uso domestico rinvenuti nelle case, fino ai più fragili e impressionanti reperti organici carbonizzati, di legni, fibre ma soprattutto di cibi, da quelli preparati come le pagnotte di pane, ai prodotti della terra (cereali, fichi, melagrane, olive, lenticchie, ceci e tanto altro)”. Secondo Osanna, Eatstory “è l’occasione per mettere in evidenza l’origine dei nostri prodotti e dunque lo stretto legame tra mondo antico a moderno e la collaborazione con Coldiretti ci consente, attraverso la degustazioni di quegli stessi prodotti all’interno dell’area archeologica, di vivere un’esperienza unica”.
E a scorrere il menù non c’è dubbio che per i visitatori sarà proprio un’esperienza unica. Come antipasto (gustum) saranno serviti scriblita (focaccia con spezie), caseus (ricotta), caseus caprinus (formaggio di capra), brassica pompeiana (cavolo pompeiano in salsa di garum) e cucurbitas frictas (zucca fritta). La portata principale (mensae primae) a base di porcellum assus (maialino arrostito), esicia omentata (polpette avvolte nell’omento, ovvero la rete di maiale) e patina de apua fricta (torta di acciughe fritte) mentre come dolce e frutta (mensae secondae) sono stati serviti mala (mele annurche), mala granata (melograni), pira (pere), uvae (uva), caricae (fichi secchi) del Cilento e basynias (struffoli) come dolce, ma anche noci, nocciole e mandorle campane. Il tutto innaffiato da vino (vinum) falernum rubrum (falerno del massico rosso) e vinum passim (vino passito) e panis Pompeii. “Si tratta di specialità che”, sottolinea la Coldiretti, “sono state trasmesse praticamente inalterate nel corso dei secoli grazie all’impegno di generazioni di agricoltori che ne hanno custodito gelosamente tecniche e segreti. La mela annurca, a esempio, è senza dubbio il frutto maggiormente caratterizzante la Campania Felix, come dimostrano i dipinti rinvenuti negli scavi di Ercolano (in particolare nella Casa dei Cervi), città romana sommersa insieme a Pompei dalla distruttiva eruzione del Vesuvio del 79 d.C.”.
“Il turista”, spiega Curatoli di Grande Progetto Pompei, “attraverso le brochure approntate da Coldiretti, scoprirà come 2000 anni fa si mangiasse in modo assai simile ad oggi, seppure i prodotti subissero una lavorazione evidentemente meno progredita. Proprio per incrementare l’offerta turistica, la manifestazione che nasce a Pompei, qualora incontrasse il favore dei visitatori, proseguirà, durante il prossimo anno, negli altri siti archeologici dell’area appena menzionata, anche per favorire lo sviluppo socio-economico della zona attraverso il rilancio delle imprenditorialità anche agricole”. “Un’opportunità unica per l’Italia”, interviene Moncalvo di Coldiretti, “dove cultura e cibo sono le principali leve di attrazione turistica, strategiche per il rilancio dell’economia e dell’occupazione nel Mezzogiorno e in tutta Italia. Con questa iniziativa, si uniscono due eccellenze del Made in Italy che può contare sul primato mondiale nell’enogastronomia e sul maggior numero di siti inclusi nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità (51 siti), davanti alla Cina (50) e alla Spagna (48), su un totale di 1.052 siti (814 culturali, 203 naturali e 35 misti) presenti in 165 Paesi del mondo”.
Pompei. A pranzo negli Scavi archeologici con un antico menù pompeiano promosso da Coldiretti: “Eatstory, da noi il cibo ha una storia”
A pranzo negli Scavi di Pompei con un antico menù pompeiano. L’inaugurazione di “Eatstory, da noi il cibo ha una storia” è fissata per sabato 5 novembre 2016, dalle 9.30 al Quadriportico Teatro di Pompei alla presenza di Luigi Curatoli, direttore generale grande progetto Pompei; di Massimo Osanna, soprintendente speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia; di Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali e Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti. Il progetto “Eatstory, da noi il cibo ha una storia” è infatti realizzato dalla Coldiretti nell’area archeologica di Pompei e punta a fare rivivere ai visitatori degli scavi atmosfere e sensazioni del passato, “ma anche l’opportunità di apprendere e partecipare direttamente ad attività di coltivazione, trasformazione e conservazione dei prodotti locali. A conclusione di tale percorso è prevista la degustazione di pietanze o l’acquisto di prodotti preparati secondo le tecniche in uso all’epoca dell’eruzione”. Per la prima volta dunque nell’area archeologica di Pompei arriva il cibo degli antichi romani per far conoscere ai visitatori da tutto il mondo il legame che unisce la storia dell’Italia al proprio patrimonio enogastronomico. È prevista la degustazione del menu Pompeiano (gustum, primae mensae e secundae mensae) preparato secondo le ricette e consumato secondo le modalità del passato nel contesto storico originale. Una opportunità unica al mondo per l’Italia, sottolinea Coldiretti, “dove cultura e cibo sono le principali leve di attrazione turistica strategiche per il rilancio dell’economia e dell’occupazione nel mezzogiorno ed in tutta Italia, come dimostra il dossier Coldiretti presentato nell’occasione”.










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